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Autore: lady lina 77    15/05/2021    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ross aveva abbandonato la piccola barca di legno fra le rocce, a una cinquantina di metri dal porto. Nel buio, muovendosi fra gli anfratti, aveva raggiunto il punto dove i marinai stavano imbarcando viveri e materiali, pronto a raggiungere Jones che doveva essere ormai già imbarcato.
Aveva con se il biglietto per il ritorno e in caso fossero stati visti, i due lasciapassare per i bambini che avrebbe fatto passare come figli suoi. In realtà Ross sperava che i piccoli, dormendo, non sarebbero stati notati e che avrebbe potuto tenerli nascosti durante tutti i giorni di navigazione ma alla peggio aveva già provveduto con Jones a redigere due certificazioni false a nome di Daisy e Demian Smith, figli del commerciante Conan Smith, il suo nome in incognito in quelle terre. Aveva scelto quei nomi così inglesi e così poco scandinavi quasi per gioco, scegliendo per iniziale la lettera D, come Demelza… Olav e Sigrid assieme alla loro storia e alla loro identità sarebbero spariti dalla faccia del mondo appena la nave fosse salpata e anche se provava una strana fitta al cuore al pensiero che quei due piccoli sarebbero stati privati dei nomi scelti per loro con amore dai genitori, della loro storia e delle loro origini, si rendeva conto che non c’erano altre soluzioni per la loro salvezza. In fondo erano ancora piccoli, nulla avrebbero potuto ricordare e anche se, come diceva Inge, avrebbero avuto sempre il nord a scorrere nel loro sangue, sarebbero stati felici anche nella nuova vita che li attendeva in Inghilterra, qualsiasi essa fosse.
Raggiunse il punto d’imbarco stringendosi nel mantello, in modo da celare la presenza dei piccoli. I bambini dormivano e l’aurora boreale che aveva accompagnato la sua traversata nella baia si era quasi estinta, lasciando il posto a un cielo plumbeo, scuro e carico di nuova neve. Come preventivato da Inge, i piccoli avevano dormito tutto il tempo e non erano stati disturbati né dal trambusto né dal freddo che invece aveva fatto battere i denti a lui. Certo, erano avvolti in coperte di lana e abitini invernali, avevano cappellini pesanti a coprir loro la testolina, ma diavolo, faceva un freddo assurdo! E loro dormivano beati… Forse era questo che li rendeva diversi, per metà erano figli di quelle terre e avevano nel sangue la capacità di resistere a quel freddo a cui lui non si sarebbe abituato mai. Erano due bei bambini, dai lineamenti fini e delicati e durante la traversata della baia aveva sbirciato più volte i loro visini. Sembravano indifesi e pacifici come tutti i neonati, puri come tutti i bambini non ancora toccati dalle brutture del mondo. Anche i suoi figli erano così e non vedeva l’ora di riabbracciarli. Jeremy era stato bravo ad uscire in barca per la pesca? Clowance aveva di nuovo giocato come un maschiaccio coi figli dei suoi minatori? Bella era ancora rumorosa? Aveva imparato a camminare o ancora gattonava facendo impazzire Prudie e la sua schiena? Santo cielo, era stato lontano da casa solo tre mesi e gli erano mancati da morire. E Demelza? Quante volte le aveva lasciato il peso di gestire tutto? E quante volte si era dimostrata migliore di lui nel farlo, saggia, accurata ed amabile? Voleva rivedere tutti loro, abbracciarli e poi con calma decidere la collocazione più giusta e sicura per i gemellini. Chissà come avrebbe preso Demelza il loro arrivo a Nampara? Sicuramente si sarebbe trattato di pochi giorni e lei li avrebbe accolti con calore, ma… E se avesse dubitato di lui e della sua fedeltà? Se avesse pensato che…? Gli venne in mente Valentine e le sue tante colpe verso di lei e si rese conto che se avesse dubitato, non avrebbe avuto tutti i torti. Eppure ora il loro matrimonio era forte e tale era diventato proprio grazie alle mille tempeste superate insieme. L’amore era una questione di fiducia… Quei due gemelli ne sarebbero stati il banco di prova? Ovviamente Ross sapeva bene di essere totalmente innocente ma era altrettanto consapevole che non avrebbe potuto dire molto nemmeno a Demelza sul loro conto, per la sicurezza di tutti era meglio che nessuno sapesse a parte lui, Inge che ormai era al sicuro e Jasmine, che si era portata il segreto nella tomba.
Demelza avrebbe capito il perché dei suoi silenzi? Li avrebbe accettati? O si prospettava un ritorno meno pacifico di quello desiderato?
Quando giunse all’imbarco, due marinai che borbottavano con non molta grazia, lo addocchiarono sospettosi. “Signore?”.
Ross tirò fuori dalla tasca il suo biglietto d’imbarco. “Sono un passeggero”.
Partiremo solo fra quattro ore”.
Non importa, aspetterò in cabina. Il mio socio è già lì”.
Il marinaio alzò le spalle, annoiato. “Faccia come le pare ma ci sarà un pò di trambusto per l'imbarco della merce”.
Ross sentì i bambini muoversi nella fascia contro al suo petto, sotto al mantello. E accelerò il passo. “Non c'è problema, ho il sonno pesante. Buon lavoro” – disse ai due. E velocemente salì sull’imbarcazione, sparendo nelle scalette che portavano alla stiva.
Quando giunse nella piccola ed angusta cabina che Jones aveva trovato in stiva, si accorse che era poco più di un magazzino. C'erano due pagliericci sistemati alla bell'emeglio, casse di legno sparse ovunque, secchi d'acqua per lavarsi, alcune mensole dove poggiare i propri averi e nelle narici, un pungente odore di chiuso. Solo due piccoli oblo davano luce, sbucando appena dal livello del mare.
Appena lo vide, Jones lo fulminò con lo sguardo. "Ti odio, sappilo! Potevamo avere comode camere sul pontile superiore e viaggiare come signori. Invece siamo quì, nella pancia della nave, ad ammuffire e a sentire ogni variazione di corrente marina. E come compagnia, due mocciosi che strilleranno e faranno cacca e pipì ogni cinque minuti".
Ross chiuse la porta dietro di se fingendo di non sentirlo. Jones amava sentire il suono della sua voce e amava soprattutto borbottare per ogni cosa, tanto che spesso lo aveva definito 'Mister-no'. Eppure era il miglior socio e amico con cui lavorare sotto copertura e mai avrebbe fatto a meno di lui. "E' andato tutto bene?".
Scocciato, Jones sbuffò. "Oh, per bene che intendi? Scappare come un ladro dalla locanda lasciando il denaro per il vitto sul letto? Strisciare come un verme nelle fogne? Finire in una cabina dimenticata da Dio?Te l'ho detto, ti odio! Ma se per te questo equivale a 'tutto bene', sì, siamo nel pieno della grande bellezza della missione!".
Ross ridacchiò, avvertendo i bambini muoversi sempre più. "Sei quì a borbottare come un vecchio, quindi è andato tutto bene!".
Jones lo occhieggiò. "E a te?".
Ross allargò il mantello, mostrando cosa nascondeva sotto di esso. Nella fascia legata attorno al suo collo e alla sua vita, i bimbi iniziavano a svegliarsi. "Missione compiuta, come puoi vedere".
Jones scoppiò a ridere. "Sembri una balia!".
"Idiota! Hai con te il latte e le cose che ti ho detto di procurarti per loro?".
Jones indicò un grosso sacco accanto al suo pagliericcio. "Pieno di roba per marmocchi. Mi sono spaccato la schiena a portarlo quì attraverso le fogne". Poi si avvicinò, osservando i due bambini. "E così sono questi? I mocciosi del mistero?".
"Esatto".
"Come si chiamano questi piccoli vichinghi?".
"Demian e Daisy".
Jones lo guardò scettico. "Suppongo che non siano i loro veri nomi".
Ross fece un sorriso furbo. "Supponi giusto. E ora su, prendine uno, si stanno per svegliare e se non gli diamo da mangiare, scoppieranno a piangere".
Jones spalancò gli occhi. "Prendere COSA?".
"Uno dei bambini".
"E da che lato si prendono?".
Ross alzò gli occhi al cielo. "Dalla schiena, sorreggendogli la testa".
Jones indietreggiò. "Ah no, mio caro! Ti ho aiutato a portare la roba per loro fin quì ma il mio compito può dirsi concluso! Io sono stato mandato in queste terre dimenticate da Dio e dal sole per spiare il contrabbando del mercato del pesce, questa cosa in cui ti sei imbarcato è faccenda tua e io non voglio fare da bambinaio a due mini esseri urlanti".
"Jones, ti prego!".
Ma l'uomo indietreggiò ancora, raggiungendo la porta. "Sai che farò?".
"Cosa?".
"Andrò di sopra sul pontile e mi godrò il meraviglioso mal di mare che mi è venuto appena sono salito su questa dannata nave. Sempre meglio che star qua a curare quei due esseri strillanti. Sono tutti tuoi mio caro". E così dicendo, bianco come un cencio, scomparve.
Ross sospirò rassegnato, in fondo non poteva obbligarlo ed aveva ragione lui. I bambini di Jasmine erano un suo affare e Jones soffriva effettivamente di mal di mare.
Si sedette sul pagliericcio, slegò la fascia e pose i bambini su quello che sarebbe stato il suo letto. I piccoli, bellissimi e dall'aspetto angelico, frignottarono e Ross d'istino li accarezzò sul pancino. "Su, il peggio è andato! So che la vostra prima uscita dalla casa di Inge è stata nelle fogne ma vi giuro che c'è di meglio da vedere, nel mondo".
La sua voce apparve loro sconosciuta e i bambini si svegliarono di soprassalto. Il maschietto prese a piagnucolare succhiandosi la manina e cercando di rannicchiarsi contro la sorella, lei prese a scalciare e a lanciare strilli più potenti. Nel panico, Ross la prese in braccio assieme al fratello. Santo cielo, come avrebbe voluto avere Demelza vicino... Lei avrebbe saputo subito come calmarli, come tranquillizzarli, come farli sentire sicuri. "Hei, bambini, sono vostro amico".
Ma loro piansero ancora e Ross ringraziò il cielo che i marinai fossero tutti di sopra a caricare la merce, altrimenti li avrebbero scoperti. Prese delle bottigliette di latte e gliele mise in bocca e il maschietto iniziò a succhiare affamato mentre la bimba si dimenò stizzita. Aveva ragione Inge, doveva avere un bel caratterino quella piccoletta... "Senti Sigrid, la tua balia ha detto che sei una piccola orsa selvaggia e ha ragione" - le sussurrò dolcemente, accarezzandole la guancia. "E sai cosa amano le piccole orse?".
La piccola smise di piangere, rapita dal suo tono rassicurante e dalle sue braccia forti. Lo osservò incuriosita e anche se sicuramente non capiva un bel niente di cosa lui le stesse dicendo, si rannicchiò ad ascoltarlo. In fondo una cosa gli avevano insegnato i suoi figli da neonati, non era il succo del discorso che interessava ai neonati ma il tono rassicurante con cui gli si parlava. E quei bambini non erano diversi dai suoi...
Ross sorrise. "Le piccole orse amano l'avventura e questa lo è. Sarà divertente, vedrete! E alla fine arriveremo in una bella casa, la mia casa... Lì ci sono i miei bambini e c'è mia moglie. Lei sarà davvero più brava di me a prendersi cura di voi mentre cerco un posto sicuro dove possiate stare. Dovete perdonarmi ma i vostri veri nomi non li potremo più usare. Io li saprò sempre e se servirà, li rivelerò al mondo. Ma per ora, che ne dite di essere solo Daisy e Demian? Sono bei nomi e vi stanno anche bene!".
Il piccolo continuò a succhiare il latte ma la bambina puntò i suoi occhioni azzurri sul viso di Ross e poi gli prese un dito della mano, stringendolo come a suggellare un patto fra di loro.
Ross la strinse a se. "E allora, da oggi non sarete più Olav e Sigrid. Per il mondo sarete Demian e Daisy, affare fatto?" - chiese, porgendo il latte alla piccola.
Lei si stiracchiò e alla fine accettò il latte, affidandosi completamente a quell'uomo che le appariva sconosciuto ma decisamente affidabile. Un patto profondo era appena nato fra quei tre...
E poche ore dopo tutti dormivano nel pagliericcio a loro assegnato, Jones sul suo e Ross nel proprio, coi due bambini rinfocillati, lavati e avvolti nelle coperte accanto a lui.
E mentre dormivano la nave si mosse e fra i ghiacci e la neve lasciò il molo, Oslo, la Norvegia e tutti i misteri che essa racchiudeva.
Una nuova vita iniziava e come aveva detto a Sigrid, anche una nuova avventura... Il buio che aveva avvolto le loro nascite se lo sarebbero lasciati alle spalle per sempre, con un pò di fortuna. Jasmine poteva riposare in pace, gli uomini che avevano distrutto la famiglia dei piccoli avrebbero vissuto nell'incertezza dovuta al fallimento di non averli trovati e lui avrebbe fatto di tutto perché quei bambini nati nel paese della neve e del ghiaccio avessero una vita degna di essere vissuta.

...

Isabella-Rose, detta Bella, gattonando scappò dietro un mobile, decisa a non andare a letto. Era la figlia più ribelle e pestifera e anche se aveva solo un anno, teneva testa ai fratelli maggiori.
In camicia da notte, Clowance e Jeremy risero. "Possiamo andare al mare e fare il bagno di mezzanotte visto che siamo tutti svegli".
Demelza e Prudie, riacciuffando la piccola, risero. "Siamo a novembre, fa freddo e voi dovreste essere a dormire da molto! Altro che bagno di mezzanotte, se non vi sbrigate e filare a letto vi faccio il sedere viola" - tuonò la domestica.
Jeremy e Clowance si guardarono in faccia e per nulla spaventati, risero. "Papà il bagno a mezzanotte a novembre lo farebbe".
Prudie alzò le spalle. "Certo e poi da bravo maschio se si ammala, ce lo dobbiamo sorbire noi con le sue lamentele".
Demelza, dolcemente, si avvicinò ai figli più grandi con Bella in braccio. "A letto su, domani c'è scuola e zia Rosina non vi vorrà vedere addormentati sui libri".
Jeremy sospirò e poi dopo aver baciato la madre, corse di sopra seguito da Clowance.
Prudie borbottò. "Ci vorrebbe disciplina. Quando torna il signor Ross?".
Demelza si avvicinò alla finestra, osservando il buio che avvolgeva Nampara. Suo marito gli mancava così tanto e vederlo tornare sano e salvo era ogni volta un sollievo. Erano missioni pericolose a volte, quelle a cui lo mandava il Governo e tante notti aveva passato insonne per paura che gli succedesse qualcosa. Ma si fidava di Ross e sapeva che anche se indomito, con gli anni era anche diventato assennato e desideroso solo di tornare a casa da lei, sano e salvo. "Fra dieci giorni".
"Vi manca?" - chiese Prudie.
Bella sgambettò fra le sue braccia. "Tanto".
Prudie le si avvicinò, poggiandole la mano in modo materno sulla spalla. "Mancate anche a lui. In questa casa ci sono stati momenti bui negli anni passati e che cosa hanno lasciato?".
Demelza si accigliò, guardandola. Perché parlarne? Si stava riferendo a Elizabeth e Hugh? Che cosa c'entravano, ora? "Che vuoi dire?". A volte temeva che quegli errori li avrebbero tormentati per sempre sbucando dal passato quando meno ce lo si aspettava e ricordarli certo, faceva da ammenda, ma risvegliava in lei anche antiche paure e sensi di colpa.
Ma Prudie la rassicurò, cercando di spiegarsi meglio. "Che tutto serve, nella vita. Che hanno lasciato quegli errori?".
"Non so".
La domestica prese Bella per portarla a letto. "Tre marmocchi contenti, una domestica felice e soprattutto due che muoiono di nostalgia quando stanno lontani. Dio benedica il giorno che quella Elizabeth ha sposato il signor Francis e il giorno in cui il signor Ross ha sposato voi. Ha fatto il miglior affare della sua vita e per questa casa".
Demelza le sorrise, abbracciandola. "Grazie". Era vero, se l'amore fra loro a volte era stato messo in pericolo, mai aveva vacillato e sempre era diventato più forte, dopo ogni tempesta. E aveva lasciato due anime profondamente innamorate e consapevoli di non poter vivere l'uno senza l'altra. E quella era la sua gioia più grande, adesso.
Prudie le sorrise. "E ora su, a letto anche tu ragazza!".
Ma Bella si agitò, brandendo il ditino verso la finestra. "Ene, eve...".
Le due donne, incuriosite, si avvicinarono al vetro e Demelza spalancò gli occhi. "La prima neve dell'anno, Prudie. Chissà se è bella come quella che starà vedendo Ross in Norvegia".
Ma Prudie scosse la testa. "Oh, la nostra è più bella. La neve del nord porta solo guai, dicono, quella della Cornovaglia porta meraviglie".
E su quella battuta, risero di nuovo. Nessuna delle due poteva sapere che la neve del nord avrebbe portato ben altro, a breve, nella loro casa e nelle loro vite...
  
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