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Autore: BabaYagaIsBack    15/05/2021    1 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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XII (II)

Sotto al portico e con lo sguardo ben vigile sui dintorni, Katarina provò a scorgere tra le prime ombre del crepuscolo e i vaghi accenni di nebbia - o vapore - la carrozza con cui quel giorno lei e i colleghi si erano mossi per la città. Più il tempo passava però, meno le sembrava di riuscire a intravedere per strada una qualche forma di vita. Non c'erano passanti, ancor meno cavalli o carrozze e, viste le premesse, si ritrovò anche a dubitare che la Divisione di Londinium avesse educato a dovere i suoi vânător per far loro rispettare persino un semplice appuntamento. Non a caso, oltre all'evidente ritardo dei suoi accompagnatori, altri dettagli la portarono a pensare le cose peggiori. Sì, a Bistria e in tutta la Transilvania la condotta dell'Ordine arrivava a sfiorare l'ossessione, a sfidare i limiti della sopportazione umana, ma lì invece pareva essere l'esatto opposto. Il caos dava l'idea di regnare sovrano e la disciplina di non essere di casa, eppure, per ciò che ne sapeva, fino a quel momento non erano sorte lamentele da parte né dei cittadini, dei membri dei Patti, nè degli ecclesiastici presenti. La Divisione di Londinium quindi non doveva essere pessima come le era parsa durante la sua prima giornata in città, ma allora perché si trovava in cotanta difficoltà? Quanti esorcisti erano rimasti tra i Domini di Britannia se la Santa Sede aveva addirittura scelto di mandare a chiamare proprio lei? Probabilmente pochi. Troppi pochi per riuscire a gestire il precario equilibrio in cui umani e monștri (mostri) sembravano vivere. Eppure, nella loro quasi nauseante goffaggine, sia Suzu sia Julius parevano nascondere l'indole giusta per quel lavoro. Nelle ore trascorse al loro fianco aveva scorto la luce febbrile che caratterizzava gli occhi di ogni vânător, rendendoli minacciosi al punto giusto; come avevano fatto, quindi, i loro colleghi a venir decimati? Ed era saggio da parte sua fare affidamento su quelle impressioni? Se si fossero rivelati degli inetti con la sola abilità di saper fingere bene? Di certo non poteva permettersi il lusso di scoprire la verità a proprie spese. Era già successo troppe volte e per quel che la riguardava non ci teneva a rompersi altre ossa per cercare di salvare la vita a esorcisti grandi e grossi come quei due.

Con uno sbuffo, Miss Bahun tirò fuori dal taschino il proprio orologio d'argento studiando la posizione delle lancette. Dodici minuti e mezzo di ritardo sulla tabella di marcia erano un vero scempio, così come far attendere una signora, anche se del suo genere, era un comportamento assai riprovevole per qualcuno che aveva la presunzione di fingersi un gentleman e, vista la riluttanza di Lord Terry nel prendere parte a quell'attività, le venne fin troppo facile pensare che potessero averle infine dato buca, in modo da dissuaderla dall'oltrepassare il perimetro dell'Istituto; ma se quello era il caso, si disse, dovevano proprio essere due stolti. Piuttosto che dargliela vinta e rinunciare alla propria ronda avrebbe corso il rischio di perdersi!
Rimettendo la cipolla nel cappotto Katarina si concesse un respiro profondo e, giusto dopo aver mosso i primi passi lungo il selciato, si fermò ancora, esitando appena. Non aveva idea di quale direzione seguire né si era presa la briga di trovare una mappa a cui far riferimento - a dire il vero, aveva dato per scontato che quei due sciagurati, per quanto refrattari, non avrebbero mai permesso a una donna di girovagare da sola per una città sconosciuta, di notte, e con chissà quali creature nascoste nell'ombra; ma a quanto le parve, quello era il primo errore che aveva commesso confidando in loro. Possibile che fossero tanto codardi?

«Naiba!(diamine!)» bofonchiò pestando i piedi e passandosi una mano sul viso. Quel viaggio era davvero iniziato nel modo sbagliato e ad ogni nuova decisione sembrava volerle dimostrare di poter ancora peggiorare: che fosse per errore finita vittima di una maledizione? Scosse la testa. Per quel che ne sapeva non aveva fatto torto ad alcuna strega di recente. Le uniche creature che si era limitata a maltrattare, se così si poteva dire, erano stati il fauno e la sua compare - ma purtroppo per lei, la sfortuna aveva iniziato a perseguitarla già a Roma, escludendo anche quei due dalla possibile lista dei sospettati.
Con un grugnito tornò a fissarsi intorno. Doveva mettersi in moto. Star ferma a lamentarsi di tutti gli aspetti negativi di quel viaggio non avrebbe certamente migliorato la situazione, così come non l'avrebbe condotta da nessuna parte, specialmente da Dracul - ma da che parte sarebbe stato meglio andare? Non lo sapeva.
Girò il capo. Seguendo quale strada avrebbe raggiunto il centro? E se avesse invece preferito la periferia? Non conosceva quella città a sufficienza per poter prendere una decisione sensata, eppure non poteva nemmeno permettersi il lusso di restare con le mani in mano.
Si morse le labbra.
Magari per qualche metro avrebbe potuto ripercorrere la via presa per raggiungere la dimora di Lord Gregory, ma poi? Chissà... Inoltre non aveva alcuna importanza quanta attenzione avesse prestato al tragitto percorso quel pomeriggio, se la nebbia si fosse alzata ogni riferimento sarebbe diventato privo di valore. Persino distrarsi qualche secondo per attraversare un incrocio avrebbe potuto condurla in chissà quale angolo di Londinium; e tornare all'Istituto a quel punto sarebbe stata una vera impresa. Dubbiosa si volse per osservare la lingua di bolognini che ricordava aver imboccato qualche ora prima.
Certo, non aveva una meta precisa, a dire il vero le ronde non avevano quasi mai lo scopo di condurla da qualche parte in particolare, ma per qualche strano motivo non seppe come muoversi. La sua non era paura, solo confusione - e sì, anche un lieve timore di non tornare in tempo per una sana e lunga dormita.

Un suono la fece sussultare.
Drizzandosi a ridosso del muretto intorno all'Istituto, dove era rimasta per tutto quel tempo, Katarina fece saettare lo sguardo tra i banchi di nebbia lieve alla ricerca di una sagoma, un baluginio. Quel tempaccio era tutto tranne che d'aiuto, inoltre non aveva alcuna idea di cosa potesse aspettarla, così con la mano sinistra corse alla propria coscia, lì dove una tasca finta le avrebbe permesso di raggiungere la pistola a ruota, estrarla, e minacciare qualsiasi tipo di malintenzionato stesse avanzando verso di lei - perchè, fino a prova contraria, Londinium pullulava di monștri (mostri) e lei doveva essere pronta a ricordargli quale fosse il loro posto: preferibilmente qualche metro sotto terra.
Il cuore prese a batterle con più forza, a scaricare l'adrenalina nel sangue, ma prima che potesse stringere le dita sul calcio qualcuno parlò.
«Miss Bahun, di grazia, siete voi?» A grandi falcate una figura emerse dalle ombre serali ergendosi ben sopra le lingue di nebbia e, forse per via della domanda sciocca, o della sua stazza, Julius comparve di fronte a lei in tutto il suo... impaccio, ecco.

Katarina sentì i muscoli distendersi all'unisono con il suo sospiro: «Per l'amor della Vergine, Lord Terry, chi mai dovrei essere?»
Questi sussultò: «Beh...» bofonchiò: «potevate essere chiunque.»
«Oh, davvero? Non pensavo che i cancelli dell'Istituto fossero un punto di ritrovo tanto in voga tra i cittadini di Londinium! Dovrò tenerlo a mente!» Portandosi le mani ai fianchi, la vânător cercò nuovamente di reprimere il desiderio di andargli incontro e percuoterlo. Julius aveva un dono per farle perdere le staffe.

Di tutta risposta, poco lontano, una risata si levò nella loro direzione rivelando così la presenza di un'altra persona. Suzu, stringendosi nella cappa scura e con molta più calma del compare, forse anche per via di quei venti centimetri in meno di stinco, si fece largo nella foschia: «Suvvia, Miss, non accanitevi con tanto fastidio sul povero Julius. La nebbia può trarre in inganno chiunque e, per quanto mi duole dirlo, dopo il tramonto su queste strade si può trovare qualsiasi tipo di donzella» e quando anche lui fu abbastanza vicino da essere illuminato dalla luce flebile di un lampione, Katarina notò sul suo viso qualcosa di strano, un rossore decisamente anomalo per una carnagione come la sua.
Incuriosita, fece qualche passo verso di lui che, colto alla sprovvista, retrocedette appena - dopotutto non tutte le donne avevano la sfacciataggine di farsi tanto vicine a qualcuno con cui avevano così poca confidenza. Nell'allontanarsi da lei però, Mister Whiteman sembrò incerto e, aguzzando la vista, la donna notò un altro dettaglio interessante sul suo volto: lo sguardo languido.

«Avete bevuto?!» Di certo, chiunque avrebbe sospettato che l'indignazione di Katarina fosse data dal fatto che fossero "in servizio", ma la realtà era ben meno virtuosa. Come avevano osato bere senza di lei e avere la sfacciataggine di nasconderlo così malamente?
Suzu tentennò: «Giusto un goccio di vino durante la cena, mia cara, nulla che possa ledere la nostra lucidità.»
«Oh, davvero?»
«Ve lo posso assicurare.»
Inarcando le sopracciglia, Miss Bahun piegò la testa da un lato. Avrebbe saputo riconoscere uno sbronzo in mezzo a un gruppo di bevitori incalliti e, di certo, con quell'espressione da ebete Mister Whiteman si sarebbe fatto notare anche dagli occhi di un tipo come il suo collega; quindi chi credeva di fregare, quel disgraziato?
Poggiandogli una mano sulla spalla, Katarina fece una lieve pressione: lo avrebbe fatto capitolare in modo tanto ridicolo da fargli passare la voglia di mentire! E, di primo acchito, il busto di Suzu sembrò davvero cedere a quella spinta, piegandosi all'indietro e quasi staccandosi dalle dita di lei, ma poi, con grande sorpresa, parve bloccarsi e irrigidirsi al pari di una statua. Non importò quando i polpastrelli della donna si premessero contro di lui, il Maestro delle Polveri da Sparo non perse l'equilibrio e, piuttosto, le afferrò il polso con la mano guantata - quella stessa mano che qualche ora prima le aveva sfiorato il bavero del cappotto. L'uomo strinse senza sostenersi. La brancò come a minacciarla di tirarla in terra con sé se mai fosse caduto, ma nulla di tutto ciò accadde, rimanendo piuttosto lì, sospesi in quella posa tanto scomoda e innaturale.

Katarina deglutì.

«Come vi ho detto, Miss, non abbiamo compromesso le nostre capacità» abbozzò un sorriso, ma nel suo sguardo vi era qualcosa di ben diverso dal divertimento: «ma vorrei che capiste che ci è servito un piccolo aiuto per accettare la vostra discutibile proposta di partecipare a una ronda notturna. Saremo anche degli inetti a confronto di un Bahun, ma non siamo tanto ignobili da lasciarvi sola.» Lentamente, Suzu assunse nuovamente una posizione composta, costringendo lei a fare altrettanto.
«Cos'è che vi spaventa tanto?» Non riusciva a capire. Più ci provava, più le sembrava impossibile che un vânător  temesse la notte. Erano nati per quello nel vero senso della parola. Venivano addestrati sin dall'infanzia per poter vivere sia alla luce del sole sia a quella della luna e portare termine quel genere di lavori - e per quanto le tecniche di insegnamento cambiassero da Divisione a Divisione, lo scopo e i bersagli erano i medesimi in qualsiasi Paese.

«E' semplice» Lord Terry picchiettò sulla mano del collega, facendogli mollare la presa su di lei: «temiamo ciò che non conosciamo.» Lo sguardo di Katarina si spostò su di lui. «Per quanto Londinium sia grande, non ci sono tutti i problemi che si possono trovare in Europa, dove questa... piaga è più dannosa. Siamo riusciti a trovare una sorta di stasi, un equilibrio tra tutti coloro che vivono qui.» Julius si lisciò i baffi: «Tra le acque del Tamigi non ci sono sirene e kelpie che attaccano i marinai, dalle finestre non entrano folletti a portare caos. Non ci sono fauni e goblin che rubano bambini dalle loro culle, e nemmeno fate che seducono e rubano anni di vita a poveri malcapitati» - anche se su quello, se non avesse significato rivelare del suo accordo con la Zână, la donna avrebbe avuto da ridere - «e fino a qualche tempo fa non c'erano nemmeno licantropi che con la luna piena scorrazzavano tra le strade. Men che meno morti inspiegabili. Avevamo tutto sotto controllo, i nostri unici problemi erano dati da vampiri neonati o pazzi, fantasmi e qualche demonio uscito da chissà dove, nulla più. Ora però è diverso, stiamo cadendo al pari di foglie secche e non siamo preparati all'inverno che ci attende. Londinium non è la vostra Roma, ancor meno la Transilvania in cui siete cresciuta. Qui il Mundi Obumbratio non sempre è sinonimo di morte.» Tra i cacciatori a quel punto cadde il silenzio. Sicuramente Julius dovette credere di aver risposto in modo esaustivo, di aver placato le polemiche della loro ospite, ma in realtà aveva aizzato in lei molti più dubbi. Katarina in quella pausa sentì l'irritazione crescere al pari delle domande, avvertì una risata nervosa tenderle le labbra, eppure non si lasciò sopraffare - e preferì cambiare discorso per non sprecare la serata in quello stesso punto. Dopotutto, lei stava ancora cercando di arrivare a Dracul, tutti quei quesiti potevano attendere.
«Beh, miei cari, come avete detto voi adesso non è più così, quindi vedete di farvene una ragione e smetterla di tenere il fondoschiena appoggiato sugli allori» disse prima di mordersi la lingua. «Se non volete che la vostra tanto amata città diventi come la mia Transilvania» quasi ringhiò nell'enfatizzare la sufficienza con cui Lord Terry aveva pronunciato quelle ultime frasi: «vedete di tener fede al vostro giuramento e difendere questo posto a costo della vostra stessa vita. Tutti abbiamo paura, anche i Bahun,» svelta lanciò un'occhiata a Suzu: «ma ciò non ci ferma dallo spingere pali di legno nel cranio o nel cuore di quei luridi succhiasangue. Men che meno evita al mio dito di premere il grilletto. Un vânător è tale perché si erge a difesa dei deboli, perché combatte i dannati e rinuncia a ogni cosa, anche se alla fine siamo solo omicida ben preparati.»
Ancora silenzio, questa volta più pesante. L'unica cosa che le orecchie di Katarina riuscirono a sentire fu il groppo di saliva che Julius spinse giù per la gola; poi, dopo qualche minuto, Suzu poggiò la propria mano sulla spalla dell'amico, quasi a rincuorarlo, a dirgli che potevano farcela, e con la medesima lucidità con cui era riuscito a scampare la caduta disse: «Come vi avevo già accennato oggi, Miss Bahun, sappiamo di aver bisogno d'aiuto, per questo siete qui. Dobbiamo onorare la Vrei (voglia) che portiamo addosso, ritornare a essere i cacciatori del giorno in cui ce la siamo guadagnata. Dateci giusto il tempo di toglierci di dosso la ruggine, così potremmo farvi ricredere.»

Stavolta le fu impossibile trattenere la smorfia stizzita: «La pazienza è la virtù dei morti, così come il tempo un loro lusso. E visto che noi non possiamo permetterci nulla di tutto ciò direi di metterci in marcia, non siete d'accordo? Abbiamo perso fin troppo tempo a causa della vostra bivaccata e questa futile conversazione.» E così dicendo, ignorando il fatto che fino a poco prima non avesse alcuna idea di quale strada imboccare, Katarina passò loro in mezzo. Passo dopo passo ripercorse quella che credeva essere la via da cui i colleghi erano arrivati e, a distanza di qualche falcata, sentì poi la voce di Julius apostrofarla: «L'essere scorbutica è una dote di famiglia o lo siete diventata col tempo?» e se non fosse stata tanto lontana e certa che un primo colpo l'avrebbe portata a una rissa in grande stile, nulla l'avrebbe fermata dal girarsi e piazzargli un pugno in pieno viso. Come diamine si permetteva?
 

   
 
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