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Autore: Renegade_Outcast    16/05/2021    2 recensioni
Il Malvagio drago viola Malefor è stato sconfitto, l'esercito oscuro si ritira. Non è più tempo di guerra: è tempo di pace. O almeno, così ci si aspetterebbe. Dopo la battaglia più dura della sua vita, Spyro è convinto che nulla possa più andare storto, che finalmente potrà trascorrere giornate tranquille con i suoi cari. Un finale da fiaba, della serie "e vissero tutti felici e contenti". A quanto pare, il destino ha ancora qualcosa in serbo per i due draghi che hanno sconfitto il grande male. Scheletri nell'armadio finalmente disvelati, vecchie ferite vengono riaperte, e sanguinano ancora. Solo il tempo mostrerà la storia, la vera storia, di come tutto questo è iniziato. Qualcosa che Spyro e Cinerea forse non sono pronti a sapere, e che potrebbe cambiare la loro concezione della guerra, e delle loro intere vite...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Sapete, io non sono uno che fa promesse molto spesso. E la ragione di questo è che purtroppo, nonostante io abbia preso un impegno – anche quando questo è estremamente importante – in un modo o nell'altro riesco a non mantenere la promessa in questione. Beh, in questo caso posso vantarmi di averlo fatto. Ebbene sì, perché avevo detto che non avreste aspettato fino ad aprile per avere un capitolo, e così è stato... infatti mentre scrivo siamo al 12 maggio...

 

Perdonatemi.

 

 

Quando aprì gli occhi, la prima cosa che notò fu il fatto che il focolare si era ormai quasi completamente spento, salvo alcune braci rossastre, che ogni tanto producevano ancora un debole scoppiettio, accompagnato da qualche scintilla. Dalla parte opposta del fuoco, una dragonessa dalle squame color carbone dormiva pacificamente, il suo petto rosso sangue si alzava e abbassava delicatamente ad ogni suo respiro.

 

Spyro si voltò sbuffando, cercando di ignorare in tutti i modi il suono scoppiettante delle braci, dando le spalle a ciò che restava del falò. Tuttavia, quando girò lo sguardo, rimase accecato dalla luce che illuminava l'ingresso. Chiuse di scatto gli occhi, imprecando silenziosamente contro la grande sfera luminosa nota come sole, per quanto fosse sciocco prendersela con una stella. Spyro sospirò e si voltò nuovamente, stavolta con la pancia in alto, e chiuse ancora una volta gli occhi.

 

Una singola goccia d'acqua, probabilmente un rimasuglio della tempesta della notte precedente, forse entrata grazie al vento, cadde dal soffitto e atterrò direttamente sul suo naso. Pochi istanti dopo ne seguì un'altra, e poi un'altra e un'altra ancora. Il drago viola iniziava a perdere la pazienza, tanto che un piccolo sbuffo di fumo grigio gli uscì dalle narici quando l'ennesima goccia gelida gli cadde sul muso. “Oh ma insomma... sembra fatto apposta per impedirmi di riposare”.

 

Ancora una volta si rigirò su sé stesso, stavolta con la pancia a terra, e provò un'ultima volta a chiudere gli occhi, sperando di poter trovare pace. Sventuratamente per lui, qualcosa gli impedì ancora una volta di tornare a dormire: un forte cinguettio, proveniente dall'esterno della caverna, lo stesso luogo da cui proveniva la forte luce che lo aveva accecato poco prima. Anche gli uccellini avevano deciso che la giornata per loro era ufficialmente cominciata. “Antenati, ma che cosa ho fatto per non meritare nemmeno di dormire cinque minuti in più? Uffa... almeno loro sono contenti” si disse il drago color porpora, mentre cercava nonostante la stanchezza di tirarsi su, una zampa alla volta. Il click dei suoi artigli sulla roccia gelata produsse un forte eco mentre, con un ultimo sforzo riuscì ad alzarsi.

 

Si girò per un momento a fissare Cinerea: lei sembrava star dormendo molto meglio di lui, a giudicare dall'espressione pacifica sul suo muso e dalle lente oscillazioni della sua coda. Che invidia. Poi si riparò gli occhi dietro un'ala e si avvicinò all'ingresso, un passo alla volta, cercando di fare meno rumore possibile per evitare di svegliare la dragonessa dietro di lui. Sapeva quanto lei odiasse venire svegliata, e che molto probabilmente avrebbe cercato di ammazzarlo se l'avesse disturbata mentre dormiva. Aveva commesso questo errore già un paio di volte in passato, e non voleva decisamente iniziare così la giornata. E poi, Cinerea si meritava un po' di riposo, specialmente dopo il volo del giorno prima, e questo senza contare tutto quello che era successo prima che lui si risvegliasse, sospeso chissà come in mezzo al cielo.

 

Quando finalmente riuscì a uscire dalla grotta, quello che vide lo lasciò senza fiato.

 

La valle era ancora più bella del giorno prima. L'erba color smeraldo luccicava, un lungo fiume poco distante rifletteva l'immagine del cielo – azzurro e senza una nuvola – e la luce del sole, che con i suoi raggi dorati illuminava l'intero paesaggio. Era come se la tempesta avesse in qualche modo “pulito” la valle, cosa probabile viste le migliaia di gocce di rugiada che impregnavano l'erba, e che la rendevano così fresca sotto le sue zampe. Il tutto era decorato da qualche albero, che con la sua ombra forniva un piacevole luogo di riposo agli animali che vivevano lì. Era davvero difficile credere che meno di due giorni prima questo intero paesaggio fosse a un passo dall'annientamento totale. L'immagine del mondo tornato a posto riempì il drago viola d'orgoglio per un momento, un lusso che si concedeva di rado, ma che sapeva, nonostante la sua modestia, di meritarsi davvero questa volta.

 

Alzò leggermente lo sguardo – senza smettere di coprirsi gli occhi con le ali – e gettò una rapida occhiata al sole. A giudicare dalla sua posizione, doveva essere quasi mezzogiorno. Facendo due conti, e vista la posizione del sole quando aveva iniziato a piovere, il tempo che avevano impiegato a trovare quella grotta e la velocità con cui si era addormentato, dovevano aver dormito più o meno diciotto ore di fila. Evidentemente, qualsiasi cosa fosse successa quando si era risvegliato, non lo aveva completamente guarito. Il suo corpo sentiva ancora la stanchezza, nonostante tutte le ferite fossero effettivamente scomparse.

 

Si voltò e tornò sui suoi passi. Ora che i suoi occhi si erano abituati alla luce, ritornare nella grotta per lui fu come un salto dentro un abisso profondo decine di metri. Vista la scarsità di luce, decise di fare da sé. Dovette solo concentrarsi e figurare nella sua mente un semplice comando, e subito il suo corpo fece il resto. Un piacevole torpore gli risalì dal petto fino alla gola, e per completare il tutto dovette solamente soffiare. Subito una piccola fiammella arancione si formò vicino alle sue labbra, troppo piccola per formare un fuoco adatto a un combattimento, ma abbastanza grande da illuminare l'area attorno a lui. Ogni volta che respirava, la fiamma tremolava leggermente, senza però mai spegnersi.

 

Si avvicinò lentamente a Cinerea – sempre con la massima cautela nel non rendere troppo rumoroso il ticchettio dei suoi artigli – e si sedette accanto a lei, leggermente più vicino di dove si trovava prima di svegliarsi. Appoggiò stancamente la schiena contro il muro, volendo lasciare la dragonessa dell'ombra riposare ancora un po', nonostante fosse abbastanza tardi. Non era esattamente un fenomeno nelle materie matematiche, ma fece un altro paio di calcoli: considerando la posizione del vulcano dove avevano affrontato Malefor, e la distanza che avevano percorso il giorno prima e in quale direzione, avrebbero impiegato più o meno tre ore ad arrivare a Belligera – la città dei draghi, casa loro e dei guardiani.

 

I suoi pensieri vennero interrotti da un lieve piagnucolio alla sua destra. Il suono inaspettato lo fece sobbalzare per un momento. Si voltò in direzione della fonte del rumore, e sul suo muso si insinuò un'espressione che tradiva appieno la sua preoccupazione.

 

La dragonessa si stava agitando parecchio nel sonno. La sua coda si muoveva a scatti, avanti e indietro, producendo occasionalmente un fastidioso stridio quando la lama metallica incontrava la pietra, sollevando scintille nell'aria. Le zampe posteriori si contraevano continuamente; a giudicare dai suoi movimenti, sembrava che stesse cercando di indietreggiare per evitare qualcosa. Dietro le palpebre nere, gli occhi guizzavano rapidissimi da una parte all'altra, analizzando l'immagine che la sua mente aveva creato per lei nel sonno. E qualunque fosse, non sembrava qualcosa di molto bello.

 

Poteva sembrare una cosa sciocca preoccuparsi di un incubo, ma Spyro si era posto un obiettivo dopo tutto il tempo che avevano passato insieme, un obiettivo molto importante: supportare la sua compagna di avvenute in qualsiasi situazione, anche quelle più banali. Anche se sapeva benissimo quanto la natura indipendente e ribelle di lei avrebbe cercato di ostacolarlo. Voleva farle sapere che lui era al suo fianco, sempre e comunque,

 

Con la massima delicatezza e attenzione, allungò una zampa verso di lei, cercando di evitare nel frattempo la punta affilata della sua coda, che con i suoi continui scatti rischiava di ferirlo. La dragonessa nera tremava, come se fosse con le spalle al muro, davanti a qualcosa di terrificante. Spyro sentì un leggero brivido percorrergli la schiena: c'erano davvero poche cose che Cinerea temeva, e tutte erano cose abbastanza spaventose. Se quello che stava sognando – qualsiasi cosa fosse – la faceva tremare così forte, doveva davvero far paura. Per un secondo ringraziò di non essere al suo posto.

 

Le sfiorò l'ala e poi il fianco, facendo scorrere la sua zampa lungo il corpo della dragonessa addormentata in una tenera carezza. Appena la toccò, Cinerea smise di tremare. Almeno, smise di tremare forte come prima. Le sue zampe si rilassarono improvvisamente, e la coda si agitava con meno vigore. Non riuscì a impedirsi di sorridere quando vide l'espressione sul suo muso mutare in una più serena. Continuava a sembrare una cosa sciocca, ma per lui si trattava comunque di una piccola vittoria.

 

Questo, almeno finché non ricominciò a borbottare nel sonno.

 

Le sue zampe presero a muoversi più velocemente, tutte e quattro stavolta, e la coda iniziò a dimenarsi con più forza di prima. Spyro dovette ritirare la zampa per evitare di venire graffiato. Sul suo muso, dapprima pacifico, ora era stampata un'espressione strana, come un misto di paura e fastidio. Mormorava frasi sconnesse, di cui il drago viola non riusciva a cogliere appieno il senso. L'unica cosa che capiva, era che non doveva essere piacevole. Grande scoperta...

 

Tanto vale svegliarla ora e partire...” si disse.

 

“Cinerea? Cinerea, svegliati dai” chiamò. Nessuna risposta purtroppo. Provò di nuovo, stavolta con un tono di voce leggermente più alto, abbastanza da generare un'eco. Ebbe solo l'effetto di farla tremolare per un secondo. Con molta cautela appoggiò nuovamente una zampa sul suo fianco, e la scosse leggermente. Quest'ultima mossa sembrò avere un qualche effetto su di lei, perché l'espressione sul suo viso si rilassò un poco.

 

Provò a scuoterla nuovamente, con più forza stavolta. “Cinerea, svegliati”.

 

Cinerea si fermò improvvisamente. Le sue zampe si congelarono, sospese a mezz'aria, la coda smise di tremare e la sua espressione mutò ancora una volta, in una strana, quasi di confusione. Come se l'avesse svegliata da uno stato di trance. E poi alzò di scatto la testa, gli occhi verdi come smeraldo aperti, e lo fissò intensamente.

 

“Cinerea?”

 

E, con un ruggito, lei gli saltò addosso.

 

Spyro venne colto così di sorpresa che, nonostante la stazza decisamente inferiore di lei, dovette solo dargli una spinta affinché il drago viola si ribaltasse, cadendo sulla schiena e sbattendo contro la fredda roccia grigia. Nello stesso istante, la dragona nera balzò indietro di diversi metri, appiattendosi più che poteva contro la parete della grotta, come se volesse sprofondarci dentro per non farsi vedere. Cosa che, in effetti, avrebbe potuto fare in teoria. Per fortuna sembrava troppo spaventata per utilizzare i suoi poteri e scappare.

 

“Cinerea, adesso guardami!” gridò, mentre lei si riparava più che poteva nella parte più buia della caverna. Da quella posizione, Spyro riusciva a intravedere appena i suoi occhi... e sembravano diversi. Erano come velati da un sottile strato di nebbia, che ne cambiava il colore in un verde spento e sbiadito.

 

“Cinerea, guardami. Sono io, Spyro!”

 

Niente, nessuna reazione anche stavolta.

 

Provò a fare un cauto passo verso di lei, assicurandosi di muoversi il più lentamente possibile per non spaventarla. Cinerea lo fissava con gli occhi sgranati, di chi sta guardando la propria fine ed è troppo spaventato sia per affrontarla che per fuggire. E in natura, quando sei davanti a un pericolo, puoi solo combattere o fuggire. Se resti paralizzato... muori di certo.

 

Lo stava guardando... ma non lo stava davvero vedendo.

 

Fece un secondo passo, e poi un terzo. “Cinerea, respira. Sono io, Spyro. Non c'è nulla da temere, era solo un brutto sogno. È passato adesso, ok? Va tutto bene...”

 

La dragonessa non smise di tremare, ma Spyro poté cogliere un piccolo cambiamento nei suoi occhi: quel verde spento e cadaverico stava cambiando, tornando progressivamente all'originale e magnifico verde smeraldo che aveva imparato a conoscere.

 

Sentendosi un po' più audace, sollevò molto lentamente una zampa e la avvicinò a quella di lei, fermandosi ogni volta che la vedeva reagire con paura. Quando fu sufficientemente vicino, posò la zampa su quella di Cinerea, e la abbassò delicatamente, tenendola al contempo stretta fra gli artigli. La stretta sembrò confortarla un minimo, perché rilassò le spalle e appoggiò la schiena contro il muro, come colta da un'improvvisa stanchezza.

 

A Spyro tornò in mente quando, tanti anni prima, aveva incontrato un serpente nella palude, quando ancora viveva con i suoi genitori adottivi, Flash e Nina. Era notte fonda allora, e nonostante gli avvertimenti dei suoi genitori, aveva deciso di uscire per fare una passeggiata. Del resto, niente in quella palude aveva mai rappresentato un vero pericolo per lui.

 

Mentre camminava in mezzo a una piccola radura, si imbatté in un lungo serpente. Le sue squame erano di un magnifico color rosso fuoco, che Spyro non riuscì ad apprezzare appieno al chiaro di luna. Gli era stato insegnato che i serpenti erano creature pericolosissime, e che se ne vedeva uno doveva stargli il più lontano possibile.

 

Lui invece, spinto dalla sua curiosità, si avvicinò quanto più possibile alla creaturina. Ci mise un po' a capire come mai non lo stesse apparentemente nemmeno considerando, anche quando lo spinse di lato con gli artigli. Poi si ricordò che i serpenti, durante la notte, non riuscivano a muoversi, vista la combinazione di bassa temperatura e sangue freddo. L'idea che qualsiasi predatore avrebbe potuto uccidere il serpente senza che questi potesse fare niente gli riempì il cuore di tristezza. In quel momento, probabilmente, il povero piccolo rettile stava pregando nella sua mente per essere risparmiato, terrorizzato dal grosso drago violaceo.

 

Così, afferrò il serpente con gli artigli, sentendo il suo minuscolo cuore battere all'impazzata quando lo raccolse, e lo depositò poco lontano, in una cavità del terreno, dove nessun animale avrebbe potuto prenderlo. “Salvare un serpente... sono proprio un eroe” si disse ironicamente, prima di fare dietro front e lasciare il rettile nella sua nuova tana.

 

Ecco, la situazione adesso era molto simile. Lui aveva tante abilità, e anche se la lettura della mente non era una di queste, aveva la sensazione che Cinerea in quel momento non vedesse esattamente lui, ma qualcos'altro, e stesse pregando per non venir uccisa, troppo spaventata per reagire davanti al pericolo.

 

Vedere Cinerea, una dragonessa così indomita e coraggiosa, terrorizzata a tal punto... gli faceva uno strano effetto.

 

Le accarezzò timidamente il collo, cercando di tranquillizzarla come meglio poteva. “Adesso è tutto finito, era solo un sogno” mormorò.

 

Fu piacevolmente sorpreso quando la sentì trarre alcuni respiri profondi e avvicinarsi a lui, mettendogli le zampe attorno al collo. Cinerea poggiò la testa contro il suo petto e iniziò a tremare; non forte come prima, sembrava più che altro sollevata. Spyro avvolse le ali attorno al suo corpo in un timido abbraccio, arrossendo leggermente al contatto così ravvicinato con la sua compagna di avventure.

 

Restarono fermi così per qualche minuto, godendosi il reciproco calore corporeo, finché la dragonessa nera non iniziò ad allontanarsi leggermente da Spyro. Lui subito si scostò, lasciandola andare.

 

“Odio queste situazioni...” borbottò lei dopo qualche altro secondo di silenzio. “Detesto fare la parte della damigella in pericolo... specie se è solo un maledetto incubo a farmi spaventare così. Detesto farmi salvare dagli altri”.

 

Spyro scosse la testa: “non devi sentirti così male. Tutti hanno un punto debole”. Poi la sua espressione si addolcì: “vuoi parlarne?” chiese. “Anche se credo di poter intuire cosa... anzi, chi tu stessi sognando”.

 

Cinerea lo fissò per qualche secondo, abbozzando un sorriso ironico. “È così scontato? Sono proprio patetica, vero?”.

 

Spyro sorrise a sua volta, e scosse nuovamente la testa. “No, non sei affatto patetica. Sai, anche a me fa ancora paura ripensarci. E tu... tu hai passato qualcosa di molto peggio di una singola battaglia. È naturale che il ricordo ti spaventi.”

 

Il sorriso di lei si allargò un po' a quelle parole: “scusa per averti attaccato, tra parentesi. Ho visto le squame viola e... beh, per un secondo ho pensato... non importa, preferisco dimenticarmene.”

 

“Però grazie di avermi aiutata” disse un secondo dopo. Si chinò più vicino, e gli diede un bacio sulla guancia.

 

Spyro arrossì quasi istantaneamente, diventando talmente rosso che, a qualcuno che non lo conosceva, sarebbe sembrato un normalissimo drago di fuoco, anziché il leggendario eroe viola. D'altra parte, anche Cinerea si sentiva le guance bruciare, e dovette distogliere lo sguardo, o era certa che l'imbarazzo l'avrebbe uccisa, nonostante stesse ancora sorridendo.

 

Da quando l'aveva salvata, quel giorno di quasi quattro anni prima, Cinerea aveva sviluppato un forte sentimento di gratitudine verso il drago viola. Spyro era l'unico – eccetto il guardiano del fuoco Ignitus – a non trattarla ancora come un mostro. Anche se, a dirla tutta, lei aveva sempre pensato di meritarselo ampiamente quel trattamento.

 

Nei mesi passati insieme al tempio del drago, allenandosi assieme per combattere la guerra con Malefor, avevano imparato a conoscersi meglio, e la semplice gratitudine si era trasformata in amicizia vera. Fu anche per questo che aveva abbandonato il tempio quella notte: non voleva essere un peso per l'unica persona che potesse considerare veramente un suo amico.

 

Col tempo però, i sentimenti che provava per Spyro si evolverono ulteriormente, complice anche il legame formato dalla catena magica – ora assente – che Malefor aveva fatto mettere su di loro. All'inizio non capiva cosa fosse quell'emozione – o magari non voleva capirlo. Quando stava vicino a lui, nonostante le continue prese in giro e il fastidio che provava nell'essere incatenata al drago, sentiva che il suo cuore iniziava a battere più forte. Sentiva il suo corpo riscaldarsi e un'infinità di farfalle agitarsi nel suo stomaco.

 

Faceva davvero fatica ad ammettere, anche con se stessa, di essersi innamorata.

 

Per un po' aveva provato a nascondere i suoi sentimenti al suo compagno di avventure, temendo la sua reazione. Non che potesse allontanarsi da lei in ogni caso, ma una convivenza forzata – più forzata di prima in questo caso – non era esattamente quello che lei avrebbe voluto. Quando si rese conto che tenersi tutti quei sentimenti dentro avrebbe finito per farla diventare matta, decise di dargli qualche piccolo indizio a riguardo. La più grande dimostrazione d'affetto nei suoi confronti fu quando Ignitus se ne andò, ma nemmeno allora ebbe il coraggio di rivelargli cosa realmente provava per lui.

 

Solo quando la battaglia era terminata, e il mondo intero era prossimo all'annientamento, aveva avuto il coraggio di confessare i suoi reali sentimenti, sapendo che non ci sarebbero state altre occasioni. Quando si era svegliata, e aveva visto Spyro precipitare dal cielo, sperava davvero in... nemmeno lei sapeva cosa. Detto sinceramente, le sarebbe andato bene anche un rifiuto, il tipico “siamo solo amici” e bla bla bla. Meglio essere rifiutata, piuttosto che vivere in una menzogna. Purtroppo, da quando si era risvegliato, Spyro non aveva ancora sollevato l'argomento, e lei aveva preferito fare altrettanto, Non aveva alcuna intenzione di mettergli fretta, specialmente per una questione simile. Almeno adesso che se ne presentava l'occasione, aveva deciso di fare un piccolo passo avanti, sperando in una reazione di qualche tipo.

 

Rimase perciò piuttosto delusa quando Spyro si schiarì la gola e disse, ancora con le guance in fiamme: “d-dovremmo andare... ora che sei sveglia”.

 

Non riuscì a trattenere un leggero sospiro, prima di annuire, cercando comunque di non incrociare lo sguardo del suo compagno viola, ancora leggermente imbarazzata.

 

Dal canto suo, Spyro si sentiva, se possibile, ancora più imbarazzato di lei. Una parte di lui si chiedeva che cosa ci fosse di così strano nel suo gesto. Insomma, era solo un bacio, non c'era niente di così assurdo, erano amici dopotutto, no? Lui l'aveva aiutata, lei lo aveva ringraziato e gli aveva dato un bacio sulla guancia. Niente di assurdo.

 

Allora perché si sentiva avvampare? Perché sentiva che la temperatura del suo corpo stava salendo oltre quella del fuoco?

 

Decise di lasciar perdere per il momento. Annuì in direzione dell'entrata della grotta e si avviò, seguito a breve distanza dalla dragonessa nera. Come prima, dovette ripararsi per un breve momento dalla luce, in attesa che i suoi occhi si adattassero al nuovo ambiente. Alle sue spalle, sentì un sibilo d'irritazione, e Cinerea borbottò qualcosa di irripetibile nei confronti del sole, un po' come aveva fatto lui quando si era svegliato quella mattina. Il pensiero lo fece sorridere.

 

Era tutto esattamente come Spyro lo aveva lasciato. Ma se per lui non fu una grande sorpresa, lo stesso non si poteva dire della sua compagna. Sul suo viso era impressa una singola espressione: meraviglia. Nella sua testa era scritta la stessa parola. Nei suoi occhi anche.

 

“Credo di avertelo già detto, ma... tutto questo, è merito tuo Spyro”

 

L'interpellato alzò gli occhi al cielo: “non ci provo più a convincerti che senza di te non avrei fatto niente di questo. Parlano i fatti” disse. Cinerea, per tutta risposta, si posò una zampa sul petto e fece scattare la testa di lato, come qualsiasi donna offesa: “oh lo so, sono solo troppo modesta per ammetterlo, ti lascio il merito per questo” disse.

 

Entrambi scoppiarono a ridere. L'imbarazzo era scomparso velocemente come era arrivato.

 

I due giovani draghi si fissarono per un momento, e poi, con un balzo e un battito d'ali quasi sincronizzati, spiccarono il volo.

 

“Da quella parte” disse immediatamente Spyro, indicando davanti a loro. Cinerea aspettò che partisse prima lui, ma il drago viola scosse la testa: “vai prima tu. So che non ti piace che sia io a prendere il comando” ridacchiò. Lei sorrise di rimando.

 

“Allora facciamo una gara. Vediamo quanto ci metti a stancarti prima di arrivare” propose lei. Prima ancora che Spyro avesse la possibilità di controbattere, lei era già schizzata via, diventando null'altro che una rapidissima macchia color carbone, che avrebbe messo in ridicolo qualsiasi altro drago, compreso l'eroe viola. Quest'ultimo non poté fare a meno di sorridere, prima di battere con forza le sue ali marroni, e lanciarsi all'inseguimento della sua amica. Destinazione: casa.

 

 

 

In una gigantesca sala di arenaria, tre enormi e anziani draghi discutevano ad alta voce, seduti attorno a un grande tavolo di legno scuro. Questo era completamente coperto di fogli e buste di carta. Dichiarazioni, domande dei cittadini, e altre cose burocratiche. I tre in questione erano abituati ad affrontare queste pratiche non poco noiose, ma sommersi com'erano dal lavoro, anche la loro pazienza stava venendo messa a dura prova.

 

E un piccolo disaccordo fra di loro – evento di per sé già molto frequente – poteva trasformarsi facilmente in una seria lite.

 

Prima che uno dei tre potesse mettere la parola fine alla discussione, la grande porta che serviva da accesso alla sala venne spalancata. Un drago abbastanza giovane, dalle squame color ghiaccio, coperto da un'armatura dorata e un mantello rosso, entrò timidamente e si esibì in un rigido inchino, pregando che i tre non lo cacciassero fuori per averli interrotti.

 

“Pensavo che avessimo chiarito una cosa ormai tanto tempo fa: non amiamo essere disturbati durante le riunioni” ringhiò quello azzurro – Cyril era il suo nome – che dei tre pareva essere decisamente quello più infastidito dall'enorme mole di lavoro che dovevano svolgere. Il giovane drago deglutì.

 

“Cyril, un approccio più educato nei confronti dei tuoi interlocutori, anche quando questi si presentano a te in circostanze poco opportune, sarebbe un ottimo punto di inizio per qualsiasi discussione” intervenne il secondo drago, dalle squame color ambra, di nome Volteer, noto per essere un gran chiacchierone. Il giovane drago di ghiaccio tirò un sospiro di sollievo quando il guardiano intervenne in suo favore.

 

Cyril aprì la bocca per controbattere, e Volteer era già pronto a elaborare una contro-argomentazione, ma il terzo e ultimo drago, di colore verde scuro, Terrador, li zittì entrambi battendo una zampa a terra. L'intera stanza sembrò tremare sotto quel colpo, come se percepisse non solo la forza, ma anche l'autorità emanata dal drago di terra.

 

“In effetti siamo piuttosto occupati in questo momento. Spero che sia urgente” sentenziò questi, facendo tremare di paura il giovane con la sua voce profonda.

 

La guardia dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non scappare con la coda tra le gambe davanti a tre draghi così potenti. “Un drago è appena arrivato in città, signore. Ha chiesto di poter parlare immediatamente con voi”

 

Cyril non poteva credere alle sue orecchie: disturbati durante una riunione, e per di più per una stupidaggine simile? “Ascoltami attentamente” disse, pronunciando ogni singola lettera lentamente, gelide come il ghiaccio che adornava il suo corpo. “Dì a questo drago di tornare in un momento più adeguato, e già che ci sei insegnagli ad avere un minimo di rispetto per i guardiani!” ruggì.

 

Il povero drago abbassò la testa in segno di scusa, tremando per la paura. “M-mi dispiace molto, signore, ma temo che sia più urgente di quanto lei crede” disse, la voce ridotta a un delicato pigolio.

 

Per essere il guardiano del ghiaccio, a Cyril fumavano le orecchie dalla rabbia. “Ma dimmi te se devo litigare anche con il capitano della guardia oggi...”. Prima che il drago di ghiaccio potesse dire qualcosa, Terrador intervenne nuovamente, costringendolo di nuovo al silenzio. “Più urgente di quanto pensiamo... d'accordo, fallo passare, sentiamo che cos'ha da dirci” ordinò con calma il guardiano della terra, un po' impietosito dalla paura che il giovane soldato nutriva per loro. “Puoi andare ora, scusa per l'accoglienza non esattamente gentile” aggiunse poi, lanciando un'occhiataccia a Cyril, che si limitò a sbuffare in risposta, una piccola nuvola di vapore azzurro gli sfuggì dalle narici.

 

Il soldato chinò ancora di più la testa e si voltò, per poi correre via e sparire dietro l'angolo, evidentemente ancora terrorizzato. Pochi istanti dopo, qualcun altro fece il suo ingresso in sala.

 

Un drago ancora più giovane di quello appena uscito, dalle squame rosso fuoco. Camminò dritto fino al centro della sala e si sedette comodamente, ignorando gli sguardi dei tre guardiani, scioccati davanti a tale mancanza di rispetto. Per tutta risposta, lui incrociò lo sguardo con ognuno di essi, tenendo la testa alta, come un militare.

 

Anche stavolta, Cyril fu il primo a parlare: “senti, io non so come fate nel posto da cui vieni ma...” e ancora una volta, venne interrotto a metà frase, ma non da Terrador.

 

Fu il rosso a sollevare una zampa, zittendo in mezzo allo stupore ancora maggiore il drago di ghiaccio. Non disse una parola né emise un suono. Anzi, si limitò semplicemente a sorridere orgoglioso, mentre ondeggiava davanti a sé la coda, mostrando a tutti l'anello dorato che era attaccato alla fine di essa, appena sotto la punta dorata.

 

In un primo momento, i tre draghi furono estremamente confusi dal gesto del più piccolo. Poi, quando notarono l'anello – o meglio, quando notarono cosa era effettivamente quell'anello – i loro occhi si spalancarono. Si lanciarono sguardi tra di loro in cerca di una risposta, senza tuttavia trovarne una. Cyril rimase semplicemente paralizzato, con la bocca ancora aperta a metà, una frase lasciata incompiuta. Persino Volteer era rimasto senza parole. Fu Terrador a rompere il silenzio, una volta recuperata la sua compostezza.

 

“Molto bene. Avrei sperato in circostanze migliori, ma meglio di niente. Benvenuto a Belligera. E, per quel che può valere... bentornato a casa”

   
 
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