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Autore: Alphisia    17/05/2021    0 recensioni
Near è arrivato in Giappone per indagare sul caso Kira e trovare le prove per incastrare Light Yagami. Lo chiama subito per offrirgli la sua collaborazione e dargli una sorprendente rivelazione: gli darà tutto l'aiuto necessario per assicurare Kira alla giustizia, ma, soprattutto, vendicare suo padre.
Ecco la tormentata storia d'amore tra Elle quindicenne e Jane, una ragazza che lavora in una pasticceria. Secondo voi, come potrebbe mai si potrebbero conoscere? ;)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Near, Nuovo personaggio, Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wammy’s House, 17.05 di venerdì 4 novembre 1994

Rivolgo uno sguardo veloce all’edificio principale dell’orfanotrofio alle mie spalle e mi infilo insieme a Jane nel parco. Anche volendo tenerci d’occhio, il signor Wammy non può farlo dal suo studio ora. Nulla gli impedisce di farlo da un’altra stanza, ma la cosa non mi preoccupa. Anzi, sono sicuro che lo stia facendo, visto che è da quando sono uscito senza permesso che non mi ha neanche incrociato. 
-Allora, cosa hai da fare? 
Jane sbuffa. 
-Kant, la critica alla ragion pura. 
Di bambini non se ne vedono più come settimana scorsa. Il vento ha iniziato ad alzarsi e il sole oggi è sparito presto dietro le nuvole. Il riparo dei grandi alberi, le panchine e il silenzio sono tutti per noi. 
Prendo un respiro profondo. Il tempo potrebbe anche fermarsi e sarei felice.
Non la prima, puntiamo alla seconda panchina della stradina sulla destra della via principale. All’inizio era perché ci riparavamo dal sole, ora è solo abitudine. Ci sediamo e Jane tiene il libro stretto al petto le ginocchia serrate, che inizia ad agitare su e giù. 
-È che non ci capisco niente. Non sono stupida eh. 
Non l’ho mai pensato. 
-Ma a cosa mi possono servire tutte queste cose? 
-A pensare di meno. 
-A me sembra proprio il contrario. 
Mi siedo accanto a lei con le mani in tasca, un po’ per il freddo un po’ per abitudine. 
-E invece studi ciò che altri hanno pensato, e molto, anche per te, su temi che interrogano l’uomo da millenni. Qual è il senso della vita, se esiste un dio sopra le nostre teste che decide la nostra vita e, ancora più importante, la nostra morte, che ruolo deve avere la libertà della coscienza umana nelle dinamiche della società. Se ti venisse in mente, guardando il cielo di notte, di interrogarti su una questione del genere, saprai che molti lo hanno già fatto per te. Se trovi difficile quello che leggi, beh, ho una buona notizia per te: la tua mente funziona. 
Jane mi squadra un attimo in silenzio. 
-Grazie. 
-Perché?
-Era un complimento, no?
-No. È normale farsi queste domande. 
Ride, ma le sue labbra sono quasi completamente nascoste dalla sciarpa. Il libro rimbalza sulle ginocchia che si agitano ancora, mentre le mani sono sparite nelle maniche. Allora mi alzo in piedi, mi tolgo il cappotto e glielo metto attorno alle spalle. 
-Ma cosa fai? 
-Mi sembra evidente - rispondo mentre mi rimetto a sedere. 
Sì, senza cappotto fa un gran freddo. 
-Non se ne parla, hai solo quella magliettina addosso. 
-Non mi sembra che tu sia molto più coperta. 
Ma le mie parole non servono a nulla. Si avvicina e allunga un lembo del mio cappotto blu perché possa coprire anche le mie spalle. Alza il collo per ripararsi, si rannicchia dentro e appoggia la testa al mio braccio. 
-Così non si scalderà nessuno dei due - le faccio notare. 
-A me basta. E poi non lo sai? - rialza la testa per guardarmi - due corpi vicini si scaldano più in fretta. Non li vedi i film? 
Certo che lo so, la termodinamica non è una disciplina a me sconosciuta, non servono i film per…
Il suo profumo e i suoi grandi occhi verdi mi irretiscono e mi impediscono di ribattere come vorrei. Mi sento come se fossi seduto come tutti, anzi, forse anche peggio. Non posso far altro che guardarla. 
Il tempo si è fermato davvero. 
Invece no. 
È un suo timido bacio a ridestarmi. 
Ora vorrei che si fermasse, mentre posso sfiorare le sue guance con le mie dita fredde, mentre sento il suo tocco delicato accarezzarmi il collo e rimaniamo accoccolati vicini. 
Il libro scivola giù dalle sue gambe, facendoci ritornare al freddo pomeriggio di novembre. Si china subito a raccoglierlo. 
-Scusami - sussurra. Lo apre e tiene gli occhi fissi sulle pagine, mentre cerca qualcosa senza neanche leggere. 
Appena incrocia di nuovo il mio sguardo, però, il libro cade ancora per terra e mi prende il viso per baciarmi con più impeto di prima. 
Non immaginavo che Kant potesse offrirmi anche questo. 

 
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Wammy’s House, 11.24 di lunedì 22 novembre 1994

I casi di mafia sono molto complessi e sono anche quelli su cui la polizia spesso si muove male. Al contrario di quello che si pensa, non si deve seguire la scia del sangue, ma quella dei soldi. Riciclaggio, conti in paradisi fiscali, sistemi di scatole cinesi: solo così si possono trovare i veri mandanti, le vere teste pensanti delle organizzazioni. L’italiano e il giapponese mi sono tornati molto utili in questi casi, con cui mi piace sempre confrontarmi. Meglio delle guerre fra bande o dei patetici serial killer che stuprano e uccidono donne indifese, scelte in base alle loro seghe mentali. Eppure oggi la signora Taylor è così noiosa. 
Non sono neanche le undici e mezza. 
Mi lascio andare e la testa sbatte sul banco. 
Che palle, quando arrivano le quattro?
-Elle, tutto bene? 
Le risponderò da questa posizione. Non ho neanche voglia di aprire gli occhi. 
-Sì, signora Taylor. Non si offenda, ma oggi è più noiosa del solito. 
-Oh, il signorino non ritiene la lezione interessante per lui? 
-Esatto. 
-Allora puoi attendere fuori la fine. 
La notizia migliore di oggi. Allontano dal banco la sedia per alzarmi e andarmene dall’aula. Chi se ne frega del demerito per questa cacciata, alcuni dei miei colleghi già ridacchiano. Me ne farò una ragione. Tanto questo caso l'ho già studiato. 
In corridoio, appoggio la fronte alla finestra del secondo piano, che dà proprio sul parco dell’orfanotrofio. Gli alberi cominciano ormai a essere spogli. Non ci nasconderanno ancora per molto. Dovremo trovare un altro posto, anche perché l’autunno comincia a irrigidirsi. Diventa sempre più difficile rimanere fuori per studiare. 
Studiare
Sorrido. 
Abbiamo di meglio da fare.  
È evidente che Jane abbia ormai occupato i miei pensieri. È il punto focale di tutte le mie energie, se neanche i casi da approfondire riescono a tenermi concentrato. È successo qualcosa di profondo. Quando piove e non può venire, tutto diventa un buco nero, tutto viene attratto da lei. 
Neanche mangiare mi aiuta. Di solito lo zucchero fa funzionare il mio cervello in maniera più efficiente, ma ogni volta che trovo davanti un dolce mi ricordo di quelli di Jane. Muffin, brownies, frittelle di tutti i tipi. Poche torte, quelle sono più difficili da trasportare intatte fin qui, ma mi ha raccontato come le fa. 
E se un giorno andassi io a trovarla in pasticceria? Mi ha detto dove si trova, potrei farle una sorpresa. 
Devo uscire appena dopo pranzo o rischio di arrivare troppo tardi. 
La farà contenta però. Poi torneremo qui insieme a studiare. 
Mi potrebbe vedere Quillsh. 
No, di sicuro mi vedrà. L’entrata della Wammy’s House è davanti al suo studio. Potrei infilarmi dietro in uno dei passaggi che conosco. 
Sbuffo. 
Non cambierebbe molto. Quillsh è molto silenzioso nei miei confronti in questo periodo. La faccenda di Jane non gli è andata giù. Saprà dei nostri pomeriggi insieme, saprà anche della nostra uscita di qualche settimana fa, ma non ha fatto niente. Perché? Che mi stia mettendo alla prova? Vuole vedere fin dove mi voglio spingere, nonostante quello che mi dice di fare? 
O che voglia chiudere gli occhi di fronte a quello che cosa faccio?
Alzo le spalle. 
In fondo, non sto facendo niente di strano per un quindicenne normale. 
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[L'angolo dell'autrice
Hai capito Kant? A me non è mai capitata una cosa del genere eh
Beh, le cose ora vanno un po' troppo bene tra i due ragazzi. Penso che metterò un po' i bastoni tra le ruote in questa storia d'amore]

 
   
 
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