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Autore: Sofifi    19/05/2021    2 recensioni
Albus/Scorpius con accenni Victoire/Stan Picchetto ed un pizzico di incest.
Dal capitolo 1: “Erano passate quindici ore da quando quella pettegola di Rose Weasley l’aveva beccato con le mani nel sacco – le dita incastrate a quelle di Scorpius – in un corridoio semideserto del settimo piano; quindici ore da quando si era schiarita la gola e Albus si era accorto della sua presenza e del suo sguardo curioso, giudicante e malizioso.”
Il testo, incentrato sul coming out di Albus Severus e sulle reazioni dei vari parenti, può essere letto sia come prequel a Black Widow, sia come storia a sé stante!
Ambientata nel 2021-2022: per intenderci Albus è al 5° anno e Lily al 3°
Mini-long in 5 capitoli
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Victorie Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black Widow'
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Coming out
2: Crescere insieme





 
Caro Albus,
 
Abbiamo riflettuto molto prima di scriverti questa lettera.
Ci sono giunte notizie su quanto è accaduto pochi giorni fa a scuola – tra tanti parenti, capita spesso che qualcuno si lasci sfuggire qualcosa – e volevamo assicurarci che tu stessi bene.
Forse avremmo dovuto far finta di nulla e aspettare che fossi tu a (ri)svelarci la novità, ma lo sai, non avrebbe proprio fatto per noi. Non sapendo come la notizia è stata presa dalle persone attorno a te, infatti, abbiamo pensato che sarebbe stato meglio ammettere ciò che abbiamo sentito e recapitarti le nostre parole di appoggio il prima possibile.
Ci siamo sempre fidati del tuo giudizio, quindi siamo sicuri che Scorpius sia un bravo ragazzo e non vediamo l’ora di conoscerlo (ma non c’è fretta, se preferisci puoi anche scegliere di attendere un po’ prima presentarcelo uff...dai, Ginny...icialmente – ti prometto che aiuterò la mamma a trovare la pazienza di aspettare).
Dato che tra poche settimane sarà Natale, volevamo anche dirti che puoi invitare Scorpius per le vacanze, se vuoi; magari non proprio il 25 che andiamo dai nonni e probabilmente anche i Malfoy sono impegnati, ma nei giorni festivi successivi… Insomma, volevamo darti il via libera, però pensaci tu ad organizzarti come meglio preferisci!
Sicuramente sai già che io e la mamma non vediamo l’ora di riabbracciarvi tutti e tre – ci mancate davvero tanto e abbiamo già cominciato a contare i giorni che ci separano dal vostro ritorno. Insomma, siamo proprio felici di potervi vedere presto. E vi vogliamo tanto, tanto bene.
Speriamo che tu sappia che puoi contare sempre su di noi, e ci auguriamo di poter approfittare delle vacanze per parlare un po’. Ma, in ogni caso, ricorda: se mai avrai bisogno di noi, dovrai solo chiamarci. Siamo e saremo sempre disponibili per te, James e Lily, perché voi venite prima di qualunque altra cosa.
Forse ora è meglio chiudere la lettera, che rischiamo di diventare troppo sentimentali. Speriamo davvero di non esserci impicciati troppo e che queste parole siano riuscite a rasserenarti.
Ricorda che ti vogliamo bene.
Un bacione,
 
Papà e mamma
 
 
 
Albus si trovava nel dormitorio dei ragazzi del quinto anno, solo.
I suoi compagni erano da poco usciti dalla stanza con i loro pesanti bauli e lui stava finendo di inserire gli ultimi oggetti nella sua valigia azzurra ormai strapiena.
Teneva una pergamena sgualcita tra le dita. Una lettera letta e riletta centinaia di volte, perché colma di parole capaci di infondergli coraggio e speranza: la lettera dei suoi genitori. Il ragazzo la ripiegò attentamente e la infilò tra le pagine del libro di pozioni che si sarebbe portato a casa per le vacanze di Natale. E poi sospirò.
Erano passate esattamente due settimane dal suo coming out con la sorella; tredici giorni da quando i compagni di stanza l’avevano aggredito verbalmente – perché ; e sempre tredici giorni da quando James glielo aveva chiesto – se ; dieci giorni da quando aveva ricevuto quella lettera speciale e aveva capito che Rose ormai lo aveva spiattellato proprio a tutti; e otto giorni da quando Scorpius gli aveva sussurrato per la prima volta ti amo e lui gli aveva risposto credo di farlo anche io senza tremare.
 
                                                                                                                                                                              “Cinque anni nella stessa stanza e non ti è mai venuto in mente di dirci qualcosa, eh.”
 
Ma quindi è vero, che ti piace... lui?”
Sì.”
 
Albus, guardami negli occhi, devo dirti una cosa.”
Cosa?”
Ti amo.”
Credo di farlo anche io.”
 
E no, in quei quattordici giorni Albus non aveva ancora trovato l’audacia per chiedere a Scorpius di più, però aveva trovato il coraggio per baciarlo per primo, ed era già un traguardo importante. Ma era diventato più facile lasciarsi andare da quando tutto quello che c’era tra loro non era più un segreto: poteva la sua condanna essere, in fondo, anche una liberazione?
Albus si stese sul letto. Guardando il soffitto non sapeva se piangere o ridere e per sicurezza fece entrambe le cose. Era tutto così diverso da due settimane prima – ma era ancora tutto così strano.
E se Albus, da una parte, non vedeva l’ora di tornare a casa, dall’altra temeva quel momento, ed in particolare il giorno di Natale: perché allora sì che avrebbe incontrato proprio tutti i suoi parenti. Alla faccia di quei pochi, a dire il vero, che ancora frequentavano Hogwarts.
Se solo avesse potuto, Albus avrebbe colto al volo l’occasione di cancellare quella festività dal calendario; ma purtroppo certe cose sono impossibili nonostante la magia, e il ragazzo lo sapeva bene. Eppure perdersi in un mondo in cui tutto era fattibile, a volte, era divertente. Lui e Lily; un’avventura per rubare il Natale. Qualche GiraTempo e tanto divertimento, nessun parente tra le palle...
Fu un rumore sordo ed insistente a distogliere Albus dai suoi pensieri sovversivi: qualcuno stava bussando.
Albus disse avanti, svogliatamente, ma non si alzò dal letto. Chiunque avesse dimenticato qualcosa in camera, dopotutto, avrebbe potuto aprire da solo quella porta.
Il qualcuno che entrò nella stanza, però, non era un qualcuno qualunque, e Albus lo capì non appena ne intravide la sagoma attraverso le tende rosse e lise del suo baldacchino.
Dall’alto del suo metro e settanta Scorpius, completamente immerso nel rosso fluttuante, osservava Albus con sguardo curioso.
“Non dovresti startene qui a sonnecchiare, è quasi ora di partire,” disse, prima di spostare lo sguardo dal ragazzo alla valigia ancora aperta ai piedi del letto, e alzare gli occhi al cielo.
“Al!”
Albus si morse il labbro, arrossendo, e si tirò a sedere sul materasso.
“Ho quasi finito, davvero. Mi sono solo perso un attimo nei miei pensieri...”
E allora Scorpius sorrise comprensivo, nonostante il groppo in gola, spalancò le tende del baldacchino con un colpo di bacchetta e prese posto sul bordo del letto.
“Va tutto bene?”
E in quel momento Albus avrebbe voluto urlare di e poi piangere no, rivelare tutte le delusioni ricevute negli ultimi giorni, lamentarsi di Rose e dei suoi compagni di stanza, chiedere al ragazzo cosa ne pensasse di questo e di quello… ma poi si rese conto che era da tanto, tantissimo tempo che lui non faceva la stessa domanda a Scorpius, a lui che c’era sempre stato, a lui che l’aveva sempre rassicurato, a lui che lo amava.
“Sì, tutto bene...” balbettò quindi, “E te, invece?”
Il maggiore, anche se di pochissimo, sospirò.
“Una merda,” ammise, “perché sai che voglio dire di te ai miei, e che ti amo, e che non mi vergogno affatto di farlo. Ma pur sapendo tutto questo, c’è una parte di me che ha paura… che ha il timore che qualcosa possa andare storto e...”
Albus appoggiò la guancia sulla spalla di Scorpius.
“E avrei voluto poter stare assieme a te, stamattina, perché almeno sarei riuscito a pensare ad altro… Ma forse tu avevi bisogno, al contrario, di startene solo col tuo cervello… E quindi è una merda.”
Albus lasciò un bacio nell’incavo del collo di Scorpius prima di stringersi attorno a lui e cominciare a parlare a pochi centimetri dalla sua pelle.
“Scorp… Ti devo chiedere scusa, ultimamente sono stato preso più da me stesso e dai miei problemi che da te e-”
“Non importa, Al, è comprensibile.”
“Comunque puoi restare, se vuoi, mentre finisco… E poi scendiamo assieme.”
Scorpius si voltò verso Albus, storse il collo e fece sfiorare i loro nasi.
“Vuoi?” chiese in un soffio che fece trapelare tutta la sua insolita insicurezza. Vuoi che resti?
“Io ti voglio sempre,” rispose il minore con serietà.
E fu allora che Scorpius lo fece: arrossì, poi piegò gli angoli della bocca verso l’alto, e infine si lasciò cadere di schiena sul materasso, ridendo.
Albus guardava il fidanzato con occhi sgranati, chiedendosi che…
“Che hai da sghignazzare?”
Scorpius si coprì il viso con le mani ossute e continuò a ridere, rosso come i suoi pensieri.
Anche Albus si fece ricadere sul letto, accanto a quello Scoprius inconsueto che non la voleva smettere di… Il ragazzo prese una boccata d’aria e continuò a sorridere.
“Ho detto qualcosa di buffo?” fece Albus, beandosi della vista su quel volto ridente – suprema estasi dei sensi.
“No, niente,” sghignazzò Scorpius.
“Niente?”
“Niente.”
Eppure il biondo non ce la faceva proprio a smettere di sorridere – scintille dissolute ad infiammargli gli occhi solitamente glaciali. E allora Albus gli piantò il broncio.
“È che prima…” cominciò quindi a rivelare Scorpius, “Mi hai fatto venire in mente una cosa...”
“Una cosa? Una cosa in che senso?”
“Una cosa sexy,” svelò il maggiore, prima di ricominciare a ridere.
La pelle di Albus prese lo stesso colore del tendame di quella stanza. Era possibile che avesse sentito bene? Scorpius gli aveva davvero detto quelle parole? Oh, cavolo. Oh, cavolo. E proprio quando stavano per separarsi per le vacanze, che di comune accordo avevano deciso di trascorrere lontani…
Doveva per forza aver capito male, eppure Albus quelle quattro lettere non poteva essersele immaginate… O meglio, , ma solitamente i suoi pensieri non avevano il volume.
Il silenzio, senza più il suono delle risa di Scorpius, si era fatto pesante e imbarazzato; Albus era completamente perso nei meandri della propria testa – posso, non posso, voglio, dovrei, sono pur sempre un Grifondoro e pensava, pensava, pensava che forse.
Forse avrebbe dovuto ammetterlo: “Anche io, a volte, penso cose sexy su di te.”
E allora lo disse.
Improvvisamente l’aria si fece elettrica, ma l’assenza di parole non era silenzio: il frastuono di due cuori impazziti riempiva la stanza, non lasciando spazio per alcun altro tipo di rumore, per nessun suono da articolare. Entrambi si facevano le stesse domande, ognuno nella propria testa, ognuno senza trovare risposte.
Scorpius aiutò Albus a finire le valigie. Lavorarono insieme, evitandosi; entrambi erano spaventati e storditi dalla loro nuova consapevolezza.
Crescere faceva decisamente paura. Crescere insieme, però... avrebbe potuto rendere il tutto più dolce.
“Al?”
“Mh?”
“Non c’è niente di male in quello che ci siamo detti. Lo sai, vero?” L’interrogativo rivolto al fidanzato era quasi più un pensiero espresso ad alta voce che una vera domanda.
“Sì,” rispose Albus, che nonostante i dubbi e il timore lo sapeva. Eppure, tra un battito e l’altro, continuavano ad insinuarsi dei brividi.
Presto i due ragazzi uscirono dalla Torre di Grifondoro e raggiunsero l’ingresso, dove si stavano riunendo tutti gli studenti. Lily sorrise in direzione dei due, spezzando quella tensione che non sapeva neppure esistesse.
Era giunta l’ora di salire sul treno per Londra.













 
Ciao a tutti e grazie per aver continuato la lettura di questa storia.
Se avete dubbi o domande sono a vostra disposizione!
A presto!




 

  
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