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Autore: Halina    19/05/2021    0 recensioni
Nymphadora Tonks viene convocata al Ministero della Magia in piena notte, dove le viene rivelato che suo cugino, Sirius Black, è evaso da Azkaban. Anche se il suo addestramento da Auror non è ancora completato, viene inserita nel gruppo di ricerca guidato da Kingsley Shacklebolt con un compito specifico, indagare su Remus Lupin. Così, due anni prima di trovarsi insieme nell'Ordine della Fenice, le strade di Dora e Remus si incrociano.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Epilogo - Luglio 1995


L’estate aveva infine investito Londra a piena forza, con un’ondata di caldo senza precedenti che gravava sulla città rendendo l’asfalto rovente e l’aria irrespirabile. Tonks stava sudando copiosamente nella sua canotta di lino e gonna corta; si passò una mano sul collo, lasciato libero dai capelli rosa cicca tagliati cortissimi, e imboccò la stretta scalinata con attenzione, borbottando a mezza voce: “Dannazione, giuro che non ho mai dovuto sopravvivere a un’estate così calda in tutta la mia vita. Grazie al cielo hanno inventato i seminterrati.”

In effetti, nella cavernosa cucina di Grimmauld Place, la temperatura era ancora ragionevolmente fresca, nonostante fosse ormai mattina inoltrata. Sirius sedeva scompostamente come suo solito a capotavola, i piedi appoggiati ad un angolo del lungo tavolo di legno e le dita incrociate dietro la testa: “Dove diavolo ti eri cacciata, Tonks? Sei andata a cercarle in Cina quelle sedie?”

Dora agitò la bacchetta e le tre sedie sospese davanti a lei si adagiarono a terra. Rifilò al cugino un’occhiataccia: “Sai benissimo che non è un’impresa da poco trovare dei mobili sani e innocui in questa casa, Sirius. Se pensavi di fare meglio, o più in fretta, potevi anche offrirti di dare una mano!”

“E togli i piedi dal tavolo, Padfoot – lo rimbrottò bonariamente Remus che, in piedi accanto al lavello, stava contando una ventina di bicchieri, osservandoli mentre levitavano graziosamente fuori dall’acqua insaponata e su un vassoio poco lontano – Saranno qui a momenti e qualcuno dovrà bene andare di sopra a fare gli onori di casa.”

“E perché dai per scontato che quel qualcuno debba essere io, Moony?”

“Perché – rispose Remus, voltandosi a fronteggiarlo – fino a prova contraria questa è casa tua. Ti sei pure vestito a festa per l’occasione.”

“Hei, – ribatté Sirius sulla difensiva, aggiustandosi il gilet gessato che indossava sopra alla camicia violacea – smettila di bulleggiare il mio guardaroba, Moony. Piuttosto, se ora avete soddisfatto le vostre ansie da anfitrioni, volete farmi il piacere di portare i vostri didietro quaggiù?”

Remus le rivolse uno sguardo divertito, e Dora sorrise. Non era sempre facile, averlo così vicino e doversi costringere a tenere sotto controllo il mare di emozioni che scatenava in lei, ma le ultime settimane erano state talmente frenetiche che aveva avuto ben poco tempo per crogiolarsi sulle sue miserie e, per ora almeno, averlo nella sua vita quasi quotidianamente le bastava.

Andarono ad occupare le due sedie ai lati di Sirius e lui, improvvisamente serio in viso, passò loro due calici, riempiti con un colpo di bacchetta di un corposo vino rosso. Ne sollevò uno a sua volta, e li passò in rassegna lentamente: “Un brindisi – disse – A voi due, teste di legno, due delle persone a cui voglio più bene al mondo, e a me. Nei mesi che verranno, nelle ore buie che inevitabilmente dovremo affrontare, possiamo ricordare gli amici che abbiamo vicino, un tempo in cui la vita era più gentile, e il motivo per cui stiamo combattendo.”

Con un piccolo click, i tre bicchieri si incontrarono. Prima che potessero portarseli alle labbra, un sonoro bussare rimbombò nel silenzio sopra le loro teste, immediatamente seguito dalla voce squillante di Molly Weasley: “Fred, George! Vi ho educato meglio di così, non si entra in casa altrui senza permesso! Ron, fai attenzione con quel baule, Bill vuoi aiutare tua sorella? Merlino, che polverone, Arthur sei certo che siamo nel posto…”

In quell’istante, una seconda voce, altrettanto squillante ma ben meno solare, si fece sentire: “CHI SIETE VOI?? LURIDI INTRUSI CHE OSATE INTRODURVI NELLE ONORATE SALE DELLA DIMORA DELL’ANTICHISSIMA CASA DEI MIEI ILLUSTRI PADRI…”

Sirius, Remus e Tonks si guardarono per un istante, sconsolati, quindi scoppiarono a ridere e con un gesto all’unisono mandarono giù il loro vino. Sirius fu il primo a balzare in piedi, tamburellando con le dita sul gilet: “Credo che i Weasley siano arrivati – sogghignò - e se non vogliamo presto rimanere tutti con l’udito permanentemente danneggiato, è il caso di iniziare ad invitare la gente a fare silenzio quando transitano nell’ingresso.”     

Si sistemò un’ultima volta la camicia e imboccò le scale di corsa, subito seguito dalle lunghe falcate di Remus. Tonks fece sparire i bicchieri e si guardò attorno un’ultima volta con una certa malinconia prima di affrontare a sua volta i gradini.

In corridoio, la famiglia Weasley quasi al completo era ammassata tra la porta e le scale mentre Remus e Sirius lottavano per chiudere i tendaggi del dipinto di zia Walburga. Dora andò incontro a Bill con un gran sorriso, gli posò una mano su una spalla e si alzò in punta di piedi per avvicinarsi al suo orecchio e mormorare: “E’ bello vederti, faremmo meglio ad andare di sopra, e cerchiamo di non fare troppo rumore sulle scale.”

Mentre Bill passava parola ai suoi fratelli, Dora precedette il gruppetto su dalla prima rampa di scale, cercando di non guardare le macabre teste appese alla parete: il cinismo di Sirius aveva categoricamente impedito a lei e Remus di rimuoverle prima dell’arrivo degli ospiti.

Aprì la prima porta sulla sinistra, che dava sullo studio, e tutti si affollarono dentro. Dal corridoio, Remus diede una spintarella a Sirius, che aveva salito le scale per ultimo, e lui si fece avanti, schiarendosi la voce: “Bene. Ben arrivati. Alcuni di voi già li conosco… - accennò con il capo verso Molly – e immagino tutti sappiate chi sono… Mi dispiace per il benvenuto di sotto… mia madre non è mai stata una grande fan di visitatori, ma voglio che sappiate che siete tutti i benvenuti qui, per tutto il tempo che vorrete restare.”

Arthur, gioviale come sempre, gli andò incontro tendendogli una mano: “Arthur Weasley, tanto piacere, e grazie dell’ospitalità, davvero.”

Per un attimo, Sirius fissò interdetto la mano dell’uomo, come spiazzato da un simile, banale, gesto di cortesia, quindi la strinse con un mezzo borbottio: “Figuriamoci, figuriamoci, sono felice di potermi rendere utile.”

Dall’angolo dove era andata ad appoggiarsi al muro, Dora sorrise. Sapeva bene che, nonostante le sue continue lamentele che la casa si sarebbe trasformata in un asilo con tutti quei ragazzi tra i piedi, Sirius era genuinamente contento di avere qualcuno a ravvivare l’atmosfera. Con Molly e Arthur entrambi impegnati con l’Ordine, sarebbe stato difficile per loro lasciare i figli a casa e continuare ad andare avanti e indietro; era semplicemente più sicuro avere tutta la famiglia lì, senza contare che Harry sarebbe arrivato a breve. Molly si era offerta, per sdebitarsi, di occuparsi dei pasti e aiutare a bonificare la casa: non c’era bisogno alcuno di sdebitarsi di nulla, ma l’aiuto era certo bene accetto.  

“Bene – continuò Sirius, poggiando una mano sulla spalla di Remus – Remus, qui, dovreste giù tutti conoscerlo e per chi ancora non l’ha incontrata questa è mia cugina, Nymphadora Tonks.”

Prima che potesse correggerlo, furono i gemelli ad intervenire.

“E’ Tonks!” disse Fred.

“Solo Tonks!” aggiunse George.

Dora scoppiò a ridere: “Non avrei potuto dirlo meglio! – li squadrò con affetto – Accidenti se siete cresciuti…”

Bill sorrise: “Solo di altezza, ti assicuro! Questa è mia sorella Ginny, - proseguì, indicando uno a uno i più giovani del gruppo - lui è Ron e un’amica: Hermione Granger.”

“Ho sentito tanto parlare di tutti voi, è un piacere! Ora, se volete sistemarvi, abbiamo preparato delle stanze per voi. Le ragazze sono qui sul piano, e avete un piccolo bagno tutto per voi.”

Mentre mostrava a Ginny ed Hermione la loro porta, Tonks vide con la coda dell’occhio Sirius dare una pacca sulla schiena a Ron: “Tu sei su di uno, Ron, dividerai con Harry, quando arriverà. Al momento il tuo unico compagno di piano è una vecchia conoscenza… Buckbeak.”

Scosse il capo, ricordando l’incubo che era stato convincere l’orgogliosa creatura a fare le scale e venire rinchiusa nella tetra camera padronale. Sirius e Ron si avviarono su per le scale insieme a Bill, curioso di vedere l’ippogrifo, e Remus fece cenno ai gemelli: “Saliamo anche noi, al terzo. C’è una camera per Fred e George e una matrimoniale per voi, Molly. Sono sistemato lì anche io e Sirius sta all’ultimo piano. Vi faccio strada…”

Dora bussò allo stipite della stanza delle ragazze e sporse dentro la testa: “Tutto ok?”

Hermione sorrise, alzandosi dal letto che aveva occupato, dove riposava placido un grosso, e piuttosto brutto, gatto rosso: “Perfetto, grazie! – quindi la squadrò incerta e chiese - Posso farti una domanda, hem… Tonks?”

“Sicuro, spara!” risposa Dora incuriosita.

“Ginny mi ha detto che sei una metamorphmagus…”

“Me ne ha parlato Charlie, – aggiunse la rossa – mi ha detto che puoi cambiare qualsiasi caratteristica del tuo corpo in un secondo! E che vi siete conosciuti finendo in punizione insieme perché tu hai imitato Snape a lezione e quell’idiota di mio fratello non riusciva a smettere di ridere.”

“Già… bei tempi” sogghignò Tonks al ricordo.

“Non so se si può chiedere, non ho mai incontrato un metamorphmagus prima – continuò Hermione – Ma potresti farci vedere qualcosa?”

Dora strizzò gli occhi, e il suo naso prese immediatamente la forma di un grugno da porcellino; le risate di Ginny ed Hermione coprirono in parte il rumore di diverse paia di piedi in movimento, ma qualche attimo dopo, il viso di Remus si affacciò alla porta: “Perdonate l’interruzione, ma gli altri stanno arrivando, faremmo meglio a scendere.”

“Oh, certo, arrivo! A più tardi, ragazze!”

Imboccò la scala al fianco di Remus, le spalle che quasi si sfioravano, e dovette ficcare le mani nelle tasche della gonna per combattere l’impulso improvviso di sfiorarlo, di sentirlo, anche solo per un istante rubato. Sobbalzò quando lui si chinò appena verso di lei per mormorare: “Bel naso, Nymphadora.”

Quindi le strizzò un occhio e la precedette lungo il corridoio dell’ingresso. Dora dovette fermarsi un istante, appoggiandosi pesantemente al muro. Era bastato sentire il suo respiro caldo sul collo a provocarle un brivido di desiderio lungo la schiena, a lasciarla con il fiato corto e un calore improvviso che non aveva niente a che vedere con il clima torrido fuori.

Era stato un gesto da amico, una battuta per ricordarle di rimettere a posto il naso prima di scendere in riunione, le aveva sussurrato all’orecchio solo per non disturbare il dipinto. Ne era perfettamente consapevole, eppure il suo cuore non voleva saperne di rallentare i battiti.

La prima persona che vide seduta al grande tavolo della cucina fu Bill, e si sforzò di sorridergli, prendendo posto sulla sedia vuota accanto a lui. Evitò accuratamente di guardare nella direzione in cui Remus e Sirius stavano parlando con Arthur, ma colse distintamente l’occhiataccia di Molly.

Confusa, si sporse verso l’amico al suo fianco: “Bill, credo che tua madre mi stia silenziosamente mandando una maledizione senza perdono. Ho fatto qualcosa che non va? Non ho neanche ancora rotto nulla!”

Lui scosse la testa, allungandole una bottiglia fresca: “No, Tonks, lo sguardo d’odio era per me.”    

“Oh! Che cos’hai combinato?”

“Apparentemente, ti ho spezzato il cuore.”

Tonks rischiò di soffocarsi con la burrobirra e Bill le batté un paio di manate sulla schiena: “Lo so, lo so. Ho provato a dirle in tutte le lingue dell’universo che io e te non ci siamo mai frequentati in quel modo ma ci sperava così tanto che si ostina a non volermi credere… Magari, prima o poi, se trovi un momento adatto, puoi provare a parlarle tu?”

“Certo, certo – rispose lei, sempre più confusa – E perché dovresti avermi spezzato il cuore?”

Lui sfoderò un’aria imbarazzata: “Perché ho iniziato a uscire con una ragazza. Lo so che non è il momento migliore per iniziare a mettere in piedi una relazione, ma… ma lei è fantastica, Tonks!”

Bill era improvvisamente diventato così infervorato che Dora non poté non sogghignare, dandogli di gomito: “Ci siamo rimasti sotto, eh, signor Weasley? La conosco?”

Bill scosse nuovamente il capo, sempre più imbarazzato: “No, ma probabilmente ne hai sentito parlare, è la campionessa del TreMaghi di Beauxbatons.”

Dora annaspò alla ricerca di un nome, qualcosa che aveva a che fare con i fiori: “Fleur…”

“Delacour, sì. Ha deciso di tornare in Inghilterra per fare uno stage estivo alla Gringott e lo so che è un po’ giovane…”

A quelle parole, gli occhi di Dora corsero suo malgrado sulla figura di Remus, e si affrettò ad interromperlo posandogli una mano sul braccio: “Non hai niente di cui giustificarti, Bill. Da tutto quello che ho sentito di lei deve essere molto in gamba, e se lei ti piace, e tu piaci a lei, non c’è bisogno di aggiungere altro. Sono felice per te, Bill, davvero!” 

“Grazie – rispose lui – sei la seconda persona a cui lo dico dopo mia madre e avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse che non sono completamente matto.”

Tonks fece per aggiungere qualcosa, ma in quel momento una figura famigliare fece la sua comparsa sulla soglia, facendola balzare in piedi con un urlo entusiasta: “Vecchio!!”

Gettò di slancio le braccia al collo di Mad-Eye, quasi commossa. L’ultima volta che lo aveva visto, sotto gli effetti di una pozione soporifera, era stato un anziano fragile e mutilato, avvolto nelle lenzuola bianche e verdi del San Mungo come in un sudario. Sembrava completamente ripreso ora, almeno a giudicare dallo scrollone energico che le diede per levarsela di torno: “Per le palle di Merlino, Tonks! Devi seriamente piantarla con questa dannata abitudine di abbracciare la gente!”

“È bello rivederti in piedi, Mad-Eye” rispose lei con un sorriso.

“Un sentimento che sicuramente tutti condividiamo” disse la voce gentile del preside, alle spalle del vecchio auror. Al suo fianco c’erano la McGonagall e Snape e, poco più indietro, la grande mole di Hagrid si stagliava nella stretta tromba delle scale.  

Con un cenno di saluto, Tonks tornò a sedersi, mentre il gruppetto di Hogwarts prendeva posto, con il Preside a capotavola. Dietro di loro, in piccoli capannelli, sciamarono nella cucina altre facce più o meno note, tra cui Tonks riconobbe Kingsley ed Hestia, Emmeline Vance, e il vecchio Elphias Doge.  

Quando infine tutte le sedie furono riempite, ci fu silenzio e tutti gli occhi si posarono su Dumbledore. Il vecchio mago estrasse la bacchetta e la posò sul tavolo con l’impugnatura verso il centro e la punta rivolta verso di sé; gli altri, notò Tonks, stavano facendo lo stesso. Vide Kingsley, imperturbabile come sempre, copiare Dedalus al suo fianco e Mad-Eye rivolgerle un cenno di sprone. Elettrizzata, chiedendosi che cosa sarebbe successo, posò la sua bacchetta chiara davanti a sé.

“Amici, – disse il Preside – temevamo che la nostra vittoria contro il male non fosse che una breve tregua, e ancora una volta la minaccia di Voldemort grava su di noi, ancora una volta ci è chiesto di unire le nostre forze per combattere, ancora una volta ci è chiesto di essere pronti a sacrificare le nostre vite e tutto ciò che abbiamo di più caro. Se qualcuno di voi dovesse avere ripensamenti vada ora, senza rancore e senza vergogna.”

Nessuno si mosse. Nessuno fiatò.

Dumbledore batté le mani, e uno stridio acutissimo riempì l’aria immobile, facendo tremare i timpani nelle orecchie di Dora. Una fiammata rossastra prese vita nel centro del tavolo e la ragazza si schiacciò contro la sedia, gli occhi sgranati, guardando l’inconfondibile sagoma di una fenice emergere dal fuoco. Il maestoso uccello batté le ali, e le fiamme divamparono attraverso il tavolo, avvolgendo le bacchette che vi erano posate. Sentì Bill al suo fianco sussultare, e per un attimo fu presa dallo stesso spasmo di panico quindi, come erano arrivate, le fiamme scomparvero, lasciando tutte le bacchette illese e immutate al loro posto. La fenice era placidamente appollaiata sullo schienale della sedia di Dumbledore. Era accaduto tutto così in fretta che Tonks si trovò a chiedersi se non se lo fosse immaginata.  

“L’Ordine della Fenice è risorto – disse semplicemente il preside, e Dora esalò il fiato che non si era accorta di stare trattenendo - La nostra priorità più urgente, in questo momento, è garantire la sicurezza di Harry Potter. Alastor, a te la parola.”

“Operazione Avanguardia: mese di agosto, data e orario da definirsi – esordì Mad-Eye - Harry Poter verrà prelevato dalla sua corrente posizione, il n.4 di Privet Drive, Little Whinging, Surrey, e spostato qui. Il ragazzo è minorenne, quindi, signori e signore, voleremo. Avete capito bene: scope. Cerchiamo buoni volatori, e combattenti d’esperienza. Si formeranno due squadre da nove, l’Avanguardia sarà il nostro team principale, la Retroguardia coprirà le spalle al primo gruppo e interverrà in caso di bisogno. Remus, Harry ti conosce e si fida di te, ti voglio con me nel primo team.”

Remus annuì e Sirius, al suo fianco, fece per dire qualcosa ma Mad-Eye lo stroncò immediatamente: “No, Sirius, sei troppo riconoscibile, non possiamo rischiare. Ho bisogno altri sette volontari.”

Bill e Tonks si scambiarono uno sguardo e le loro mani scattarono in alto all’unisono. Alastor li squadrò per un istante prima di rispondere: “Va bene, pivella, puoi essere dei nostri. Bill, sei l’altra persona che Harry conosce, preferirei averti nella Retroguardia. Chi altro? Shacklebolt, come te la cavi in volo?”

In pochi attimi le due squadre furono assemblate, e Moody fissò entrambi gli occhi su Dora: “Tonks!”

“Sì signore!” sobbalzò lei.

“Abbiamo bisogno di un diversivo per fare in modo che la famiglia babbana del ragazzo non sia in casa quando andremo a prenderlo. Pensi di poter pensare a qualcosa?”

“Con piacere!”

E mentre Moody andava avanti ad abbaiare istruzioni a destra e a manca, Dora tornò a guardare Fawkes, che vegliava sulla stanza con i suoi occhi intelligenti. Una guerra era alle porte, erano in inferiorità numerica uno a venti contro i Mangiamorte di Voldemort, conosceva a malapena metà dei maghi e streghe assemblati in quel seminterrato, tra cui sedevano dei cari amici, e l’uomo che le aveva rubato il cuore.

Nymphadora Tonks sorrise. Era lì, era nell’Ordine della Fenice, era esattamente dove sapeva di dovere essere.



 
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Che dire? Fa sempre uno strano effetto mettere l'ultimo punto e non avere più nulla da aggiungere, soprattutto quando come in questo caso si mette l'ultimo punto ad una storia che mi ha accompagnato per anni. 

Grazie, di cuore, a chi ci ha creduto fino in fondo, a chi non mi ha abbandonato, a chi mi ha scritto quando ancora l'opera era incompiuta e abbandonata per incitarmi a non mollare. Grazie a chi ha letto, grazie ancora di più a chi ha recensito, con una buona parola o un suggerimento, una domanda o anche "solo" la voglia di condividere un pensiero. Scrivere è un mestiere solitario, e quando si lancia una storia nell'etere lo si fa con la speranza che raggiunga qualcuno, gli tenga compagnia per un po' e, chissà, magari gli smuova dentro qualcosa; non so come sottolineare ancora una volta quanto piacere mi farebbe avere anche solo mezza parola di feedback. 

Buon proseguimento, buone letture e grazie ancora, 

Lu

 
  
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