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Autore: ClostridiumDiff2020    21/05/2021    3 recensioni
Dopo una lunga lotta nelle tenebre che lui stesso ha generato, dopo aver perso così tanto, c'è speranza di ritrovare la luce?
Un piccolo brano ispirato al mio unico vero Re, il Darkling e alla speranza che una certa Santa lo veda veramente e scelga di non lasciarlo da solo. Non limitarsi alle parole dette con troppa facilità.
Una piccola Shot dedicata alla serie che adoro e soprattutto al mio amatissimo Ben Darkling Barnes.
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alina Starkov, Altri, Darkling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alone







Il pugnale andò a segno, era debole, crollò a terra senza un gemito, la furia rovente impressa nei suoi occhi. Era solo, lo era sempre stato e stavolta stava soccombendo a quella rabbia che gli si rivoltava contro. Sarebbe sprofondato diventando parte della tenebra che lui stesso aveva creato?
Vi fu un lampo di calda luce accecante poi l’oblio.
Stava tornado a quel nulla che lo aveva generato?


Una voce invocava il suo nome, il suo vero nome
Ti prego fallo ancora, non lasciarmi andare…
Ho paura…
Qualcosa gli sfiorò la mano, un tocco gentile, una mano calda, poi di nuovo il silenzio.


La luce lo raggiunse di nuovo, era tangibile, poteva sentirne il calore scaldargli la guancia.
Lentamente aprì gli occhi, era sdraiato in un letto e lei era in piedi davanti a lui e lo osservava con freddi occhi severi. Una Dea con candidi capelli. Era stanca, vedeva lo sforzo che le costava restare immobile e austera.
Quando lui cercò di evocare le ombre non riuscì a raggiungerle, un brivido di terrore lo percorse, era inerme. Un bimbo indifeso di fronte al giudizio, un’inevitabile sentenza.
“Non sforzarti, sarebbe inutile e pericoloso”
“Perché sono ancora vivo?” Ringhiò lui con sguardo dardeggiante.
“Perché sono io a volerlo, rammentalo. Il tuo destino è nelle mie mani, ma potrò mantenerti in salvo fin tanto potrò dimostrare che sono in grado di controllare…”
“Allora uccidimi adesso, non me ne resterò in questa cella per il resto dei miei giorni…”
Lei lo osservò impassibile “La morte è un dono che non ti sei ancora guadagnato”
Lui sorrise “Sei davvero un’abile allieva… Ma la crudeltà non ti si addice, malgrado non possa negare che ti calzi a pennello.”
“Sono qui per offrirti una scelta. O restare qua a consumarti per il resto dei tuoi giorni finché la rabbia non ti avrà consumato e i giorni della tua lunga vita si saranno estinti…”
Lui distolse lo sguardo, non voleva che vedesse il panico nei suoi occhi, non avere potere lo faceva sentire un bambino indifeso, non le avrebbe mai mostrato ancora e incautamente la sua fragile anima. “Oppure…” sibilò furente.
“Oppure verrai con me e mi aiuterai a distruggere ciò che hai fatto, a rimediare ai tuoi sbagli e a proteggere il nostro popolo come hai sempre desiderato. Lo faremo assieme, seguendo me…”
“Vuoi che sia di nuovo il cagnolino di un Re, che scodinzoli quando mi lanciate un osso o che sia felice di riposare nel giaciglio che tu e il tuo dolce consorte dai capelli dorati costruirete per me? Un docile animale da compagnia? Il vostro cagnolino da guardia? Perché mai dovrei accettare? Uccidimi adesso, perché quando mi riprenderò ciò che è mio di diritto distruggerò tutto ciò che ami, dilanierò le carni dei tuoi seguaci e quando giungerà la fine ti farò la tua stessa proposta, a quel punto vedremo cosa mi risponderai… Forse anche tu sceglierai la morte…”
Lei lo osservò con sguardo stanco.
“Perché devi rendere tutto così difficile?”
Una risata gorgogliò nella gola di lui come un latrato animalesco “È la mia natura…”
Ringhiava le sue menzogne, voleva ferirla con le parole non avendo mai potuto farlo con il suo potere.
Vai, corri dal tuo bel principe dai capelli dorati, dalle sue braccia confortevoli e lasciami da solo, ancora una volta...
Ma lei tornava, ogni giorno per fargli la stessa domanda. Lui continuava a ruggirle tutte le sue menzogne cercando di allontanarla, spuntandole addosso rabbia e dolore, mascherate da disprezzo con tutte le forse che gli restavano. “Torna dai tuoi protettori, sigilla quella porta per sempre, lasciami morire nella solitudine, è questo che hai sempre voluto”
“È una bugia… E tu lo sai…”
Quando restava solo, nelle interminabili ore di silenzio, gli spettri emergevano dai suoi ricordi. Nel buio rivedeva i loro volti, fragili e mortali vite che si erano donate a lui… Invano, perché aveva fallito ancora una volta.
Sapeva che anche lei poteva vederli, ora che le loro menti erano così vicine da potersi quasi fondere. Condividendo ogni pensiero, ogni desiderio. Ma lui si rintanava sempre più in profondità, tentando invano di rinnegare ogni emozione. Sopra a tutto voleva allontanare quella luce a lungo bramata e con essa l’illusione a lungo cullata di emergere dalle tenebre che lo stavano divorando.
Rimaneva solo con i suoi spettri, che affollavano la sua mente.
Tra di loro sopra a tutti vi era lui, morto per onore, per averlo seguito fino alla fine, a discapito del suo stesso cuore.
Lo spettro gli parlava e lui ascoltava in silenzio sotto quello sguardo severo. “Sapevi che non ti avrebbe perdonato, sapevi che ti si sarebbe rivoltato contro per questo hai nascosto la verità dentro di te. Come sapevi che io ti avrei seguito ovunque, fino alla morte. Sapevi che ci avresti diviso eppure hai accettato di benedire la nostra unione”
Il bambino nelle tenebre gemette, come poteva un cuore morto soffrire di nuovo.
Era stato il suo più fidato seguace, non aveva mai dovuto chiedergli di fidarsi, lo faceva. Non doveva voltarsi, sapeva che sarebbe stato al suo fianco. Finché non glielo avevano portato via e lo aveva trovato immerso nel suo sangue. Leale fino all’ultimo respiro. Lo aveva sepolto con tutti gli onori e quando era venuto il momento li aveva uniti di nuovo. Assieme nella morte quando la vita li aveva divisi, quando lui li aveva divisi. Quando aveva ritrovato il traditore, dilaniato dai suoi mostri una lacrima aveva lottato solcando quel volto pallido, non era riuscito a rinnegarla. Avrebbe dovuto gioire, ma era riuscito solo a ricordare l’ultimo sorriso che aveva visto sul suo volto, riflesso in quello dell’amato. Riportare alla mente il calore di quel momento perduto nella sua mente.
Tutto era stato perfetto, aveva posto le mani sulle loro condividendo per un fugace istante parte della loro gioia. Era stato solo un momento, eppure se ne restava la, conficcato nella sua anima sanguinante e desiderava solamente poterlo rivivere in eterno.
“Vieni con me, fallo, per loro…”
La voce di lei era un'eco lontano, nel mare di tenebra della sua mente eppure chiara e cristallina. Una triste supplica speranzosa. “Vuoi restare prigioniero di un ricordo?”
Lui sorrise, vi era amarezza sul suo volto “la mia condanna…”
Percepì la sua presenza, lei sera seduta al suo fianco, la sua mano sfiorava quella di lui. “Perché sei tornata?”
Lei rimase in silenzio per un tempo quasi infinito poi la sua cristallina voce tintinnò nell’oscurità “Perché là fuori sono sola, anche se affondo nella luce della folla…”
Non era uno spettro, era reale. La mano di lui si strinse su quella di lei e la luce giunse di nuovo.
   
 
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