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Autore: kanejvibes    21/05/2021    0 recensioni
In un mondo post apocalittico, dove il controllo è stato preso con la forza da una grande corporazione, Nina si ritrova a dover lottare per sopravvivere e proteggere i suoi fratelli minori, mentre il suo gemello è scomparso. E proprio quando pensa di essere al sicuro, un misterioso sconosciuto entra nelle loro vite, scombussolandole.
Tratto dal testo:
La verità era che era stato e sarebbe sempre stato un egoista.
Nel suo cuore, James lo sapeva.
Accettò quella verità e le sorrise appena per cercare di farla tranquillizzare.
"Non posso perderti, Nina".
Moriranno tutti al bunker? Sì.
Tuo fratello diventerà una cavia da laboratorio? Sì.
Ma tu sarai viva.
Chiuse per un attimo gli occhi e quando tornò a guardarla lei aveva quell'espressione di rabbia che spesso gli rivolgeva. Rabbia e odio. Ma un odio temporaneo, un odio che nascondeva tutt'altro.
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 13

Nina arrancò, cercando di riprendere fiato. Erano ore che camminavano. Dean sembrava essere sicuro di dove andasse, ma a lei sembrava di girare in tondo. Inoltre, il passo dei due ragazzi era estenuante.
"Al contrario di voi...", iniziò, con il fiatone.
"Non sono stata geneticamente modificata. Possiamo riposarci due minuti?".
Dean si fermò, voltandosi a guardarla. James fece lo stesso, le andò incontro e sbuffò.
"Non abbiamo tempo, ti riposerai quando saremo al bunker", commentò, irritato. Era tornato di nuovo ad odiarla? Grandioso.
"Non arriverò al bunker, mi prenderà un infarto prima", sbottò lei, incrociando le braccia.
James, che si era voltato per ricominciare a camminare, le si avvicinò di nuovo e la afferrò per le gambe, tirandosela sulle spalle.
Nina, per la sorpresa e per la rabbia, tirò un gridolino.
"Mettimi giù!", esclamò, dimenandosi inutilmente.
Dean li guardò con un sopraccigliò alzato, mentre James lo sorpassava.
"Forza, muoviamoci, abbiamo ancora tanta strada da fare".
"James!", trillò ancora la ragazza, tirandogli dei colpi sulla schiena che non sembrarono disturbarlo per niente.
"Se non fai silenzio, Nina, giuro che ti metto a dormire", la minacciò lui, roteando gli occhi.
"Dean!", fece la ragazza, a quel punto, sperando nell'aiuto del fratello, ma lui alzò le spalle.
"Ci stavi rallentando comunque, Nee", disse, tornando in testa al gruppo.
Nina lo sentì ridere e, poco dopo, sentì anche la risata calda di James.

Nina si era addormentata. Non sapeva come fosse stato possibile, dato che la spalla le provocava fitte lancinanti e James si muoveva così velocemente da non farla stare ferma un attimo. Aveva perfino lo stomaco in subbuglio.
Si stiracchiò appena, guardandosi intorno.
La vegetazione si era fatta meno rada e non erano più nel canyon. Doveva aver dormito per molte ore perché il sole era quasi calato del tutto.
Il vento aveva iniziato a soffiare più freddo e si ritrovò ad avere i brividi.
"Quanto...quanto manca?", chiese, con la voce impastata.
"Bentornata nel regno dei vivi", mormorò James, sorridendo.
Lei non poteva vederlo in faccia, ma era certa che avesse sorriso. Quel sorriso da bastardo che le faceva ribollire il sangue nelle vene.
"Non mi sento più la schiena, puoi mettermi giù?", ribatté lei.
Si appettava di essere ignorata per l'ennesima volta, ma, dopo un attimo di silenzio, James le sfiorò i fianchi e la tirò giù. Si aggrappò al suo collo con entrambe le braccia, mentre scivolava verso terra e se ne pentì quando i loro sguardi si incontrarono, vicinissimi.
Il verde delle sue iridi rifletteva la luce e sembrava che il sole  stesse tramontando nei suoi occhi.
Nina si schiarì la voce, imbarazzata, e si allontanò.
"Quanto manca?", ripeté, incrociando le braccia.
"Ancora un po'", rispose Dean, che aveva osservato tutta la scenetta, più divertito di quanto dovesse.
"Dovremmo fermarci per la notte", continuò lei, lanciandogli un'occhiataccia.
James sbuffò sommessamente, ma poi annuì.
"Va bene, ma appena il sole sorge ci rimettiamo in viaggio e non voglio più sentire una parola uscire dalle tue labbra", commentò, acido.
Nina sorrise appena.
"Perfetto".
Trovarono un posto protetto dagli alberi e James si dileguò quasi subito per andare a cercare della legna per fare il fuoco, dato che la ragazza stava visibilmente tremando.
Si sedettero per terra e Nina si appoggiò alla spalla del gemello.
Finalmente, nessuno stava tentando di ucciderli, James non c'era e poteva parlare con Dean.
"Sono così felice di averti ritrovato", disse, sorridendo a trentadue denti.
Dean le accarezzò i capelli e sorrise appena.
Lo vide provato, preoccupato per qualcosa, ma se prima era riuscita a sentire almeno una piccola nota di ciò che stesse provando, in quel momento era completamente fuori dalla sua testa.
"Cosa ti turba?", gli chiese, alzando il viso verso il suo.
Cercò di ricercare il suo sguardo, ma lui continuò a guardare davanti a sé.
"Niente, sono soltanto stanco", ribatté il ragazzo, facendo spallucce.
Era ansioso di cambiare discorso, si guardò intorno un paio di volte.
"Spero che il tuo ragazzo si muova, sta iniziando a fare davvero freddo".
Nina fece una smorfia, incrociando le braccia.
"Ti ho già detto che non è il mio ragazzo".
Dean annuì appena, facendo un mezzo sorriso, che però sparì subito e tornò fin troppo serio.
"Sono davvero contenta di averti ritrovato, quasi non mi sembra vero", mormorò lei, cambiando discorso.
"Stare senza di te era come...io...ero incompleta. Mi sei mancato tantissimo", aggiunse, tirando su con il naso.
Dean la strinse a sé.
"Ti voglio bene, sorellina", disse, lasciandole un bacio sulla fronte.
"C'è una cosa che non capisco però...", commentò, aggrottando le sopracciglia.
"Come ho fatto a risvegliarmi? Come mai non sono più un deeta?".
Nina lo guardò.
"Beh, credo sia perché James mi ha dato un chip che mi rende immune".
Dean ricambiò lo sguardo confuso.
"Avete dei chip che contrastano quello dei deeta?", chiese, sorpreso.
"Non la metterei proprio così...che io sappia quello che ho preso io era l'unico...è complicato...".
"Ne ho abbastanza di complicato", ribatté lui, alzandosi e mettendosi a guardare il cielo.
Nina lo osservò, cercando di capire come si sentisse, ma ormai era indecifrabile.

Quando Nina aprì gli occhi si vedevano già i primi spiragli di luce. Il sole, dietro le montagne, creava piccole increspature dorate nel cielo. 
La ragazza si stiracchiò, tirandosi seduta.
Aveva addosso la giacca dell'uniforme verde di Dean, ma lui non si vedeva.
James, invece, stava immobile a fissare qualcosa, a lei invisibile, in lontananza.
Nina si alzò e gli si avvicinò, lentamente, ma quando gli fu vicino, si schiarì la voce per dichiarare la sua presenza.
Jaime la guardò appena.
"Buongiorno", disse, sciogliendo la posa rigida e sorridendo.
"Dormito bene?", aggiunse, tornando a guardare tra la boscaglia.
La castana lo osservò, mordendosi il labbro.
Gli arrivava appena alla spalla e in certe occasioni quella cosa l'aveva messa in soggezione, ma in quel momento le stava dando un senso di sicurezza. Per la prima volta da quando lo conosceva, si fidava completamente di lui.
E ciò la faceva andare fuori di testa.
Arrossì appena, quando si accorse che le aveva chiesto qualcosa e lei era rimasta imbambolata.
"Mmmh?", chiese, scostandosi una ciocca di capelli spettinati dietro l'orecchio, mentre abbassava la testa per nascondere l'imbarazzo.
"Ti senti bene?".
"Sto bene", mormorò lei, scrollando le spalle.
"Patto a parte", riprovò il ragazzo, alzando un sopracciglio. I capelli chiari gli ondeggiarono sul viso e se li tirò indietro con una mano.
Lei annuì con la testa.
"Sto bene", ripetè.
Non era proprio una bugia. Non stava benissimo fisicamente, ma per il resto non si era mai sentita così da quando aveva perso il suo gemello.
James sorrise e incrociò le braccia.
"Bene", mormorò, mentre Dean faceva il suo ritorno con la colazione appena cacciata.
Mangiarono e si rimisero in viaggio il più in fretta possibile.
Non mancava molto al bunker e più si avvicinavano e più James faceva aumentare il passo, il che era una tortura per Nina.
Stava giusto per lamentarsi per la decima volta quando una freccia colpì il terreno non molto lontano da lei, facendola gridare.
Subito, si misero sulla difensiva, ma vennero accerchiati da sei deeta e due soldati, uno dei quali era una vecchia conoscenza di James. Anche Nina lo riconobbe: era il soldato che aveva sparato a Rose. Pensò che Jaime gli si sarebbe avventato contro, furioso, ma lui rimase fermo, impassibile.
Il soldato gli sorrise, vittorioso.
"Ciao, Liam", mormorò, segno che conosceva anche il passato del ragazzo.
James prese un lungo respiro, la mano si avvicinò al coltello che aveva alla cintura.
"Io non lo farei se fossi in te. Hai talento, te lo riconosco, e potresti anche uccidermi, ma nel frattempo anche i tuoi amici morirebbero. Quindi, deponete le armi e arrendetevi".
"Fottiti, Arrows", sbottò Jaime, assottigliando gli occhi.
"Oh, vogliamo giocare allora, mmh? Benissimo", ribatté l'altro, sorridendo, mentre dava degli ordini con lo sguardo ai deeta.
Dean e Nina vennero immobilizzati.
James strinse i pugni.
E poi accadde tutto molto velocemente: vennero scoccate frecce da ogni parte e i deeta caddero a terra, insieme ai due soldati.
I tre ragazzi si guardarono intorno, prima di vedere alcune persone uscire dagli alberi, indossavano le divise della vecchia marina militare.
"State tutti bene?", chiese una voce, mentre un uomo sulla trentacinquina, si avvicinava a loro. Era alto, moro e con una folta barba a contornargli il volto color ambra. Gli occhi neri erano molto intensi.
Nina schiuse le labbra, incredula.
"Io sono...".
"Peter Anderson, mia sorella si è presa una cotta per te da quando tutto questo casino è iniziato", commentò Dean, sorridendo.
Nina lo guardò male, poi si voltò di nuovo verso Anderson, imbarazzata.
"Io non...cioè...ti...ti ammiro...molto", blaterò, deglutendo a fatica.
L'uomo la guardò appena e fece per parlare di nuovo, ma James lo precedette.
"Beh, Anderson, grazie per il salvataggio. Ora dobbiamo andare".
"Tu sei il lupo", fece quello, scrutandolo a fondo.
Jaime fece una smorfia.
"Mi conosci, avevo sperato di no", ammise, mettendo le mani in tasca.
"Beh, se non vuoi essere riconosciuto ti consiglio un diverso colore di capelli".
James sorrise, senza alcuna allegria, e si passò la lingua sulle labbra.
"Ce ne andiamo".
"Non credo proprio. Non capita tutti i giorni di imbattersi nel leader delle Ombre così vulnerabile", rispose Anderson, piegando la testa di lato.
"Non siamo in guerra tra di noi, Anderson".
"Vai a dirlo a quelli che sono morti per causa tua. Tu e quelli che ti seguono non siete altro che ladri e assassini".
James alzò le sopracciglia e si voltò verso Nina.
"Sembra di sentir parlare te, capisco perchè tu abbia una cotta per lui", commentò, accennando un sorrisetto. Lei lo guardò male e fece per rispondergli, ma Jaime era tornato a concentrarsi sul leader dei ribelli.
"Quindi ci hai salvato dai deeta per ucciderci tu stesso?", chiese, calmo.
Peter scosse la testa, avvicinandosi appena.
"Non sono come te, lupo. Io non uccido a meno che non sia strettamente necessario. Perciò vi porteremo alla nostra base, dove passerete gran parte del tempo nelle segrete", disse, tagliente.
Jaime assottigliò gli occhi, minaccioso, e fece anche lui un passo verso l'altro.
Nina pensò che si sarebbero presi a pugni, perciò si frappose fra i due, dando le spalle a James.
"So che è difficile da credere, ma James non è una cattiva persona...", iniziò, tutto d'un fiato, deglutendo a fatica mentre incontrava gli occhi di Anderson.
Pensò che uno dei due l'avrebbe spinta di lato e messa al suo posto, ma nessuno la toccò o la interruppe. Peterson la stava guardando con interesse, James, anche se lei non poteva vederlo, non si era mosso.
Tutti pendevano dalle sue labbra.
"Le Ombre non sono cattive persone...", continuò, mordendosi il labbro.
"Quindi...tu non ne fai parte?", mormorò Anderson, piegando la testa di lato.
"No...cioè...sì...io...non da tanto. E...è stato difficile all'inizio. Non li conoscevo e li ho giudicati, ho giudicato James da voci che avevo sentito e che probabilmente i Westing hanno messo in giro...James non è perfetto, ma fa del suo meglio. Vuole...vogliamo ciò che volete anche voi, che il mondo torni ad essere come prima", disse, con la voce sempre meno incerta.
Anderson la intimoriva un po', ma era grata di non riuscire a vedere l'espressione di James in quel momento perché probabilmente sarebbe sprofondata per la vergogna.
Il moro prese un lungo respiro.
"Quindi dovrei lasciarvi andare?".
Nina alzò le spalle.
"Penso che potremmo esservi d'aiuto, se collaborassimo...".
Il caporale sorrise appena e guardò oltre le spalle della ragazza.
"E tu sei d'accordo con lei? Dovremmo collaborare?".
Nina abbassò gli occhi e si morse il labbro mentre si voltava verso James. La sua espressione non era rassicurante. Probabilmente stava odiando il fatto che lei stesse parlando per lui e che avesse addirittura ipotizzato una collaborazione tra le parti.
Ma annuì con la testa.
"Sono d'accordo", disse, atono. La sua espressione ora era indecifrabile.
Nina tornò a guardare Anderson.
"Tornate alla vostra base, riposatevi, preparatevi e ci rivediamo qui tra una settimana per accordarci", concluse lui, andandosene insieme ai suoi uomini.

Nina schiuse le labbra.
"Non posso credere che abbia accettato", mormorò, incredula, ma anche un po' orgogliosa di se stessa.
"Forza, andiamo. Dobbiamo stare più attenti a non lasciare tracce se non vogliamo che ci seguano di nuovo", sbottò James, riportandola alla realtà.
Stava già camminando, quando lei si voltò a guardarlo.
"Con i ribelli abbiamo una possibilità in più di sconfiggere i Westing", continuò, allegra.
"Non torneremo qui e non faremo nessuna alleanza", bofonchiò il lupo senza guardarla.
"Cosa? Ma tu hai detto...".
"Ho detto quello che dovevo per tirarci fuori dai guai", rispose James.
Si era fermato, rigido.
"Ma Anderson...", riprovò lei. E questa volta Jaime la guardò, scuotendo la testa.
"Anderson combatte una guerra persa", disse, calmo, avvicinandosi.
Nina scosse la testa, testarda.
"Ma se lo aiutassimo...", continuò.
"Nessuno aiuterà nessuno", fece lui, come se quella fosse l'ultima parola, perché si voltò e riprese a camminare.
Dean guardò entrambi con curiosità, un po' divertito da quella discussione.
"Non è una decisione che spetta a te!", esclamò lei, incrociando le braccia.
"Sì, invece, perché sono io il leader!", ribatté lui con altrettanta rabbia, tornando verso di lei.
"Più che un leader mi sembri un tiranno".
"Vuoi andare con Anderson? Vai! Nessun tiranno ti ferma!", gridò il ragazzo, livido. Una vena gli stava tirando sul collo rigido, molto visibile.
"No, perchè la mia famiglia è in quel bunker".
"E allora smettila di discutere e andiamo!", fece lui, sbuffando, riprendendo a camminare.
"Pensavo che volessi sconfiggerli".
James si fermò, chiudendo gli occhi per qualche secondo e quando li riaprì era più calmo. Più calmo e più triste.
"Il sogno di Rose era sconfiggerli e guarda dove l'ha portata", sussurrò, andandosene.

Il resto del viaggio fu silenzioso e imbarazzante, specialmente per Dean, che non sapeva cosa dire per non creare ancora più tensione.
Finalmente, arrivarono al bunker.
James sbuffò, facendo schioccare la lingua.
"Non ho la chiave...devo averla persa quando ci hanno catturato", mormorò, voltandosi verso gli altri due.
Nina sospirò, stringendosi nelle spalle.
Quando aveva riconosciuto i dintorni del bunker si era lasciata andare ad una sensazione di pace e si era già immaginata immersa in una vasca di acqua bollente, ma a quanto pare no.
"Dovremo aspettare che esca qualcuno", continuò James, sedendosi per terra. 
Chiuse gli occhi e sospirò.
Nina lo fissò, squadrandolo.
Doveva essere terribilmente stanco anche lui, praticamente non l'aveva mai visto dormire da quando erano stati catturati, se non per i sedativi e qualche ora dove Dean gli aveva dato il cambio per fare la guardia. Quando era stato il turno della ragazza, Jaime invece l'aveva costretta a dormire al posto suo.
Due profonde occhiaie gli contornavano gli occhi, ma non si era mai lamentato.
La ragazza fece per sedersi accanto a lui quando sentì delle voci in lontananza.
Qualcuno era entrato nell'edificio.
James aprì subito gli occhi e Dean e Nina si voltarono verso il chiacchiericcio.
Poi una figura svoltò l'angolo, seguita subito da qualche altro.
Nina schiuse le labbra quando riconobbe i capelli sbarazzini di Nicholas e i suoi occhi caldi.
Si portò una mano alla bocca, poi gli corse incontro e gli saltò al collo prima che lui potesse anche solo realizzare cosa stesse succedendo.
"Cosa...? Nina?", mormorò, stringendola a sua volta, poi si distanziò e le prese il volto tra le mani, come per testare se fosse vera o se la stanchezza gli avesse procurato un brutto scherzo alla vista.
"Stai bene? Sei ferita? Cosa...? Dove...? Oh...", blaterò, abbracciandola di nuovo.
Le accarezzò i capelli e chiuse gli occhi, inebriandosi del suo profumo. Quando li riaprì si accorse anche di James.
Gli lanciò un'occhiata fredda: i lividi e i tagli che gli aveva procurato erano migliorati e adesso ne erano comparsi di nuovi. Non sapeva se provare rabbia verso di lui e incolparlo per tutto o essere felice di vederlo ancora vivo.
Jaime gli sorrise appena, poi abbassò gli occhi.
Nick senza lasciare andare la ragazza, spostò lo sguardo su Dean, e tutte le emozioni che stava provando si tramutarono in stupore.
"E tu chi...?", iniziò, mentre scioglieva l'abbraccio con Nina, ma la teneva comunque molto vicina a sé. Anche la ragazza si voltò verso suo fratello.
James ridacchiò appena.
"Ma come? Non lo vedi?", commentò, con fare ovvio, passando lo sguardo da un gemello all'altra.
Nick schiuse le labbra, poi guardò Nina.
"Tuo fratello?", chiese, incredulo.
Lei sorrise e lo baciò, trasmettendogli tutta la felicità di quel momento.
Dean fece una smorfia e alzò un sopracciglio, voltandosi quasi schifato verso James per scambiare una battutina o uno sguardo ironico. Ma Jaime non era in vena di ridere. Aveva lo sguardo spento fisso sulla coppia, nessun accenno di un sorriso sul volto.
Dean tornò a guardare i due ragazzi e si schiarì la voce.
"Mmh...mmh...sono Dean", disse, allungando una mano verso Nick.
Il moro lasciò andare Nina e sorrise appena.
"Nicholas", si presentò allegramente.
"Ho sentito davvero tanto parlare di te", aggiunse.
Dean fece un sorriso tirato.
Non che io possa dire lo stesso di te, pensò, piegando la testa di lato.

  
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