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Autore: Abby_da_Edoras    22/05/2021    10 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 16: Silver night

 

Here, not a single light
Here, in the darkest night
And the sound of silence, silence, silence

Here, this is where I reign
Hear me calling out no name
So I'll stay in silence, silence

There's footprints in the snow
I'll follow wherever you go
I'll be the lonely wolf
I'll follow wherever you go

In the silver night…

(“Silver night” – The Rasmus)

 

I cittadini di Kattegat stavano esprimendo con calore il loro consenso nei confronti di Bjorn e Gunnhild e il Re e la Regina li lasciarono sfogare, poi fu Bjorn a riprendere la parola.

“Purtroppo temo che una battaglia sia inevitabile” ammise, cupo. “Re Harald non accetterà che alcuni Regni, come Kattegat, vogliano essere liberi e cercherà di sottometterci. Possiamo attaccarlo per primi, come ha proposto Ivar, ma senza sapere a cosa andremo incontro e di quanti uomini e alleati possa disporre Harald. Oppure possiamo attendere, organizzarci e allearci anche noi con i Regni che, invece, non vogliono sottomettersi senza condizioni.”

“Re Harald è stato eletto sovrano di tutta la Norvegia con l’inganno, ormai è chiaro” soggiunse Gunnhild. “E’ molto probabile che siano in molti a non accettare la sua elezione. Se attendiamo ancora, organizzando il nostro esercito e mandando ambasciatori a chiedere rinforzi ai sovrani che la pensano come noi, quando Harald e i suoi uomini arriveranno troveranno una sgradita sorpresa.”

“Siete con me, dunque? Ci organizzeremo e resisteremo alla protervia di Harald?” domandò Bjorn.

I cittadini di Kattegat esplosero in urla entusiastiche, inneggiando a Bjorn e Gunnhild, lanciando grida di guerra… insomma, in poco tempo avevano cambiato idea una mezza dozzina di volte e adesso esultavano come se avessero appena vinto la finale di Champions League!

Bjorn e Gunnhild, soddisfatti, salutarono i sudditi e si diressero fianco a fianco verso la dimora reale. Ben presto furono raggiunti da Hvitserk e Helgi. Il giovane vichingo non condivideva affatto l’entusiasmo dei suoi concittadini e, anzi, aveva molte domande da porre a Bjorn. Sarebbe stata una lunga notte di discussioni, piani e strategie.

“Bjorn, tu hai detto che Re Harald si è alleato con Kjetill” disse Helgi al sovrano in tono accorato. “Non ricordi che io vi avevo messi in guardia su quell’uomo? Temevo che, prima o poi, sarebbe tornato in Norvegia ed è ciò che ha fatto. Kjetill ha ucciso tutta la mia famiglia con l’inganno, non pensi che sia ancora più pericoloso come alleato di Harald?”

“In effetti la cosa non mi piace affatto” soggiunse Hvitserk, adesso anche lui preoccupato per il suo compagno e per tutta Kattegat. “Forse in questo caso dovremmo dare ascolto a Ivar e attaccarli per primi. Se fosse stato solo Harald non lo avrei detto, ma Kjetill conosce Kattegat e potrebbe anche suggerire dei punti strategici dai quali attaccare.”

Bjorn appariva pensieroso. Le parole di Helgi e Hvitserk gli avevano dato molto su cui riflettere e adesso si rimproverava ancora di più per aver sottovalutato Harald e il suo subdolo alleato.

Tuttavia non gli piaceva l’idea di dover dare ascolto a Ivar…

“A proposito, dov’è finito Ivar?” domandò ad un certo punto. In effetti era sempre meglio tenerlo d’occhio… “E non c’è nemmeno Aethelred, credevo che sarebbe stato qui con noi per discutere sul da farsi.”

“Una delle serve mi ha detto che ha visto Aethelred rientrare prima di noi e andare direttamente nella sua stanza” rispose Gunnhild. “Temo che abbia preso molto male quello che Ivar gli ha detto… comunque la stessa serva mi ha riferito che, poco dopo, anche Ivar è giunto qui e che ha seguito Aethelred. Forse si è reso conto di averlo ferito e ha deciso di parlargli.”

“Ah, beh, se è così non preoccupatevi per loro” tagliò corto Hvitserk, che aveva un’espressione soddisfatta sul volto. “Non li rivedremo fino a domattina: Ivar sa come farsi perdonare… Possiamo discutere con tutta calma di ciò che faremo nei confronti di Harald e dei suoi.”

Bjorn guardò il fratello con aria perplessa. Da una parte era contento che Ivar avesse altro a cui pensare e che non si immischiasse nei suoi affari, inoltre sapere che era sempre più legato a Aethelred era una buona cosa per tutti, il Principe avrebbe saputo tenerlo a freno, ne era convinto.

Eppure non voleva soffermarsi troppo sul pensiero di Ivar che faceva cose con Aethelred…

Meglio concentrarsi su Harald e sul pericolo che Kattegat correva!

“Io vengo da Vestfold e posso assicurarvi che non è un’idea geniale quella di attaccare Harald sul suo territorio, con tutto il suo esercito a disposizione e gli alleati” obiettò quindi Bjorn. “Continuo a pensare che dovremmo cercare anche noi degli alleati e unire i nostri eserciti per essere pronti ad accogliere Harald quando si presenterà.”

Se si presenterà, oserei dire” intervenne nuovamente Gunnhild. “Marito, tu hai detto che Harald è riuscito a corrompere Re, Regine e Jarl perché votassero per lui, altrimenti quasi tutti avrebbero scelto te. Ma come ha potuto corrompere tanti sovrani? Harald non ha terre né ricchezze da offrire.”

“Ve l’ho detto, è stato Kjetill” insisté Helgi. “Lui sa come manovrare le persone.”

“Ma perché questo Kjetill avrebbe dovuto allearsi con Harald, che nemmeno conosceva? Anche a lui avrà promesso qualcosa” suggerì la Regina.

“Kjetill ha sempre voluto il potere… per questo non ascoltava Floki, per questo si è opposto alla mia famiglia” mormorò Helgi. “Forse Harald gli ha promesso… di aiutarlo a diventare Re dell’Islanda o qualcosa del genere.”

“Potrebbe essere benissimo, ma il fatto è che Harald non ha affatto il potere di incoronare Kjetill o chiunque altro Re dell’Islanda, o di qualsiasi altro posto” ribatté Hvitserk.

“Giusto, Hvitserk. Il che significa che… che tutto ciò che Harald ha promesso a quelli che si sono schierati con lui non potrà mai mantenerlo” sottolineò Bjorn.

“E che cosa credete che faranno i Re, le Regine e gli Jarl di Norvegia non appena lo scopriranno?” domandò Gunnhild con un sorriso.

“Lo abbandoneranno” rispose Bjorn, trionfante. “O, magari, si metteranno addirittura contro di lui!”

“Non credo che giungeranno a tanto. Comunque sia, ormai è stato eletto Re dei Norreni” disse la Regina. “Tuttavia non credo proprio che vorranno unirsi a lui per combattere contro Bjorn e contro Kattegat. Manderemo comunque i messaggeri, come avevamo deciso, e ci prepareremo ad un’eventuale battaglia, dobbiamo essere sempre pronti al peggio, ma non penso che Kattegat corra veramente dei pericoli imminenti.”

“E io e Helgi ci occuperemo anche di mandare dei gruppi di esploratori per pattugliare le zone intorno a Kattegat, così da non essere colti di sorpresa” concluse Hvitserk, sperando in questo modo di tranquillizzare anche il suo compagno, che continuava a mostrarsi poco convinto e spaventato all’idea di ritrovarsi di fronte l’uomo che aveva distrutto tutta la sua famiglia.

E cosa ne era stato di Aethelred in tutto questo? Il giovane, ferito dalle parole aspre e cattive di Ivar, proprio della persona di cui stava imparando a fidarsi e che aveva accettato di amare incondizionatamente nonostante le sue paure, non era riuscito a resistere in mezzo alla folla, aveva sentito il bisogno di restare solo ed era tornato di corsa alla dimora reale, chiudendosi nella sua stanza. Non avrebbe partecipato a riunioni e consigli di guerra con il Re e gli altri, sapeva che potevano fare a meno di lui e poi… e poi in fondo lui era uno straniero, no? Non c’entrava niente con il mondo vichingo e non aveva diritto di dire la sua opinione.

Si mise seduto sul letto, a pensare. Cosa doveva fare adesso? Chiaramente la cattiveria di Ivar non era condivisa dagli altri norreni, Bjorn, Lagertha e tutti gli altri lo consideravano uno di loro, ma era lui, adesso, a sentirsi a disagio. Tuttavia amava quella terra e quelle persone magari semplici e rozze, ma anche schiette e amichevoli, e non voleva andarsene. Sarebbe rimasto a Kattegat e avrebbe continuato a fare tutto quello che poteva per rendersi utile, magari allontanandosi dalla dimora reale che non era il suo posto, si sarebbe trovato una casetta nella cittadina e sarebbe rimasto a disposizione di chiunque avesse avuto bisogno del suo aiuto e dei suoi consigli. Stava ancora riflettendo e pianificando questo suo futuro quando la porta della sua stanza si aprì e, con una faccia tosta incommensurabile, entrò Ivar e si richiuse la porta alle spalle.

“Cosa ci fai tu qui? Non dovresti essere ad arringare la folla di Kattegat perché rovesci Bjorn e ti incoroni di nuovo Re? Beh, visto le grandi prove di te che hai dato quando eri effettivamente Re di Kattegat dubito che qualcuno ti vorrà come sovrano, ma immagino che ci proverai lo stesso” lo apostrofò Aethelred. Le parole erano pungenti, ma il tono con cui il Principe le pronunciò era calmo, quasi come stesse esponendo un dato di fatto che non lo riguardava.

Ivar, come se non lo avesse neanche sentito, si diresse deciso verso il letto del giovane e si sedette al suo fianco.

“Non ti ho già detto mille volte che non mi interessa diventare Re di Kattegat? Quella noia, quelle responsabilità e quei doveri li lascio più che volentieri a Bjorn” replicò. “Io ho insistito perché volevo che attaccassimo subito Harald e che Bjorn mi mettesse a capo di uno dei suoi eserciti, questo volevo. E mi sono innervosito perché il tuo intervento ha convinto ancora di più Bjorn e Gunnhild ad organizzare una difesa invece di passare all’attacco.”

Si avvicinò ancora di più a Aethelred e proseguì in tono più basso e intimo.

“Non volevo ferirti, in quel momento ero irritato e non mi sono neanche reso conto di ciò che dicevo, ma tu sai benissimo che non lo penso affatto, no?”

“No, io non so niente” ribatté deciso il Principe. “Non so cosa pensi di me, non so cosa vuoi fare qui a Kattegat e nei confronti dei tuoi fratelli, non so se possiamo fidarci di te. Non so nemmeno se ti sei minimamente reso conto di cosa ha significato per me sentirmi dire quelle cose… immagino di no. Ti avevo detto che, quando eravamo bambini, mio nonno il Re Ecbert del Wessex mandò Alfred e mio padre in pellegrinaggio a Roma, lo ricordi?”

Ivar rimase stupito, non riusciva a capire il collegamento tra quell’episodio e ciò che era successo tra loro al porto di Kattegat.

“Sì, lo ricordo bene, e questo mi conferma ancora una volta che abbiamo fatto benissimo a condannare a morte quell’uomo insensibile e crudele” commentò, “ma cosa c’entra adesso con quello che è accaduto oggi?”

Aethelred continuava a mostrarsi calmo, ma il suo volto era cupo e triste.

“Quando arrivò il momento della partenza di Alfred e mio padre, tutta la corte e il popolo si riunirono per assistere. Alfred era al centro dell’attenzione di tutti, mio nonno lo abbracciò dicendogli che era speciale e che per quello il Papa voleva benedirlo, perché Dio aveva grandi progetti per lui. Anche mia madre lo abbracciò orgogliosa” raccontò il Principe, inseguendo quel lontano ricordo. “Io ero piccolo, potevo avere cinque o sei anni, e vedevo tutti che facevano festa ad Alfred, lo abbracciavano, lo lodavano… e non capivo perché lui sì e io no. Non capivo perché io non potessi andare a Roma, perché Dio non avesse progetti speciali per me. Era come se non esistessi, come se quello non fosse il mio posto. Ecco, è stata la prima volta in cui mi sono reso conto di questo: ero un estraneo nella mia stessa casa, nella mia stessa famiglia, ed è sempre stato così. Credevo di aver trovato il mio posto qui, a Kattegat con i vichinghi, ma non è così. Hai ragione tu, io sono uno straniero, non posso capire i sentimenti di voi norreni, in realtà nessun posto è casa mia e io non appartengo a nessun posto.”

A quelle parole un lampo guizzò negli occhi di Ivar e il giovane vichingo afferrò Aethelred per le spalle, lo strinse a sé, lo avvolse in un abbraccio convulso e si distese con lui sul letto.

“Non dirlo mai più, non voglio più sentirlo” mormorò con voce roca. “Lo so che sono stato io a dirti quelle cose, ma non le penso, ti ho già detto che ero nervoso e che ho parlato senza riflettere. Certo che hai un posto, il tuo posto è qui a Kattegat con me, tra le mie braccia, e tu appartieni a me, sei mio, adesso e per sempre!”

Lo baciò una, due, mille volte, stringendolo, scompigliandogli i capelli, iniziando a sciogliergli i lacci degli abiti e a liberarsi delle proprie vesti. Non era il tipo da chiedere scusa a parole, aveva un modo tutto suo per fare la pace quando lo voleva!

“E non dire neanche che non posso capirti” gli sussurrò sulle labbra. “So benissimo cosa significa sentirsi estranei in mezzo alla propria famiglia, è la storia della mia vita. Solo tu mi fai sentire bene, in pace, mi accetti e mi vuoi per ciò che sono e quando sbaglio me lo dici in faccia. Solo quando sto con te mi sento integro e completo, per questo il tuo posto è con me.”

Iniziò a baciarlo sempre più profondamente per un tempo infinito, sentendo che avrebbe potuto divorare la sua bocca senza mai stancarsi del suo sapore. Intanto gli accarezzava tutto il corpo morbido e vellutato, voleva che sentisse solo lui, voleva riempirlo del suo sapore, del suo odore, farlo suo in ogni fibra del suo essere, fargli sentire che quello e solo quello era il suo posto. Si seppellì in lui e affondò nelle sue carni più intime fino a sentirlo fremere e sospirare sconvolto, si spinse in lui ancora, ancora e ancora.

Aethelred era completamente travolto e sbigottito, non riusciva a capire come fossero giunti fino a quel punto visto che era stato ferito e mortificato da Ivar e pensava che non avrebbe più avuto alcun legame con lui… e invece in quel momento non capiva più nemmeno dove fosse e chi fosse, sentiva solo che il suo corpo non gli rispondeva più e seguiva istintivamente i movimenti del giovane vichingo, incendiandogli il sangue nelle vene, facendogli tremare le gambe e dimenticare tutto il resto del mondo, sopraffacendolo con ondate di piacere che non aveva mai nemmeno immaginato.

Fu una notte intensa e ardente durante la quale Ivar non si stancò di perdersi in quel Principe che lo faceva sentire completo; lo prese lentamente, con dolcezza ma anche con intensità, più e più volte, mentre i gemiti e gli ansiti di entrambi si confondevano in uno solo, fino al punto in cui giunsero insieme alla totalità dell’estasi, perdendosi l’uno nell’altro come frammenti di infinito che diventavano una sola essenza.

E, tanto per far capire ancora di più al Principe che il suo posto era accanto a lui e che non lo avrebbe lasciato andare per niente al mondo, Ivar volle tenerlo stretto tra le braccia anche dopo aver soddisfatto l’urgenza del desiderio. Il corpo caldo e tenero di Aethelred, illanguidito dall’amore, era il suo porto sicuro, la sua oasi di pace e serenità dopo una vita di solitudine e di rapporti sbagliati e ambigui. Niente e nessuno avrebbe mai più potuto separarlo dal preziosissimo tesoro che aveva trovato e nulla era più importante di avere quel dolce Principe tutto per sé, neanche l’idea di guidare un esercito in battaglia.

Aethelred era la sua luce, la sua stella, il suo calore.

Fine capitolo sedicesimo

 

 

   
 
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