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Autore: cassiana    22/05/2021    10 recensioni
Becky, algida e severa manager è a Miami per concludere un affare importante. Il suo collega la convince a seguirlo sullo yacht del carismatico Raul potente, ma ambiguo uomo d'affari. Ma le cose non vanno come previsto e Becky incontra Richard, appassionato attivista ambientale, nonché fratello della sua migliore amica Brenda. Nel tentativo di salvarsi i due finiscono nella foresta del Belize tra mille pericoli che li faranno avvicinare e riavvicinare in maniera pericolosa.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
Nota: Questa storia fa parte della serie Londoners ‘80s ed è uno spin off di Per arrivare al tuo sorriso, ma può essere letta anche da sola.



Bienvenidos a Miami






Si erano fermati davanti al CocoPalmSpring un night alla moda frequentato dalle celebrità di Miami. Per essere aprile la notte era ancora tiepida, la strada era trafficata: automobili di lusso frecciavano e sgasavano ai semafori. Il lezzo dei fumi di scarico sopraffava la brezza profumata di salsedine che smuoveva le corolle di azalee e camelie arrampicate ai muri di quella via. Becky avrebbe fatto volentieri a meno di uscire, sapeva essere affascinate quando voleva, tuttavia il suo interesse primario in quei viaggi erano gli affari e non certo divertirsi in discoteca. Hugo Donovan, il suo collega, invece era molto più portato di lei per le pubbliche relazioni, sapeva distinguere al volo quali persone approcciare per proporre un buon affare e quali avessero in mente solo progetti fumosi e belle parole piene d'aria. Per questo erano tanto compatibili e avevano un così buon rapporto. Lavoravano insieme da due anni ormai e avevano capito che funzionavano meglio come squadra che come rivali e insieme riuscivano a pianificare le strategie di mercato più vincenti. Per un po' erano anche andati a letto insieme più per capire i rapporti di potere tra di loro che per reale interesse romantico. Ma si stimavano e si fidavano l'uno dell'altra, sapevano entrambi che nessuno dei due avrebbe tradito quella fiducia, compatibilmente a quanto fosse valso a livello di carriera far affondare l'altro piuttosto che farlo progredire con sè. Becky mise una gamba nuda fuori dalla lussuosa auto a noleggio messa disposizione dalla loro società e Hugo la fermò, una mano sul ginocchio:

- Non crucciarti per come sono andate le trattative oggi. Ho appuntamento stasera con un potenziale acquirente.

Becky non fu infastidita da quella mano, sapeva che quando parlava di affari Hugo diventava uno squalo, tanto affascinante quanto letale. Nonostante avesse in quel momento le pupille dilatate dalla cocaina, lei poteva intuirne la mente affilata lavorare come un bisturi. Da quando aveva visto quel film con il tizio che si trasformava in una mosca non poteva più fare a meno di associare il collega a quell'attore. Hugo infatti, come lui, era alto e dinoccolato con i capelli neri tirati all'indietro e gli occhi rotondi e magnetici. Le prese la mano e la baciò facendole l'occhiolino. Becky scosse la testa e gli sorrise a sua volta, complice. Scesero dalla macchina e si diressero verso il parterre del locale. Il club aveva aperto solo da pochi mesi, ma era già uno dei più frequentati della città. Il neon dai freddi colori elettrici si rifrangeva nei numerosi specchi che costellavano le nere pareti lucide come il pavimento. Intorno alla pista da ballo erano disseminati numerosi divanetti di pelle bianca e oro. La musica, un mix di ritmi latini e disco con qualche incursione di sintetizzatore, si riversava dagli altoparlanti rivaleggiando con il chiacchiericcio degli avventori. L'aria era impregnata di profumo, sudore e fumo di sigaretta, la droga sembrava girare senza alcuna limitazione. Sulla pista diversi ballerini si affannavano con movenze sensuali. Hugo le offrì una sigaretta porgendole un portasigarette d'argento e lei fece un cenno di diniego: la sua regola era una sola galois al mattino, anche se avrebbe voluto avere qualcosa per tenere occupate le mani. Giocherellò con uno degli orecchini e si pettinò con le dita i corti capelli biondi che le arrivavano appena alla nuca. Mentre si incamminava verso il bar per ordinare un mai tai si sentì gli occhi degli uomini addosso. Quella sera aveva rinunciato ai severi occhiali che usava al lavoro e il vestito di lamé blu elettrico dalle maniche a palloncino le aderiva alla perfezione lasciando intravedere gran parte delle gambe scoperte. Poteva contare su un fisico statuario che manteneva a forza di dieta e corse mattutine e aveva anche una buona dialettica: era bella, colta e lo sapeva. Non c'era motivo per cui non mettere in mostra il corpo per cui lavorava tanto duramente.
Mentre beveva il suo cocktail Becky osservava la fauna del locale muoversi in una sorta di carosello collaudato. Le donne più o meno svestite, più o meno sguaiate erano seducenti nei vistosi abitini corti e cercavano le attenzioni degli uomini a loro volta appariscenti negli abiti sartoriali bianchi, i capelli impomatati, le camicie aperte a mostrare collane d'oro e petti villosi. Le sembrò di essere stata catapultata sul set di una delle puntate di Miami Vice e Becky rimpianse per un momento le semplici festicciole casalinghe londinesi di quando era ragazzina: musica tranquilla, forse un po' d'erba se non c'era nessun adulto nei paraggi, il gioco della bottiglia. Un volto dal sorriso strafottente e gli occhi verdi che la guardavano innamorati emerse per un momento tra i ricordi. Bevve di corsa un altro sorso di liquore. Perché le fosse venuto in mente proprio in quel momento non lo sapeva, tanto lui non avrebbe approvato quel luogo e quella gente. Becky si strinse nelle spalle, non avrebbe approvato lei e tanto le bastava per toglierselo dalla testa. Provò sollievo quando la voce di Hugo le carezzò l'orecchio, distraendola da quei pensieri molesti:

- Forse questo viaggio non è andato sprecato, dopotutto.
- Hai incontrato qualcuno della GloChem?
- Più o meno. C'è qualcuno che, come noi, ci avrebbe voluto mettere le mani sopra. Potremmo concludere un affare tra noi.
- E' affidabile?
- Mia cara, mi conosci.

Hugo si aprì in un sorriso appuntito e una luce sinistra sembrò fargli brillare le pupille:

- Domani organizzerò un incontro. Intanto c'è qualcuno che reclama la mia presenza.

Becky seguì lo sguardo dell'uomo e vide due ragazze salutarlo seducenti.

- Non fare troppo tardi che domani ti voglio comunque in forma.

Disse guardando con ostentazione il sottile orologio d'oro.

- Noooo, te ne vai di già?
- Ho bisogno di almeno sei ore di sonno per funzionare al meglio, lo sai.
- Allora buon riposo Rebecca. Posso sempre contare sulla tua affidabilità.

Hugo si staccò dal suo fianco strizzandole un occhio e si fece strada ballicchiando verso le ragazze. Becky finì il cocktail, diede il due di picche a diversi uomini che si erano offerti di farle compagnia e tornò all'albergo. Guardò l'ora, fece un paio di calcoli e chiamò la sua migliore amica Brenda a Londra. Le raccontò con dovizia di particolari la giornata, certa che avrebbe avuto parole di conforto dall'amica.


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Quella mattina Becky era seduta in una delle poltroncine della reception dell'immensa struttura dove si sarebbe tenuta la riunione d'affari. Il The Grand era una mostruosità di acciaio e cemento inaugurata da poco dalle parti di Miami Dade. Nei progetti dei suoi costruttori doveva essere ad un tempo un albergo, un condominio e un centro congressi. Aveva quattro ristoranti di lusso, una caffetteria, tre cocktail bar e ben due piscine di cui una olimpionica. Un centro termale e una palestra con i più moderni macchinari: tutto per facilitare gli uomini e le donne d'affari che potevano così concludere le proprie transazioni senza alcuna distrazione, che non fosse quella messa a disposizione della struttura stessa. Anche se erano le otto, lei era già sveglia da diverse ore, aveva fatto la sua corsa sul tapis roulant della palestra dell'albergo, si era fatta una doccia fredda e si era fumata la sua unica sigaretta della giornata insieme al caffè nero e forte. Quel rituale giornaliero sempre uguale a se stesso sia che si trovasse a casa a Londra che a Shangai che Milano era il suo modo per tenersi ancorata a se stessa. Aveva indossato un completo di Armani color grigio acciaio, una camicetta di seta crema e decolleté col tacco a spillo nere, praticamente la sua divisa da lavoro. Un odore di colonia la distolse dai documenti che stava leggendo.

- Buongiorno Rebecca. Pronta per oggi?

Hugo si era sistemato il polsino della giacca, mentre lei gli sorrideva da sotto in su e chiudeva il faldone:

- Ovvio, più pronta di te di sicuro!

Le porse la mano per aiutarla ad alzarsi e Becky accettò di buon grado. Lo precedette, sapendo che lui avrebbe apprezzato le sue forme nella gonna stretta. La seduzione appena velata era una buona strategia, ma Becky tendeva a non abusarne troppo. Voleva che fosse chiaro che se lei era lì era per le sue capacità e che era in grado di masticare e sputare l'avversario senza rimpianti e anche asciugandosi con garbo l'angolo delle labbra con il tovagliolo, dopo.

- Sta attenta, gli avvocati della GlobalChem Inc. stanno cercando di far saltare il banco.
- Hanno lavorato bene, ma sanno che noi abbiamo più possibilità di portare le azioni del Dow Jones allo zeropuntozerocinque con uno schiocco di dita.
- Si, ma loro a quanto pare potrebbero avere degli assi nella manica e la nostra capacità di contrattazione potrebbe contrarsi.
- Hai avuto una soffiata?

Un sorrisino aveva sollevato un angolo delle labbra di Hugo, mentre si tirava all'indietro i capelli con una mano. Becky aggrottò la fronte:

- Chi?
- Forse una delle segretarie del reparto operazioni finanziarie potrebbe essersi lasciata scappare qualcosa ieri sera, dopo il dessert.
- E immagino che il dolce sia stato lei.
- Sono un gentiluomo, mia cara. Comunque dobbiamo fare attenzione soprattutto alla McDermott, è lei che tiene le fila della trattativa.

Aprì la porta a doppio battente della sala riunioni e una ragazza dalla pelle ebano gli fece un sorriso enorme.

- Mi sembra troppo giovane, perfino per te.

Mormorò Becky con appena una punta di disapprovazione non del tutto sincera nella voce, mentre prendevano posto al lungo tavolo ovale. Di fronte a loro c'erano tre uomini bellocci, tutti mascella squadrata, mento volitivo e occhi spietati. Una donna più anziana era seduta appartata, i capelli grigio acciaio acconciati in uno chignon severo, truccata con cura ma senza essere civettuola, le labbra sottili atteggiate ad un sorriso mentre presentava se stessa come Vera McDermott e i suoi collaboratori.
La mattina era trascorsa quasi interamente con i contendenti sprofondati nell'impegnativo negoziato. Gli uomini si stavano scaldando, giocando a chi ce l'aveva più lungo. Becky e la McDermott aggiungevano solo qualche parola di tanto in tanto. Sembravano essersi defilate dalla conversazione in atto, ma in realtà entrambe si stavano studiando. Becky durante una pausa, mentre gli altri prendevano caffè o the, ordinò un succo d'arancia. Nonostante l'aria condizionata c'era sempre troppo umidità per lei, non sapeva se ciò dipendesse dai giochi testosteronici degli uomini o se Miami non fosse davvero troppo calda tanto che gli stessi condizionatori faticavano a mantenere una temperatura accettabile. Non amava molto la città americana, da quel poco che ne aveva visto le sembrava troppo sfavillante, troppo nuova e fasulla come se fosse una enorme esibizione e di solito chi ha qualcosa da dimostrare tende a strafare, a non essere quello che si sforza di far credere che sia. E questo a Becky faceva sempre suonare un campanello d'allarme. La McDermott la stava osservando, sentiva il suo sguardo su di lei, sapeva che ben presto la donna avrebbe colpito, come un crotalo. Lo poteva intuire dal suo sorriso nonostante tutto rilassato, dai suoi piccoli occhi neri come quelli di un serpente appunto, che sembrava non sbattessero mai le palpebre. Becky si sistemò gli occhiali sul naso, all'improvviso si sentì a disagio. Hugo le aveva detto che avevano un asso nella manica, ma o gli avversari avevano visto il suo bluff o si era reso conto di avere in mano una scartina senza importanza. Poggiò con cura il suo bicchiere vuoto sul legno chiaro del tavolo. Per l'altra donna quello fu una sorta di segnale perchè smise di tambureggiare con le unghie scarlatte sul piano:

- Va bene, la GloChem accetta di vendere a zeropuntozeroquattro le sue azioni, ma a fronte di una ristrutturazione delle unità produttive e una ricollocazione delle risorse.

Questo voleva dire delocalizzare le produzioni in paesi compiacenti e un taglio sostanzioso del personale. Becky poteva quasi vedere i tagliatori di teste dell'azienda sciamare come tante piccole sanguisughe sul corpo sociale della società presa di mira dagli squali. Si strinse nelle spalle: non era una sindacalista, quella non era una questione di sua competenza. Scambiò un'occhiata d'intesa col collega. Il problema era che il contraccambio era ridicolmente scarso, quasi non valesse la pena di una trattativa. La McDermott, come anticipato da Becky, aveva fatto la sua mossa e a quanto pare non solo aveva colpito come un crotalo, ma li aveva praticamente stritolati come un boa. I negoziatori a quel punto avevano compreso di dover fare una pausa e ripensare a una strategia se volevano concludere a loro favore quel gioco. Si erano aggiornati perciò al giorno successivo. Era stato quasi tutto fin troppo cordiale, sebbene fosse volato più di un colpo basso e il gioco fosse stato spietato e senza esclusione di colpi.
La trattativa con la GloChem era sfumata, la McDermott aveva avuto la mano migliore e l'aveva giocata senza scrupoli. Becky era furiosa, odiava perdere, quello era un affare che avrebbe portato un sacco di soldi alla società, di conseguenza anche a lei. Aveva studiato e lavorato sodo per arrivare a quel livello e le seccava tornare a casa a mani vuote. Anche Hugo era infastidito.

- La nostra arma segreta non era poi tanto vincente a quanto pare.

Era seduto su uno dei morbidi divani imbottiti nel piccolo salotto di una delle suite che la società aveva prenotato per loro e che usavano come ufficio. Aveva la testa bassa e si strofinava il mento pensieroso.

- Quella vecchia strega è come se avesse saputo tutte le nostre mosse in anticipo.
- Sei sicuro di non essere caduto tu nella trappola della segretaria?
- La piccola Lorraine? Sembrava così dolce e ingenua tra le mie braccia.

Becky scosse la testa, il sesso non era una strategia che amava usare negli affari proprio per quel motivo.

- Bah, la prossima volta lascia un po' di sangue nel cervello invece di farlo riversare tutto in basso, eh?

Hugo ridacchiò, nonostante fosse stato un mezzo disastro sembrava non perdere mai la propria compostezza. Aveva quel modo di vivere che agli occhi di qualcuno poteva sembrare vacuo, quasi incosciente, ma Becky sapeva bene che l'uomo di rado si faceva trovare impreparato o commetteva errori.

- Hai già un piano alternativo, non è vero?

Lui allargò le labbra in un sorriso:

- Potrei, mia cara. Potrei. Fammi solo fare una doccia e rimettere in sesto per la serata. Sembra che questa stagione il CocoPalmSpring vada per la maggiore. Potremmo andare lì.

Becky aveva arricciato il naso quando lo aveva visto estrarre una bustina dalla tasca interna della giacca. Le aveva offerto un po' di coca prima di prepararsi una striscia e lei aveva scosso la testa comunicandogli che invece sarebbe andata nella sua stanza. Lui già non la stava quasi più ascoltando, la testa china impegnato a sniffare la droga.


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- E quindi stasera mi è toccato andare in quello stupido club a sopportare le attenzioni di certi viscidi mentre Hugo si dava da fare.

Dall'altra parte dell'apparecchio sentì la risata di Brenda:

- Coraggio Bibi, sono sicura che riuscirete a concludere l'affare! Non prendertela troppo. E cerca di rilassarti visto che ci sei. Un po' ti invidio: sole, spiagge, club alla moda...
- Non è per il sole e le spiagge che sono qui.
- Già. Lavoro, lavoro, lavoro.

Becky ridacchiò al tono sarcastico dell'amica e le augurò la buona notte o meglio una buona giornata dato che si trovava dall'altra parte del mondo.
Il giorno dopo, nonostante gli stravizi della sera prima fossero visibili dalle borse che gli sottolineavano gli occhi, Hugo sembrava in gran forma come al suo solito.

- Va bene, Rebecca. Non abbattiamoci. Ti avevo detto che abbiamo un piano B, no?
- Si, vorrei proprio sapere di cosa si tratta.

Erano in uno dei ristoranti del The Grand e sorbivano frutti di mare e vino bianco ghiacciato. Becky si osservò intorno: l'ampio spazio era occupato da numerosi tavoli ovali e sedie in vimini dalla spalliera arrotondata. Tovaglie e tovaglioli erano rosati e tutti gli altri elementi decorativi erano in delicati colori pastello che contrastavano col verde vivido delle palme in vaso. Una vetrata spettacolare dava su una piscina posta a uno dei piani inferiori e in lontananza si potevano vedere le strutture del porto.

- Conoscono solo il rosa in questa città? - esplose lei - Ti giuro, mi sembra di essere stata catapultata a casa della Barbie!

Hugo rise, poteva intuire l'irritazione della collega dal suo umorismo pungente.

- Mi sembra di capire che non ti sia divertita molto ieri sera.
- Per favore. Il posto era pacchiano, la musica atroce e la maggioranza degli uomini era ridicola: ma li hai visti? Si credevano tutti Serpico.
- Vuoi dire Scarface.
- Che?
- Stesso attore, film diversi. Dai, rilassati Rebecca, fra poco dovrebbe arrivare il nostro acquirente. Ah, eccolo lì.

Si alzò a metà e fece cenno a un uomo per indicargli dove fossero. Becky era voltata di spalle e non poteva vederlo subito, ma quando l'uomo si palesò al suo fianco non poté evitare che il suo cuore mancasse un battito.

- Raul Barrera, encantado.

Disse prendendole la mano e portandosela alle labbra. L'uomo era alto e bruno, i capelli scuri pettinati all'indietro e il volto abbronzato perfettamente rasato. Gli occhi dalle lunghe ciglia scure danzarono su di lei facendola rabbrividire di un sotterraneo compiacimento. Hugo alzò un angolo delle labbra in un sorrisetto, poteva accorgersi anche lui del magnetismo che era scoccato tra l'uomo e la collega: questo avrebbe reso tutto molto più facile.






Nota Autrice

Finalmente, come promesso, ritorno al mondo di Malcom e Brenda con questo spin off a cui sto lavorando da qualche mese. Ancora non mi sono stancata del 1988, spero neanche voi e che vi divertiate a passare un po’ di tempo con questi miei personaggi e le loro avventure!
   
 
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