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Autore: Andrea Micky    23/05/2021    1 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Editoriale_Metro]
Sebbene sia un cliché piuttosto classico, propongo una rivisitazione della favola Jack e il fagiolo magico (Jack and the beanstalk), con protagonista Braccio di Ferro.
POPEYE and relative characters created by E. C. SEGAR
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Braccio di Ferro e i fagioli magici
by Andrea Micky

C’era una volta, tanto tempo fa, una famiglia di nome Oyl, che perse tutte le sue ricchezze, costringendo i suoi ultimi membri, Olivia e Pisellino, a vivere come dei contadini.
E nonostante l’aiuto del fidanzato di lei, il marinaio Braccio di Ferro, ad un certo punto, la situazione divenne insostenibile.

“Le nostre provviste sono finite e non abbiamo denaro per comprarne delle altre” constatò Olivia, mentre chiudeva gli sportelli della dispensa.
“E allora, cosa faremo?” domandò preoccupato Pisellino.
“Non ci resta che vendere Gelsomina” rispose tristemente Olivia.
“La nostra capretta? Ma ce l’abbiamo da tanto tempo e ormai, fa parte della famiglia” obbiettò il bambino.
“Lo so. Ma purtroppo, non abbiamo altra scelta” disse Olivia, allargando le braccia.
A malincuore, Pisellino dovette concordare e poco dopo, il bambino si diresse verso il mercato del villaggio, portando con sé la capretta a cui era tanto affezionato.

Il mercato era ormai in vista, quando Pisellino s’imbatté in Timoteo, il figlio della strega Bacheca.
“Ma che bella capretta hai. Vuoi vendermela?” domandò quest’ultimo a Pisellino.
“In cambio di cosa?” domandò lui.
“Posso darti questi fagioli magici, che porteranno fortuna a chiunque li seminerà” rispose Timoteo, tirando fuori da una tasca mezza dozzina di fagioli.
“Va bene” accettò Pisellino, mentre accarezzava per l’ultima volta la cara Gelsomina.
E così, soddisfatto dell’affare concluso, Timoteo se ne tornò a casa propria, pensando “Ah, ah! Che ingenuo quel moccioso”.

Quando rincasò, Timoteo trovò la madre impegnata a cercare qualcosa nel suo laboratorio.
“Ma dove sono finiti i miei fagioli?” domandò Bacheca, guardandosi intorno con occhi inferociti.
“Ah, quelli. Li ho sbolognati a Pisellino, facendogli credere che fossero magici” rispose orgogliosamente Timoteo.
“Babbeo! Quei fagioli erano veramente magici e mi servivano per realizzare un colpo importante” sbraitò infuriata la strega.
“Ehp! Andiamo subito a farceli rendere, allora” disse Timoteo, correndo verso la casa di Olivia.

Approfittando di un momento libero, Braccio di Ferro si recò a casa di Olivia, ma una volta giunto a destinazione, il marinaio trovò la fidanzata intenta ad inseguire Pisellino, brandendo un battipanni.
“Fulminacci! Ma che sta succedendo qui?” domandò sorpreso Braccio di Ferro.
“Pisellino ha ceduto la nostra capra in cambio di pochi fagioli” spiegò infuriata Olivia.
“Timoteo mi ha detto che erano fagioli magici” si giustificò Pisellino, nascondendosi dietro il marinaio.
“Calmati, Olivia. Per quanto sembri una cosa assurda, quei fagioli potrebbero essere davvero magici. Del resto, la madre di Timoteo é una strega” rifletté Braccio di Ferro.
E per fugare ogni dubbio, il marinaio scavò una piccola buca nel terreno, all’interno della quale Pisellino vi depose i fagioli, che vennero poi innaffiati da Olivia.
“Se questi fagioli sono davvero magici, dovrebbero germogliare in pochi minuti” disse il marinaio.
“Tzé! Ci vorranno dei mesi per avere una misera pianticella da questi comunissimi legumi” brontolò Olivia.
Ma proprio in quel momento, la terrà tremò e nel punto in cui i fagioli erano stati seminati, spuntò fuori una pianticella, che, nel giro di pochi secondi, crebbe fino a raggiunse il cielo.

Timoteo e sua madre erano ormai in prossimità della casa di Olivia, quando la terra tremò.
“Ehp! Che succede?” domandò sorpreso Timoteo.
“I fagioli magici sono germogliati” rispose Bacheca, scorgendo la pianta gigante in lontananza.
Muovendosi furtivamente, madre e figlio si avvicinarono alla casa di Olivia, giusto in tempo per vedere lei, Braccio di Ferro e Pisellino arrampicarsi lungo lo stelo della pianta gigante.
“E adesso, che facciamo?” domandò Timoteo.
“Lasceremo che quegli allocchi vadano avanti e al momento buono, ci impadroniremo del tesoro che progettavo di sgraffignare” gli rispose Bacheca, sorridendo malignamente.

Spinti dalla curiosità, Braccio di Ferro, Olivia e Pisellino decisero di scalare la pianta e una volta giunto in cima, il terzetto si ritrovò sopra una nuvola, dove qualcuno aveva costruito un imponente castello.
“Hey, questo castello é gigantesco” disse Pisellino, rimirando la titanica costruzione.
“Chissà chi ci abita” si chiese Olivia.
“Andiamo a scoprirlo” propose Braccio di Ferro, passando attraverso una fessura tra la porta e lo stipite.

Una volta dentro, il terzetto si ritrovò in un enorme salone, il cui mobilio pareva fatto su misura per un gigante.
“Chiunque viva qui non deve di certo essere una persona normale” rifletté Pisellino, studiando l’ambiente circostante.
“Speriamo che sia ben disposto verso i visitatori” si augurò Olivia.
“Credo che lo scopriremo presto” disse Braccio di Ferro, udendo un rumore di passi risuonare nell’aria.
Per non correre rischi, il terzetto si nascose sotto una cassapanca, giusto in tempo per vedere un gigante con la faccia feroce entrare nella sala.
“Vediamo come sta il mio tesoro” disse il gigante, mentre prendeva in mano uno scrigno, sopra cui era impresso uno strano simbolo.

Una volta sedutosi a tavola, il gigante aprì lo scrigno, che si rivelò essere pieno di monete d’oro e altri oggetti preziosi.
“Ah, che soddisfazione mi da guardare il tesoro rubato con tanto impegno” ghignò il gigante, rimirando le monete.
“Ehp! Ma su quello scrigno c’é lo stemma della mia famiglia” notò Oliva, fissando attentamente il simbolo sullo scrigno.
“Ecco che fine hanno fatto le ricchezze della tua famiglia: te le ha rubate quel gigante” disse Braccio di Ferro.
“Che farabutto” commentò indignato Pisellino.
Da una finestra del castello, anche Timoteo e Bacheca stavano osservando la scena.
“É quello il tesoro che volevi rubare, mammina?” domandò Timoteo.
“Sì e se creiamo un piccolo diversivo, riusciremo nell’impresa” disse Bacheca, mentre impugnava un sacchetto contenente della polvere magica.

Una volta lanciato all’interno del castello, attraverso una crepa nella finestra, il sacchetto esplose scoppiettando, dopo essere caduto accanto alla cassapanca sotto cui Braccio di Ferro e gli altri si erano nascosti.
Udendo il rumore, il gigante andò a vedere cosa lo avesse causato, scoprendo così i visitatori nascosti.
“Ehp! E voi chi siete?” domandò sorpreso il titanico essere.
“Io sono Olivia Oyl, la legittima proprietaria del tesoro che possiedi” rispose spavaldamente Olivia.
“Se é così, ti schiaccerò per prima” rispose il gigante, allungando una mano verso gli intrusi.
Per evitare di essere catturati, Braccio di Ferro, Olivia e Pisellino si diedero alla fuga, che però fu di breve durata, in quanto il gigante, grazie alle sue lunghe gambe, lì raggiunse quasi subito, per poi intrappolarli in un angolo.

“Eh, eh! Adesso vi schiaccerò” ghignò il malvagio gigante, mentre alzava il piede destro.
“Siamo perduti” gemette Olivia.
“No, finché ho questi” replicò Braccio di Ferro, mentre ingoiava alcune foglie di spinaci che teneva nella camicia.

Con sadica soddisfazione, il gigante schiacciò Braccio di Ferro sotto il piede, ma il marinaio, grazie all’energia fornita dagli spinaci, non si fece nulla e sollevò il titanico avversario senza sforzo.
Colto di sorpresa, il gigante barcollò e mentre cercava di mantenere l’equilibrio, il suo corpo emise degli strani rumori, simili a tante voci umane.
“Che sta succedendo al gigante?” domandò Olivia, udendo quegli strani suoni.
“Credo di saperlo” le rispose Braccio di Ferro.
E senza aggiungere altro, il marinaio afferrò un lembo dei vestiti del gigante, che tirò con tutte le sue forze…rivelando così che il titano era solo un enorme pupazzo meccanico, i cui ingranaggi erano azionati da tanti piccoli omini.
“Ehp! Ma quelli sono i Mings, i briganti che hanno compiuto numerose scorrerie, prima di sparire senza lasciare traccia” disse Olivia, riconoscendo gli ometti.
“Già. Devono essersi nascosti qui dopo aver rubato il tesoro degli Oyl” rifletté Pisellino.
Ormai smascherati, i Mings tentarono di schiacciare nuovamente Braccio di Ferro, che però si mosse più velocemente di loro e con un sonoro pugno, il marinaio frantumò gli ingranaggi del falso gigante, riducendolo ad un cumulo di rottami.

“Sei stato grande, Braccio di Ferro” si complimentò Olivia.
“Già. Ma perché i Mings si erano travestiti da gigante?” domandò Pisellino.
“Probabilmente era un’ulteriore precauzione per tenere lontani eventuali curiosi da questo posto” disse Braccio di Ferro.
“Proprio così” confermò tristemente uno degli omini.
“Adesso, però, filate via e non fatevi più vedere da queste parti!” ordinò minacciosamente il marinaio ai Mings.
I piccoli furfanti non obbiettarono e corsero via più veloci della luce.
“E adesso, riprendiamoci il tesoro della mia famiglia” disse Olivia, tutta contenta.
Ma quando andò a prendere il tesoro, il terzetto scoprì che lo scrigno che lo conteneva era sparito.

Approfittando della situazione, Timoteo e Bacheca si erano impadroniti dello scrigno contenente il tesoro, per poi svignarsela alla chetichella.
“Eh, eh! Una volta tornati di sotto, abbatteremo la pianta, bloccando Oliva e gli altri qui sopra” ghignò la strega.
“Ma a me Olivia piace” piagnucolò Timoteo.
“Quando saremo ricchi, troverai di meglio” assicurò Bacheca.
“Fermi lì!” intimò loro Braccio di Ferro, arrivando di corsa, con Oliva e Pisellino a cavalcioni sulla schiena.
Decisi a tenersi il bottino, Timoteo e Bacheca si misero a correre veloci come fulmini e nonostante il peso che trasportavano, i due riuscirono presto a distanziare Braccio di Ferro, le cui forze si erano ormai esaurite.
“Non puoi andare più veloce?” chiese Olivia al suo fidanzato.
“No e per di più, non ho altri spinaci con cui ricaricarmi” rispose lui.
 
Grazie allo slancio preso, Bacheca e Timoteo raggiunsero per primi la pianta di fagioli magici e lasciandosi scivolare lungo lo stelo, arrivarono a terra prima dei loro inseguitori. 
“Presto! Taglia la pianta, prima che quei rompiscatole ci raggiungano” ordinò Bacheca al figlio, porgendogli un’accetta trovata nella legnaia di Olivia.
“Con piacere, mammina” rispose Timoteo, mentre impugnava l’arnese. 

Nella fretta di recuperare i fagioli magici, Timoteo e Bacheca si erano dimenticati di Gelsomina, la quale, essendo un animale fedele, era tornata a casa dei suoi padroni, giusto in tempo per vedere il tiro mancino di cui stavano per essere vittime.
Per fermare i due furfanti, la capretta pensò di usare il metodo “Braccio di Ferro” e così, Gelsomina corse nell’orto, dove mangiò una piccola pianta di spinaci, che la irrobustì quanto bastava.
E proprio quando Timoteo stava per sferrare il colpo finale alla pianta di fagioli, Gelsomina caricò lui e la madre con la stessa furia di un toro da corrida, spedendoli lontano con un violento colpo di corna.
“Gelsomina! Ci hai salvati” disse Pisellino, una volta giunto a terra.
“E hai anche recuperato il nostro tesoro” aggiunse Olivia, abbracciando lo scrigno.
In quel momento, scricchiolando cupamente, la pianta di fagioli s’inclinò lentamente, finendo col crollare; e Timoteo e Bacheca, che si trovavano sulla traiettoria di caduta, vennero travolti e spediti a PARECCHI metri di profondità dal violento impatto.

Fu così che Oliva tornò in possesso del tesoro di famiglia, grazie al quale poté vivere felice e contenta insieme a Pisellino, Braccio di Ferro e anche Gelsomina.

***

La mensa dell’Inferno era gremita di diavoli affamati, in attesa del rancio quotidiano, che venne servito loro da Timoteo e Bacheca.
“Sob! Tanta fatica per procurarmi quei fagioli magici e guarda com’é finita” si lamentò la strega, mentre serviva una zuppa di legumi.
“Non lamentarti, mamma e pensa a servire il pranzo, piuttosto” le disse Timoteo, notando le occhiate truci dei commensali.

FINE

   
 
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