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Autore: genxha    23/05/2021    0 recensioni
La fanfic che state per leggere è il seguito di "you're mu best friend". Questa (anche in questo caso il titolo viene da una canzone) si svolge circa un anno dopo la sua conclusione, ma dovreste poterla leggere anche indipendentemente dall'altra.
Marinette ed Adrien hanno scoperto le rispettive identità segrete ed i sentimenti che provano l'uno per l'altra. Decidono di formare una coppia ma di tenere questo fatto segreto.
Naturalmente continueranno ad essere Ladybug e Chat Noir e combattere contro Papillon, che non ha ancora rinunciato al suo progetto di prendere i loro Miraculous.
Miraculous: le storie di Ladybug e Chat Noir - Zagtoon, Method Animation, Toei Animation, SAMG Animation, De Agostini Editore, Nelvana, Cartoon Network Studios Tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari.
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Kagami Tsurugi, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chat Noir salta sul davanzale della finestra, sussurrando “Plagg, ritrasformami” e riprende l’aspetto di Adrien, sedendosi subito dopo sul divano con un sospiro.

“Che succede, Gattino, non avevi sempre sognato di fare la doccia con Codini?” chiede Plagg, uno spicchio di Camembert tra le zampe

“Zitto, Plagg…” risponde Adrien, arrossendo “Non era certo in quel modo che io… e poi insomma Marinette era…”

“In pigiama e basta sotto la doccia con te?” prosegue il kwami, godendosi l’imbarazzo del suo portatore 

“Oh piantala!” ribatte finalmente Adrien, lanciandogli un cuscino “Non sono quel tipo di  persona! Non potevo approfittare della situazione!” taglia corto.

“E comunque”  ricomincia dopo aver riflettuto qualche secondo “non è tanto diverso da vederla con il costume di Ladybug, solo  che io… insomma… Non mi va di parlarne!””

“Mi deludi, Gattino, pensavo che fossi più intraprendente” lo stuzzica Plagg.

“Ti ho detto di piantarla!” sbotta Adrien guardandolo di sbieco
“Ok, ok… “ risponde Plagg, scomparendo nell’armadietto dov’è nascosta la scorta di cibo “Almeno il mio amato Camembert non mi delude mai!” borbotta dall’interno.

 

 

Dopo una mattinata estenuante in negozio i Dupain-Cheng stanno pranzando e Marinette non riesce a trattenere uno sbadiglio “Scusate... “ borbotta, ricominciando a mangiare “Tesoro, ti abbiamo fatto alzare presto stamattina eh?” commenta Tom.

Marinette annuisce. “Tranquillo papà, mi passerà. Credo che prenderò una Redbull dopo pranzo, altrimenti non riuscirò a fare nulla oggi pomeriggio.”
Tom alza un sopracciglio e mette le grosse mani avanti:  “Niente Redbull per te, Marinette,  sei troppo giovane! Vai a dormire un po’ invece!” 

“Va bene papà,” risponde lei, poco convinta. “Tra mezz'ora scendo in negozio, va bene?”

Il pasticcere guarda la moglie e poi: “Non serve, non ti preoccupare, stamattina sei stata di grande aiuto ma possiamo fare da soli!” Tom guarda di nuovo Sabine. “Vero tesoro?”.

“Certo, Marinette, non c’è bisogno,” concorda lei.

La ragazza alza le spalle: “Ah, okay! Allora io… beh vado su,” commenta, salendo i primi gradini della scala e fermandosi a metà. Marinette guarda Tom e Sabine, poi salta giù dai pochi  gradini e abbraccia prima il padre e poi la mamma. “Siete i migliori!”. Sotto il loro  sguardo sbigottito risale la scala, infilandosi nella botola. “Il contest di moda!” esclama, prima di chiuderla dietro di sé.



 

“Tikki!” esclama Marinette appena ha chiuso la botola “Finalmente posso mettermi a lavorare sul contest. Spero davvero che Alya abbia ragione e… scelgano il mio vestito”

si interrompe per sbadigliare “Però un pisolino potrei farlo. Metto la sveglia” dice, prendendo il telefono mentre Tikki emerge dal cestino dei gomitoli “Certo Marinette! Sai, sono curiosa anch'io di vedere cosa riuscirai a fare!” risponde.

Mezz’ora  dopo Marinette spegne la suoneria del cellulare e si alza dalla chaise longue dove  si era sdraiata “E adesso mettiamoci al lavoro. Mi dai una mano, Tikki?” chiede, prendendo dalla scrivania l’occorrente per disegnare il cartamodello dell’abito.

“Dovresti aiutarmi col metro, Tikki, da sola non ci riesco” chiede, prendendo un metro da sarto dal cassetto

“Sicura che non vuoi l’aiuto di Adrien? Sarebbe entusiasta!” risponde Tikki, avvicinandosi

“Ma che fai? La parte di Alya?” domanda  Marinette, alzando un sopracciglio, poi sfila la felpa, restando in canottiera e pantaloni, calcia via le pantofole e toglie anche quelli.

Con l’aiuto di Tikki l’aspirante designer prende tutte le misure necessarie e si riveste.

 

Guardando le misure segnate su un foglietto e facendo un rapido calcolo Marinette borbotta  “Uhm. non ho abbastanza spazio sul tavolo, dovrò fare spazio”, arrotolando il tappeto.

 

A piedi nudi per non sporcare la carta, Marinette stende due grandi fogli sul pavimento e inizia a tracciare i contorni della stoffa da tagliare, poi ritaglia il cartamodello e lo attacca, con degli spilli, sul tessuto  stando inginocchiata sul pavimento. 

Al momento di tagliare la stoffa si accorge di non avere le forbici a portata di mano, si alza da terra per prendere le forbici sul tavolo “AHI! Accidenti che male!” esclama, sentendosi pungere un piede, che afferra e comincia a saltellare sull’altro, calpestando una matita, inciampando nel righello e legandosi la caviglia nel metro da sarto, finendo poi seduta pesantemente sulla sedia davanti alla scrivania.

La ragazza si contorce per esaminare la pianta del piede che ha tra le mani per controllare che che non ci sia conficcato uno spillo, poi lo posa a terra e massaggia l’altro con cui ha calpestato la matita, borbottando qualcosa di incomprensibile.
 

Tikki la guarda sorridendo, vedendo che non si è fatta niente di serio “Marinette, non mi sembra una buona idea camminare scalza su tutta quella roba!” commenta, prendendola in giro. Marinette la guarda di traverso “Grazie Tikki, non ci sarei arrivata da sola! Ovvio che l’ho fatto apposta!” risponde, mettendo il broncio.

 

Attutito dalla botola chiusa arriva il vocione di Tom “Tutto bene, Marinette?” 

 

“Sì papà, tutto bene!” risponde lei. Poi, facendo attenzione a dove cammina, raccoglie i fogli ed inizia a tagliare il tessuto con precisione, allineando i vari pezzi sulla scrivania. 

 

“Adesso devo solo assemblare i pezzi sul manichino e fissarli” annuncia, spostando lo sguardo tra i pezzi tagliati e  la scansione del suo disegno sullo schermo del PC.

 

Tre ore dopo Marinette si siede di nuovo sulla sedia, sbuffando. 

“Per adesso direi che va benissimo così” commenta, guardando l’abito ormai imbastito sul manichino “Domani faccio le prime cuciture e poi posso finalmente provarlo! Tikki, quasi non ci credo di essere  già così avanti.”

Tikki si alza dal suo solito nascondiglio tra i gomitoli “Hai fatto un bellissimo lavoro, Marinette.Ti ricordi di chiamare Adrien, vero? Hai visto che ore sono?”

La ragazza prende il cellulare e guarda l’ora sul display “LE  SEI? ACCIDENTI! Dovevo chiamarlo prima di iniziare a  lavorare sul vestito!  Ora è tardissimo!  Adrien adesso ha lezione di piano fino alle sette e mezzo e poi…” sbotta “...Sì, gli lascio un messaggio in segreteria” continua, componendo il numero.

“Scusa mi sono dimenticata di chiamarti prima perché stavo sistemando il vestito per il contest di moda di tuo padre” Marinette si ferma per riprendere fiato “Stasera penso che andrò a dormire molto presto perché sono stanchissima e dopo tutto il freddo di stamattina una bella dormita non può che farmi bene. Quindi.. buonanotte” fa un’altra pausa, indecisa su come continuare, poi sussurra “Sogni d’oro, Adrien, ci sentiamo domani. Ti amo.”

 

“Ecco fatto!” esclama Marinette, posando il cellulare guardando Tikki che commenta, con aria sognante “quanto siete dolci..” .

 

Fino all’ora di cena Marinette si dedica a ritoccare il disegno dell’abito, per poterlo poi presentare al party che si svolgerà il giorno dopo Natale alla sede della Gabriel, a cui sono state invitati tutti i partecipanti al contest. Come al solito la ragazza vince la sfida e tocca ancora a Tom lavare i piatti, perciò Marinette apre l’armadio per trovare qualcosa da indossare al party.

 

Dopo aver scartato diverse combinazioni, Marinette indossa una camicia senza maniche di seta nera in stile cinese, decorata con un tralcio di rose, dalla spalla sinistra fino in vita, ricamato in rosso e oro. Completano il tutto una gonna aderente, lunga al ginocchio, sempre nera e con un disegno simile a quello della camicia, ma più piccolo. Ai piedi un paio di ballerine dorate.

 

La ragazza finisce di provare i capi, poi li sfila e li ripone nell’armadio, indossando il pigiama e salendo la scala per il soppalco dove ha il letto, addormentandosi  di sasso non appena tocca il cuscino.



 

Adrien si siede sul letto all’improvviso, perfettamente sveglio. In mente l’ultima immagine del suo incubo prima di svegliarsi: Ladybug a terra, immobile, pallidissima, gli occhi chiusi, la tuta rossa a pois strappata, la pelle visibile coperta di tagli e lividi.
Il ragazzo, ancora col respiro corto, si mette a sedere sul letto “Plagg?” sussurra
“Che c’è, Gattino?” borbotta il Kwami

“Un incubo. Talmente spaventoso che non me lo ricordo.” risponde Adrien, tremando “Ricordo solo che lei era…” non riesce a continuare la frase

“Calmati, Gattino, era solo un incubo” cerca di tranquillizzarlo Plagg, vedendo il suo stato “non preoccuparti…” continua, volandogli davanti al viso.

Adrien si passa una mano tra i capelli “Alexa, che ore sono?” borbotta “Sono le cinque e tredici” risponde l’assistente vocale. Il biondo guarda il Kwami nero “Plagg. Devo vederla, devo essere sicuro che stia bene”

“Ma Adrien, è prestissimo, non puoi… telefonare? Aspettare domattina?” protesta lui 

“Non ci riesco…” sospira Adrien, poi esclama “Plagg! Trasformami!” ignorando il Kwami e lanciandosi, una volta trasformato in Chat Noir, fuori dalla finestra.


Marinette viene svegliata da un lieve rumore proveniente dalla botola. Apre un occhio, borbottando, poi li spalanca entrambi vedendo Tikki sospesa tra lei e la botola “C’è qualcuno. Dev’essere Chat Noir” dice la Kwami rossa.

“Che accidenti… “ borbotta di nuovo Marinette, alzandosi per far scattare il chiavistello.

 

La ragazza non fa in tempo ad alzare lo sportello che Chat Noir lo spalanca e si tuffa all’interno, facendola cadere sul letto. “EHI! Chaton, fa un freddo cane fuori, che stai facen….” inizia a protestare, ma si trova stretta in un abbraccio, le labbra del ragazzo sulle sue. Improvviso com’è iniziato, il bacio si interrompe e lui si stacca da Marinette e la osserva “Milady! stai bene!“ esclama Chat Noir, abbracciandola di nuovo.
Marinette si irrigidisce nell’abbraccio “Che ti succede, Micetto, calmati! Sei impazzito?” lui si allontana di nuovo “Io.. io... ho avuto un incubo terribile. Scusami...” si ferma per respirare “Tu eri Ladybug ed eri… “ Chat Noir guarda altrove, poi guarda la ragazza negli occhi “Marinette, DOVEVO” fa una nuova pausa per riprendere fiato “dovevo essere sicuro che stessi bene.”,

Marinette lo guarda alzando un sopracciglio ed esclama “Beh io…. io… come vedi sto benissimo…” notando l’espressione ancora spaventata del ragazzo, abbassa la voce e sussurra “Ora calmati, Adrien, va tutto bene”, abbracciandolo, poi allunga una mano e inizia ad accarezzargli delicatamente i capelli.


Qualche istante dopo Tikki raggiunge i due “Adrien, sicuro di stare bene?”

Lui la guarda e annuisce “Credo… Credo di si.” arrossisce e poi sussurra “Plagg, ritrasformami.”

Marinette lo lascia andare e lo fissa negli occhi verdi “Sei sicuro? Non è che c’è di mezzo un’Akuma?” 

“No, certo che no, Insettina, è che….” inizia, ma Plagg sbotta “Un Akumizzato direbbe la stessa cosa! Ah, ciao Zuccherino.” ricevendo un’occhiataccia da Marinette e una da Tikki.

Adrien prosegue “...scusami, sono stato veramente infantile. Davvero, sono uno stupido. Plagg, torniamo a casa.” e fa per alzarsi in piedi.

 

Marinette accende la luce e osserva meglio il ragazzo, notando che è pallidissimo “No, tu non vai da nessuna parte in queste condizioni” dice Marinette, con dolcezza ma con un tono che non ammette repliche “Siediti e racconta”.

Adrien rabbrividisce, un po’ per il freddo che entra dalla botola aperta e un po’ per l’incubo di poco prima. Anche Marinette, che indossa solo una canottiera e un paio di pantaloni del pigiama rabbrividisce e si allunga a chiudere la botola, poi si avvolge nel piumone, notando con un lieve imbarazzo che lo sguardo del ragazzo si è soffermato un po’ troppo sui suoi seni e sull’effetto imbarazzante del freddo quando se li è trovati quasi di fronte.

 

“Io… ecco…” spiega Adrien “Non me lo ricordo bene.. ricordo solo l’ultima immagine prima di svegliarmi. Eri Ladybug ed eri a terra, immobile. “ il ragazzo afferra un angolo della coperta e lo stringe “La tua tuta era strappata, ne mancavano dei brandelli… eri… eri coperta di tagli e… eri così pallida e fredda che… che,  oddio Marinette, sembravi morta! Non respiravi e… ero certo di essere stato io a farti del male e… e allora io mi sono svegliato... ho avuto paura, sembrava tutto vero!”

 

Marinette si alza a sedere sul letto e abbraccia Adrien vedendolo impallidire di nuovo “Era solo un incubo, stai tranquillo, come vedi sto benissimo.. cerca di non pensarci, Papillon potrebbe percepire la paura e sarebbe un vero guaio.”

Adrien deglutisce a vuoto “Oddio. Non ci avevo pensato… io..,”

“Hai.. Hai fatto bene a venire qui, Adrien” conferma Marinette, continuando a stringerlo.

“Dopo che mi hai raccontato di… di Chat Blanc io…” continua lui.

Marinette lo interrompe e inizia ad accarezzargli i capelli, ormai spettinati come quelli del suo alter ego mascherato “Gattino... non dire così, l’hai detto anche tu, che quella linea temporale potrebbe non esistere più perché noi… beh siamo insieme. Non ci pensare,” gli sussurra nell’orecchio.“E non pensare all’incubo. Sto bene, non mi hai fatto nulla, era solo un brutto sogno.”

Rimangono stretti per qualche minuto, poi Marinette chiede: “Ce la fai a tornare a casa o ti devo accompagnare? I miei genitori si alzeranno tra pochissimo”

 

“Ce la faccio, ce la faccio,” risponde Adrien, tirando su col naso e lasciando a malincuore l’abbraccio di Marinette. “Plagg, trasformami!” declama, diventando Chat Noir. “Sarà meglio che vada, ti ho tenuta sveglia fin troppo a lungo…”

 

Chat Noir non riesce a continuare la frase, zittito da un bacio di Marinette, improvviso come il precedente ma che la ragazza, mettendogli una mano dietro la nuca, non intende concludere altrettanto in fretta. Lui la vede chiudere gli occhi e socchiude le labbra stupito, come ogni volta, di come ogni timidezza di Marinette sparisca quando lo bacia. 

 

“Questo era anche per i prossimi incubi, ok Micetto?” sussurra Marinette, le guance in fiamme, quando le loro labbra si separano solamente per il bisogno di riprendere fiato.


“O… okay,” risponde Chat Noir. “Ora v-vado d-davvero,” prosegue, iniziando a sentire il costume stringere un po’ troppo nelle parti basse. “B-buonanotte, Marinette” saluta, aprendo la botola.
“Buonanotte, Micetto” sussurra lei, sentendo il freddo dell’aria notturna sul viso.


Con un ultimo sguardo preoccupato, Marinette segue la sagoma di  Chat Noir allontanarsi, poi sospira, chiudendo la botola  e rabbrividendo.

“Tikki… forse non avrei dovuto dirgli di Chat Blanc,” inizia, guardando la piccola creatura rossa che sospira e risponde: “Non credo, Marinette, penso che tu dovessi proprio parlargliene, invece. Torna a dormire e non preoccuparti, Adrien starà bene.” Tikki cerca di tranquillizzare la  sua portatrice che spegne la luce e si rintana sotto le coperte.

   
 
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