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Autore: Dan13la1995    25/05/2021    0 recensioni
Liam torna nella sua città natale dopo anni, quando sua madre decide di risposarsi. Il suo più grande shock è scoprire che il figlio del suo nuovo patrigno è lo stesso ragazzo che all'epoca della scuola elementare era solito bullizzarlo, rendendo la sua vita letteralmente un inferno...
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"Qualcuno potrebbe dire che non dovrebbe voler amare la persona che lo ha distrutto. Però lui vuole amare la persona che lo ha rimesso insieme. Lo vuole, davvero, ma non può."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Nel momento stesso in cui Jenna si fu chiusa la porta della stanza di Paul alle spalle, premette con la schiena contro la superficie liscia e fredda in legno, come in cerca di un sostegno. Fu anche lo stesso momento in cui le lacrime iniziarono ad uscire finalmente, veri e propri singhiozzi che scossero il suo corpo facendola tremare, facendole ringraziare che ci fosse quel corpo solido a sorreggerla.

Seppellì il viso tra le mani a coppa, e semplicemente lasciò uscire tutto ciò che sentiva opprimerle il petto. Preoccupazione, dolore, paura, rabbia, angoscia. Senso di colpa. E anche senso di fallimento. Dov'è che avevano sbagliato? Cosa avrebbero dovuto fare ora?

Restò così per quella che sembrò un'eternità, finchè ogni lacrima fu versata e riuscì finalmente a sollevare il viso, respirando per recuperare fiato, gli occhi gonfi e la testa che sembrava volerle scoppiare da un momento all'altro.

Spostò lo sguardo nella stanza in penombra lasciandolo poi cadere su Paul, che dormiva ancora pacificamente nel suo letto, il monitor a suo fianco che scandiva un ritmo costante e rassicurante.

Inspirò ed espirò. Ancora e ancora.

Poi si asciugò gli occhi e si staccò finalmente dalla porta, camminando lentamente fino al letto. Si lasciò cadere nella sedia affianco ad esso, e guardò supplichevole il volto addormentato del marito, prendendogli la mano nella sua.

"Ti prego... svegliati presto, tesoro. Ho davvero, davvero bisogno di te in questo momento" pregò, gli occhi ancora lucidi, posando poi con un sospiro stanco la testa sul proprio avambraccio, senza mai lasciare la mano di Paul.
 

In qualche momento imprecisato, doveva essersi addormentata, perché quando riaprì gli occhi, fuori il cielo era quasi rosso fuoco, mentre il sole tramontava su quella lunga e stressante giornata. Jenna uscì fuori dalla foschia del sonno solo quando avvertì una mano che le accarezzava teneramente la testa.

Sbattè le palpebre, prima di collegare i pezzi e tirarsi su a sedere. Il suo viso esplose in un sorriso di sollievo quando incontrò gli occhi di Paul, perfettamente sveglio e apparentemente in perfetta salute. Il suo viso al momento lasciava trasparire solo stanchezza.

Jenna gli prese la mano tra le sue avvicinandosi. "Oh mio dio, sono così contenta che stai bene!" sospirò, sentendo di nuovo le lacrime bagnargli le guance, ma non ci prestò troppa attenzione. Gli baciò le nocche strette tra le sue dita, prima che Paul alzasse la mano libera per asciugargli la guancia destra. "Ho avuto così tanta paura..."

"Mi dispiace, tesoro" parlò Paul debolmente. "Non volevo farti preoccupare... Non avrei mai voluto che mi vedessi così..."

"Non devi scusarti, non è stata colpa tua..." lo rassicurò Jenna dolcemente. I loro occhi si incontrarono, i corpi di entrambi si tesero leggermente, a ciò che le parole di Jenna sembrarono sottintendere.

Jenna si morse le labbra, 'Ricordi cosa è successo?' era ciò che voleva chiedergli, ma temeva di poter causare più danni in un momento delicato come quello. Così si trattenne.

Fu Paul però a parlare. "...Dove... Dove sono i ragazzi?" chiese titubante.

Jenna esitò, mordendosi le labbra. "Io... li ho mandati a casa." Sospirò. "Ho pensato... sarebbe stato meglio parlargli insieme... una volta... superata questa..." Abbassò lo sguardo, una presa mortale che sembrava stargli stritolando lo stomaco. Paul restò a guardarla preoccupato, come a voler valutare la sua reazione. "Io... non sapevo davvero cosa dir loro. Avevo paura... di dire qualcosa di sbagliato." Le lacrime tornarono a riempirgli gli occhi, offuscandogli la vista "E forse l'ho fatto. Sono stata così... io..." I singhiozzi tornarono a scuoterle il corpo e soffocarono il resto delle sue parole.

Paul a fatica si alzò a sedere, tirandola poi tra le sue braccia e accarezzandole delicatamente la schiena. "Hey... hey... andrà tutto bene, tesoro. Loro capiranno, sei pur sempre un essere umano. Hai reagito come chiunque avrebbe fatto. Eri preoccupata, e arrabbiata e sotto shock. Nessuno ti biasimerebbe. Okay?" cercò di rassicurarla, allontanandosi e prendendola per le spalle. "Okay?" ripetè poi più deciso.

Jenna annuì tremante, tirando su col naso e cercando di calmarsi. Odiava essere così. Avrebbe voluto essere forte. Doveva assolutamente recuperare il controllo.

Inspirò ed espirò. Ancora e ancora.

"Co... cosa dobbiamo fare ora?" chiese debolmente. "Coi ragazzi...?" Sospirò portandosi una mano alla fronte. "Io... non... non mi sarei mai aspettata una cosa del genere... no-non sapevo... nemmeno che a mio figlio piacessero i ragazzi... io..." Quand'è che Liam ha smesso di parlare con me? "Perché non me l'ha detto?" esalò, angosciata. "Perché non ne hanno parlato con noi? Avremmo... potuto non arrivare... a questo... Perché ci hanno mentito? Per tutto questo tempo..." Jenna mugugnò, angosciata. Poi si asciugò gli occhi, e sospirò di nuovo. Alzò lo sguardo per osservare Paul. La sua espressione era strana. Sembrava... colpevole?

"Io..." cominciò. "Penso di capire cosa stessero provando"

Jenna lo guardò confusa. "Ch...che intendi dire? Non capisco"

Paul la guardò con un'espressione afflitta. "Voglio dire... che io sapevo di Theo e Liam. L'ho... sempre saputo"

Un silenzio attonito seguì quelle parole.

Jenna battè le palpebre per un paio di volte, prima che le parole affondassero del tutto. "Che vuol dire che lo sapevi?" chiese, a bocca aperta.

"Non sapevo che tipo di rapporto avessero, ma avevo intuito quello che provavano l'uno per l'altro."

"Come..." Jenna boccheggiò di nuovo. "Io... non capisco... da quando... da quando l'hai capito?"

"Vedi... io sapevo già quello che provava Theo ancor prima che voi veniste a vivere da noi..." Jenna era ancora più confusa. "Ricordi quella primissima sera? Quando tu e Liam siete venuti a stare da noi? A cena... ricordi di cosa parlammo?"

"Onestamente ora sono decisamente confusa, e non ricordo nemmeno di cosa abbiamo parlato in aereo" ribatté Jenna, ancora sbalordita.

Paul fece una piccola risatina, prima di continuare. "Abbiamo parlato dei ragazzi, di come Liam avesse una cotta per quella bambina... e io dissi di non ricordare il nome della persona di cui Theo da piccolo parlava in continuazione... Ecco io... ho mentito." Paul afferrò un lembo delle lenzuola, tormentandolo con le mani, nervosamente. "Non avrei mai potuto dimenticare il nome dell'unica persona che all'epoca, dopo che sua madre se ne andò, riusciva a smuovere Theo. Ed era quello di tuo figlio." Paul sospirò. " Quando sua madre se ne andò, Theo è cambiato totalmente. Era sempre solo, ere sempre spento e indifferente. Sembra che non gli importasse più di nulla, e di nessuno. Eppure quando parlava di Liam, i suoi occhi brillavano. Sembrava di nuovo il bambino che conoscevo. Non credo che all'epoca lui ne fosse consapevole, forse non se n'è nemmeno mai reso conto di quello che provava. E quando tu mi parlavi di Liam, io ho ricordato quel nome, ma non gli ho dato peso. Voglio dire... solo perché Theo aveva avuto una cotta per lui da bambino, non voleva dire che ce l'avrebbe avuta ancora. Soprattutto sapendo quello che era diventato col passare del tempo. Eppure... dal giorno in cui voi siete venuti a stare da noi, mi è sembrato come di rivivere tutto daccapo. Theo è tornato ad essere quella persona. E' tornato ad essere felice. Lentamente. Gradualmente. E il giorno di Capodanno, alla stazione di polizia, ne ho avuto la conferma."

"Io non capisco... Paul, perché non me ne hai parlato?!"

"Il mio... era solo un sospetto... voglio dire, sapevo che Theo era interessato ai ragazzi e avevo visto il modo in cui guardava Liam, come si comportava con lui... con la rissa, e con tutta la faccenda di Scott, non era mai stato così con nessun altro... Ma pensavo che fosse una cosa a senso unico. Non pensavo valesse la pena tirare fuori l'argomento. Con te... e con lui. Sopratutto. Temevo potesse rovinare tutti i progressi fatti fino a quel momento" Paul sospirò. "Però poi mi sono accorto che forse per Theo stava diventando doloroso. E' anche questo il motivo per cui ho accettato che Theo andasse a stare per un po' da sua madre... quel giorno... io li ho sentiti discutere sulle scale...  avevo già notato che c'era tensione tra di loro e ho pensato che gli avrebbe fatto bene prendere le distanze. Poi però..." Paul esitò, torturandosi le mani.
 

"Cosa?" lo incitò Jenna.

"Il giorno del compleanno di Liam, Theo lo ha accompagnato a casa. Erano ubriachi, credo... il casino che hanno fatto mi ha svegliato, così... quando erano in camera, li ho sentiti di nuovo parlare. Le parole di Liam mi hanno colpito. Ho realizzato che non era affatto una cosa a senso unico, e ho capito quanto stessero soffrendo entrambi, e che sopportavano per il nostro bene, perché pensavano che non lo avremmo accettato" Paul concluse, tornando a guardare Jenna, che ora piangeva di nuovo, silenziosa, calde lacrime che gli bagnavano le guance.

"Perché... non me lo hai detto? Perché non ne hai parlato con loro? Non avrebbero dovuto sopportare tutto questo da soli per tutto questo tempo... e..."

"Ho avuto paura." ammise semplicemente Paul. "Tutto questo... è già successo una volta. Ricordi Alice... la madre di Gabe? Quello che..."

"Sì, sì, ricordo fin troppo bene"

"Gabe e Theo... be', ecco... diciamo che non è la prima volta che entro in camera di mio figlio in un momento poco opportuno..."

Jenna spalancò gli occhi "Oh dio..."

"Io ne parlai con Alice, e lei... be'... non la prese affatto bene. E poi è successo quello che è successo..." Paul sospirò. "Avevo paura che tu mi avresti odiato, che avresti odiato Theo... e non volevo perderti" ammise infine, anche lui ora con gli occhi lucidi.

"Paul. Io non sono lei. Non ti avrei mai incolpato per questo. E... ora che ho sentito tutto questo, non so nemmeno se riuscirei ad incolpare i ragazzi. Li abbiamo... travolti in questa cosa, li abbiamo portati vicini, non possiamo biasimarli se si sono affezionati l'uno all'altro. Anche se forse non è nel modo in cui immaginavamo..." concluse con una risatina nervosa, prendendo di nuovo la mano di Paul.

Paul restò un attimo in silenzio, riflettendo "Sai... quando ho scoperto di Theo e di Gabe, io l'ho accusato che la sua fosse solo una ribellione contro di me. Un modo per incolparmi del fatto che sua madre se ne fosse andata. Un modo per farmi soffrire... E forse era proprio così. Ma ora è diverso... con Liam è diverso. L'ho visto coi miei occhi quel giorno al matrimonio, quando ci hanno cantato quella canzone, ricordi?"

Jenna si portò una mano a coprirsi il viso. "Ora che mi stai dicendo tutte queste, mi sento così stupida a non averlo capito!"

"Già" Paul rise poi amareggiato. "Avevo deciso di aspettare dopo la luna di miele per parlarne prima con te. E decidere insieme cosa fare. Io... so che è difficile da accettare, ma so anche che i ragazzi hanno sofferto, hanno cercato di soffocare tutto, di fare ciò che pensavano fosse giusto per tutti noi... E se questa non è ribellione, se non è un gioco... allora dovremmo supporre che sia amore, no?"

"Quindi..." Jenna deglutì, una volta, due volte. "Cosa pensi che dovremmo fare ora?"

"Non lo so... forse dovremmo parlare con loro prima e sentire cosa hanno da dire. Tutto quello che so... è che già una volta ho allontanato dalla vita di Theo qualcuno a cui lui teneva, e non so se avrò il coraggio di farlo di nuovo. Non... posso farlo"

Jenna restò in silenzio, la testa che vorticava per tutte quelle informazioni, e si rese conto di come molte cose finalmente acquistavano senso. "Una volta... Liam mi ha parlato di un problema che aveva... di non riuscire a scegliere tra due persone a cui teneva, perché sapeva che stare con una di loro avrebbe fatto soffrire l'altra... lui stava... parlando di me..." sussurrò poi scioccata, quella conversazione che gli ritornava alla mente. "E sai cosa gli ho detto? Che se qualcuno ti impedisce di fare ciò che ti rende felice, allora non ti ama davvero! ....Dio, Paul, mi sento così stupida..!"

"Non addossarti troppe colpe, tesoro... Credo che arrivati a questo punto la cosa più giusta da fare sia ascoltare anche le loro ragioni, non credi?"

"Sì..." Jenna sospirò afflitta. "Credo proprio di sì..."

*

Il sole era definitivamente tramontato su quell'infinita e stressante giornata. L'ospedale era silenzioso ora, anche Paul era tornato a dormire dopo che il dottore gli aveva somministrato dei sedativi.

E Jenna pensò di approfittarne per fare un salto a casa, cambiarsi e prendere dei ricambi per il marito per il giorno seguente, quando sarebbe stato dimesso.

Quando aprì la porta di casa, il silenzio regnava sovrano. Sembrava aggrapparsi ad ogni angolo di ogni stanza. Quasi come se l'avesse seguita fin dall'ospedale, durante tutto il tragitto in taxy, dove l'unica compagnia erano stati i suoi pensieri, stralci di conversazioni e ricordi di quel giorno. E dei mesi precedenti, da quando lei e Liam avevano messo piede per la prima volta in quella casa.

Come aveva potuto non capirlo? Come aveva potuto non vedere quanto Liam, il suo Liam, stesse soffrendo? Quanto stesse sopportando?

E perché... perché Liam aveva avuto paura di parlarne con lei?

Parlarle di Theo. Parlarle della sua bisessualità.

Si erano sempre detti tutto. Quando per Liam era diventata così lontana al punto da riuscire più a confidarsi?

Jenna sospirò, esitando sull'ultimo gradino delle scale, sorreggendosi al corrimano e prendendo fiato.

Avrebbero potuto risolvere tutto questo?

Poteva accettare i sentimenti che Theo e Liam provavano l'uno per l'altro?

Poteva sopportare i pettegolezzi e le chiacchiere della gente che li avrebbero seguiti d'ora in poi?

Poteva perdonare le bugie di quei mesi?

Tutto sarebbe potuto tornare come prima?

Inutile preoccuparsene ora, non troverai la risposta oggi, si rispose sconsolata.

Salì l'ultimo gradino, e il suo sguardo cadde sulla porta della camera di Liam. Era accostata. E non si sentiva alcun rumore. Avrebbe dubitato della presenza dei ragazzi a casa, se non fosse stato per il fatto che il pick-up di Theo era fuori, sul vialetto.

Si avvicinò lentamente, posando una mano sulla maniglia, titubante. Passarono parecchi secondi prima che si decidesse ad aprire, leggermente, la porta.

Non si sorprese affatto di vedere che i due ragazzi erano insieme.

Anzi. Si sorprese al contrario della mancanza di una propria reazione di sorpresa.

I due erano sdraiati supini sul letto, profondamente addormentati, Theo teneva un braccio attorno alle spalle di Liam stringendolo al suo petto. Jenna si ritrovò a pensare che era quasi come se Theo stesse cercando di proteggerlo da tutto ciò che lo circondava facendogli scudo col suo corpo.

E forse era proprio così. Forse era sempre stato così. E sempre lo sarebbe stato.

Un piccolo sorriso tirò le sue labbra. Il primo vero sorriso della giornata.

Lentamente richiuse la porta dietro di sé.

Se come diceva Paul, dovevano supporre che il loro fosse amore, allora cos'altro avrebbe potuto volere di più per due delle persone a cui teneva di più al mondo?
 

CONTINUA
   
 
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