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Autore: Come What Klaine    26/05/2021    4 recensioni
Artù e Merlino sono coinquilini.Un giorno qualcosa cambia per entrambi,ma qualcosa li trattiene.Entrambi hanno in testa un'altra persona,conosciuta in un gioco di ruolo,di cui non sanno il nome e che non hanno mai visto. Artù pensa al suo Stregone,Merlino pensa al suo Re.
***
TheKing:
Forse non te lo dico abbastanza spesso, ma grazie per esserci. Sei diventato una presenza costante nella mia vita e non hai idea di quanto sia importante per me. Quanto tu sei importante. So che può sembrare assurdo dal momento che ci parliamo da poco più di quattro mesi, non ci siamo mai visti, non so la forma del tuo viso, il colore dei tuoi capelli o dei tuoi occhi, non so se quando sorridi spuntano le fossette sulle tue guance, non so com’è stare fra le tue braccia, non so neanche come sono le tue braccia. Santo cielo non so neanche il tuo nome...Ma c’è una cosa che so. So che ci sei, so che mi posso fidare di te, e ogni volta che vedo un tuo messaggio, ogni volta che parlo con te, dimentico tutto ciò che mi ha infastidito durante la giornata (continua...)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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* si affaccia timidamente *
 
BUONA SERA! YES, I'M STILL HERE AND I'M BACK!
 
Chiedo scusa per la lunga attesa. Non ho giustificazioni, lo so. Sono una persona orribile ç_ç Ma ho promesso che finirò la storia e così sarà. 
La cosa "divertente" è che il capitolo era quasi pronto già da tanto, ma mi sono bloccata su alcune cose. 
Ora ho deciso di pubblicarlo, perché al mio solito, più lo rileggo, più non mi piace e più mi viene voglia di cambiare tutte cose >.< 
Quindi, via il dente, via il dolore! 

Spero davvero che ci sia ancora qualcun* dispost* a continuare questa storia *-* 
 
Fatemi sapere cosa ne pensate, pls. Un abbraccio a tutt* ❤
 
 
 
 
 
 
 
                               CAPITOLO IX
 
 
 
 
Merlino e Artù non sapevano bene come comportarsi; se da una parte cercavano di non restare soli per evitare di confrontarsi, d'altra parte fremevano dal desiderio di restare soli e parlare. Tuttavia, anche se erano in compagnia, restavano vicini e quando erano lontani si cercavano con lo sguardo.
 
Quando arrivò il momento della caccia al tesoro, vennero divisi in gruppi con i diversi regni di appartenenza. A loro volta, i gruppi si divisero in gruppetti più piccoli, raccogliendo così diversi indizi contemporaneamente per poi arrivare insieme a quello finale. Per capire dove trovare l'indizio successivo, dovevano risolvere un indovinello. 
 
Merlino e Artù, fortunatamente, erano capitati con Elyan che ebbe l'accortezza di tenersi in disparte e non essere ficcanaso, nonostante il suo cellulare continuasse a segnalare l'arrivo dei messaggi che gli inviavano gli altri per spiare Artù e Merlino e riferire ogni cosa. 
 
Camminarono fra gli alberi, arrivando al pollaio, soluzione del primo indovinello.
 
Cosa deve essere rotto prima di usarlo?
Un uovo.
 
Appena arrivarono, trovarono qualcuno già intento a cercare indizi nelle gabbie delle galline contrassegnate con gli stemmi dei vari regni.
Merlino si diresse a passo svelto verso la fine del pollaio, seguito a ruota da Elyan, mentre Artù restò qualche passo indietro, guardandosi attorno con aria quasi impaurita. Merlino se ne accorse e si accigliò.
 
"Non entri?" gli chiese, e Artù si strinse nelle spalle. 
"Potete cercare voi l'indizio. Io aspetto qui" propose Artù vanamente, sapendo per certo che Merlino non si sarebbe arreso così facilmente. Difatti quest'ultimo gli si avvicinò, guardandolo con aria interrogativa e Artù sospirò.
"Non voglio entrare" mormorò Artù. 
"Questo lo avevo capito. Ma perché?" gli chiese Merlino, chinando la testa di lato per incrociare lo sguardo che Artù aveva distolto dal suo.
 
Artù fece una smorfia, non volendo svelare quale fosse davvero il motivo, ma sapendo di non avere altra scelta. Merlino sapeva essere  fastidiosamente insistente quando voleva tirare fuori qualcosa.
"Non mi piacciono le galline" ammise in un sussurro. Merlino lo guardò con un cipiglio. 
"Nel senso che...?" insistette e a quel punto Artù sbuffò.
"Ho paura, okay? Ho paura delle galline" disse infine, guardando Merlino come se si aspettasse che lo prendesse in giro da un momento all'altro. Invece Merlino sorrise e allungò una mano verso di lui.
Artù istintivamente l'afferrò, ma stette fermo quando Merlino provò a farlo camminare.
"Fidati di me" sussurrò Merlino, accarezzandogli il dorso della mano col pollice. Artù inspirò bruscamente e dopo sospirò, muovendo qualche passo all'interno del pollaio. 
 
"Ho trovato la nostra gallina" disse Elyan, facendo segno ai due di raggiungerlo. 
 
"Ciao Rosinda, credo tu abbia qualcosa per me" disse Merlino, abbassandosi sulle ginocchia e sorridendo alla gallina che fece un cooo quando lo vide.
Artù lo guardò con un cipiglio, avendo quasi paura quando Merlino si voltò verso di lui.
"Vuoi prendere tu l'indizio?" 
Artù spalancò gli occhi, scuotendo la testa. "No, non se ne parla. Te lo puoi scordare! Guarda come mi sta guardando. Le galline sono inquietanti" si oppose. 
"Rosinda è innocua" gli fece notare Merlino, allungando la mano che non teneva quella di Artù, verso la gallina, poggiandole due dita sulla testa per accarezzarla. 
"Rosi, ti presento Artù" disse Merlino, voltandosi verso Artù che, seppur in modo un po' esitante, si abbassò sulle ginocchia accanto a Merlino.
"Adesso apriamo la gabbia e prendiamo l'indizio. Tu farai la brava, vero Rosinda?" chiese Merlino, continuando ad accarezzarle le piume, invitando Artù ad aprire la gabbia.
 
Entrambi erano troppo distratti per notare Elyan che mandava messaggi.
 
 
 
Elyan:
 
Artù e Merlino stanno socializzando con Rosinda. 
 
Leon:
 
Rosinda? Chi è Rosinda?
 
Freya:
 
E' una delle nostre galline :D 
 
Morgana:
 
Galline?? Ma Artù ha terrore delle galline!
 
Elyan:
 
Lo so, ma poi Merlino lo ha preso per mano e Artù si è fidato di lui senza alcuna esitazione. 
 
Lancillotto:
 
Merlino ha preso Artù per mano??
 
Morgana:
 
Cioè quei due si prendono per mano e tu come prima cosa dici che stanno parlando con una gallina???
 
Percival:
 
Elyan. ELYAN. Non ci siamo proprio
 
Galvano:
 
Le basi, Elyan. LE BASI!!
 
Gwen:
 
Elyan! Questa è una cosa importantissima! Dovevi dirlo subitoooo
 
Galvano:
 
Elyan, carissimo Elyan. Loro si sentono al sicuro con te, pensano di essere stati fortunati a capitare con te che sei così pacato e non con uno di noi, che siamo un po' più...esuberanti. Quello che non sanno è che siamo stati NOI a sceglierti per questa missione. Proprio perché sapevamo che con te si sarebbero fidati e si sarebbero lasciati andare, non sospettando di te. Ricorda, sei in missione. Ogni cosa, ogni sguardo, ogni parola, ogni sfioramento, qualunque cosa tu la riporti a noi! 
 
Elyan:
 
Agli ordini, capo! 
 
Nel frattempo Artù e Merlino avevano recuperato l'indizio successivo. 
 
Puoi tenerlo senza mani o braccia. Cos'è? (*)
 
"Il respiro" esclamarono tutti e tre i ragazzi, contemporaneamente, guardandosi in modo complice.
 
"Il lago" disse Elyan, pensando subito all'azione di trattenere il fiato sott'acqua. 
Uscirono dal pollaio, dirigendosi a passo veloce verso le sponde del lago. Lì trovarono gli altri membri della loro squadra, mentre qualche avversario già si buttava nel lago, alla ricerca dell'ultimo indizio. 
 
"Scherzate, vero?" chiese Morgana, facendo un passo indietro per allontanarsi dall'acqua. 
"Ho impiegato un'ora e mezza per fare la piega ai capelli. E un'ora per il make up. Non esiste che mi butto in acqua" disse in modo categorico, guardando tutti con uno sguardo vicino al minaccioso, suggerendo di non provare neanche a farla cadere in acqua. Il suo sguardo si soffermò su Galvano, che alzò le mani in segno di resa. 
"Perché sempre io?!" chiese con un sbuffo,  per poi sospirare rassegnato quando tutti lo guardarono in modo ovvio. 
 
Nel frattempo anche Freya e gli altri amministratori del gioco li raggiunsero al lago. Si divisero e Freya ovviamente si avvicinò alla squadra di Camelot.
 
"Non c'è bisogno di entrare tutti in acqua, giusto?" chiese Morgana, portandosi le mani ai capelli in un gesto istintivo.
 
Freya fece una piccola smorfia. "Sono un po' delusa da voi. Pensavo ci sareste arrivati" disse e tutti si accigliarono, guardandosi in modo interrogativo. 
"L'indizio non è nel lago" esclamò all'improvviso Lancillotto, mentre tutti si voltavano verso di lui. "Troppo ovvio" continuò, puntando lo sguardo su Freya per avere conferma. Quando lei sorrise in modo colpevole, capì di avere ragione.
 
"E' come per l'uovo. Era parte dell'indizio che ci ha condotti al pollaio, ma non abbiamo dovuto prendere davvero l'uovo. Il lago è solo un punto di riferimento" disse Galvano, sorridendo fiero quando Freya annuì, confermando ciò che aveva appena detto. 
 
"Ma allora non escono solo idiozie dalla tua bocca" scherzò Morgana, fingendo stupore. Galvano le lanciò un'occhiataccia e lei sorrise. 
 
"Okay, quindi sappiamo che l'indizio si trova vicino al lago" riprese Gwen, guardandosi intorno nella speranza di individuare qualcosa. 
"Credo che sappiate già dove andare" disse Freya, piegando la testa di lato per guardare Merlino. "Tu lo sai" specificò con un sorriso. 
Merlino la guardò perplesso per qualche istante, ma appena vide l'espressione di lei, capì. La realizzazione si fece strada in lui, cambiando la sua espressione, cosa che notarono anche i suoi amici che lo guardarono incuriositi. 
 
"Siete piuttosto avvantaggiati perchè Merlino conosce ogni singolo angolo di questa fattoria" gli fece notare Freya, abbassando il tono di voce per evitare che qualcun altro potesse sentirla. 
 
"E' dove ci siamo scambiati il nostro primo bacio. Ricordi, no?" aggiunse Freya sorridendo. 
Leon, Percival, Morgana e Galvano si voltarono a guardare Merlino sorpresi, mentre Artù tossicchiò per colpa dell'acqua che gli andò di traverso. 
 
Merlino arrossì di botto. "Siamo stati insieme quando eravamo al liceo" disse, stringendosi nelle spalle. "E ovviamente ricordo dove andare" aggiunse, scambiandosi un'occhiata complice con Freya. 
 
"Il primo bacio non si scorda mai" commentò Morgana teneramente.
 
Merlino fece una piccola smorfia. "Mh...In realtà il mio primo bacio è stata Gwen" chiarì. Artù sputacchiò un po' d'acqua, e alternò lo sguardo fra Merlino e Gwen, fingendosi scioccato. Quando i suoi occhi si posarono su Gwen, lei gli fece l'occhiolino, sorridendo maliziosa. Artù la guardò per qualche secondo, fingendosi minaccioso e poi si mise a ridacchiare. 
 
"Merlino! Hai baciato entrambe le tue migliori amiche" commentò Percival, dandogli una pacca sulla spalla, come se si stesse complimentando e Merlino sorrise imbarazzato.
"Non ci dirai che hai pomiciato anche con Lancillotto, vero?" chiese Leon fra le risate. Artù improvvisamente smise di ridere, mettendosi sull'attenti. 
 
Il cambio di umore si avvertì immediatamente e Lancillotto si premurò a chiarire. 
"No, lascio questo onore alle due signore qui presenti" disse, indicandole con un cenno della testa.
 
Merlino si schiarì la gola, chiaramente imbarazzato, mentre Artù a pochi passi da lui, fulminò con lo sguardo Galvano e Morgana che stavano canticchiando "Artù è geloso".
 
"Ragazzi, non vorrei fare il guastafeste ma...le altre squadre hanno già cambiato direzione alla ricerca dell'ultimo indizio" si intromise Elyan, facendo segno con la mano verso le sue spalle, dove molti avevano intrapreso un sentiero vicino al lago. Quello sembrò risvegliarli e tutti si voltarono verso Merlino, aspettando indicazioni. 
"Giusto. Da questa parte" disse, iniziando a camminare nella direzione opposta a quella presa dalle altre squadre. Artù gli si mise accanto e Merlino sorrise. 
 
"Così', Freya e Gwen, eh?" gli chiese, le labbra stese in un piccolo ghigno divertito. Merlino sbuffò una risata. 
"Già, è stato un bel po' di tempo fa, prima di realizzare che fossi gay" rispose sbrigativo. 
Artù lo guardò silenziosamente, aspettando che Merlino aggiungesse altro. Quest'ultimo lo guardò di rimando, stringendosi nelle spalle.
 
"Io e Gwen ci siamo baciati quando avevamo quattordici anni. E' stato solo quello, un bacio. Non abbiamo mai provato a stare insieme. Con Freya è stato diverso. Siamo stati insieme per qualche mese. Avevamo sedici anni. Sembrava la cosa più giusta da fare. Sai, siamo cresciuti praticamente insieme e non so, stavamo bene insieme" disse, facendo un piccolo sorriso. 
"Ma con l'andare del tempo mi rendevo conto che sì, stavo bene con lei, ma non in quel senso. Credo che Freya lo abbia capito prima di me. Per un po' ci sono stato davvero male, perché volevo davvero che le cose funzionassero con lei. Avevo paura di rovinare il nostro rapporto, non volevo farla soffrire, così ho provato a continuare la nostra relazione, ma Freya è sempre stata troppo sveglia e ha capito che non potevamo continuare. E' stata fantastica. Non ha mai smesso di starmi accanto. Nonostante ci stesse male, è stata sempre al mio fianco ed è stata di supporto dopo il mio coming out" raccontò Merlino, perso nei ricordi di quel periodo. 
 
"Sembra davvero una persona fantastica" commentò Artù sinceramente e Merlino annuì vigorosamente. 
"E poi...è grazie a lei se siamo qui, no?" continuò, stendendo le labbra in un piccolo sorriso. Merlino annuì per l'ennesima volta, sbuffando una piccola risata.
"Sì, è stata alquanto insistente. Su tutto" confermò.
"Dovrei proprio ringraziarla allora" disse Artù, con un sorrisetto giocoso disegnato sulle sue labbra. Merlino lo guardò divertito, scuotendo appena la testa.
"Direi proprio di sì" asserì, per poi comunicare che erano arrivati dove pensava ci fosse l'indizio. 
 
Era un piccolo sentiero rialzato, che si affacciava proprio sulle sponde del lago, offrendo una vista mozzafiato. 
Merlino si guardò intorno, imitato a ruota dagli altri, anche se non sapevano bene cosa cercare. 
 
"Credo di aver trovato qualcosa" esclamò ad un tratto Percival, indicando un oggetto appeso ai rami di un albero, nascosto fra le foglie. 
"Grandioso! Come lo prendiamo?" chiese Leon. 
"Potremmo creare una piramide umana" propose Elyan. 
 
"Non è necessaria una piramide. Basta solo che ci mettiamo in cerchio e alziamo una persona" osservò Lancillotto. 
"O più semplicemente basta che uno salga sulle spalle di un altro" ribattè Galvano. 
Tutti quanti si voltarono verso Merlino, visto che sarebbe stato il più facile da reggere. Escluse Morgana e Gwen che però erano impedite nei movimenti a causa degli abiti lunghi che indossavano. 
 
Merlino li guardò rassegnato, ma poi si fece minaccioso. "Se mi fate cadere, vi uccido" esclamò, mentre loro si posizionavano in cerchio. 
 
"Dovresti salire sulle spalle di Perci, è il più alto" gli suggerì Morgana, e Merlino si voltò a guardarla in modo ovvio, come a dirle "Grazie tante!"
 
Percival si abbassò sulle ginocchia, facendo salire Merlino a cavalluccio sulle sue spalle, mentre gli altri ragazzi si mettevano in cerchio attorno a loro, pronti a prenderlo in caso di caduta.  Quando Percival si rialzò, Merlino allungò le braccia, rischiando di perdere l'equilibrio. Fortunatamente gli altri ebbero subito i riflessi pronti, parando le mani per sorreggerlo.  
 
"Ti tengo, fidati di me" mormorò Artù e Merlino sorrise, sfiorando la mano che Artù teneva sul suo fianco. Merlino si allungò nuovamente, aiutato dagli altri a tenere l'equilibrio e non cadere, esultando internamente quando riuscì ad afferrare l'indizio. 
 
"Ce l'ho" esclamò, sventolandolo vittorioso. Scese dalle spalle di Percival, barcollando appena, ma le mani di Artù furono subito pronte a sorreggerlo.
 
"Allora, cos'è?" chiese Morgana, dando voce ai pensieri degli altri. Merlino mostrò l'oggetto e qualcuno aggrottò la fronte, non capendo cosa fosse. 
 
"E' un pezzo di triscele" rispose Merlino.
 
"Cosa ne dovremmo fare?" domandò Leon e Merlino si strinse nelle spalle. "Non ne ho idea"
"Ma è un solo pezzo. Dovremmo cercare anche gli altri due?" chiese Lancillotto.
"Credo sia meglio ritornare al lago e vedere" propose Galvano. 
 
Una volta tornati al lago, trovarono gli amministratori del gioco schierati al centro. Quasi nello stesso istante, tornarono anche le altre squadre. 
 
"Okay, vedo che avete recuperato gli indizi finali. Quello che avete trovato è un triscele, ciascuno ne possiede un pezzo. Essendo tre i pezzi che compongono il triscele e Cinque squadre che rappresentano i Cinque Regni, non tutti ne hanno uno" iniziò a spiegare Freya. 
"Chi ha trovato il suo pezzo di triscele, faccia un passo avanti. Bene. A cosa serve? Le tre squadre che hanno trovato i rispettivi componenti del triscele, avranno il privilegio di accedere ad una nuova area di gioco!" disse emozionata, battendo le mani. I vincitori fischiarono ed esultarono, enfatizzando in modo teatrale l'entusiasmo. 
 
"Ovviamente anche chi ha perso avrà modo di accedervi, solo non adesso" disse Freya, consolando le due squadre che non erano riuscite a recuperare il pezzo di triscele. 
 
"Quindi abbiamo vinto una cosa che avremmo avuto lo stesso, prima o poi" notò Gwen. 
"Sì, ma ehi! L'importante è stato divertirsi" ribattè Freya e allargò le braccia, sorridendo in modo colpevole. 
 
"Esatto, l'importante è stato partecipare" concordò Artù.
"No, l'importante era vincere" commentò Morgana, incrociando le braccia al petto. 
Artù si voltò a guardare Merlino. "Ma io oggi ho già vinto" mormorò, sorridendo in modo ebete. Merlino arrossì di botto, mentre Morgana assunse un'espressione disgustata e fece finta di vomitare.
Galvano alzò le braccia e gli occhi al cielo, fingendosi esasperato. 
 
"Credi davvero di conquistarlo con queste frasi smielate e scontate?" gli chiese, scuotendo la testa con disapprovazione. 
 
Merlino, ancora imbarazzato, si mise accanto ad Artù, dandogli una leggera spallata. 
"Non ha bisogno di queste frasi per conquistarmi" disse, facendo un occhiolino e sorridendo ad Artù.
 
"Quindi stai insinuando che ti ha già conquistato?" lo provocò Galvano con un ghigno, mentre gli altri che stavano assistendo alla scena, cercarono di non ridere. 
 
"Mi ha conquistato al primo 'ciao'" rispose naturalmente Merlino e Artù si voltò a guardarlo sorpreso. "Ma davvero?" chiese e Merlino scrollò le spalle. 
 
Galvano si portò le mani sul petto. "Sono commosso. Veramente. Siete perfetti l'uno per l'altro, in quanto originalità soprattutto " 
 
Artù lo guardò indispettito, mentre Merlino arricciò le labbra per non ridere. 
 
Galvano continuò a scuotere la testa. "Dobbiamo seriamente lavorarci". 
 
 
 
                                                                                                                                                          ****
 
 
 
Per la sera avevano organizzato un vero e proprio accampamento. Ognuno aveva portato qualcosa per la sistemazione della notte: tende canadesi, sacchi a pelo, materassini da campeggio, e qualcuno avrebbe dormito in macchina. 
 
"Abbiamo pagato 7 sterline e non abbiamo neanche un letto" disse Galvano, spuntando da dietro un materassino.
Freya si voltò a fulminarlo con lo sguardo, e Galvano si affrettò a chiarire. "Lo so, noi non abbiamo pagato, ma se avessimo pagato..." aggiunse, mordendosi le labbra per non ridere e restare serio. 
"Questo non è un hotel" lo riprese, incrociando le braccia al petto in quella che doveva essere una postura autoritaria, sorridendo soddisfatta quando Galvano non trovò risposta. 
 
"Potevamo pagare anche noi, sai" le disse Leon.
"Lo so, ma non sarebbe stato giusto. Già mi sento in colpa ad aver fatto pagare l'ingresso agli altri, soprattutto perché ci sono persone che hanno pure viaggiato per arrivare qui" disse, stringendosi nelle spalle. 
 
"Ma è il minimo. Sarà costato un bel po' di soldi tutto questo lavoro, è giusto che ne recuperi almeno una parte" si intromise Artù, sistemando il suo sacco a pelo vicino a quello di Merlino, ignaro degli sguardi complici che si stavano scambiando i ragazzi alle loro spalle. 
 
"Esatto. Io e gli altri amministratori abbiamo diviso la spesa, quindi è pesato un po' di meno. Anche perché ammetto che siamo riusciti a farcela con il minimo grazie a delle conoscenze che ci hanno fatto un prezzo stracciato per eseguire i lavori. Era una cosa che volevamo fare e facendo qualche piccolo conto in tasca, considerando quello che avremmo recuperato, ci siamo resi conto che potevamo affrontare la spesa. Per fortuna siamo riusciti a farcela" 
 
Artù si voltò a guardare Merlino, che stava lanciando distrattamente dei rametti nel fuoco, e sorrise. 
"Per fortuna" disse in un sussurro udibile a malapena. Merlino, sentendosi fissato, sollevò lo sguardo e lo puntò su Artù, chiedendogli silenziosamente cosa stava succedendo e Artù rispose con una scrollata di spalle. 
 
Per un po' stettero tutti seduti intorno al fuoco, parlando del più e del meno, fino a che la stanchezza della giornata non si fece sentire. 
Mentre si coricavano, Artù e Merlino si resero conto di quanto fossero vicini. La distanza fra i loro sacchi a pelo era davvero minima, tanto che per poco i loro gomiti non si sfioravano. Per qualche minuto non dissero nulla, si limitarono ad alternare lo sguardo dal cielo stellato ai loro visi, sorridendo timidamente quando i loro occhi si incrociavano. 
 
"Ma guardaci..." disse dopo un po' Merlino, attirando l'attenzione di Artù. "E' il nostro primo appuntamento e dormiamo già insieme" continuò, stendendo le labbra in un sorriso furbo.
Artù assunse un'espressione sorpresa e intrigata. "Appuntamento?" gli chiese, con tono ammiccante. 
 
Merlino finse di pensarci. "Qualcosa del genere. Non sapevo che altro termine usare. Non possiamo dire di esserci appena conosciuti, né di esserci visti per la prima volta, quindi..."
"In realtà possiamo dire che ci siamo appena conosciuti, perché in parte è così. E anche che ci siamo visti per la prima volta, dal momento che è successo davvero. Ci siamo visti con occhi diversi" replicò Artù, girandosi sul fianco per poterlo guardare. Prima che Merlino potesse rispondere, continuò a parlare.
"Però spero che presto avremo un appuntamento" disse, mordicchiandosi le labbra nervosamente, quasi come se avesse paura di essere rifiutato.
"Certo che lo avremo. Ti preparerò la cena" rispose Merlino, e la serietà nel suo tono di voce fece preoccupare Artù.
"Avremo un appuntamento, fuori. Tu non cucini" ribatté con decisione. 
 
"Perché sei così restio a farmi cucinare? Guarda che me la cavo bene" insistette Merlino, mordendosi le labbra per non ridere delle espressioni ridicole che stava facendo Artù. 
 
"Vedremo" acconsentì, guardandolo con sospetto. Merlino fece lo stesso per qualche secondo e poi scoppiò a ridere, coinvolgendo anche Artù. 
Pian piano le loro risate scemarono e tornarono a contemplarsi in silenzio, non distogliendo lo sguardo l'uno dall'altro neanche per un attimo.
 
"Non riesco ancora a crederci" sussurrò Artù e, dopo un breve momento di esitazione, allungò un braccio e poggiò la mano sul viso di Merlino, che si ritrovò col fiato sospeso a quel tocco inaspettato. Artù cominciò ad accarezzargli dolcemente la guancia col pollice, seguendo il movimento del suo dito su quella pelle candida, quasi ipnotizzato. 
Merlino, in risposta, portò la sua mano sul braccio di Artù, solleticandogli l'avambraccio scoperto con la punta delle dita. 
Si limitarono a scambiarsi quelle carezze, fino a che non si addormentarono.
 
 
                                                                                                                                                                     

                                                                                                                                                               ****
 
 








L'indomani mattina Artù e Merlino si svegliarono all'alba, quasi contemporaneamente. Non appena aprirono gli occhi, si voltarono subito l'uno verso l'altro, come a volersi assicurare che fosse tutto vero. 
 
"Non è stato un sogno, vero?" chiese Artù in un sussurro, la voce ancora impastata dal sonno.
Merlino scosse la testa. "No, non è un sogno" confermò, nonostante faticasse ancora a crederci. 
 
"Siamo stati così ciechi" sussurrò dopo un po' Artù, non staccando lo sguardo dal viso di Merlino.
"Per tutto questo tempo avevamo la risposta davanti ai nostri occhi e non riuscivamo a vederlo" concordò Merlino con un filo di voce. 
 
"Sai, ho sempre pensato che, anche se non sapevo quale fosse il tuo aspetto, ti avrei riconosciuto per come mi facevi sentire" ammise Artù, scuotendo appena la testa come se si stesse dando dell'idiota per quel pensiero. 
Merlino si mordicchiò il labbro inferiore prima di parlare. "Ti sei mai sentito nello stesso modo?" chiese, rendendosi conto che quello che aveva appena chiesto non aveva molto senso, così cercò di spiegarsi. 
"Ti sei mai sentito con me Merlino, come ti sentivi con...lo stregone?" riformulò la domanda, guardando attentamente Artù da sotto le sue lunghe ciglia scure.
 
Artù sospirò. "Onestamente? Non lo so. Adesso avendoti davanti mi rendo conto che c'è sempre stato qualcosa di fondo, ma che forse ignoravamo. Non lo so, Merlino. Nella mia mente si stanno accavallando i momenti che abbiamo passato insieme e le parole che invece ci siamo detti in chat. Ed è come se tutto adesso avesse senso" rispose, passandosi una mano fra i capelli già scompigliati. "Ma allo stesso tempo mi sembra ancora surreale. E mi chiedo come diamine abbiamo fatto a non rendercene conto prima" aggiunse, stringendosi nelle spalle. Merlino non proferì parola, si limitò a guardarlo con espressione attenta, ma anche un po' persa. 
 
"Ci sono stati così tanti momenti in cui avremmo potuto capirlo" mormorò Artù, perso nei ricordi delle loro conversazioni.
"Già. Tipo quando mi sono trasferito da te. Ti avevo detto che stavo cambiando casa e  nello stesso arco di tempo, tu mi hai detto che avresti avuto un nuovo coinquilino" disse Merlino, scuotendo la testa incredulo.
"Bè, la gente trasloca tutti i giorni. Non ci pensavo proprio al fatto che, fra tante persone, saresti stato proprio tu a trasferirti a casa mia" ribattè Artù.  "Comunque sì, questo è uno dei momenti in cui avremmo potuto sospettare qualcosa. O anche per il fatto che tu studi medicina. E i miei problemi con mio padre. E il fatto che voglio diventare un artista" continuò Artù, sentendo un macigno sul petto. Ora sembrava tutto così chiaro, ma al tempo stesso si chiedeva come avessero fatto a non collegare tutti quei piccoli indizi lasciati per strada durante la loro conoscenza. 

"Erano tutte cose generiche e vaghe, a volte dette anche in archi di tempo differenti, che non potevamo associare esclusivamente l'uno all'altro. E poi, credo che nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare che la persona con cui si sentiva, fosse proprio sotto il suo stesso tetto" asserì Merlino. 
"Anche a me adesso tutto sembra assurdo. E' sempre stato davanti ai nostri occhi, ma non lo abbiamo mai visto veramente. Non so perché non lo abbiamo realizzato prima. Voglio dire, io ancora non l'ho realizzato" commentò Merlino, ridacchiando nervosamente alla fine della frase e 
 
Artù si ritrovò a sorridere, per poi tornare serio. 
"Sai, non ho mai creduto nel destino... ma guardando la situazione, la nostra situazione, non posso fare a meno di pensare che forse..." iniziò a dire Artù, puntando lo sguardo su Merlino.
"Eravamo destinati" concluse Merlino in un sussurro. 
 
" Se non mi fossi iscritto a quel gioco, saremmo stati coinquilini e al contrario se non mi fossi trasferito a casa tua, ci saremmo incontrati lo stesso oggi o in un'altra occasione. Ma in un modo o nell'altro, saremmo sempre stati parte l'uno della vita dell'altro. Come se fossimo due facce della stessa medaglia" aggiunse Merlino, sorridendo timidamente. 
 
"E' assurdo. Non riesco ancora a credere che sia proprio tu..." disse Artù, afferrandosi il labbro inferiore fra i denti. Gli occhi di Merlino scivolarono sulla sua bocca, ipnotizzati dal  leggero sfregare dei denti sulla sua pelle. Si schiarì la gola e si sistemò, girandosi su un fianco e poggiando la testa sulla mano.
 
"Comunque, se vogliamo far funzionare questa cosa, qualsiasi cosa sia, dobbiamo stabilire nuove regole" disse Merlino, cercando di mettere su un'espressione seria.
 
"Cosa?" gli domandò Artù, imitando la sua posizione così da essere proprio faccia a faccia. 
 
"Devo poter usare anche io la cucina" rispose, guardandolo a mo' di sfida. 
 
"Assolutamente no" ribatté Artù prontamente, assumendo un'espressione quasi indignata. "Non puoi mettere le tue mani ossute sulla mia cucina". 
Merlino mise su un'espressione indifferente. "Vorrà dire che troverò qualcos'altro su cui mettere le mie mani ossute" ribatté con fare casuale, ma guardando Artù con un'intensità tale che quest'ultimo sentì lo stomaco attorcigliarsi. 
 
Artù sgranò gli occhi. "Merlino, hai appena fatto un battuta maliziosa?" gli chiese, con un tono divertito e provocatorio.
Merlino si strinse nelle spalle. "No, sei tu ad averla vista in questo modo" rispose innocentemente. 
 
"No, sono piuttosto sicuro che la tua fosse davvero una battuta maliziosa" replicò Artù, le labbra stese in un mezzo ghigno. 
Merlino si finse sconvolto. "Assolutamente no" ribadì, scuotendo la testa. L'attimo dopo la sua espressione si fece seria.
 
"Posso chiederti una cosa?" domandò e Artù annuì. "Certo"
 
"Questa tua ossessione per la cucina, c'è un motivo dietro oppure...è solo una fissazione?" gli chiese con curiosità. "E' una cosa che mi sono sempre chiesto"
"Diciamo che c'è un motivo dietro, anche se mi rendo conto che è stupido" rispose, stringendosi nelle spalle. Merlino lo guardò attentamente in silenzio, aspettando che spiegasse.
 
Artù sospirò. "Sai, nella mia famiglia abbiamo sempre avuto delle persone che si occupavano delle faccende domestiche-"
"La servitù" lo interruppe Merlino con un sorriso furbo e Artù sbuffò una risata. "Se così vuoi chiamarla. Comunque andava tutto bene, mia madre si era adeguata alla decisione di mio padre di avere degli aiuti in casa. Ma aveva una sola condizione: della cucina se ne occupava lei. Quella era una sua mansione. Era il suo angolo di paradiso" raccontò e Merlino fece un piccolo sorriso, capendo finalmente la motivazione che c'era dietro. 
 
"Era bravissima a cucinare, tanto quanto lo era a disegnare. Erano le sue due passioni più grandi. Ogni volta che preparava, mi mettevo accanto a lei e la guardavo cucinare, mentre canticchiava. Quando preparava qualcosa, scriveva tutto in questo libro di ricette e ogni volta mi prometteva che mi avrebbe insegnato a cucinare come lei, ma quell'occasione non è mai arrivata. E' andata via troppo presto. Mi è rimasto solo il suo libro delle ricette" continuò, mandando giù il nodo che gli si era formato in gola. 
 
"Non è stupido" disse d'un tratto Merlino e Artù lo guardò perplesso. 
"Prima, hai detto che il motivo che c'è dietro è stupido. Non lo è. E' una cosa che ti fa sentire legato a tua madre. Una cosa così non potrebbe mai essere stupida" spiegò e Artù gli sorrise grato, con gli occhi lucidi. 
"Sì, bè lei era giustificata nel suo comportamento. Era bravissima. Forse se avessi il suo talento. Ma chiaramente non l'ho ereditato" ribatté e Merlino si ritrovò a concordare su quell'ultima affermazione. 
 
"A prescindere dal fatto che tu sappia cucinare oppure no, è una cosa che ti ricorda lei, una cosa solo vostra e vuoi preservarla. Credo sia tenero, non stupido" disse Merlino, allungando una mano per scostargli un ciuffo di capelli dalla fronte. 
 
"Grazie di avermelo detto" mormorò, sorridendogli teneramente. Artù ricacciò indietro le lacrime e si strinse nelle spalle. 
 
Dopo quello per un po' non dissero altro, limitandosi a guardare le sfumature chiare del cielo e i pallidi raggi di sole che pian piano si affacciavano.
 
Merlino si schiarì la voce prima di parlare. "Comunque credo che dovremmo seriamente parlare della situazione. Voglio dire, dobbiamo capire come comportarci adesso. Viviamo insieme. Questo immagino sarà un po' strano..." 
 
Artù assunse un'espressione pensierosa. "Forse, o forse rende le cose più facili. Renderà la parte della conoscenza più facile, perchè conosciamo già le nostre abitudini, i nostri modi di fare...dobbiamo solo trovare un nuovo equilibrio" replicò, allungando una mano per poggiarla su quella di Merlino. Quest'ultimo sentì il cuore colargli a picco nello stomaco per quel semplice gesto e gli sorrise, girando la mano con il palmo verso l'alto, per poterla incrociare con quella di Artù. Ma Artù non unì le loro mani. Con la punta delle dita sfiorò la pelle del suo polso, proprio vicino al punto nel quale si poteva sentire il suo battito. E Merlino pregò che Artù non si accorgesse di quanto i suoi battiti in quel momento fossero impazziti. 
 
"Voglio dire, so già quanto sei fastidiosamente irritante" commentò Artù, fingendo uno sbuffo esasperato. Merlino arcuò le sopracciglia, guardandolo sorpreso, ma poi decise di stare al suo gioco. 
 
"E io so già quanto sei disordinato" 
Artù lo guardò con un cipiglio, mentre Merlino lo fissava di rimando quasi come a sfidarlo di contraddirlo. Artù sbuffò, scrollando le spalle.
"Forse ogni tanto lascio le mie cose in giro..." ammise con una certa difficoltà, pizzicando il braccio di Merlino quando quest'ultimo sorrise soddisfatto. 
 
"So già quanto sei ritardatario" continuò Artù e Merlino scosse la testa.
"Non negare. Vai sempre di corsa perché ogni volta sei in ritardo" gli fece notare Artù. "Anche ieri...ti ho aspettato per un po'. Sei arrivato in ritardo" aggiunse, sfregando la punta delle dita sul palmo della mano di Merlino.
"Bè, questo perchè..." andò per dire Merlino, ma poi si bloccò quando si rese conto che non poteva dirgli di aver avuto un attacco di panico. 
"Questo perché Elyan guida piano. Molto piano" disse, marcando il molto piano, come a renderlo più convincente. 
"Lo stesso Elyan che ieri nella corsa con i trattori ha rischiato di perdere Leon per strada per quanto andava veloce?" domandò Artù retoricamente e Merlino scoppiò a ridere, gettando la testa indietro. Artù ridacchiò al ricordo, senza distogliere lo sguardo da Merlino. 
 
"Sei un terribile bugiardo" commentò, picchiettando le dita sulla mano di Merlino. Quest'ultimo smise di ridere e arricciò le labbra in una smorfia. 
 
"So già quanto a volte tendi ad essere un po'...altezzoso" disse e Artù mormorò contrariato, ma sapendo che Merlino non aveva tutti i torti.
 
"So già quanto sei permaloso. Ti lamenti per ogni cosa" ribattè Artù e Merlino aggrottò la fronte.
"Non è vero. Non sono permaloso" replicò, fingendosi risentito. 
Artù lo guardò in modo ovvio, come se con quella replica avesse appena confermato ciò che aveva appena detto. 
"Ti stai lamentando proprio adesso" gli fece notare. 
 
Merlino provò a ribattere, ma si rese conto che se avesse continuato, non avrebbe fatto altro che alimentare le accuse di Artù, così  si limitò a stringersi nelle spalle, senza dire nulla. 
Artù lo fissò per qualche secondo in attesa, picchiettando insistentemente il palmo della sua mano. Merlino lo ignorò, mordendosi l'interno delle guance per evitare di ridere.
 
"So quanto tu sia un buon ascoltatore" gli disse all'improvviso Artù, con una cadenza dolce nel suo tono di voce. 
Merlino ruotò gli occhi. "Sei un ruffiano" borbottò, stendendo un angolo della bocca verso l'alto. Artù sorrise colpevole.
 
"Dico davvero, Merlino. So che ci sei sempre" mormorò, solleticando le dita di Merlino con le sue. Merlino puntò gli occhi nei suoi e gli sorrise teneramente. 
"Sai cosa so io?" chiese in un sussurro e Artù scosse la testa, sentendo improvvisamente il respiro farsi più corto, mentre Merlino si avvicinava di qualche centimetro a lui, sporgendosi verso il suo orecchio come se stesse per rivelargli un segreto. 
 
"So che sei una testa di fagiolo" sussurrò, solleticandogli la pelle con il suo respiro caldo. Artù gli diede un pugno giocoso sul braccio, facendolo barcollare ed entrambi scoppiarono a ridere. Qualcuno mugugnò nel sonno, infastidito da quel parlottare e quelle risate. Artù e Merlino si guardarono e si intimarono a vicenda di fare silenzio, finendo per ridere più di prima. 
 
"Ssssh o ci ammazzano" borbottò Artù, provando a tornare serio, mentre Merlino accanto a lui annuì in accordo.
 
"Comunque..." riprese a dire Merlino. "So anche che all'apparenza sei questo affascinante ragazzo forte e un po' snob, ma hai davvero un gran cuore, Artù. Sei restio a chiedere aiuto per te stesso, ma sei sempre pronto ad aiutare gli altri. Sei un po' egocentrico, ma non sei per niente egoista. Sei disposto a fare tutto per le persone a cui tieni. E lo so perché è quello che hai fatto con me. Mi hai aiutato, sia come il re, sia come Artù,  forse senza neanche saperlo. E quindi, volevo ringraziarti. Per questo e per tutto ciò che hai fatto per me in questi mesi" aggiunse, sentendo le guance calde e arrossate. Artù poté chiaramente sentire il cuore battere furiosamente nel petto e il suo respiro farsi più pesante. 
Non sapeva davvero cosa dire, così fece scivolare le sue dita fra quelle di Merlino, stringendogli la mano. 
 
"Se anche tu lo vuoi, a me piacerebbe..." iniziò a dire Artù con fare incerto. Si fermò un istante prima di continuare, giusto il tempo di trovare le parole giuste da dire, per poi rendersi conto che non c'erano parole giuste o sbagliate in quel momento. Doveva solo ascoltare il suo cuore che, nella confusione dei suoi pensieri, sapeva con certezza cosa voleva. 
 
"Vorrei che provassimo a stare insieme, Merlino. Voglio vedere dove ci porterà tutto questo" disse, senza troppi giri di parole. Merlino inspirò ed espirò profondamente, frastornato e sopraffatto dalle emozioni che stava provando in quel momento. Il cuore batteva così forte che poteva sentirlo rimbombare nelle sue stesse orecchie. E il modo in cui Artù lo stava guardando, gli fece attorcigliare lo stomaco. E in quel momento tutte le sue insicurezze, i dubbi e le paure passarono in secondo piano. Esistevano solo lui e Artù e ciò che li univa. 
 
"Sì, Artù" rispose in un sussurro, stupendosi quando vide Artù rilassarsi e tirare un impercettibile sospiro di sollievo, quasi come se avesse temuto che Merlino lo avrebbe rifiutato. 
"Non potrebbe essere altrimenti. Non riuscirei mai ad ignorare questo. Noi." chiarì, indicando entrambi.  "Specialmente non adesso che sappiamo"
 
Artù si stese sulla schiena, senza lasciare la mano di Merlino e sospirò.
"Le cose che mi fai provare..." mormorò e Merlino sorrise. Si chinò verso di lui, mettendogli una mano sul braccio e poggiando il mento sulla sua stessa mano. "E' una cosa brutta?" chiese in un sussurro. Artù scosse appena la testa, portando la mano libera fra i capelli di Merlino. "No, è la cosa migliore che potesse capitarmi. Tu lo sei" rispose con un filo di voce. 
 
Merlino si sporse verso il suo viso, quasi colmando la poca distanza che li separava. Sfregò il naso contro quello di Artù, non distogliendo lo sguardo dal suo. Artù era certo che il cuore gli sarebbe scoppiato da un momento all'altro, mentre sentiva il respiro caldo di Merlino solleticargli le labbra. Inspirava ed espirava profondamente, perso in quei profondi occhi blu puntati nei suoi. 
 
Quando Merlino abbassò le palpebre, puntando lo sguardo sulle sue labbra, Artù fu percosso da un tremito. Poteva quasi sentire le labbra di Merlino sulle sue. Quasi. Perché proprio mentre stavano per baciarsi, un suono ruppe quella quiete, facendoli balzare in aria, e svegliando chi ancora dormiva. 
 
Artù chiuse gli occhi e sospirò, puntando lo sguardo su Merlino. "Sempre detto che non mi piacciono le galline" borbottò infastidito, e Merlino si trattenne dal ridere.
"Non c'è niente da ridere. La paura delle galline è una cosa seria" gli fece notare Artù, pizzicandogli un braccio. 
 
"Oh ma non rido per la tua paura per le galline" si affrettò a chiarire Merlino. 
"E allora? Per cosa?"
"Perché quello era un gallo, Artù. I galli cantano, non le galline" ribattè Merlino, non riuscendo a trattenere un sorriso divertito. Artù ruotò gli occhi. 
"Bè, questi sono dettagli insignificanti. Fanno parte della stessa famiglia" replicò con ostinazione, rendendosi conto da solo di quanto fosse ridicolo. Si scambiò delle occhiate con Merlino e l'attimo dopo scoppiarono a ridere, con i crampi allo stomaco e il cuore leggero. 
 
 
                                                                                                                                                               ****
 
 


"E' il momento dell'incoronazione della Regina" annunciò Freya, porgendo la corona ad Artù. Quest'ultimo prese l'oggetto e sorrise, puntando lo sguardo su Gwen che accennò un sorriso emozionato, mentre si lisciava il vestito. 
 
"Vorrei fare un ringraziamento speciale alla persona che sarà al mio fianco nella guida di Camelot. Qualcuno che ha fatto così tanto per me, forse senza neanche rendersene conto. Qualcuno che mi è sempre stato accanto e che continuerà a farlo" disse, prendendo un respiro profondo alla fine del discorso. 
 
"Dal potere conferitomi dalle sacre leggi, io incorono te..." iniziò a dire, voltandosi verso Gwen e scambiandosi con lei un ultimo sorriso complice.
 
"Merlino, Re di Camelot" pronunciò alla fine, sorridendo in direzione di Merlino. Quest'ultimo restò paralizzato sul posto, ignorando gli applausi e le grida di incitamento che erano scoppiati intorno a loro. Aveva occhi solo per Artù che, con la corona in mano, fece un passo verso di lui.
 
"Per Albione, il regno che costruiremo insieme" disse Artù, poggiando la corona sulla sua testa. 
 
"Cosa hai fatto?" gli chiese Merlino, l'incredulità ben evidente nella sua espressione e nel suo tono di voce. 
Artù sorrise, illuminandosi come se non stesse aspettando altro che quella domanda. 
 
"Te l'ho detto che avrei fatto di te il mio Re" (**)

Merlino lo guardò solo per un istante, dopodiché gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Solitamente Merlino non era il tipo da compiere grandi gesti, non così plateali. Ma se Artù Pendragon ti proclamava Re di Camelot di fronte ai Cinque Regni, qual era la cosa più giusta da fare se non quella di baciarlo? 
 
Prontamente, Artù portò le mani su i suoi fianchi, attirandolo a sé. 
Entrambi ignorarono le voci intorno a loro, concentrandosi solo sulla sensazione dei loro corpi abbracciati, delle loro labbra unite e dei loro cuori che battevano freneticamente.
 
"Sono sicuro che costruiremo tante cose insieme" sussurrò Merlino sulle sue labbra, puntando lo sguardo su di lui. I loro occhi risplendevano della stessa felicità e smettere di sorridere sembrava impossibile. Si guardarono un'ultima volta e poi tornarono a baciarsi, mentre intorno a loro gridavano tutti in coro 'Lunga vita ai Re'.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E FINEEEE! No scherzo, ci sarà un altro capitolo o forse due, devo ancora capire come sistemarli :D 
 
 
 
(*) Puoi tenerlo senza mani o braccia. Cos'è? 
 
Allora questo è un indovinello che rende molto meglio in inglese. You can hold it without using your hands or arms. Your breath.
 Diciamo che il verbo 'hold' dovrebbe essere tradotto come 'trattenere' in questo caso, ma nella traduzione suona meglio il verbo 'tenere' e non 'trattenere'. 
 
(**) "Te l'ho detto che avrei fatto di te il mio Re" 
 
Nel primo capitolo c'è questo scambio di battute fra i due:
 
TheKing:
 
Bé, non deve venire a saperlo... E poi perché non puoi essere tu il mio re?
 
The_Sorcerer: 
 
Siamo a Camelot, sire. E io sono uno stregone! Non credo che la cosa sia ben vista
 
TheKing:
 
Sono il Re! Posso fare ciò che voglio, quindiii posso fare di te il mio re :D 
 
 
E Artù ha davvero fatto di Merlino il suo Re ❤









 
Non so ancora quando arriverà il prossimo capitolo e non faccio promesse, sappiate solo che arriverà! ❤ 
 
 
Grazie a chi è arrivat* fin qui e grazie a chi continuerà a seguirmi ❤ 
 
  
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