Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Severa Crouch    26/05/2021    2 recensioni
[Questa storia partecipa ad A reality contest: Amici Edition - contest fiume - indetto da Gaia Bessie sul forum di EFP]
“Resteremo insieme per sempre?”
Regulus lo aveva sussurrato e i suoi occhi grigi erano diventati chiari, assumendo una luce che li faceva sembrare quasi azzurri, come il cielo del Wiltshire quando le nubi si allontanavano.
Alexandra aveva annuito. In fondo, Regulus era lì da quando lei era nata, sua era stata la mano che le aveva insegnato a camminare, l’amico che l’aspettava quando ancora gattonava e Sirius e Robert già correvano a giocare. Non c’era motivo di credere che le cose potessero cambiare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: Kidfic, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Kintsugi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia partecipa al contest fiume "A reality contest: Amici Edition" indetto da Gaia Bessie sul forum di EFP. L'obiettivo è di scrivere tre storie con tre pacchetti diversi - esclusivi - ispirati ai cantanti di Amici di Maria de Filippi. Il mio pacchetto è: 

4) Marco Carta: Per sempre per sempre | Mi chiedi se è così | Ma io non lo so
Obbligo: Commedia
Bonus: prompt: Occhi

 
Per sempre



Per sempre per sempre | Mi chiedi se è così | Ma io non lo so 




Villa Black, Wiltshire, estate 1976
 
 
 
“Resteremo insieme per sempre?”
Regulus lo aveva sussurrato e i suoi occhi grigi erano diventati chiari, assumendo una luce che li faceva sembrare quasi azzurri, come il cielo del Wiltshire quando le nubi si allontanavano.

Alexandra aveva annuito. In fondo, Regulus era lì da quando lei era nata, sua era stata la mano che le aveva insegnato a camminare, l’amico che l’aspettava quando ancora gattonava e Sirius e Robert già correvano a giocare. Non c’era motivo di credere che le cose potessero cambiare.

Regulus le porse la mano e Alexandra l’afferrò, intrecciarono le loro dita e lui le disse: “Vieni, ho scoperto il lago con le papere!” Corsero, mano nella mano, verso il laghetto dove un gruppo di anatre con i loro anatroccoli nuotavano tranquillamente.

“Mamma dice che non si può fare il bagno,” le spiegò Regulus. “I laghi sono pericolosi perché hanno delle correnti che ti spingono verso il basso e ti fanno annegare.”

“Eppure sembra così tranquillo.” Alexandra osservava la superficie dell’acqua increspata solo dal movimento della famigliola di pennuti. Regulus le lanciò un’occhiata divertita ed esclamò: “Ma all’improvviso arriva la corrente, ti afferra e ti butta giù!”
Alexandra si ritrovò con le gambe immobilizzate dalle braccia di Regulus, perse l’equilibrio sotto le spinte dell’amico e cadde per terra mentre lui le faceva il solletico.

“Questi sono i pesci che ti mangiano!”

Alexandra si dimenava, rideva fino a sentire le lacrime agli occhi e la pancia che le faceva male.

“Guardalo, Rob, gioca ancora con tua sorella perché è una femminuccia come lei.”

“Sono ancora solo due mocciosi,” lo corresse Robert con un sorriso altrettanto sarcastico sul volto. I due si sorrisero e li guardavano mentre Alexandra cercava di rialzarsi e Regulus aveva interrotto il solletico.

“Cosa volete?” Regulus lo domandò con l’aria imbronciata e il viso all’insù, nel modo in cui Walburga sfidava qualcuno a disobbedire a una sua regola.

“La mamma ha detto che devi giocare con noi e che Alex deve tornare dentro,” riassunse Sirius, mentre Robert la scrutò e aggiunse dispettoso: “Adesso ti prenderai una bella strigliata, guarda, ti sei sporcata tutto il vestitino!” Alzava le sopracciglia strafottente e la guardava con il ghigno di chi non aspettasse altro che gustarsi la vista di lei senza dolce mentre lui si rimpinguava di bignè al cioccolato.

Alexandra prese la sua bacchetta, la puntò verso il vestitino ed esclamò: “Tergeo!” La stoffa tornò pulita, sistemò le pieghe con le mani e strinse il fiocco che le legava i capelli. Si voltò verso il fratello e gli fece una linguaccia. “Non sta bene ridere dei guai altrui, Robert!”

“Non puoi fare magie fuori la scuola!”

“Oh, certo che posso, sono una strega, non sono mica una Babbana! Walburga dice che posso fare tutte le magie che voglio!” Alexandra alzò il naso e voltò le spalle ai tre ragazzi lasciandoli da soli. Non aveva nessuna intenzione di far tardi alle lezioni di etichetta. Si voltò un attimo e vide Regulus incerto, diviso tra il seguire lei e rimanere con il fratello.

“Ci vediamo all’ora del tè.” Non voleva sembrare una bimbetta che faceva i capricci, altrimenti Robert non avrebbe smesso di prenderla in giro. Era tornata dal suo secondo anno ad Hogwarts e aveva notato che qualcosa stava cambiando tra suo fratello e i suoi amici. Sirius era sempre più polemico, inappropriato e cattivo nei confronti dei genitori. Nemmeno i bei voti che lui e Robert avevano preso ai G.U.F.O. erano stati sufficienti per migliorare il clima. Forse i genitori volevano che Regulus giocasse con loro per mettere un po’ di sale in zucca a quei due.

Alexandra arrivò in casa e subito colse l’occhiata severa che le rivolse sua mamma.

“Dov’eri?”

“Al laghetto, Regulus mi ha mostrato le papere!”

“Quante volte ti ho detto che non devi allontanarti con un ragazzo, non è appropriato!” Sua mamma sembrava molto alterata. Alexandra, però, non capiva. “Ma mamma, è Regulus!”

“Ed è un ragazzo e siete in un’età in cui non è appropriato che una signorina stia da sola in compagnia di un ragazzo, anche se è il suo migliore amico.”

“Ma non posso giocare nemmeno con Robert?” domandò preoccupata. A casa Robert era la sua unica valvola di sfogo, anche se in quell’ultimo anno era così preso da quella sua compagna di Corvonero che non le prestava più nessuna attenzione.

“Cosa c’entra? Robert è tuo fratello!” esclamò sdegnata.

Alexandra proprio non capiva, Regulus la conosceva meglio di Robert.

“Vieni, oggi imparerai a ricamare,” le disse conducendola in giardino dove Walburga sedeva con una serie di telai di legno che Alexandra aveva sempre visto in mano alle mamme. Sua mamma le insegnò l’incantesimo e il movimento della bacchetta per guidare ago e filo. “Ci vuole molta precisione,” aggiunse scettica, “vediamo cosa riesci a fare.”

Alexandra si morse un labbro e corrugò le sopracciglia per la concentrazione mentre provava ad eseguire l’incantesimo. Il filo entrò nella cruna dell’ago e iniziò ad attraversare la stoffa. Era stancante e difficile, occorreva rimanere concentrati su quei meccanismi e non pensare ad altro perché la minima distrazione avrebbe comportato un errore. Così passò buona parte del pomeriggio immersa in quel compito sotto lo sguardo severo di sua mamma e quello di Walburga.

“Cosa fai?”

Regulus la distrasse e Alexandra rimase con l’ago sospeso in aria per paura di infilarlo nel modo sbagliato e rovinare la foglia che aveva quasi terminato dopo qualche ora di lavoro. Voltò lo sguardo verso l’amico e gli mostrò orgogliosa il suo ricamo: “Una foglia! Vedi, devo fare tutto il disegno, dopo la foglia ci sarà il fiore.”

“Ed è difficile?”

Alexandra annuì e disse: “Sì, è facilissimo sbagliare, bisogna essere molto precisi con l’incantesimo.”

“Ma mamma e Darlene chiacchierano,” osservò Regulus indicando Walburga e Darlene che parlavano tra loro mentre i loro aghi ricamavano forme perfette. Alexandra sospirò delusa: “Ma io non sono brava come loro…” Si sentì invasa dalla tristezza e lasciò il suo lavoro sul divanetto, entrò in casa decisa ad andare a chiudersi in bagno perché le lacrime premevano per uscire. Si sentiva una sciocca bambinetta, nemmeno particolarmente brillante, che non era in grado nemmeno di fare una cosa stupida come ricamare. Aveva trascorso il pomeriggio pensando che fosse difficilissimo, e si era sentita orgogliosa per essere stata in grado di finire quasi interamente una foglia, ma quando Regulus le aveva mostrato quanto fosse un compito facile per le mamme si era sentita solo una stupida, e ora voleva solo piangere.

Era entrata nel salotto, diretta in bagno, quando la mano di Regulus le afferrò il polso. “Non scappare, Alex, dove vai?”

“In bagno.”

“Posso venire con te?”

“La mamma non vuole, dice che siamo grandi e che non è appropriato.”

“A me non interessa cosa dicono le mamme, io voglio stare con te!” protestò. L’attirò a sé e la strinse forte tra le braccia. Alexandra ricambiò l’abbraccio pensando che Regulus avesse il profumo più buono del mondo e il potere di farla smettere di piangere, bastava un suo abbraccio.

“Vieni,” le disse guardandosi intorno.

“Dove andiamo?” domandò preoccupata. “È bastato un pomeriggio con Sirius e Robert e sei diventato disobbediente come loro?”

Regulus scosse la testa e disse: “No, è stato noioso con loro, parlavano solo delle loro fidanzate.”

Alexandra sollevò le sopracciglia sorpresa: “Allora Robert è fidanzato!” Immaginò la reazione di sua mamma se solo avesse saputo, si sarebbe arrabbiata tantissimo. Insomma, quella Emily era una Mezzosangue e la mamma non avrebbe approvato che il suo cocco finisse con una che non fosse una Purosangue. Regulus però le fece promettere di non dire niente perché altrimenti sarebbe finito nei guai.

“Hanno detto che scopri se una ragazza ti piace quando la baci,” le disse prima di chinarsi su di lei e posare le sue labbra contro le sue. Alexandra rimase ferma, sorpresa da quel gesto e spaventata dalle possibili risposte. Regulus però si grattò il naso e sembrò rifletterci un po’ su.

“Forse dovrei riprovare,” le disse.

Alexandra scrollò le spalle: “Forse non ti piaccio.”

“È impossibile,” le disse con un sorriso prima di chinarsi su di lei. Questa volta, però, Alexandra era preparata, chiuse gli occhi e aspettò il contatto delle labbra di Regulus. Erano morbide e umide e qualcosa le disse di rispondere a quel bacio anche se dentro di sé aveva paura.

“Resteremo insieme per sempre?” le domandò di nuovo e Alexandra annuì nuovamente. Si scambiarono un sorriso e poi Regulus tornò a posarle dei baci e ad abbracciarla mentre lei ricambiava e sentiva di non volersi più allontanare da lui. Regulus alternava i baci sulle labbra a quelli sulle guance e le accarezzava le braccia e la schiena provocandole dei brividi. Indietreggiò contro il muro e lui era lì, alto e bellissimo, che le sorrideva dolcemente e continuava a baciarla e accarezzarla. Le mani di Regulus le accarezzarono i fianchi, risalirono lungo la sua gamba alzandole il lembo del vestito e Alexandra ascoltava incuriosita quelle strane sensazioni.

“Adesso abbiamo capito perché Regulus vuole stare sempre vicino ad Alex!” la voce di Sirius li interruppe nuovamente. Regulus si allontanò da lei e il vestitino bianco scivolò nuovamente all’altezza delle ginocchia. Robert rivolse uno sguardo arrabbiato e le disse: “Vai immediatamente in camera o lo dico alla mamma!”

Alexandra corse a chiudersi in camera da letto, era terrorizzata al pensiero che i suoi genitori scoprissero dei baci che lei e Regulus si erano scambiati e delle carezze che lui le aveva fatto e che le avevano lasciato una strana sensazione addosso.
 
 
 
***
 
 
 
Villa Black, Wiltshire, estate 1977
 
 
Sirius era andato via la mattina dopo i baci che si era scambiata con Regulus. C’era stato un fracasso di urla, porte sbattute e un baule trascinato lungo il viale di ghiaia, con un Sirius sordo alle preghiere di tutti – tranne Walburga – di rimanere.

Era andato via urlando: “Non tornerò più in questa famiglia di pazzi!”

La causa del litigio erano stati i tentativi di Walburga e Orion di combinare il matrimonio con una Dolohov. Sirius aveva urlato che piuttosto che sposare una sporca razzista si sarebbe impiccato e avrebbe fatto scomparire il sangue dei Black, Walburga aveva urlato in risposta che se non l’avesse fatto non sarebbe stato più un Black e lui aveva colto la palla al balzo ed era andato dai Potter. Lei e Robert avevano trascorso il resto dell’estate a consolare Regulus.

L’estate successiva Alexandra era tornata dal suo terzo anno e Regulus era fresco di M.A.G.O.

“L’età dei contratti di fidanzamento,” le aveva ricordato sua madre intimandole di stare alla larga da Regulus che era troppo grande per lei e troppo impegnato con altre ragazze. Così, quando Regulus la cercava e le domandava se loro sarebbero stati sempre insieme, Alexandra iniziava a dubitarne, a non essere più così sicura come l’anno precedente.

Non c’erano stati altri tentativi di baci e questo significava che lei a Regulus non piaceva, era evidente. Non come Edith Selwyn che si presentava a Villa Black per fare i compiti con Regulus mentre Alexandra prendeva lezioni di etichetta e imparava ad organizzare un ricevimento.

Walburga le mise davanti una serie di servizi da tè e le ordinò di sceglierne uno, quello che avrebbero usato durante il tè delle cinque. Li esaminò tutti: porcellana cinese con aironi bianchi su fondo blu, porcellana francese con un bordo d’oro e decori floreali sui toni del rosa, porcellana inglese con frutti dipinti su fondo bianco e una forma che richiamava l’ambiente rustico in cui erano immersi, infine, una porcellana bavarese, completamente bianca, con dei fiori in rilievo. La sua scelta andò su quest’ultimo servizio. Walburga la osservò sorpresa e non disse nulla, lasciandola nella curiosità e nella paura di aver sbagliato.

Così, dopo la lezione iniziò a camminare lungo i corridoi di villa Black meditando sulle possibili alternative, dicendosi che forse avrebbe dovuto scegliere la porcellana cinese, che il bianco e il blu erano una scelta sicura che non poteva mai essere sbagliata. Durante quel suo vagare incontrò Walburga che le fece cenno di seguirla. Aprirono la porta della sala dell’arazzo, quella dove Druella e Cygnus Black davano i loro ricevimenti più sontuosi e trovarono Regulus con i pantaloni abbassati e Edith Selwyn che aveva in bocca il suo pisello, o così le sembrò di vedere prima che la sua vista venisse oscurata dalla mano di Walburga che la allontanò e iniziò a urlare: diede della svergognata a Edith, urlò contro Regulus che sembrava sorpreso e mortificato al tempo stesso. Poi, Darlene accorse a richiamarla e portarla via.

“Ma non ho fatto niente!” protestò risentita, curiosa di sapere come sarebbe andata a finire e spaventata al pensiero che anche Regulus andasse via di casa, dopo Sirius.

“Non sono affari che ti riguardano, Alex, non sta bene impicciarsi dei problemi altrui!” rispose Darlene camminando impettita verso il giardino. Sua mamma camminava velocemente e la trascinava per un polso facendole male. “Ma cosa è successo? Perché Edith faceva quella cosa a Regulus?” domandò incuriosita.

“Perché è una poco di buono, le streghe per bene non fanno queste cose,” rispose stizzita.

“Ma che cosa è?”

“Nulla che ti interessi!”

Alexandra preferì non insistere. Ogni volta che sua mamma si agitava in quel modo, Alexandra aveva imparato a soprassedere e rimediare in altro modo alla curiosità. Non appena libera, sarebbe andata in biblioteca a cercare un libro che le spiegasse tutto quello che sua mamma non le voleva dire. Del resto, se aveva scoperto le virtù delle uova di Drago e dei traffici di suo papà e Orion, poteva scoprire anche cosa stesse facendo Edith Selwyn a Regulus e perché mai lui si era abbassato i pantaloni.

Il tè venne turbato dai commenti e i rimproveri nei confronti di Regulus mentre Robert non la perdeva di vista e la guardava come per ricordarle che anche lei avrebbe potuto finire per essere apostrofata come Edith.

I presenti erano così impegnati in quella discussione che nessuno fece caso alle tazze che aveva scelto e forse Walburga si era sorpresa di una scelta tanto anonima, forse lei era anonima come le tazze che aveva scelto.

“Smettila di giocare con le tazze, Rod!”

Bellatrix rimproverò il marito e Alexandra alzò lo sguardo verso di loro. Erano grandi e a lei non era permesso stare in loro compagnia, anche se – ad essere del tutto onesti – non erano mai nel Wiltshire perché vivevano in un castello in Cornovaglia che aveva dato l’idea ad Alexandra che Bellatrix fosse una principessa. In effetti, Rodolphus era bello come i principi delle favole e loro due erano meravigliosi.

“Senti la tazza, Bella, sembra di accarezzare i petali di un fiore,” le disse.

Alexandra sorrise al pensiero che almeno una persona avesse capito cosa le era piaciuto di quella tazza all’apparenza anonima. Bellatrix seguì il marito e domandò sarcastica: “Adesso pensi anche alla porcellana?”

“La piccola Alexandra ha scelto il servizio del tè di oggi,” precisò Walburga. Alexandra sorrise un po’ imbarazzata, forse preferiva quando nessuno si curava delle sue tazze.

“Ha scelto queste tazze perché sono come lei,” spiegò Regulus. Alexandra alzò lo sguardo verso di lui, sorpresa dal fatto che aveva deciso di riprendere parola. “Bisogna conoscerla da vicino per capire quanto è bella.”

“Tu stai lontano dalla mia bambina,” disse Darlene freddamente. Si sentì tirata per un braccio e costretta a sedere vicino la mamma e guardare la tazza di tè perché ogni volta che provava a guardare Regulus veniva rimproverata. Aveva scorto un sorriso e forse un occhiolino complice da Rodolphus che sembrava divertirsi molto e continuava a minimizzare l’accaduto di Regulus cercando di convincere Orion e Edward che non fosse accaduto nulla di grave. Tuttavia, Walburga e Druella lo misero a tacere, mentre Bellatrix gli diceva di non intromettersi nelle scelte educative delle altre famiglie.

Con il passare dei giorni, mentre altre figlie di famiglie Purosangue arrivavano a conoscere l’erede dei Black e poi venivano allontanate perché giudicate moralmente inadeguate oppure andavano via di propria volontà, Alexandra si era chiusa nella biblioteca di Cygnus Black per indagare su quanto nessuno voleva spiegarle.

Pur essendo la figlia di due stimati Guaritori, Alexandra aveva solo una vaga idea di come funzionasse il suo corpo che da un anno a quella parte, tra i suoi tredici e i quattordici anni, sembrava farla impazzire. Adesso aveva quattordici anni e mezzo e si riteneva sufficientemente grande per capire come andasse il mondo. Insomma, prima o poi anche lei avrebbe avuto un fidanzato e non voleva certo che scoppiasse a ridere e la prendesse in giro come facevano Sirius e Robert. Riuscì a trovare un libro sul corpo umano che spiegava i flussi magici e lo stava sfogliando sperando che ci fosse qualcosa di suo interesse quando le mani di Regulus le offuscarono la vista.

“Reg!” esclamò sorridente. “Ma non sei con una fidanzata?”

“No, sono noiose, e poi significa stare con mamma, Darlene e la mamma della ragazza. Voglio tornare a giocare con te, che fai?”

“Una ricerca.”

“Su cosa?”

Alexandra chiuse il libro e sentì le guance andare in fiamme. Spostò lo sguardo su Regulus che la osservava in attesa di una risposta, ma lei si vergognava moltissimo. Sul volto di Regulus comparve un sorrisetto ironico: “Sei diventata tutta rossa…”

“Volevo sapere cosa stava facendo Edith e perché tutti si sono arrabbiati. Nessuno mi spiega niente,” disse incrociando le braccia. Sbuffò e si alzò dalla sedia per riportare quei libri – completamente inutili – al loro posto sugli scaffali. Regulus l’aiutò prendendo qualche volume e le domandò: “Hai sfogliato tutti quei libri solo per questo?”

Alexandra annuì e sentì un bacio posarsi sulla sua guancia. Regulus le sfilò quei volumi dalle mani e li fece volare a posto con un gesto della bacchetta, le spiegò: “Sono delle specie di baci che si danno quando si vuole fare l’amore, insieme a delle carezze, ne avevano parlato alcuni compagni in dormitorio e Edith me li voleva mostrare.”

“Ed è bello?”

Regulus scrollò le spalle: “Ricordo solo le urla di mia mamma ad essere sincero.” Ridacchiarono entrambi al pensiero di tutta quell’agitazione.

“I miei baci preferiti, però, sono questi.” Le loro labbra si incontrarono nuovamente a distanza di un anno e i loro nasi si sfiorarono.

Regulus le sussurrò: “Non facciamoci scoprire” e lei annuì, immaginando i rimproveri che ci sarebbero stati se li avessero sorpresi abbracciati e intenti a scambiarsi baci. Era bello rimanere abbracciati, sentire il corpo di Regulus contro il suo, il calore e la stoffa della sua giacca in tweed contro le maniche leggere del suo vestitino. Le dita di lui le accarezzavano la schiena mentre lei aveva appoggiato la testa contro il suo petto e sentiva il cuore di Regulus battere forte proprio come il suo.

Sentì le dita di Regulus sfiorarle il collo e fare in modo che alzasse lo sguardo verso di lui. Tornarono a baciarsi sulle labbra, le guance e il collo e sentì dei brividi nuovi quando le labbra di Regulus si posarono alla base del collo vicino il colletto di lino azzurro pastello. Sentì nuovamente le dita di lui scendere lungo i fianchi e ogni volta le si mozzava il respiro mentre non riusciva a pensare ad altro a quanto fosse bello e dolce Regulus e che i suoi baci erano la cosa più bella che le fosse mai capitata.

Una carezza lungo la coscia le fece scoprire un senso di attesa e di aspettativa che non aveva mai provato prima. Come poteva aspettare qualcosa che non conosceva? Eppure, era come se il suo corpo sapesse decifrare quei segnali a lei ancora sconosciuti, un po’ come quando la magia aveva iniziato a comparire ma lei non sapeva fare gli incantesimi.

Regulus si lasciò cadere sulle ginocchia e le posò dei baci sulla pancia mentre l’attirava a sé per i fianchi e la guardava dal basso verso l’alto.

“Non amo che i fiori che non colsi.”

La voce divertita di Rodolphus Lestrange li fece trasalire. Regulus si alzò di scatto e lei si sistemò il vestito terrorizzata dal finire nei guai.

“Le vostre madri vi stanno cercando per il pranzo e la biblioteca di Cygnus non è un posto sicuro per pomiciare. Siete fortunati che vi abbia scoperto io.”

“Non dirai niente?” domandò Regulus.

“Assolutamente no, questi sono segreti tra gentiluomini e se volessi farmi un piccolo favore a Hogwarts potrei anche mostrarti un luogo in cui tu e la tua amica potreste stare tranquilli.”

“Cosa ne sai tu?”

“Dimentichi che è casa di Bellatrix e alla vostra età abbiamo avuto modo di sperimentare diversi luoghi per sfuggire al controllo di Cygnus e Druella.”

“Cosa vuoi da Hogwarts?”

“Veleno di Acromantula. So che Lumacorno ne ha un po’ di scorta.”

“Affare fatto,” esclamò Regulus contento mentre si incamminavano verso la sala da pranzo. Rodolphus la guardò con i suoi occhi scuri e profondi, sorrideva divertito e le disse: “Togliti quell’aria colpevole, signorina Turner, o verrete scoperti, e ricorda che tu non hai fatto niente di male, sono le vostre madri che sono pazze.” Rodolphus mostrò loro in quale stanza della casa potevano rifugiarsi e consigliò di farlo dopo pranzo, quando le mamme si ritiravano per quello che chiamavano il sonno di bellezza.

Era una stanzetta al terzo piano della villa, quasi in soffitta, sotto c’erano le stanze degli ospiti che erano sempre vuote e nemmeno gli elfi domestici passavano di frequente da quelle parti.

Il pranzo sembrò interminabile, Alexandra non aveva fame. Il solo pensiero di poter abbracciare e baciare Regulus senza preoccuparsi dell’arrivo di sua mamma le faceva sentire qualcosa nello stomaco e dovette fare un grande sforzo per non sorridere come una sciocca. Si concentrò sui discorsi degli adulti e sul sembrare una strega impeccabile.

Si ritrovarono nella stanza suggerita da Rodolphus dopo pranzo, non appena sentirono che le mamme si erano addormentate e che Robert si stava esercitando in incantesimi in giardino. Sgaiattolarono al terzo piano e – una volta chiusa la porta – Alexandra sentì il cuore che le batteva forte. Non aveva idea di cosa aspettarsi, voleva solo stare con Regulus e sentire il corpo di lui contro il suo. Lo trovò seduto per terra sotto la finestra in quella stanza spoglia, piena di quadri e vecchi mobili coperti da lenzuola impolverate. Alexandra si sedette accanto a lui, nella luce dorata della controra, il grigio dei suoi occhi era quasi nocciola chiaro, le loro dita si intrecciarono quasi seguendo un meccanismo automatico.

“Non so se è giusto quello che stavamo facendo in biblioteca,” le confessò. Alexandra appoggiò la testa contro la spalla di Regulus e strinse la presa della mano prima di scrollare le spalle. “Non lo so, ma io voglio stare solo con te.” Non le importava più di cacciarsi nei guai, di essere sgridata o di far arrabbiare sua mamma, l’unica cosa che voleva era stare con Regulus, in qualsiasi modo, perché il mondo senza di lui era più brutto.

“Per sempre?”

“Per sempre.”






 
Note:
Questa storia mi è venuta così in un colpo solo mentre meditavo sul prompt e mi ha fatto pensare ai primi amori. Non è un missing moment di Kintsugi, perché sappiamo che il primo bacio Alexandra lo da ad Avery, ma è totalmente coerente se immaginiamo di considerare Avery come il primo bacio che da a un ragazzo che la corteggia, mentre Regulus... beh... è Regulus, come dice lei che non sa decifrare bene i cambiamenti del corpo e i suoi desideri.
È una storia un po' sconclusionata forse, ma mi è venuta in mente proprio così, come una parentesi di un amore che sta sbocciando. Avevo pensato di proseguire fino al 1979, ma poi non avrei potuto rispettare il genere Commedia e quindi ho preferito dare loro il lieto fine, dato dalla consapevolezza che nessuno potrà interferire con il loro legame, nemmeno le possibili fidanzate e un passo avanti rispetto alla paura del giudizio delle mamme. 
Spero che vi piaccia, a me ha fatto piacere tornare a scrivere di Alex e Regulus piccoli, mi rendono debole!
Un abbraccio,
Sev
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Severa Crouch