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Autore: coopercroft    27/05/2021    0 recensioni
Ritrovare un padre dopo anni di abbandono e adozioni, finite spesso male. Sherrinford ha un nome eccentrico, come tutti nella sua singolare famiglia. Un padre chiamato “Ice Man”, una zia Eurus rinchiusa in una fortezza e uno zio detective famoso : Sherlock Holmes. Come potrà adattarsi a vivere con loro? Dopo anni di vita fisicamente disastrosa al limite dell’autodistruzione. Ritrovare un affetto stabile lo aiuterà a superare il dolore e i torti subiti?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La notte passa lenta e affannosa, quando mi sveglio so di aver dormito solo un paio d’ore.

Sento le voci che invadono la casa, il risveglio della famiglia che tanto ho cercato: Sherlock che sgrida bonariamente Rosie, John che parla con la signor Hudson. Le auto lungo Baker Street che sfrecciano veloci, tutto normale, tutto così calmo.

Invece dentro di me c’è un'ansia crescente.  Mi vesto, mi preparo meticolosamente, indosso il giubbetto leggero antiproiettile. Non deve essere troppo visibile, non mi protegge al cento per cento, ma piuttosto che niente va bene così.

Quando esco dalla camera, Rosie mi corre incontro. “Ciao Sherrinford, vado a scuola nel pomeriggio. Oggi sto con papà rimani anche tu?”  La prendo in braccio. “Solo per un poco, poi devo uscire, se vuoi leggiamo le tue fiabe.” Sorride felice e corre a dirlo a John.

Lo zio mi osserva dalla sua poltrona preferita. “Tutto bene, Hayc?  Ci sono anch’io oggi. Hai il cellulare con te, chiama se ti trovi in pericolo. Siamo lì in pochi minuti.” 

“Sì zio, è la formuletta della distanza e del tempo di intervento.” Rido, ma non troppo convinto.  “Speriamo funzioni, non so dove mi porterà Serge.”  Sospiro mentre Sherlock afferra il violino e lo pizzica pensieroso. “Credo a casa di Auberton,” sentenzia “è così stupido che non sospetta nulla.”

“Stupido, sì, è proprio per questo pericoloso.”   Lui scuote la testa riccia. “È imprevedibile nelle sue scelte irragionevoli.”  Rosie corre verso di noi ci tira le maniche per portarci a fare colazione.

Non parliamo più della mattinata impegnativa che mi aspetta, per amore di Rosie, scherziamo e ridiamo.

Ma le dieci arrivano in fretta. Mando un messaggio in codice a papà, bacio la piccola peste, saluto John.

“Bada a te giovane Holmes. Non fare lo stupido.”  Accenno un sì con la testa. Ma non lo guardo in volto, perché non voglio che veda che ho gli occhi lucidi.

Lo zio Sherlock mi ha preceduto dopo avermi dato una botta affettuosa sulla spalla, che è il massimo che può concedermi. Con lui ora tutto è chiarito.

Scendo le scale lentamente. Ho avuto tanto in poco tempo, ora sta a me fare la mia parte.

Raggiungo Serge due strade dopo, ho in tasca le password fasulle copiate dentro una usb, se la mettono in un computer ho poco tempo prima che scoprano che non valgono nulla, al massimo quindici minuti. Il tempo di reazione lo calcolo in base alla distanza percorsa, devo solo dargli il tempo di trovarmi con il chip che mi hanno inserito.

Serge è già arrivato, indossa un cappotto costoso che però non porta con l’eleganza di papà.  Sembra un cane da guardia, al solo vederlo mi prende la nausea.

“Eccoti mastino, vedo che sei arrivato presto.” Mi guarda con disprezzo, le mani nelle tasche, ma zoppica un po' e questo mi rende felice.

“Ciao, piccolo farabutto. Spero che ti abbia fatto bene lo schiaffone che ti ho rifilato. Tuo padre dovrebbe dartene a raffica visto quello che stai per fargli.”

Gli restituisco uno sguardo gelido, ma devo recitare bene senza nessun tentennamento. Faccio l’annoiato, il viziato arrogante.

 “Tu non sai quanto è pesante quell’uomo!  Ama solo il potere. Non si gode la vita!  Con tutti i soldi che ha accumulato, mi tratta come un pezzente.”  Grugnisco arrabbiato. “Voglio tutto, mi ha abbandonato! Ora cerco la mia vendetta.”

Aumento il passo, siamo affiancati, mentre penso a quanto bastardo e senza pietà sia, se potesse mi avrebbe già ucciso.

Arrivati al parcheggio, un'auto scura ci aspetta. È simile a quella di Mycroft, quindi è probabile che mi porti a casa di Auberton.

Fortunatamente abita appena fuori Londra, così i tempi di intervento si accorciano ed è un vantaggio per me.

Non scambiamo una sola parola durante il tragitto, ma la villa dove entriamo ha un parco enorme ed è delimitato da mura e siepi. Un punto a sfavore, difficile scappare da lì.

“Forza Holmes, scendi, sir Auberton ci aspetta.” Serge mi precede e io lo seguo con la mano destra stretta alla memoria usb.

 Ostenta ricchezza Auberton, una villa vittoriana tenuta con un’emorragia di soldi infinita. Curata e restaurata con dedizione.  Saliamo delle scale di marmo lisce e sbiancate, un’apoteosi di spreco di denaro.  Lui è nell’atrio, la persona più infida che abbia mai conosciuto. Mi viene incontro con fare strafottente. Sorrido abbassando la testa, non avrà mai l’eleganza austera di papà.

“Allora ci rivediamo, giovane Holmes, vediamo se sei stato di parola.”  Ride sgarbato, avvicinandosi troppo.  “Altrimenti al tuo vecchio gli restituirò le tue ossa con la carne attaccata.” Mi sento fremere dalla rabbia.

“Divertente Sir! Speriamo che non sia mio padre a fare la festa a lei e a me il culo, se ci scopre durante l’intrusione nel database.”  Ammicca enigmatico.

“Sei simpatico piccolo ladro di polli! O forse dovrei chiamarti serpente?” Lo avvicino e gli punto il dito al centro del petto. “Attento Sir, potrei averti già avvelenato, mai fidarsi di un serpente...”

Mi guarda dubbioso, Serge mi allontana. “Ora basta, dacci quello che ci hai promesso e avrai tuoi soldi e il tuo potere.” 

Mi distacco da lui rapido, meglio non averlo vicino. “Bene, andiamo, ora vi mostro come fare, mio padre ha inserito delle scadenze a tempo. Quindi muoviamoci.”

Auberton sorride ghignando. “Tranquillo, non avrà tempo per guardare il suo computer, non durante la sorpresa che gli abbiamo preparato.”

Sento un brivido percorrermi la schiena.  Il maledetto si è coperto le spalle e ha tramato qualcosa di pericoloso.  Mi stampo in faccia la maschera più bastarda che posso gestire e lo fisso divertito.

 “E perché mai? E sempre in ufficio e non si muove da lì.”  Lui guarda Serge a cui rivolge uno sguardo d’intesa. L’altro gli mostra un sorriso maligno.

“Non quando dovrà correre a raccogliere i resti di suo fratello a Baker Street.”

Ridono entrambi, mentre tremo devastato.  Hanno sistemato dell’esplosivo! Uno stramaledetto ordigno letale.

Il cuore va a mille, non devo cedere, non adesso! Perché mi si squarcia la mente e mi sento soffocare…  A casa c’è Rosie e John, loro che sono le persone più innocenti di tutti.

Fingo indifferenza e cerco di mantenere la voce senza nessuna inflessione.

“Una bella sorpresa per il vecchio Holmes! Dove l’avete piazzato il fuoco d’artificio?” Sghignazzo, Auberton non riesce a trattenere il suo orgoglio malato.

“Una anonima city car parcheggiata lì sotto, piccola, ma letale. Tra circa un quarto d’ora, mentre noi ci occupiamo delle password.” Mi guarda studiandomi attento, ma non tradisco nessuna emozione.  “Il tuo caro padre correrà trafelato e pentito, a soccorrere i parenti ridotti a brandelli e noi avremo tutto il tempo necessario.”

Mi sforzo di ridere, ma intanto penso rapidamente che devo informarli, e per farlo devo chiamare Sherlock al cellulare.

Va tutto a puttane, ma devo salvare la mia piccola Rosie, la mia principessa e il suo papà.

Siamo arrivati nella biblioteca, Serge è alle mie spalle, Auberton va al portatile. Devo prendere tempo, bisogna disinnescare la bomba.

Mentre Auberton si adopera al computer devo colpire Serge, scappare e avere il tempo per chiamare lo zio. Lui è già in attesa, in caso di bisogno.

 Non ho scelta, devo uscire dalla copertura, devo restituire a Rosie a tutti loro il mio amore. Loro che sono la mia unica famiglia.

So che papà è in buone mani.  Sherlock penserà a lui. Non devo distrarmi, forse se sono rapido posso cavarmela. È ora di farlo.

Serge è al mio fianco, è occupato a guardare il portatile, mi chino annoiato ad allacciarmi la scarpa, mentre Auberton maneggia il computer, sfilo il serramanico che porto sempre con me infilato nell’elastico del calzino.

Devo essere rapido e avere fortuna.

 Serge non sospetta nulla, prendo velocità e gli pianto il coltello sulla gamba, vicino all’arteria.  Urla impazzito dal dolore e tenta di afferrarmi, ma cade a terra. Allungo un fendente sulla spalla di  Auberton, con poco successo, ma prende a bestemmiare furioso. Devo scappare rapidamente, questione di secondi e Serge avrà l’arma in mano e sparerà.  Spero solo non mi faccia troppo male. 

Corro verso la porta con il cellulare in mano, chiamando trafelato lo zio, sento partire lo sparo e un urto sulla schiena mi fa barcollare e sbattere sulla porta, ma resto in piedi.  Stringo i denti, fa male, ma il giubbotto sembra aver limitato il danno.

Urlo dentro al cellulare.

“Zio c’è una bomba a Baker, una city car, fa presto!  Salvali. Non pensare a me.”

“Sei ferito? Ho sentito uno sparo?” Sento la sua voce tremare.

“Sì, zio, credo di sì. Quanto tempo mi rimane?” Sono in affanno e lui lo sente.

“Sette minuti, ora cerca di nasconderti.  Pensiamo noi a tutto.” Non lo sento, poi riprende. “Sherrinford stai tranquillo. Sai che ti vogliamo bene.”

“Anch’ io.” Mi esce fiacco, ma la sua voce mi fa bene e mi dà la forza.

 Metto in tasca il cellulare, mi sono allontanato un bel po', la casa è grande. Mi infilo in una stanza cercando di evitare le telecamere interne.  Sento Serge che bestemmia e urla.

Devo nascondermi, almeno fino all’arrivo dei soccorsi. Rompo la finestra che dà sul giardino, devo fargli credere di essere uscito. Rimango nascosto dietro una porta, senza respirare e ora mi accorgo di un calore umido che mi bagna i calzoni dietro la schiena. Allungo la mano e la trovo insanguinata. Sono ferito, la pallottola deve essere passata attraverso il giubbotto, ma spero abbia limitato i danni. Sento la debolezza salire e questo non è un bene.

Serge arriva imprecando e zoppicando, vede la finestra rotta ed esce fuori. Io sospiro di sollievo.

 Sanguino, sono passati solo due minuti. Se Serge  mi ritrova sono morto.  Se continuo a perdere sangue sono morto lo stesso. Spero solo che Rosie sia salva, la mia principessa innocente.

Auberton grida a Serge di andare via.  Questo non va bene, se torna dentro sente l’odore del sangue, mi fiuta e mi trova.

Così decido di scivolare fuori lentamente, mi trascino verso la biblioteca, non mi cercheranno di certo da dove sono scappato.  E con tutto quel sangue per terra, Serge si confonderà.

Manca poco, forse un paio di minuti e sento la stanchezza più densa.  Scivolo sotto alla scrivania, lì non mi cercheranno, solo i bambini nei peggiori film thriller si nascondono lì sotto.  Il laptop non c’è più, in compenso c’è il sangue di Auberton sulla sedia e me ne compiaccio.

Guardo fuori dall’ ampia vetrata che dà sul giardino e finalmente vedo l’elicottero arrivare.

 Dio è quasi finita, non mi resta che restare vivo.  Mi lascio andare, chiudo gli occhi e mi sale tutto il dolore alla spalla e alla schiena.

C’è un gran movimento di persone, urla, fumo, spari.

Il mio nome viene urlato più e più volte, finché vedo le scarpe degli agenti da una fessura sotto alla scrivania e decido di scivolare fuori.  Mi prendono con delicatezza e mi stendono sul pavimento sopra al tappeto costoso di Auberton. 

 Mi esaminano, mi parlano, mi fanno girare sul fianco e gridano ordini secchi. “Va tutto bene Holmes. Rimanga immobile. È stato bravo, suo padre è qui.” Si allontanano e vedo arrivare papà, seguito da Anthea.  Ora respiro meglio, guardarlo mi fa sentire al sicuro, allungo le mani verso di lui. Ma non riesco a parlare.

 “Sherrinford, ragazzo mio, stanno arrivando i soccorsi.” Si inginocchia vicino, ha il volto contratto ed è spaventato come non l’ho mai visto, cerca di afferrarmi, ma Anthea al suo fianco lo ferma.

“Mycroft, non muoverlo.” È più ricettiva, si mette dietro e mi spoglia delicatamente, mentre mi lamento e mi agito, mi toglie il giubbotto e trova la ferita sotto alla scapola. Il volto di papà si fa teso, ma solo per pochi secondi. Mi accarezza la testa, e mi tiene.

 Anthea cerca di essere rassicurante, ma lo sento che non sarà così. “Sherrinford ti farò male, ma devo tamponare.”

“Papà…”  mormoro impaurito, e lo guardo sconvolto.  Il dolore non l’ho mai sopportato.

“Tranquillo, figlio, aggrappati a me.” Mi prende la testa e la tiene stretta sul suo petto, sento il suo cuore battere impazzito.

Anthea tampona decisa e il dolore improvviso mi fa urlare senza ritegno. Mycroft  mi accarezza la testa, e mi tiene con forza.  “Cerca di stare fermo, tra poco starai meglio.”  Riprendo fiato e penso a Baker Street.

“Papà?” Biascico incerto.” Rosie e John?”  Mi scosta la testa e mi tiene il volto. Mi guarda orgoglioso.   “Rosie è salva, sono tutti salvi ragazzo mio, sono salvi grazie a te.”

Piango sollevato, felice di avercela fatta, anche se le fitte alla spalla aumentano.

Li ho salvati, la mia vita è servita a qualcosa. Ma la tregua è breve, il dolore è insopportabile.

 Anthea continua a spingere sulla ferita, cercando di fermare il sangue.

Urlo.  “Fa male, basta!”  Piagnucolo, grido di nuovo, quando sento il dolore salire, mentre premo il volto sul petto di Mycroft e lui mi stringe più forte. 

Anthea mi parla dolcemente, ma decisa.

“Forza Sherrinford, lo so che fa male, ha intaccato l’osso, ma non ti ha trapassato. Hai perso molto sangue.”  Sento la sua voce tremare. “Sono orgogliosa di te, Holmes.”

 Cerco conforto nell’abbraccio di papà, distolgo la mente dal dolore pensando che Rosie è salva.  “Serge? e Auberton?”  Mormoro incuriosito appena riesco a rifiatare.

“Non faranno più del male a nessuno, Serge è morto e Auberton, beh, si è fatto sparare ed è grave.”

La voce di papà si fa improvvisamente lontana, le forze mi mancano, il cuore rallenta, mi aggrappo a lui disperatamente. Non so cosa mi sta succedendo, mi sembra di vedere una luce intensa sulla porta della biblioteca, come se fosse una forma umana e ne fosse avvolta. Si avvicina e la riconosco, mentre non avverto più nulla….

“Mamma…”  Mormoro stupito.  

 

 

 

 

 

 

   
 
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