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Autore: DanceLikeAnHippogriff    28/05/2021    0 recensioni
Il filo conduttore di queste storie è il "quattro" e le "storie". Storie per un anniversario importante, storie per quattro anni di avventure e storie. Una storia per anno, anche se è troppo poco da regalarti per tutto quello che mi hai dato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un guizzo d’argento a pelo d’acqua. I flutti che catturavano il baluginio del sole erano spesso ingannatori, ma la vedetta assottigliò lo sguardo per buona misura, osservando paziente.

Niente, se non onde su onde su onde, che si accavallavano pigre ad altre onde che si rotolavano su onde. Le uscì un breve sospiro, forse di sollievo, e lasciò vagare lo sguardo con rassicurata pigrizia su quell’immensa distesa di smeraldo. Non c’era niente all’orizzonte per miglia e ci sarebbero volute settimane prima di attraccare a un nuovo porto, ma le andava bene così. Era per questo che amava il mare, era per questo che si era imbarcata con quella banda di criminali squinternati. Erano più buoni a fare bisboccia che a rapinare i mercanti di passaggio, e passavano periodi interminabili a seguire rotte assurde.

Gli serviva una vedetta, qualcuno con lo sguardo buono. Lei non ce l’aveva, lo sguardo buono, ma l’avevano presa comunque. Forse perché gli aveva fatto pena, si diceva, con le guance scavate dalla fame e i pantaloni sbrindellati. Perché vedi con altri occhi, era stata la risposta, e se l’era fatta andare bene. A lei bastava farsi cullare dalle onde, perdersi al centro di quel freddo abbraccio blu che si prendeva la nave portandola dove gli pareva.

Si schermò gli occhi con la mano, stringendo con presa salda una logora copertina di cuoio. Era sbiadita dal sole, incrostata di sale, e le pareva giusto chiamarla copertina e basta perché un libro di certo non lo ricordava più, quel guscio vuoto. Forse un tempo le aveva avute le pagine, ma la vedetta pensava di averle perse per strada vagando per terra e per mare. Ce l’aveva sempre avuta, da quel che ricordava. Chissà dove aveva seminato il resto di quella storia… Le piaceva pensare che forse era la sua, di storia, ed era per questo che non la poteva sapere. Era per questo che l’avrebbe potuta scrivere.

Sentì un sapore salato pervaderle la lingua e riabbassò la mano, staccando i denti dal perfetto calco a mezzaluna che si era formato negli anni sull’angolo della copertina. Il destro. Ormai non ci faceva neanche più caso a quel gesto, era diventato qualcosa di inconscio, di istintivo. La aiutava a concentrarsi.

Sì, perché tutte le onde brillavano accecandola come una distesa di sale, ma c’era qualcosa che si muoveva, in tutto quel bianco.

Si sporse dalla coffa, le gambe saldamente attorcigliate all’albero, e guardò in basso. Il resto della ciurma si stava godendo quel momento di bonaccia spalmato nelle rare zone d’ombra. Sputò un pezzo di cuoio e osservò la traiettoria di quel grumo nero finché non si fu spiattellato a terra con sua somma soddisfazione. Doveva aver fatto un suono disgustoso. Sorrise soddisfatta.

Volse lo sguardo sull’altro fianco della nave, spostandosi con la sicurezza di un gatto. Il legno e le sartie di quel galeone non avevano segreti per lei, ricordava con precisione tattile ogni nodo, ogni scheggia, ogni corda su cui aveva posato mano o piede.

Forse fu la troppa sicurezza che la tradì. Forse non si era ricordata della copertina.

Quel che è certo, è che si ritrovò a fissare quel rettangolo scuro piombare sgraziato in acqua, galleggiando in superficie come un pugno in un occhio.

Si umettò le labbra e flesse con lentezza la mano, stupita dall’improvvisa mancanza dell’oggetto. Non se n’era mai separata prima… Non aveva valore, erano due brandelli di cuoio uniti alla bell’e meglio, custodivano sì e no due pagine di un romanzo che sapeva ormai a memoria, ma non era quello, era la sua presenza, e quella già le mancava.

Poggiò i piedi sul bordo della coffa, osservando la copertina con sguardo stralunato. Se avesse saltato, forse l’avrebbe recuperata prima che…

…sparisse sott’acqua. Così. Senza preavviso.

Il cuore le sprofondò nel petto con la stessa repentinità con cui quella macchia nera era sparita dalla sua vista, e sentì gocce di oceano bruciarle gli occhi.

Le onde la accecarono con i loro riflessi d’argento. Guizzavano come impazzite.

Chiuse gli occhi appannati.

Li riaprì.

Una mano le stava porgendo la copertina, sventolandogliela con fare vittorioso sotto il naso.

Sbatté le palpebre e seguì il corso dei rivoli d’acqua che scivolavano lungo quel braccio, raccogliendosi nella clavicola di un essere strano per poi rotolare lungo quel corpo di madreperla, tutto attorcigliato alle sartie poco sotto la coffa. Aveva scaglie che rilucevano d’argento come le onde del mare. Rideva, e le onde si infrangevano sulla chiglia. Batteva le ampie pinne della coda, e sentì il vento carezzarle la pelle scottata dal sole. Le sorrideva.

E forse era quello l’inizio di un capitolo da scrivere per la sua storia.

  
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