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Autore: Ellery    28/05/2021    3 recensioni
Ben Solo, stilista di fama mondiale, viene invitato a presentare la sua collezione durante la Settimana della Moda di Milano. E quale migliore compagno di viaggio di uno spocchioso ex-generale del Primo Ordine? Peccato che le cose, naturalmente, non vadano come Hux spera...
Note: La ff è il seguito di "La cura del gatto per negati (e altri novantanove pratici consigli per diventare Imperatori del Male). Note introduttive nel primo capitolo.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Generale Hux, Kylo Ren
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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1. Allora? Come è andato il volo?
 
Introduzione: Buonasera!
Era da un po' che meditavo su questa ff e ho finalmente trovato la voglia di scrivere il primo capitolo. Mi ero presa una pausa dopo aver finito la precedente, ma in questi giorni mi son detta: perchè non riprovarci? Perchè non buttare giù quel sequel che mi ero ripromessa di scrivere? La voglia di riprendere le disavventure dei due sfortunati protagonisti (che indubbiamente mi odieranno, ormai) si è nuovamente fatta sentire e quindi... ho riaperto Word e ho ricominciato a buttare giù qualche spunto. 
La premessa è d'obbligo: questa ff è il sequel de "
La cura del gatto per negati (e altri novantanove pratici consigli per diventare Imperatori del Male)". Credo possano essere lette anche in maniera indipendente, ma se desiderare recuperare la prima, vi lascio qui il link:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3878986&i=1

Se, invece, preferite cimentarvi subito con questa, lascio di seguito un paio di dettagli che potrebbero servirvi (ma che spoilerano il finale della precedente, quindi non leggete se avete intenzione di recuperare la precedente)
[SPOILER]
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La cura del gatto per negati (e altri novantanove pratici consigli per diventare Imperatori del Male) - Riassunto:
Hux trova un gatto a bordo del suo Star Destroyer. Peccato che non sappia assolutamente nulla di felini e  chiedere aiuto a Kylo Ren si rivela una pessima idea. Dopo una serie di disavventure, i due sfortunati protagonisti si ritrovano a dover recuperare i loro stessi corpi, usurpati da due gatti potenti nella Forza. Per farlo, dovranno chiedere aiuto alla Resistenza, guidata dal generale Organa. Le peripezie e le difficoltà non mancano, ma alla fine i due riescono a ritornare nella loro forma originale (o quasi). Tuttavia, per proteggere il figlio ormai privato della Forza, Leia destina i due ad un "pianeta lontano lontano": la Terra. Hux trova lavoro come collaboratore della CIA per la ricostruzione di Starkiller; Ren (ormai redento) diventa uno stilista di fama internazionale e viene invitato a partecipare alla Settimana della Moda di Milano.

La nostra storia inzia da qui.




Il generale Hux guardò preoccupato fuori dal finestrino. Il suolo, in rapido avvicinamento, era coperto da uno spesso strato di neve. Si morse il labbro inferiore, trattenendo a stento una sonora imprecazione: il suo collega gli aveva più volte assicurato che il clima italiano era piacevolmente caldo. Per cui, aveva indossato un paio di pantaloncini corti e una t-shirt color lampone. L'unica giacca che aveva con sé, era infilata nel bagaglio da stiva, schiacciata sotto una moltitudine di magliette, camicie di cotone, bermuda, flaconi di crema solare e al pratico accappatoio in microfibra. 

Nessuno gli aveva detto che a febbraio, nel capoluogo lombardo, il tempo oscillava tra "sole caraibico" e "gelo da steppa siberiana".

Sbuffò contrariato, adagiando la testa contro il sedile e preparandosi all'atterraggio. Almeno quel viaggio della speranza sarebbe presto finito! Affermare che era cominciato male, era un eufemismo: appena imbarcati, Ren era stato immediatamente riconosciuto. Una graziosa hostess aveva proposto allo stilista un posto in prima classe. Ren aveva accettato, naturalmente, abbandonando il suo biglietto Economy in favore di una sistemazione più confortevole. Hux aveva protestato, chiedendo ripetutamente se non vi fosse un posto anche per sé, ma la donna gli aveva rivolto un sorriso di scuse: si era liberato una sola prenotazione nell'area Extralusso e quel posto era finito al signor Solo. Dopodiché, l'assistente di volo aveva esibito la medesima offerta ad altre quattro persone, ignorando completamente le sue lamentele.

Sì era dovuto accontentare di uno scomodo sedile in plastica riciclata, tanto stretto da costringerlo quasi con le ginocchia in gola. Il peggio, però, doveva ancora arrivare: lo spazio di Ben era stato occupato da un corpulento signore, che aveva passato l'intero viaggio a russare come uno Wookie raffreddato. A ciò si era aggiunta l'allegra famigliola sull'altro lato del corridoio: una giovane coppia di sposi con cinque bambini al seguito, tutti di una età compresa tra gli zero e i cinque anni.

I pargoli avevano trascorso il volo transatlantico a guardare cartoni animati a tutto volume, piangere ripetutamente, saltellare in giro per la cabina e chiedergli se volesse vedere la loro collezione di figurine sui dinosauri. Appena dopo il decollo, Hux aveva seriamente considerato l'idea di lanciarsi fuori dal portellone e porre così fine alle proprie disgrazie.
 

***

 
Ben Solo sorrise dopo aver firmato l'ennesimo autografo. Aveva i crampi alla mano, ma poteva dirsi soddisfatto. L'aereo era atterrato da poco, ma ai passeggeri di prima classe era stata concessa l'opportunità di ritirare in anticipo il proprio bagaglio. Era quindi riuscito a rientrare in possesso del proprio borsone, ottenuto in omaggio con i punti del detersivo. 
Si accomodò su una panchina, risoluto ad attendere Hux nel corridoio davanti alla scritta "Arrivi Internazionali".

Immaginava già che l’altro sarebbe stato di pessimo umore, dopo una traversata così lunga in compagnia di passeggeri maleducati. L'ultima cosa che desiderava era affrontarlo a stomaco vuoto, per cui si era comprato un tubo di Pringles al formaggio nel duty free dell'aeroporto.

Sfilò lo smartphone dalla tasca del giubbotto, provvidenzialmente recuperato dal bagaglio. Scorse rapidamente la rubrica, selezionando "Armani Cellulare". Premette la cornetta e attese solo un paio di squilli, prima che una voce gentile gli rispondesse.

«Giorgio! Come stai?» Domandò, in perfetto italiano.

Il chip integrato di funzioni linguistiche che gli avevano installato nell'Area Cinquantuno si era rivelato un portento: gli consentiva di leggere, scrivere, parlare in più di cento idiomi.

«Bene grazie! Il viaggio? Oh, splendido. Non mi sono neppure accorto del tempo che passava. Ho bevuto champagne, mangiato tartine al caviale…» una pausa e un sorriso meschino «No, in Economy ti davano comunque qualcosa da mangiare. Ma...tipo le Insalatissime Rio Mare e una brioche confezionata» spiò verso il gate, affatto sorpreso di vedere un Hux infreddolito, trafelato e chiaramente incazzato come una biscia «Ma certo! Dai ci vediamo dopodomani! No, no… domani credo faremo un giro in città. Armitage penso voglia visitare un po' Milano, prima del grande evento di mercoledì!» concluse, riponendo il telefono in tasca.

Abbandonò la seggiola non appena il generale lo raggiunse.
«Allora?» chiese allegro «Come è andato il volo?»

Hux gli lanciò una occhiata torva: se avesse potuto decapitarlo, bruciarlo e spargere i suoi resti sulla pista lo avrebbe fatto. In più, il colorito non era dei migliori: i capelli rossi erano insolitamente spettinati, e la carnagione era ancora più pallida del solito. Le labbra bluastre non promettevano niente di buono, così come la punta delle dita ormai violetta. Sembrava avesse un principio di ipotermia.

«Hai freddo?» Domandò, ingenuamente.

«A te cosa sembra?!» La replica acida non tardò ad arrivare. Scorse Hux rovistare in fretta nella valigia per recuperare la giacca e un paio di pantaloni di tuta, da indossare sopra i bermuda «Che posto di merda! Meno male che dovevano esserci trenta gradi.»

«Uff… sempre così disfattista. Sono sicuro che invece ti piacerà.»

«Seh, come no!»

Ben alzò le spalle, deciso a non alimentare ulteriormente quei piagnistei. Allungò il passo verso l’uscita dell’Aeroporto di Malpensa, indicando la lunga fila di macchine bianche parcheggiata appena fuori. Sventolò le braccia finché un taxista sulla cinquantina non si avvicinò, abbassando cautamente il finestrino.

«Si?» chiese l’autista, senza dubbio impensierito dal bizzarro aspetto dei due passeggeri: uno sembrava sul punto di morire per congelamento, l’altro esibiva con disinvoltura dei pantaloni a vita alta accompagnati da infradito e calzini di spugna «Dove vi posso accompagnare?»

«Milano, per cortesia! Abbiamo una prenotazione all’Hotel Armani, naturalmente offerta da Giorgio.»

Il taxista si sfregò le mani: quei due erano vestiti in modo eccentrico, ma chi era lui per giudicare? Avevano tutta l’aria d’essere turisti stranieri dal ricco portafoglio. Impostò il tassametro al doppio della tariffa e poi cambiò idea. Insomma, solo il doppio? Il triplo avrebbe reso di più. Rivolse un sorriso affabile ai suoi ospiti, facendo loro cenno di accomodarsi sul sedile posteriore di una Panda a metano.

«Prego, signori!» esordì «Saremo a Milano in un batter d’occhio. Prima volta in Italia?»

Entrambi annuirono.

«Magnifico!» continuò l’uomo, spingendo nell’autoradio un vecchio cd di musica anni ottanta «Sono certo che vi piacerà. Vi secca se metto un po’ di musica?»

«Io preferirei di…»

«Assolutamente!» Ben batté le mani soddisfatto «Sono un cantante provetto, oltre ad uno stilista di fama internazionale.»
Hux sbatté ripetutamente la testa contro il finestrino, sperando di perdere conoscenza.
 

***
 

«Seeeeeeeeee…. Per innarmorarmi ancoraaaaaaa
Torneraaaaaiiiiii maledetta primavera..

Hux tentò di tapparsi le orecchie, ma ricevette una gomitata nelle costole.

«Ahia! Diamine, sempre delicato come un Bantha!»

«Canta anche tu, avanti!»

«Scordatelo.»

«Che imbroglio seeeeeeee… per innamorarmi basta un’ora
Che fretta c’era, maledetta primavera…»
 

***
 

Hux scaricò a fatica il bagaglio dal baule della Fiat che li aveva portati in albergo, mentre Ben pagava una tariffa decisamente eccessiva per la tratta percorsa ed elargiva, oltre ad una generosa mancia al tassista, anche un proprio autografo.

«Posso aiutarla a portare la valigia, signore?»

Il generale si voltò di scatto, stringendo a sé il trolley e squadrando sbieco il fattorino intervenuto.

«Nemmeno per idea!» ringhiò, pentendosi subito di quell’uscita. Ora avrebbe dovuto accollarsi il bagaglio fino al quinto piano del hotel, visto che aveva rifiutato l’aiuto del facchino. Si voltò per cercare il ragazzo, ma questi si era già allontanato, prendendo in consegna il borsone sportivo di Ren.

Sospirò, spingendosi verso il banco dell’accoglienza.

«Buonasera…» sussurrò alla graziosa impiegata oltre la scrivania «Abbiamo una prenotazione a nome di Kylo Ren.»

«Non risulta nessuno con quelle credenziali…»


«Forse perché mi chiamo Ben! Quante volte devo ripetertelo?» l’ex-cavaliere esibì il proprio passaporto «Ben Solo.»

«Ah, è lei l’ospite del signor Armani? Splendido! Vi abbiamo riservato la Suite Regale all’ultimo piano della nostra struttura.»

Il cuore meccanico di Hux fece una capriola. La Suite Regale? Indubbiamente una stanza gigantesca dotata di ogni comfort e completamente gratis. Dopo tutto… non era così male viaggiare con Ren! Gli agganci nel mondo della moda erano ottimi. Si immaginò ammollo in una sontuosa vasca idromassaggio, sorseggiando un calice di Brunello di Montalcino e mangiando toast di gamberi e avocado. Splendido, davvero.

I suoi sogni vennero, tuttavia, ben presto rovinati dalla receptionist:
«Purtroppo, abbiamo avuto un guasto all’ascensore, giusto dieci minuti fa… Il tecnico verrà domani, quindi dovrete raggiungere il quinto piano a piedi.»

«Che cosa?!» squittì, indicando la propria voluminosa valigia «E come faccio con questa? Posso… chiamare il fattorino?»

«Temo di no. Il nostro unico garzone è temporaneamente impegnato con il bagaglio del signor Solo. Se vuole usufruire del facchinaggio, dovrà attendere domani mattina.»

«Eh?! Perché? Non può portare su la borsa di Ren e tornare a prendere la mia?»

Dalle scale giunse la voce di un giovane chiaramente sottopagato:
«Per tre euro all’ora? Figuriamoci!»

 
***
 

Hux uscì dalla doccia frizionandosi i capelli con un asciugamano. Ci aveva messo quasi un’ora per salire a piedi fino alla camera, trascinandosi dietro il bagaglio sin troppo ingombrante. Naturalmente, Ren si era ben guardato dal dargli una mano. Quando aveva raggiunto la suite, aveva trovato il cavaliere intento a fare zapping su un voluminoso televisore al plasma.

«Stai ancora guardando la tv?» chiese, aggiustandosi la maglia di un pigiama decorato con simpatici coniglietti e carote. Si lasciò cadere sul sofà con uno sbuffo.

«Che trasmettono?» domandò, allungando la mancina verso il vicino pacchetto di patatine, ma ricevette uno schiaffo sul dorso «Ahi! Ma sei scemo?... No, non rispondere! So che lo sei!» ringhiò, mentre l’altro gli indicava un mobiletto ad angolo.

«Il frigobar è pieno di schifezze. Devi proprio rubare le mie?»

«Sì, considerato che mi sono appena ripreso da cinque piani di scale con in braccio una valigia da venti chili.»

«Te l’avevo detto di riempirla meno.»

Lo ignorò, raggiungendo la piccola dispensa e non trovandovi altro che pacchetti di schiacciatine e fette biscottate.

«Emh… le patatine?»

«Mh, credo d’aver preso l’unico pacchetto. Beh, mangia i cracker!»

«Non voglio i cracker! Voglio le patatine!»

«Mamma mia, come sei pesante. Ricordami perché ti ho scelto come compagno di viaggio!»

Hux storse la punta del naso, irritato. Già, perché… con sei miliardi di persone sul pianeta, Ren aveva scelto proprio lui? Beh, perché non aveva nessun altro, probabilmente. Non che il cavaliere avrebbe avuto difficoltà a trovare una compagnia migliore: possedeva un fascino piuttosto singolare, quasi esotico; dei lineamenti curiosi, marcati e dolci al tempo stesso. Non era di una bellezza comune, ma indubbiamente di spicco. Era quel genere d’uomo che le donne apprezzavano sotto ogni aspetto: affascinante, carismatico, in bilico tra il nobile raffinato e lo zotico campagnolo ruspante. Inoltre, beh… era ricco. Non passava le giornate a spaccarsi il cervello per accontentare così il governo americano, al modico prezzo di un migliaio di dollari al mese. No… il signor Ben Solo era titolare di un noto marchio d’alta moda. I suoi pantaloni a vita alta avevano letteralmente conquistato il mondo e, per la prima volta, a Ren sarebbe stato concesso l’onore di calcare le passerelle milanesi con una propria collezione. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui e la Settimana della Moda lo avrebbe portato ancora una volta sotto i riflettori.
Il genio dello stile” come lo avevano definito le più prestigiose testate del settore “Capace di fondere armonia, praticità e un tocco di glamour in ogni sua creazione.”

Su quello stupido pianeta chiamato Terra, in pochi erano immuni dal fascino di Ben Solo e dai suoi stravaganti capi d’abbigliamento. Uno di questi, nemmeno a dirlo, era il suo coinquilino: un pallino ex-generale del Primo Ordine, assoldato come consulente dalla CIA perché inventasse una Starkiller in miniatura; un micro-Oscillatore Termico, da piazzare su un satellite e da consegnare direttamente al Presidente degli Stati Uniti. Oh, sarebbe stata un’arma rivoluzionaria per la tecnologia attuale, ma… valeva davvero il suo misero stipendio da pseudo-impiegato statale? Indubbiamente, avrebbe dovuto chiedere un aumento considerato come doveva destreggiarsi tra la burocrazia, tra le fonti energetiche affatto paragonabili ai cristalli di Kyber e lo scetticismo dei colleghi. Eppure… in qualche modo la luce splendente di Ben Solo aveva colpito anche lui.

I paparazzi, più volte beccati a curiosare nei dintorni della loro abitazione, erano certissimi che tra lo stilista e il suo coinquilino esistesse un legame romantico. Le testate scandalistiche sguazzavano in quegli articoli spazzatura, scritti a caratteri cubitali: “La nuova fiamma di Ben Solo” oppure “Ben Solo: chi nasconde dietro la vita alta?”. E ancora: “Solo è davvero solo? Intervista esclusiva alla farmacista che ha incontrato il fidanzato del noto stilista”.

Aveva imparato a conviverci ormai. Inoltre, era davvero bravo a scansare i giornalisti. Nessuno era mai riuscito a scattargli neppure una foto. Una volta, per sopperire, avevano utilizzato quella di un famoso attore. La somiglianza c’era, ma quel poveretto si era ritrovato a dover smentire una valanga di voci infondate.

Hux afferrò una Sprite dal frigorifero e si avvicinò alla finestra. La larga vetrata dominava dall’alto la città, concedendo una vista impareggiabile: Milano, nonostante il freddo, era davvero bella. La pioggia cadeva dalle nubi cariche, sciogliendo in parte la neve al suolo, riflettendo una miriade di luci, tra il giallo delle abitazioni e i colori delle insegne. In lontananza si intravedeva la guglia più alta del Duomo, dove la Madonnina dorata proteggeva gli abitanti. Fortunatamente, le sfilate non sarebbero cominciate prima di mercoledì, quindi… l’indomani avrebbero potuto tranquillamente girare per il capoluogo. Aveva già una lista di posti da visitare: la cattedrale, senza dubbio. Il Castello Sforzesco, la Pinacoteca di Brera. Da qualche parte doveva esserci anche il Cenacolo di Leonardo da Vinci, ma non aveva fatto in tempo a prenotare l’ingresso.

Si era ripromesso di assaggiare i famosi panzerotti di Luini e… la sera, beh… sarebbe andato a cena al ristorante di Carlo Cracco. Non avrebbe badato a spese, tanto… avrebbe scaricato tutto sul conto di Ren. D’altronde, gli aveva sfilato la carta di credito dal portafoglio poco prima di salire sull’aereo e l’altro non se n’era neppure accorto.

Esultò dentro di sé, concedendosi un piccolo sorriso.
Domani sarebbe stata una grande giornata, sì!



 

Angolino: ri-buonasera! Credo di aver scritto quasi tutto nella intro, ma... per la gioia di Ren e Hux, sono tornata! Avevo davvero voglia di buttare giù il sequel della ff e, come promesso, eccolo qui. Il primo di x capitoli (non so ancora quanti saranno, ma credo meno dei precedenti). Ho una trama in mente, devo solo capire come svilupparla, perchè... se tutto va bene, potrebbe esserci un sequel del sequel. In pratica, so come inizia questa ff, so come finisce, ma non so cosa c'è in mezzo (non del tutto). Naturalmente, sarà pianto e stridor di denti per i protagonisti. Però, confesso che l'idea di creare una "trilogia" su questi due malcapitati mi stuzzica abbastanza. Per ora, beh... lasciamoli a crogiolarsi nella Suite Regale di Giorgio. 
Un abbraccio e grazie per aver letto fin qui

E'ry.
  
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