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Autore: amirarcieri    31/05/2021    0 recensioni
Wyatt fin dalla nascita ha sempre sentito la mancanza di qualcosa, come ad essere stato privato di una parte importante di se stesso, ma nessuno gli ha mia dato conferme. Soltanto domande delle quali solo lui era a conoscenza e risposte a cui doveva trovare un riscontro mediante gli altri.
Un giorno Wyatt decide di andare dalla madre per farsi raccontare il segreto che nasconde, ma non è del tutto certo della sua decisione, perché privo di prove certe.
Il caso vuole che proprio nello stesso giorno, Wyatt, incontra una ragazza che lo scambia per un altro ragazzo e allora lì, Wyatt, non ha più dubbi.
Dopo averla invitata a pranzare a un ristorante, è certo che il suo pensiero è pieno di fondamento.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7


 

"Hylda"


 

 

«Si certo» rispose Diana non appena vide che la ragazza cercava con insistenza la risposta tra i suoi occhi.
Il suo sorriso esaltava disponibilità, ma dentro non poteva fare altro che pensare di essersi messa nella m***a più totale.
Tutto a causa di quella vanesia di star che in quel momento se la stava sicuramente ridendo alle disgrazie del prossimo.
Diana rifletté ironicamente sul fatto che fosse proprio una meravigliosa persona.
Ma le venne più voglia di scaraventare la sua stessa testa al muro per aver approvato la stramaledetta richiesta di Joy.
E poi anche se l’avesse voluta disapprovare, cosa si sarebbe potuta inventare lì per lì?
«No,mi dispiace. E’ sotto copertura» o ancora più credibilmente.
«La verità è che è un pazzo che mi ha rapita e adesso sono alla sua merce»
Si. Davvero molto veritiera.
Talmente attendibile che se avesse scritto un romanzo, avrebbe fatto sembrare un mondo di fantasia costellato di unicorni e vampiri surreale.
Pensare anche solo di inscenare una cosa del genere, sarebbe certamente stata passata come la stronzata più idiota di tutta la storia delle balle mai inventate.
Se prima non fosse scappata la denuncia.
«Okay! Andiamo» disse poco convinta Diana. Il sorriso forzato che si era sprigionato tra le labbra, la mise ancora di più a disagio.
L’unica sua speranza si riponeva nell'eventualità che la mano stretta da Joy sarebbe appartenuta ad un estraneo appena conosciuto.
Sicuro.
Si.
Calcolando la fama mondiale di cui gli “Heart Sound” disponevano, era probabile come un canguro che prendeva dimora fissa al polo nord.
Diana contrasse le sopracciglia avvilita, non osava immaginare a cosa si sarebbe potuto scatenare tra non molto.
Un ribrezzo di angoscia le percorse lo stomaco perché sapeva che il riconoscerlo e passare ai convenevoli, avrebbero rappresentato solo il rito d'apertura di quel mondano festival d'acclamazione.
La cerimonia d'introduzione avrebbe poi occupato un'ora compatta solamente spesa per autografi, foto, abbracci e discussioni inutili, per poi chiudere l'operetta al meglio con un sensazionale assolo improvvisato richiesto a gran voce dagli spettatori, impazienti di poter cantare con il loro tanto amato idolo.
Fantastico. Si disse Diana.
Fantastico come la cacca delle colombe che precipitava violenta sulla spalla sinistra di un povero malcapitato.
Ma non aveva altre alternative. Quindi la portò fuori dal bagno, guidandola con rammarico fino alla postazione della “celebre stella inglese”.
Celebre stella inglese” che nel frattempo se ne stava li, seduto come un fannullone a spolliciare sul cellulare e aggiornarsi sui nuovi Twitter altrui.
Ma poi, Twitter smise di guadagnarsi la sua indiscussa attenzione, perché a sorpresa, tra la folla era comparsa lei: Diana.
O per meglio correggersi: chi è quella? Si chiese il ragazzo.
La osservava fissamente, ma continuava a non averne la più pallida idea.
Wyatt pensò che si trattasse di uno scherzo. Che sparendo nel bagno avesse chiamato la sua gemella o beccato fortuitamente una sosia di passaggio all'aeroporto.
Qualunque cosa, ma non che si trattasse della stessa ragazza che aveva accettato di scontare il suo obbligo, perché se così fosse stato, Wyatt ne era appena stato stordito.
Non riusciva proprio a capacitarsi della sua mutazione fatale appena avvenuta.
Era come se la vecchia Diana fosse stata assassinata dalla nuova per rinascere sotto un’altra aura.
La osservava farsi strada tra la folla con quel suo fare altezzosamente variopinto, ma maledettamente sexy – che lui aveva già notato anche nella mise di jeans e camicia – e proprio come lui, anche le persone indietreggiavano al suo passaggio per lasciarglielo libero, quindi identificarla.
Tutti, compreso lui medesimo, credettero di guardare una popolare artista del Pop affiancata dalla sua manager, e forse, qualcuno aveva alzato il braccio per strappargli un autografo.
Era stato incredibile, inverosimile come solo un vestito potesse averla cambiata fino a quel punto.
Era bastato solo quello per fargli assumere un aspetto più maturo, femminile e appariscente.
Una facciata ricercata da chiunque, ma che solo in pochi riuscivano ad ottenere.
Diana in quel momento stava davvero splendendo. Splendendo di luce propria.
Diana in quel momento stava ammaliando ogni tipo di sesso e cosa con il suo scintillante bagliore.
E adesso si era appena rilevata al suo primo pubblico. Li stava incantando, li trascinava a se per renderli schiavi del suo travolgente folgore.
Si, perché Wyatt aveva finalmente capito che Diana era stata concepita per essere ciò che era lui.
Lei era una stella. Una stella nata per brillare davanti a tutto il mondo.
«E’ lui» disse Diana una volta raggiunto. E soltanto allora realizzò che il dito di lei gli stava quasi sfiorando il naso.
«Hey!» esclamò Wyatt porgendo direttamente la mano a Joy.
Diana sudò fredda nel vederla inarcare le sopracciglia e ricambiare volentieri il suo gesto.
«Piacere Joy» Diana non staccava gli occhi da lei per captare ogni minima reazione del suo corpo.
Lo sentiva che lo stava riconoscendo, lo avvertiva nelle budella che lo voleva elogiare e questo comportava un urlo capace di fracassare i timpani dell’intera umanità.
Diana serrò gli occhi in attesa di essere colpita da quel fastidiosissimo suono, ma niente di tutto ciò accadde.
«Certo. Adesso so chi sei» disse Joy.
Ciò significava che fra tre, due, uno.
Il conto alla rovescia predestinato di Diana giunse al termine, tuttavia del suo timbro vocale che raggiungeva gradazioni astronomiche, non c’era alcuna traccia.
«Sei quel ragazzino della band che mia sorella ama tanto» dedusse lei con voce fluida.
«Ragazzino?!» replicò Wyatt. Aveva inclinato la testa e ridotto a due fessure lo sguardo palesemente risentito dal sostantivo attribuitogli.
«Hey, aspetta, h..hai appena detto ragazzino?» vociò Diana a bocca spalancata. gli era venuta una voglia improvvisa di farla Santa subito.
«Scusa, se te lo chiedo, ma quanti anni hai?» le domandò poi curiosa più di una vecchietta affacciata alla finestra.
D’accordo era maleducato chiedere l’età ad una donna, però questa era una situazione particolare dove tutto era concesso e niente privato.
«Venticinque» le rivelò lei orgogliosa.
«Te li porti bene»
«Grazie. Anche tu» si fecero i complimenti a vicenda, senza alludere a quanti invece ne dimostrasse Wyatt.
«Comunque ho un favore da chiederti» dichiarò Joy ad entrambi, sebbene la richiesta fosse indirizzata solamente a Wyatt.
Quest’ultimo acconsentì con un movimento netto della mano sinistra.
«Potresti chiamarla?» Joy gli passo il cellulare dopo averlo cercato nella borsa.
Il giovane lo prese senza sapere cosa effettivamente farsene.
E nel contempo Diana se ne sedeva accanto, lamentando i primi dolori da tacchi ai piedi.

«Io intendo mia sorella. Si chiama Hylda» si affrettò a spiegare quindi Joy.
«Sai, sfortunatamente a causa mia non è potuta venire a uno dei vostri tanti concerti e mi sento ancora molto in colpa. Così se la chiami, beh, la renderesti davvero felice. Ci renderesti felici”» finì, parlando affettuaosamente.
«Yeah! E quella già selezionata giusto?» Wyatt accettò senza interposizioni.
Per lui, proprio come Noah, non c’era niente di più giusto del trattenersi a parlare il più allungo possibile o esaudire ogni desiderio dei loro pazzeschi fans.
E niente e nessuno avrebbe potuto mai mettere pesantemente in discussione questo loro lato espansivo perché era diventato un dato di fatto.
Gli Heart Sounds adoravano i loro fans.
Gli Heart Sounds provavano un amore incondizionato per ognuno di loro.
Restituirglielo era il loro più grande “GRAZIE”.
Dopotutto le star sapevano – malgrado alcuni fingevano di non ricordarlo apparendo degli ingrati– che era sopratutto per merito dei fans se si trovavano in cima alle classifiche mondiali e che senza il loro prezioso supporto avrebbero visto finire la propria carriera in un soffio di vento.
Per questa basilare quanto solenne ragione non li trascuravano mai anche in gesti di questa misura.
Intanto il telefono squillava e Wyatt attendeva con pacatezza l’accettazione della chiamata.
«Pronto?» una voce ridotta si decise a rispondere.
«Hi, Parlo con Hylda?» disse Wyatt entusiasta.
«Si, chi è che parla?» l’intonazione della ragazzina gli fece intende che forse era ad un passo dallo scoprirlo.
«Wyatt degli “Heart Sounds”» Wyatt pronunciò il suo nome come lo avrebbe enunciato il presentatore di uno show televisivo.
«Oh, mio Dio» la voce di Matilda si accese di felicità. Poi fece una breve pausa.
«Wyatt, ma alllora sei davvero tu?» gli chiese più contenuta. A differenza da come avrebbe supposto chiunque, esattamente come la sorella, non strillò affatto.
La sua intonazione era diventata lievemente ansiosa, ma aveva la sicurezza che fosse lui perché conosceva tutte le sfumature della sua voce e neanche un'imitatore sarebbe mai riuscito ad ingannarla. 
«Yeah! Tua sorella mi ha detto tutto. Spero che potrai rifarti alla prossima» gli riferì stranamente conversativo.
Hylda dall'altra parte della cornetta, ci mise un po’ a rispondere.
«Lo spero tanto anch'io» parlò e fece un’altra pausa.
«T..tu non sai alla gioia che mi hai dato chiamandomi» un’altra pausa e fu nuovamente pronta a dialogare con il suo beniamino.

«Tu e Noah mi avete ridato la vita. Voi, avete avete dato al mio cuore un motivo per reagire e combattere. Grazie a voi, adesso so quanto immenso e importante sia il valore dei suoi battiti»
«La vita di tutti è importante. Non scordarlo mai» le parole di Wyatt scorrerono limpide come un fiume che defluisce in una cascata.
Ed era in situazioni di questo genere che Wyatt riusciva a vedere in se stesso ciò che gli altri vedevano in lui.
«Lo farò. Grazie ancora per quello che mi darete»
«Grazie a te» gli rimbalzò modesto Wyatt. E anche se non poteva vederlo, il suono del sorriso di Hylda fu perfettamente udibile.
«Grazie, grazie di cuore» esibì Joy, dopo essere tornata dalla chiacchierata tu per tu con la sorella.
«Per così poco?» la agevolò Wyatt, tornando ad assumere la posizione da fannullone.
«No dico sul serio. Voi siete davvero speciali. Mia sorella non si sbagliava. Non è da tutti accettare richieste di questo calibro, ma tu l'hai fatto. L'hai fatto come se stessi parlando con la tua sorellina minore» nel parlare Joy si sedette sulla stessa sedia nella quale si era accomodata qualche minuto antecedente.
«È il mio lavoro. E io voglio rispettare la mia buona condotta» le illustrò, auto – etichettandosi come un ragazzo fatto di oro e impreziosito di diamanti.
Diana lo guardò di sottecchi.
Tsk. Buona condotta.
Voleva per caso indossare le vesti immacolate di un angelo?
I suoi patetici tentativi di mantenere la fedina pulita poteva anche risparmiarseli e non che lo stesse accusando di reati gravi come il rubare, uccidere o stuprare, era semplicemente, che lo stava profilando.
Lui stesso come tutti era un ragazzo, un uomo o per fare i taccagni un essere umano e come tale era stato schiavo di azioni sbagliate.
Tutti, almeno una volta nella vita, lo eravamo stati.
Faceva parte dello sviluppo mentale e camminava a braccetto con il fluire del suo corso.
«Tua sorella quanti anni ha?» le chiese perciò Diana lineare.
«Quindici» disse lei affondando la testa nelle mani.
«Lei ha subito da poco un’importante operazione al cuore» raccontò.
E quando sollevò nuovamente la testa, i suoi occhi azzurri erano appannati e addolorati.
Diana e Wyatt si guardarono perplessi e una sensazione di ingiustizia si generò al loro interno. Sopratutto in Diana.
Lei sapeva bene la differenza che c’era fra il dolore emotivo e carnale. E quello della sorellina era una vera malattia. Una malattia constatata giornalmente sulla sofferenza del suo corpo.
«Scusaci, noi non» balbettò Diana, ma Joy la interruppe per giustificarli premurosamente.
«Non preoccupatevi. Voi non lo sapevate. Avete ragione»
Wyatt ripensò alle parole di Hylda.
e Noah mi avete ridato la vita. Voi, avete dato al mio cuore un motivo per reagire e combattere. Grazie a voi, adesso so quanto immenso e importante sia il valore dei suoi battiti>
Un brivido freddo gli percorse il braccio e il respiro gli si mozzò al solo rimembrarle.
Ogni sua singola parola, gli si stava insidiando nel cervello ardua, offrendogli la soluzione di ogni suo gesto fatto.
Quelle sue parole non erano state soffiate per mostrare lui a che livello di esagerazione spaventosa si fosse innalzata la sua fedeltà da fan.
E quelle sue pause a sua volta seguite da quella sua voce troppo stanca e affaticata non erano per riscontro all'emozione del parlare al telefono con Wyatt dei Heart Sounds”.
No.
Era il suo cuore.
Il suo cuore infermo.
Il suo cuore, che nel battere troppo deciso le causava problemi respiratori, privandogli di avvertire quella maestosa sensazione nel pieno della sua grandezza.
Un senso di colpa lo invase completamente.
Se solo avesse saputo.
Se solo avesse saputo, le avrebbe trasmesso più di quanto non gli aveva già trasmesso nel canto.
Le avrebbe dato una speranza più valida della validità stessa che racchiudeva il nome della band.
«Adesso capisco» nel parlare Wyatt aveva fissato il vuoto, ma spostò subito dopo la visuale a Joy.
«Da quanto tempo è così?» Chiese Diana. Non era un'impicciona, voleva solo arrivare al lieto punto in cui si parlava della sua completa guarigione.
«Ha cominciato ha manifestare i primi sintomi all'età di undici. Per un periodo è sempre riuscita a riprendersi, ma negli ultimi tre anni i suoi attacchi sono diventati ricorrenti e preoccupanti finché non si è arrivati al punto di doverla ricoverare d’emergenza.» nel narrargli quei sofferti aneddoti, Joy spostò le mani all'interno delle gambe per trattenere meglio la rabbia.
Ricordava perfettamente come si era sentita e come avrebbe continuato a sentirsi in alcuni casi della malattia della sorella.
Nonostante tutti gli sforzi fatti e il tempo passato con lei, si sarebbe sempre data della nullità.
Perché l'unica cosa di qui Matilda aveva più bisogno, era proprio quella che lei non poteva dargli.
«E i tuoi?» le domandò Wyatt.
L’argomento genitori era diventato per lui uno di quelli imprescindibili e rivelatori.
«Loro sono morti in un incidente stradale cinque anni fa. Ma per me non è stato mai un peso prendermi cura di lei. Anzi, il farlo mi gratifica. Vedete, ormai io e mia sorella siamo talmente unite e dipendenti l'una dall'altra che il solo pensiero di dividerci ci fa stare male» proseguì la storia, portandosi una mano al petto.
«Però, negli ultimi tempi aveva perso tutte le speranze che l'avevano lasciata attaccata alla vita. Si stava lasciando andare. Pensava di non poter essere un’adolescente come le altre e che fosse stata lei la causa dell’incidente dei miei. Era immobile. Non parlava. I suoi occhi erano vuoti e non si nutriva di alcun alimento. Io ero così disperata. Non sapevo più come motivarla, ma un giorno ho acceso la televisione per caso e voi stavate cantando. Non ho mai creduto hai miracoli fino a quel giorno, però mi sono ricreduta.» nel raccontare quella parte della sua vita, un sorriso che le irradiò gli occhi di luce, si mostrò a loro.
«Voi l'avete salvata. Voi le avete fatto ritrovare il sorriso perduto e la possibilità di sognare che un giorno tutto questo sarebbe finito. Ma la scorsa settimana, ha avuto un attacco violento. I medici mi hanno detto che aveva urgente bisogno di essere operata. Fortunatamente, grazie ai soldi che i nostri genitori ci hanno messo da parte e il mio lavoro, non abbiamo mai avuto problemi economici, e fortunatamente, grazie a colui che veglia su di noi dall'alto, l’operazione è andata bene. Dovrà stare sotto controllo per qualche periodo poi potrà iniziare la sua fase convalescente a casa» concluse rasserenata dalle sue stesse parole.
Wyatt l'aveva fissata per tutto il tempo e per la prima volta, dopo sua madre, riusciva a provare ammirazione incondizionata verso una donna e non attrazione fisica.
Lui che aveva da sempre amato gli occhi azzurri, ne era appena stato rapito.
Non della sua gradazione, ma di quello che contenevano al loro interno.
Le aveva letto dentro quegli occhi freddi come la neve e aveva visto tanto dolore quanta gioia.
L'aveva pervasa, aveva visto la sua storia, le sue emozioni rivelando una ragazza costretta a diventare donna troppo in fretta per riuscire a combattere la battaglia che i loro genitori avevano sospeso per cause maggiori.
Wyatt si chiedeva dove aveva trovato quella forza atta a spingere contro ogni limite di fermezza esistente.
E si chiedeva anche come quei due frammenti di ghiaccio, potevano essere ancora in grado di continuare a sorridere, pur essendo nella totale consapevolezza di aver visto troppe lacrime scendere da essi.
«In che ospedale si trova?» le domandò Wyatt facendola passare per una domanda casuale.
«St. Michael's Hospital, quello di Ontario. Perché?» nel rispondere la schiena si raddrizzò istintivamente. Quella domanda l’aveva agitata particolarmente in positivo.
«Così. Stavi andando li?» stavolta fu Diana a parlare. Non sapeva come aveva capito perfettamente i suoi piani. E l’idea di fare una deviazione nel mentre del viaggio non suonava affatto malaccio.
«Si,anche, anche voi?» Joy li stava guardando a sopracciglia corrugate. Forse, cominciava a capire anche lei.
«Mh!» sillabò Wyatt.
Quando si dice che è proprio l'intonazione a far capire meglio il concetto anziché la lunghezza della frase.
«Diciamo che abbiamo degli affari da sbrigare lì intorno»
«Yeah! Ho appena scoperto delle cose inverosimili sulla mia vita e adesso devo andare a incontrarle» Diana e Wyatt si sbottonarono quanto bastava per rendere gli affari privati, ma comprensibili all'ascoltatore.
«Più di così non possiamo dirti, perché potresti vendere lo scoop a una rivista di gossip diventando ricca quanto uno sceicco» le disse sottovoce con la mano sinistra posata sulla bocca.
«Wow! Allora buona fortuna» disse solamente Joy. Fortunatamente aveva recepito il messaggio.
«Grazie» ne accolse l’augurio Wyatt.
Solo allora Diana guardò il tabellone, notando che il loro volo era in arrivo.
Con gli occhi li chiamò e quando ottenne la loro attenzione, lo segnalò ad entrambi.
«Oh! A quanto pare, dovremo fare anche il viaggio insieme» realizzò Joy, mettendosi in piedi.
«Ma tu non sei in prima classe» le evidenziò scherzosamente Diana. Aveva agguantato il manico della sua valigia e si era voltata verso Joy con una faccina sconsolata.
«Già! Che peccato» Joy non ci ne aveva proprio preso conto.
Si era talmente trovata bene a interagire con loro, che aveva dimenticato che personaggio di enorme fama fosse uno dei due.
«Consoliamoci. C'è sempre l'arrivo a destinazione» Joy fece l’occhiolino ad entrambi, ma il suo atteggiamento non esplicitò niente di volgare, al contrario, fu totalmente incantevole.
Compiaciuti, Diana e Wyatt capirono che canoni di persona rispecchiasse.
Joy era qualcosa di angelico che attribuiva al peso del tuo corpo l'analogia di una nuvola.
Lei ti dava la possibilità di sapere a come ci si sarebbe sentiti se al posto di persone, fossimo stati quelle milioni di nuvole che spopolavano il cielo. Ed era una sensazione bella da provare nel profondo dell’anima.
Passeggera, ma pur sempre praticabile.
Perciò, sorridenti e alleggeriti, i tre giovani presero i loro bagagli per introdursi all'interno dell'aereo.




NOTE AUTRICE: Salveeeeee. Si, ci sono sempre ed eccomi qui con il settimo capitolo della storia. Beh, diciamo che è esclusivamente dedicato alla due sorelle e la loro storia personale dove ora, in qualche modo, adesso, fanno parte anche Wyatt e Diana. 
Bhe, che dire. 
Che ne pensate? 
Ci sono stata un botto ad aggiornare e chiedo scusa. Comunque ho aggiornato. 
Un altra cosa di cui vi devo informare è che con Picrew ho fatto parte dei Personaggi della storia. 
Per vederli vi basterà cliccare sulla parola "Personaggi". 
E niente, spero che continui a piacervi o vi piacerà per chi inizia a leggerla. Poi al solito ringrazio chi recensisce, chi legge silenziosamente e chi aggiungerà la storia alle preferite, ricordate o seguite. 
Thank you so much. 
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Alla prossimaaaaaaaa. 

 

 

   
 
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