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Autore: MilaEdwards    31/05/2021    4 recensioni
La mia fanfiction è liberamente ispirata alla storia di Can­dy, dell'autrice gia­pponese Keiko Nagita.
"Liberamente" perché ne riprende la sto­ria e gli avveniment­i, ma non tutti.
E anche laddove gli avvenimenti sono ripresi dalla storia originale, sono stati sviluppati in mani­era diversa, secondo una mia personale visione e impostazione narrativa, verosim­ile, ma senza perdere di vista i sogni e le ambizioni dei personaggi, e i sogni di noi amanti di questa bellissima storia.
L'ambientazione è collocata negli anni '20, gli anni del dopoguerra, in cui si sviluppò certame­nte, secondo fonti storiche, una maggiore apertura verso il nuovo, l'emancipazio­ne e l'anticonformis­mo, nella vita socia­le, nel lavoro e nel­la moda, specialmente in una città cosmo­polita come New York.
I nomi dei personaggi sono quelli del racconto originale, benché in Italia il personaggio di Terry sia noto e conosciuto attraverso l'anime solo con il nome di Terence, che non esiste invece nella versione originale.
Enjoy the reading!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre 1920
 
New York era addobbata a festa per l'arrivo del Natale. Le luci della città, che solitamente erano già sfavillanti, si moltiplicarono, fuori dai negozi e nelle vetrine.

Un giovedì pomeriggio Terry era al lavoro in Accademia. Aveva accolto la proposta ricevuta dall'Accademia con cui collaborava Eleonor, a Tribeca, di insegnare Recitazione ai giovani talenti, e dunque questa era ora la sua nuova professione. Erano gli ultimi giorni di lezioni prima delle vacanze natalizie, stavano ripassando una parte dall'opera "Tre sorelle" di Cechov e i ragazzi erano spesso presi da aspetti filosofici e critici che estrapolavano dalla trama, dalle scene, dai dialoghi.

- È questa la nostra condizione esistenziale? - Cercare la felicità, avere dei sogni ma non fare grandi sforzi per ottenere ciò che desideriamo - Il tempo passa e ogni aspettativa viene delusa, perché i sogni si scontrano con la realtà - Perché la felicità è fatta solo di brevi istanti! - Io voglio essere felice più a lungo, non solo in qualche istante! - era tutto un vociare tra i ragazzi e le ragazze, mentre Terry li ascoltava con attenzione, le loro affermazioni appassionate e interessanti lo indussero a sorridere e a lasciarli discutere. Li guardava e pensava al se stesso di quell'età, ai suoi tormenti e ai suoi sogni. Alla sua ricerca della felicità. Una condizione a cui era finalmente approdato, perché la vita gli aveva concesso una possibilità in quella direzione. Sentiva di essere stato audace nel coglierla, ma anche fortunato. Ora stava per diventare padre... e sperava che anche i suoi figli, come quegli adolescenti davanti a lui, potessero avere in futuro lo stesso ardore e proprie idee sulle condizioni dell'esistenza umana. Lui li avrebbe certamente aiutati, sarebbe stato presente e disponibile a qualsiasi dialogo, mentre il Terry adolescente non aveva potuto contare su nessuno.

Pensò che insegnare ai ragazzi era un lavoro che serviva anche a se stesso. Loro imparavano tanto da lui e viceversa lui imparava qualcosa anche da loro. Era una professione che gli richiedeva molto impegno ma gli regalava altrettante soddisfazioni. 
 

Prima di accettare la proposta dell'Accademia ci aveva riflettuto attentamente e a lungo... i ritmi del lavoro di attore che stava conducendo non erano più compatibili con la sua nuova vita. Doveva partire spesso durante la stagione teatrale, e lasciare Candy da sola per molto tempo. Finché aveva un contratto con la compagnia non poteva fare molto per impedirlo, e difatti erano stati lontani per un periodo, nella prima metà del 1920 Candy era ancora impegnata con il corso di specializzazione, mentre Terry era in giro per il mondo con gli spettacoli, che finalmente, nel dopoguerra, riprendevano una visibilità mondiale. 

Al termine del corso, Candy aveva deciso di cogliere un'opportunità che si era presentata, quella di prendere il posto di una collega, infermiera ostetrica al Mount Sinai Hospital, che stava andando in pensione, restando a lavorare a New York, la città in cui viveva la persona che amava. Terry le aveva dato le chiavi del suo appartamento, lui non ci sarebbe stato, così Candy non avrebbe dovuto cercarsi una sistemazione in affitto, dopo aver lasciato la residenza degli studenti.                                                                                                                                                         
A lei piaceva molto New York, era impegnata con il lavoro ma riusciva a ritagliarsi i suoi spazi nel tempo libero in quella città. C'erano posti che la affascinavano, con l'arrivo della primavera si concedeva le sue letture a Central Park, distesa sul prato all'ombra di qualche albero, un momento che la faceva sentire immersa nella natura e in qualche modo le ricordava i suoi luoghi d'origine. 

Con la metro riusciva a raggiungere i posti in poco tempo, così nel weekend si perdeva tra i mercatini di quartiere nel Queens o a Little Italy.
New York offriva ai suoi abitanti molte opportunità di svago, in particolare nel campo dell'arte e dell'intrattenimento, così un giorno, mentre percorreva la Fifth Avenue, decise sul momento di concedersi una visita al Metropolitan Museum, un museo d'arte che la lasciò meravigliata.
Non aveva mai visto tanta arte e cultura così tutta insieme. Opere dell'antichità classica greco-romana e dell'antico Egitto, dipinti e sculture dei maggiori maestri europei, Monet, Picasso, Botticelli. Si perdeva ad ammirarli tra le grandi sale in cui indugiava, dove aveva notato una predominanza di dipinti raffiguranti il tema della Famiglia, anche attraverso ritratti di Madonna con bambino. Si soffermò ad ammirarne uno in particolare, "Madonna and Child", di un artista italiano del '500. Raffigurava un bambino che in tenera età era intento a sfogliare un libro, come attratto dalle pagine, con la madre Madonna alle sue spalle. Si ritrovava a pensare alla famiglia che avrebbe voluto un giorno. Con Terry.

​Ogni tanto le sue colleghe la invitavano ad uscire con loro per andare a vedere qualche musical o spettacolo a teatro, riuscivano ad avere in qualche modo dei biglietti gratuitamente, così capitava che trascorresse qualche serata fuori casa. Pensò che tutta quell'occupazione del tempo libero era resa possibile dal fervore di quella città, luminosa anche di notte, in cui non c'era mai spazio per la noia. Una città in cui le sarebbe piaciuto stabilirsi definitivamente. Attraverso questi intermezzi riuscì a non farsi pesare troppo la lontananza da Terry.

Ma la distanza c'era, lei la sentiva ugualmente e anche Terry, al di là dell'oceano, temeva che questo allontanamento forzato potesse cambiare ciò che entrambi avevano faticosamente conquistato. Che potesse cambiare le cose.

Candy aveva nel tempo ricevuto la corte da un paio di amici delle sue colleghe, ma lei mostrava subito l'anello di Terry, per respingere quegli inviti con gentilezza ed educazione. 

- Io non ti lascerei sola per così tanto tempo - le disse uno di loro una volta, forse deluso per essere stato respinto, per sottolineare come lei poteva anche essere fidanzata, ma in sostanza in quel periodo il suo fidanzato non era con lei.

- Se non si capiscono certe situazioni, forse è meglio tacere, non trovi? - rispose Candy, infastidita e pronta a difendere la sua storia con Terry.
 
Anche Terry aveva ricevuto qualche invito. Sulle navi, nei lunghi spostamenti da un continente all'altro, e sulla terraferma, era stato invitato a dopocena di chiara natura e a qualche party, da ragazze diverse che gli avevano fatto intendere che lo trovavano affascinante. Lui rifiutava cortesemente, rispondendo che era sposato. 

In cuor suo si sentiva già sposato con Candy. Era solo questione di tempo, gli impegni professionali avevano portato a collocare la data del matrimonio in estate, ma allo stesso tempo avvertiva una sorta di inquietudine, dovuta al fatto che al suo ritorno avrebbe potuto constatare che le cose erano cambiate.
Pensava spesso a lei, lontana migliaia di kilometri. Si chiedeva se qualcuno le facesse la corte... se lei avesse trovato opportunità di lavoro dopo il corso... se si fosse stancata di quella situazione... e avesse deciso di tornare a casa sua. Non sapeva niente di lei, adesso, perciò capitava che la sua mente divagasse. Ma cercava di mettere un freno a quei pensieri e di restare sereno. La tournée stava riscuotendo grande successo, i teatri di Venezia, Parigi, Londra avevano registrato il tutto esaurito e richiesto delle repliche.
 
 
Un giorno Candy aveva trovato un biglietto nella cassetta della posta. Era di Albert. Il suo amico era arrivato in città, in una delle sue tappe di lavoro, e conoscendo il suo indirizzo era passato dall'appartamento di Terry. Non avendola trovata in casa le aveva lasciato un messaggio, scrivendole che sarebbe rimasto in città per una settimana. Le indicava l'hotel in cui alloggiava, e le chiedeva se potevano rivedersi. Aveva annotato degli orari in cui lei avrebbe potuto trovarlo in hotel, così Candy, già felice per quella sorpresa, andò a trovarlo approfittando di qualche ora libera.

Albert alloggiava al Plaza Hotel, e quando scese nella hall rimase per un attimo a guardare Candy da lontano, lei nel frattempo si era accomodata su uno dei divani nell'area lounge. La trovava cresciuta, molto bella, e soprattutto era contento di sapere che lei avesse scelto di restare a New York dopo il corso... e che si fosse legata a Terry.

- È lei la signorina Candice Lowell? - chiese Albert modificando la sua voce, vedendola assorta nella lettura di una rivista.

Lei alzò gli occhi incuriosita e quando, dopo qualche secondo di esitazione, vide che si trattava di Albert, giacché anche lui era diventato più uomo, fece un gran sorriso e si alzò per salutarlo.

- Albert! 

Poi gli si avvicinò per stringerlo in un abbraccio, che Albert ricambiò, con la stessa intensità.

- Sono felice di rivederti! Tanto!

- Anche io Candy. Oggi pranziamo insieme. Sei libera?

- Sì, va bene. Ho il turno nel pomeriggio - rispose con un sorriso.

Avevano così tante cose da raccontarsi.

Candy gli parlò più dettagliatamente degli ultimi avvenimenti della sua vita. Che viveva a casa di Terry. Che lui era in tournée e lei non sapeva con precisione quando sarebbe ritornato. Che le aveva chiesto di sposarlo, disse mostrando ad Albert l'anello, il loro pegno d'amore. Che ne sentiva molto la mancanza, ma che in una città eclettica e vivace come New York riusciva a distrarsi e a non farsela pesare troppo.

- Capisco - rispose Albert, dopo averla ascoltata con attenzione. - Terry fa sul serio, Candy. Non potendoti sposare subito, ti ha fatto intendere di aspettarlo. Non deve essere facile nemmeno per lui stare lontano da te.

Lei aveva bisogno di sentirselo dire. Non vedere Terry, non avere sue notizie provocava ogni tanto anche in lei qualche tensione.

- Devi stare tranquilla piccola... piccola, oddio, non sei più tanto piccola. Ti trovo davvero una donna adesso, e molto bella Candy. L'aria di New York e Terry devono averti fatto bene. Nonostante le tue preoccupazioni, vedo felicità nei tuoi occhi. E questo conta. Poi quando Terry tornerà avrete modo di parlare meglio del vostro futuro insieme. Che vi auguro possa essere radioso. I momenti difficili li attraversano tutte le coppie, cara. Ma basta parlarne. Non nascondersi niente. E tutto si sistema, se c'è l'amore. Che sono sicuro ci sia tra di voi.

Candy lo ascoltava riponendo piena fiducia in lui. Apprezzava i consigli di Albert, lui era più maturo di lei e confidarsi le faceva bene.

- Hai ragione Albert. È che... la nostra storia... era appena cominciata quando Terry è dovuto partire. E allora... mi sembra che tutto possa cambiare.

- Sì, è vero Candy. Ma Terry era da tempo innamorato di te, come mi hai scritto nella lettera dopo il vostro incontro. Non ti avrebbe regalato quel pegno d'amore se non ci tenesse a te. È la lontananza che crea dei dubbi, ma spesso non c'è niente di reale dietro questi dubbi.

- Grazie Albert. Mi sento meglio - rispose Candy sorridendogli. Decise di cambiare argomento, per non concentrare la conversazione solo su stessa.

- A te come va, caro?

- Anche io ho delle notizie nuove - rispose Albert. - Mi sono fidanzato. Lei si chiama Camille, è una dolce e carismatica donna francese che ho conosciuto per lavoro. Sto molto bene con lei, e spero che possa durare - continuò con un'aria serena.

- Davvero?? - rispose Candy, con un'espressione di stupore sul viso.

Non che Albert non potesse fidanzarsi, ma lei aveva sempre pensato che lui fosse uno spirito libero, non propenso al matrimonio o robe simili. E invece aveva forse visto solo in superficie, pensò in quel momento. Certo... Albert doveva soltanto trovare la persona giusta, continuò Candy nella sua mente.

- È così difficile da credere?? - rispose Albert divertito. - Non sono un tipo affascinante? - continuò, fingendo disappunto.

- No... non è difficile da credere Albert. Scusami se ti ho dato questa impressione - rispose Candy sorridendo. - Certo che sei un tipo affascinante! È che non me lo aspettavo, ma sono molto felice per te. 

- Grazie Candy - disse lui mentre si guardavano negli occhi.
 
 
Quando una sera d'estate Terry tornò a New York, dopo sette mesi fuori, si diresse nel suo appartamento, ma Candy non era lì. In un attimo pensò che potesse essere andata via. Poi vide le sue cose in giro per casa e si tranquillizzò.

Si fece una doccia, si vestí e accendendo una sigaretta si diresse verso la finestra, quando sentì la chiave girare nella serratura.

- Candy! Dov'eri? - disse voltandosi e andandole incontro, spegnendo la sigaretta nel posacenere.

Dopo sette mesi che non la vedeva, la trovava ancora più bella.

- Terry! Sei tornato... finalmente! - rispose la ragazza sorpresa. Lei pure gli andò incontro, stringendolo forte in un abbraccio.

Lui le accarezzava la testa, poi si guardarono e si scambiarono un bacio profondo.
 

- Mi dispiace se sono stato via troppo tempo... ma il mio lavoro comporta anche questo. È per questo che sto seriamente pensando di cambiare mestiere.

- Ne sei sicuro Terry? Questo era il tuo sogno...

- Sì, è vero... ma l'ho vissuto... l'ho realizzato. E poi, cambierò soltanto ruolo. Ho intenzione di insegnare Recitazione. In questo modo non mi allontanerò molto da quelle che sono le mie passioni... le arti, il teatro, e... te... - disse in un'espressione seria. - Resterà sempre una professione appagante per me, ne sono sicuro. E poi non posso essere continuamente in viaggio. Non sei d'accordo? - le chiese, per sentire cosa ne pensava.

- Sì... capisco il tuo discorso. La decisione deve essere tua... e se pensi ad un cambiamento con questa serenità vuol dire che devi averci pensato bene, e allora... va bene anche per me - rispose Candy pacatamente. Lei non voleva influenzarlo, ma effettivamente se volevano stare insieme occorreva un adattamento.

Si sedettero vicini sul divano.

- ...Vorrei sapere se è cambiato qualcosa da parte tua... in tutti questi mesi - disse Terry, con lo sguardo basso. - E vorrei che fossi sincera - continuò.

La sua paura di amare e di soffrire era tornata ad affacciarsi dentro di sé, complice il periodo di lontananza. 

- Ma... Terry! Cosa te lo fa credere?! - rispose Candy guardandolo in viso. - E guardami per favore! - aggiunse, turbata da quella domanda, perché inconsciamente pensava che in realtà fosse lui ad avere dei dubbi sul loro amore. - Se sei tu ad essere incerto su di noi, sei tu che dovresti essere sincero con me! - gli disse, alterata e nervosa.

Lui si voltò ora a guardarla. Si perdeva come sempre nei suoi occhi verdi... e vederli feriti dalla sua domanda lo fece sentire uno sciocco per ciò che le aveva chiesto. Avvertiva che le sue paure stavano ritornando, mettendo in discussione la relazione con la donna che lui amava moltissimo e alla quale aveva chiesto di sposarlo. La sua donna... che non voleva ferire... ma aveva bisogno di sapere.

Erano intermezzi emozionali che ogni tanto facevano capolino dentro al suo cuore. Aveva bisogno di conferme. Stare lontani per mesi senza vedersi né scriversi non era stato facile, pensò per giustificare a se stesso quella sua incertezza. Esitò nel rispondere, giacché sentiva il cuore carico di emozioni, e voleva calmarsi, ma Candy lo anticipò.

- È successo qualcosa mentre eri via? ...Hai cambiato idea riguardo a noi? ...Devi soltanto dirmelo Terry...

- Ma... no, assolutamente! - rispose subito lui. - La tournée è andata molto bene... e niente mi ha fatto cambiare idea riguardo a noi due... mi sei mancata tantissimo. Non riuscire a tenerci in contatto mi è pesato molto - aggiunse con uno sguardo mesto.

- Qui è successo qualcosa invece... durante la mia assenza? - chiese poi. 

- Sì, sono successe tante cose... che ti racconterò. Come tu mi racconterai le tue. 
...Io ti amo Terry. Mi sei mancato tanto anche tu... e io sono sempre dell'idea di "voler restare con te per sempre". Tu? - chiese con uno sguardo dolcissimo, ma tesa per la risposta che avrebbe udito.

In fondo era rimasta a New York per lui, e ora... - pensò lei, prefigurando già un esito conflittuale per quel loro confronto.

Terry la guardò negli occhi per un tempo lungo.

Lei girò il viso di lato e fece un sorrisetto di rassegnazione, come ad aver capito tutto.
Cominciò a toccare e a rigirare nervosamente l'anello che lui le aveva regalato, e che lei portava al dito da allora, così Terry, vedendo che il suo silenzio stava portando Candy a fraintendere, finalmente espresse il suo pensiero.

- Ti amo moltissimo anche io... scusami se ti posso essere sembrato incerto riguardo a noi. Non sono i miei sentimenti ad essere incerti... è solo la mia paura di amare che ogni tanto torna a trovarmi. Ma me ne libererò, prima o poi - rispose accennando un sorriso.

Candy, che si era voltata a guardarlo mentre parlava, si avvicinò a lui.

- Insieme spazzeremo via tutte le paure - gli disse con un tono di voce basso e calmo. Poi lentamente cominciò a baciarlo sulle labbra.

Lui, che aveva bisogno di sentirla vicina, le mise una mano sul viso, e poi tra i capelli, dietro la testa. Candy si spostò su di lui, gli prese dolcemente il viso tra le mani, mentre lui aveva poggiato le mani sui fianchi di lei. Continuavano a baciarsi, la passione tra di loro stava esplodendo... dopo qualche secondo Terry si alzò dal divano tenendola ancora tra le braccia e sparirono in camera da letto.
 
 
Il giorno dopo Terry era andato in teatro da Hathaway. Gli aveva già accennato qualcosa, il contratto era scaduto, così, sentendo di voler concedersi la possibilità di stabilire un nuovo equilibrio per se stesso, e per una sua futura famiglia, aveva comunicato di voler lasciare la compagnia Stratford. Robert comprendeva le sue ragioni, e accolse la decisione di Terry.

- Lasciami dire, Terry, che da quando sei arrivato qui per la prima volta sei stato una rivelazione. Hai un talento innato, e farai sicuramente bene in Accademia - gli disse Hathaway poggiandogli una mano sulla spalla.

- Tu sei stato il mio mentore, Robert. Te ne sarò grato per sempre - rispose Terry, felice di sentire quelle parole pronunciate da un uomo che lui stimava moltissimo.
 
Al suo ritorno a casa, mentre faceva ordine tra le sue cose nel disfare le valigie, Terry vide nell'armadio una busta con il logo del Plaza Hotel. La aprì e vi trovò un bigliettino:
- Per Candy Lowell 
Gentile Miss Lowell
Le restituiamo quanto ha qui dimenticato in occasione della Sua visita.
A presto
Lo staff del Plaza Hotel -
 
Rimase perplesso, pensava a cosa potesse significare. La sua mente spaziava attraverso i più diversi scenari possibili. Candy era al lavoro, avrebbe chiesto spiegazioni quando sarebbe tornata a casa.     

Quando lei arrivò, nel pomeriggio, Terry era nel suo studio. Si affacciò sulla porta per salutarlo. - Ciao Terry, sono tornata. Sono proprio stanca, oggi è stata una giornata alquanto faticosa.

- Ciao... - rispose lui, lanciandole uno sguardo da lontano. - Arrivo...

Mentre Candy era in cucina a prepararsi un tè, Terry la raggiunse e le fu accanto.

- ...Sei mai stata al Plaza, Candy?

- Al Plaza? Direi di no... non c'entro molto con il Plaza. Perché me lo chiedi? - disse sovrappensiero, mentre si versava il tè nella tazza, facendo attenzione a non scottarsi. - Ne vuoi una tazza anche tu? - aggiunse.

Terry, che sapeva che invece lei ci era stata, interpretò quella risposta come una bugia.

- E io dovrei fidarmi di te? - disse guardandola, con un'aria intollerante.

- Ma... Terry... ahi - rispose lei, che si era scottata toccando involontariamente la teiera. - Insomma, si può sapere cosa ti prende?? - continuò, con un tono infastidito, giacché non aveva gradito la sua ultima frase.

- Mi prende che ci sei stata eccome al Plaza!...Ma con me fingi di no! Accidenti, ma come possiamo costruire un rapporto solido? Basandolo sulle bugie e sulla scarsa fiducia? - disse lui alterato, alzando un po' il tono di voce.

- Ma cosa stai dicendo?? Quali bugie?? - rispose Candy con un'espressione indignata.

Lui le mise davanti il bigliettino trovato nella busta. Lei lo prese, concentrandosi a leggerne il contenuto per cercare di capire, e dopo qualche secondo il suo viso si distese.

- Ah... sì, sono stata al Plaza tempo fa, con...

- Ti è tornata la memoria ora?

- Co-n Albert... Terry vuoi calmarti??

- Albert??? Ma... 

Lui rimase sbigottito, tanto da non riuscire a proseguire.

- Sì, tempo fa Albert è passato da New York e ci siamo visti al Plaza, lui alloggiava lì, così un giorno abbiamo pranzato insieme. Non lo rivedevo da così tanto tempo... - disse Candy con un tono calmo. - Poi ho dimenticato lì la mia sciarpa... e probabilmente Albert avrà chiesto loro di recapitarmela a questo indirizzo. Così il giorno dopo me l'hanno restituita, con questo biglietto. È successo tempo fa e non lo ricordavo, tra tante cose - concluse guardando Terry.

Lui pure la guardava, stava riordinando i pensieri, giacché fino a qualche minuto prima credeva che Candy gli avesse mentito, e stava già mettendo tutto in discussione.

- Terry... - proseguì Candy, avvicinandosi a lui e prendendogli le mani. - Ti faccio la stessa domanda che tu hai fatto a me... possiamo costruire un rapporto solido se tu non mi credi... o non ti fidi di me?...Tra l'altro... sei subito saltato a conclusioni affrettate...

Lui la guardò un momento negli occhi.

- Anche io sono stata in ansia quando mi hai parlato di tutte quelle donne che ti invitavano o ti cercavano, cosa credi? - disse alzando un pochino la voce, e discostandosi da lui, giacché l'argomento poteva riguardare entrambe le loro posizioni e i loro punti di vista. - Ma io ho scelto di crederti... e di fidarmi di te! E speravo di ricevere lo stesso da te... fiducia! - concluse, con gli occhi tristi e un'espressione di dispiacere.

Terry le si avvicinò, riprendendo le sue mani.

- Hai ragione... ti chiedo scusa. 

La strinse a sé. - È vero che ho tratto subito delle conclusioni... ma tu mi hai detto che non c'eri stata e io sapevo che non era vero. Non è facile stare fuori sette mesi... e vedere tutto roseo... la mente ingigantisce le cose, Candy.
Io mi fido di te... spero anche tu di me. Ma finché ne parliamo è già un buon segno, non credi? - aggiunse accarezzandole i capelli.

- Sì... sono d'accordo con te. ...Sette mesi lontana da te non sono stati facili neanche per me, Terry - rispose lei, accarezzandogli la schiena.

- Amore mio... - sussurrò lui.

Dopo qualche minuto che erano rimasti abbracciati, Terry proseguì, alleggerendo l'atmosfera.

- Ma allora... Albert? Come sta, cosa fa? - disse, mentre entrambi si accomodavano al tavolo per bere il tè insieme. Candy aveva riacquistato il suo inconfondibile sorriso, mentre parlava lui la guardava e pensava a quanto fosse fortunato ad averla nella sua vita.

Dopo aver appreso le ultime novità riguardanti la vita di Albert e averne condiviso il piacere di saperlo felice, Terry rimase un momento in silenzio, abbassando lo sguardo.

Poi, guardando Candy negli occhi aggiunse: - Allora... hai pensato ad una data per il nostro matrimonio? Io ti sposerei anche adesso... - disse con la sua voce profonda.

Candy pure lo guardava, emozionata e con gli occhi luminosi.
Sorrise e rispose: - No, non ho pensato ad una data. Ma credo che il mese prossimo possa andar bene, tu cosa ne dici? Ad agosto saremo liberi dal lavoro... e poi... vorrei che ci sposassimo nell'Indiana. Sei d'accordo?

- Va bene anche per me - disse lui, continuando a guardarla.

Lei allora si andò a sedere sulle sue gambe, abbracciandolo e appoggiando la testa sulla sua spalla, mentre Terry cominciava a baciarle lentamente il viso.
 
 

Il fidanzato di Patty era un ingegnere, e aveva ricevuto un'importante offerta di lavoro da una multinazionale con sede a New York. Così i due si trasferirono in città dalla Florida, Patty avrebbe insegnato in una scuola ad Astoria e decisero di anticipare il matrimonio di qualche mese, celebrandolo a luglio a New York, qualche settimana prima di quello di Candy. 

Fu una splendida occasione per rivedersi, c'erano anche Annie e Archie, prossimi anch'essi alle nozze.

- Allora Granchester... - aveva detto Archie a Terry, in un angolo del salone dove si stava svolgendo la festa di nozze. - Hai messo finalmente la testa a posto? - con un'espressione ironica in viso.

- Cosa vorresti dire? - rispose Terry, che non aveva apprezzato quell'approccio. - La mia testa è sempre stata qui... sulle mie spalle - continuò, ricambiando l'ironia.

- Ho dei dubbi al riguardo... - lo guardò serio in viso Archie. - Non voglio che Candy soffra ancora a causa tua. Perciò spero davvero che questa volta tu possa renderla felice, altrimenti... -

- Altrimenti cosa? - lo interruppe Terry leggermente alterato.

- Altrimenti dovrai vedertela con me. Non mi sei mai stato simpatico, ma se Candy è innamorata di te... bene. Solo che... spero di non venir mai a sapere nulla di spiacevole, ricordalo.

- Candy è felice... e anche io. Non ti immischiare in cose che non conosci e che non ti riguardano Cornwell, non sai niente di noi - concluse, allontanandosi da lui dopo avergli lanciato un'occhiata fulminante.
 
 
Terry e Candy si erano sposati qualche settimana dopo, ad agosto, era stata una cerimonia intima, con le persone più care, celebrata nella sua amata Indiana. Patty e suo marito non avevano potuto parteciparvi, perché partiti in viaggio di nozze. E Albert era arrivato a La Porte da solo, senza la sua compagna, impegnata in questioni familiari in Francia.

Qualche ora prima del matrimonio, Albert aveva raggiunto Terry nella sua stanza.

- Terry...

- Albert...

- Non ci si vede da... Londra.

- Già... amico mio.

- E ora sei un uomo... che sta per sposare la mia ragazza preferita - disse Albert sorridendo.

- Veramente è la mia ragazza preferita... ma te lo concedo - rispose Terry ricambiando il sorriso.

Albert fece una piccola risata sonora, a cui si aggiunse anche il suo amico.

- Sono contento per voi. Mi piacete insieme, e vedo Candy felice. Abbi cura di lei, anche se potrete sempre contare su di me, per qualsiasi cosa.

- Grazie Albert, lo apprezzo molto.

- Immagino che non sarà stato tutto facile... il percorso fino a qui.

- Sei perspicace come al solito... mi manca non poterti avere come amico nel quotidiano, a volte ho nostalgia dei tempi di Londra... potevo uscire da scuola e passare a trovarti per fare due chiacchiere. Che tempi... la giovinezza spensierata... tempi che non torneranno più. Ma amo questo presente...

- Già... è bello ricordare i vecchi tempi. Ma altre cose buone arriveranno. Come ci si sente a fare il grande passo? Vorrei saperlo, per regolarmi in futuro! - aggiunse Albert con una risata.

- Un po' agitato! Quando anche tu starai per sposarti ne riparliamo - lo punzecchiò Terry. - Ma non vedo l'ora di diventare suo marito. E avere la mia famiglia con lei.

Albert poté vedere una luce nei suoi occhi, e lui che era un tipo maturo e anche sensibile, riuscì a percepire un'autenticità rara nelle persone. Gli mise una mano sulla spalla - Candy è fortunata - gli disse stringendogli la mano.

- Credo di essere io quello fortunato... ma grazie per la stima Albert - rispose Terry.
 

Anche Candy si sentiva tesa, Miss Pony e Suor Lane, insieme a Eleonor, l'avevano aiutata con l'abito, ma ora per gli ultimi preparativi lei era da sola in camera con Annie.

- Come ti senti Candy? Oohh, tra non molto toccherà anche a me! - disse la sua amica con un fremito di gioia mista ad ansia.

- Mi sento un po' nervosa... ma credo che sia normale. Ho tensione allo stomaco, non ho mangiato niente e credo che non mangerò niente oggi per tutto il giorno.

- Non è che... - disse Annie guardandola con un'espressione lieta e incerta allo stesso tempo.

- ...Ma cosa dici? - rispose Candy, avendo subito intuìto l'idea dell'amica, smorzando con un sorriso ciò che lei stava pensando.

- Tanto da oggi sarete sposati - rise Annie per prenderla in giro.

- Ma ti ho detto di no... ne sono sicura - sorrise Candy, che attraverso quel momento di ilarità riuscì a stemperare la tensione.

- Ti voglio bene Candy... non so come sarebbe la mia vita senza la tua preziosa amicizia.

- Oh Annie, sei dolcissima... anche io non potrei fare a meno di te come amica.

- Ricordi quando eravamo due bambine? Proprio qui... le nostre corse sfrenate, le nostre risate... posso ancora sentirle.

Candy la guardava sorridendo, senza dire niente.

- Non vorrai farmi piangere già da ora, Annie.

Un tocco alla porta le avvisò che era arrivato il momento di uscire.
 
Nell'avvicinarsi all'altare, al braccio di Albert, Candy incrociò da lontano lo sguardo di Terry, ed entrambi, senza sapere l'uno dell'altra, sentirono la sensazione straordinaria che l'amore che provavano sarebbe durato per sempre.
Svanirono le ansie e mentre si guardavano ancora, si accomodarono ai loro posti davanti al celebrante.
 
Il giorno dopo la cerimonia erano partiti per i Caraibi in luna di miele. Qualche settimana di vacanza, da marito e moglie, prima di ritornare a New York, dove avevano deciso di continuare a vivere.
 
 
 

Nel dicembre del 1920 New York era avvolta da un esaltante clima prefestivo. Era quel periodo dell'anno in cui maggiormente si percepiva la differenza tra i cosiddetti "ricchi" e la gente meno agiata, tra ostentazioni e sobrietà.

Candy era incinta, al terzo mese di gravidanza, ma per il momento lavorava ancora come infermiera ostetrica al Mount Sinai Hospital, fino al ritiro per la maternità, e nel tempo libero era anche volontaria coordinatrice presso la Croce Rossa del distretto di Manhattan.

Un giovedì pomeriggio aveva finito di controllare la lista dell'occorrente da destinare alle famiglie povere della città, e che corrispondesse al materiale disponibile, prima che altri addetti cominciassero a riempire i pacchi.                                                               

- Qui è tutto ok - disse a Sonia, una sua collaboratrice. - Domani quei pacchi potranno essere distribuiti - aggiunse, guardando le centinaia di scatole depositate nel magazzino. - Ho messo anche una stecca di cioccolato in 30 pacchi a caso, è un mio pensiero.

- Sei sempre dolcissima, Candy. 

- Vado, ci vediamo giovedì prossimo - disse sorridendo.

- Ciao... e grazie! - rispose la donna.
 
 
Era da poco rientrata a casa, Terry stava preparando la cena.

- Finalmente a casa... - disse lei, avvicinandosi per un bacio. - Che marito speciale, grazie per la cena - aggiunse sorridendo, mentre prendeva un pezzettino di pane. Lui le accarezzò il viso. 

- Sono passato da Akim, - disse Terry - un bambino dei quartieri poveri che ho conosciuto l'anno scorso. Avevo un regalino per lui, ma non abita più lì. Purtroppo quelle famiglie vivono talmente tante situazioni di disagio che un giorno sono qui e non sanno se il giorno dopo avranno ancora un tetto sulla testa. 

- Già... e sono moltissimi ad essere in quelle condizioni...

Qualcuno bussò alla porta, si guardarono e Terry andò ad aprire. Con suo grande sconcerto si ritrovò davanti suo padre. Il Duca aveva ripreso i contatti con Eleonor, per sapere di suo figlio, così una sera si era deciso ed era andato a trovarlo nel suo appartamento.
Terry restò immobile, l'uomo che aveva davanti a sé era un po' invecchiato ed entrambi attesero un po' prima di dire qualcosa. Il suo impulso fu quello di richiudere la porta, mandandolo via, e stava per farlo, quando Candy, sopraggiunta alle sue spalle, lo anticipò e fece accomodare il padre di Terry.

Lui sentì la rabbia salire. Quando si sentiva così doveva scaricarla in qualche modo, e in quel momento non c'era nulla che potesse fare. Candy gli lanciò uno sguardo di intesa, e lui la raggiunse in un'altra stanza.

- Ma cosa hai fatto? Perché lo hai fatto entrare?! - disse Terry alterato.

- Terry ti prego... cerca di calmarti. Lo so che non vai d'accordo con tuo padre... che ti ha fatto soffrire. Ma è venuto qui stasera, perché non provi a dargli una possibilità? - disse prendendogli le mani.

- Ascolta solo cosa ha da dirti. E poi deciderai...

Terry andava avanti e indietro per la stanza, lentamente stava calmando il suo stato. Tirò un gran respiro, la guardò negli occhi e tornò da suo padre.

Candy rimase nella camera da letto, per permettere ai due di parlare con calma. Non sentiva provenire toni elevati o discussioni accese, perciò dedusse che Terry fosse riuscito a restare calmo e che quello con suo padre fosse, tutto sommato, un colloquio pacifico.

Dopo quasi un'ora, vide dalla finestra il Duca scendere le scale esterne del loro appartamento ed entrare in un'auto che lo stava aspettando per andar via. Dopo un momento vide uscire dal portone anche Terry, che si incamminava lungo la strada e poi voltò l'angolo.

Tornò in salotto e trovò un biglietto di Terry per lei: "Ho bisogno di prendere un po' d'aria per pensare. Torno presto".

Candy sapeva che Terry era un ragazzo emotivo e sensibile, che nella sua infanzia aveva sofferto molto a causa dei suoi genitori, per la loro separazione e per quello che ne conseguí, e a Londra e in Scozia lei era stata testimone di quelle vicende. Non sapeva cosa si erano detti Terry e suo padre, ma sperava che suo marito potesse considerare la possibilità di riavvicinarsi a lui.

Terry tornò dopo circa due ore. Candy lo stava aspettando, mentre leggeva un libro sul divano.
A distanza si guardarono negli occhi per un istante, poi Terry si tolse il cappotto all'ingresso e andò a sedersi accanto a lei sul divano, tenendo lo sguardo basso.

- Dove sei stato... - gli chiese dolcemente Candy, era stata un po' in pensiero per lui, dopo aver letto il suo biglietto.

- In giro, a bere qualcosa... ho bevuto solo un bicchiere, giuro... poi ho fatto una lunga passeggiata... avevo bisogno di riflettere... - fece una pausa.

Candy gli prese la mano e intrecciò la sua con quella di Terry.

- Mio padre vorrebbe rientrare nella mia vita. Fare il padre... adesso! 

...Non so cosa gli sia successo... ma ha avuto l'umiltà di chiedermi scusa per avermi fatto soffrire. 

Lei lo ascoltava attentamente, senza interromperlo.

- Mi ha detto che all'epoca non se ne rendeva conto. Che c'erano questioni da affrontare che non gli permettevano di darmi la giusta importanza...

Ma che... da quando ho lasciato Londra... è stato in pena per me. Non voleva contattare mia madre, per avere notizie. Così ha lasciato passare del tempo... mesi... che poi sono diventati anni.

Dopo si è deciso a contattare mia madre... che è stata disponibile con lui. E gli ha riferito dove vivevo.

Pare che adesso loro due abbiano un rapporto garbato e fatto di rispetto. Mia madre non mi aveva detto niente - disse Terry, lentamente. Sembrava aver calmato il suo nervosismo.

- Forse voleva aspettare... non voleva turbarti, non sapendo con certezza quando tuo padre sarebbe venuto a cercarti - disse Candy. - ...Credo che di solito si tenda a voler recuperare quanto di buono c'è stato nella nostra vita. Le cose che contano di più. E sono convinta che questo sia quello che sta cercando di fare tuo padre... con te - aggiunse dolcemente, tenendo ancora intrecciata la sua mano con quella di suo marito.

- Mi ha detto... di volermi bene. Che io sono il suo unico figlio del cuore... l'espressione del suo viso era... più dolce... non era più quella severa e dura che ricordavo. ...È venuto ad assistere ad un mio spettacolo a Londra... non lo sapevo. Mi ha fatto i complimenti, ed era commosso mentre mi diceva queste cose. Ora io cosa dovrei fare con lui? - chiese in senso retorico.

- Quello che ti suggerisce il tuo cuore Terry. 

Lui aveva ancora lo sguardo basso. Non voleva che Candy vedesse che aveva gli occhi lucidi, ma Candy se ne accorse ugualmente. 

- ...Sono sicura che farai la scelta giusta - aggiunse lei, dandogli un bacio sulla guancia, mentre Terry strinse la sua mano.
 
 

La madre di Terry, che viveva a Long Island, passava a trovarli più spesso ultimamente, lei e Candy andavano molto d'accordo, e per stare più vicino a loro in questo periodo delicato aveva preso in affitto un appartamento a Soho. Eleonor adorava Candy, fin da quando ebbe modo di conoscerla in Scozia, quella ragazza era rimasta nel suo cuore. La trovava profonda e intelligente, dolce e gentile, e capiva perfettamente come mai suo figlio si fosse innamorato di lei. Lei e Candy si ritrovavano così di tanto in tanto a passeggiare insieme per la città e a condividere stati d'animo ed emozioni. Candy sapeva di poter contare sulla donna, era la madre di Terry e un po' sentiva che potesse essere come una mamma anche per lei. 

- Ti trovo radiosa, Candy - le aveva detto Eleonor mentre erano sedute in una caffetteria, nella 42nd Street, dopo essere state in un negozio di articoli per neonati.
La donna aveva comprato alcuni accessori e prodotti che sarebbero potuti servire a Candy per il futuro bambino o bambina, erano un suo regalo a cui teneva molto.

- Grazie Eleonor - rispose Candy serenamente - mi sento bene, per fortuna non ho avuto alcun sintomo fastidioso finora. - E grazie ancora per il tuo supporto, è la mia prima gravidanza e apprezzo molto la tua vicinanza - aveva aggiunto Candy, per infondere nella donna la certezza di esserle d'aiuto, poiché Eleonor, caratterialmente, tendeva sempre a non voler essere troppo invadente.

- Lo faccio con piacere, tesoro... e saperlo mi rende felice!

- Pranziamo insieme oggi, ti va? Terry non ci sarà, è impegnato in Accademia fino al pomeriggio, così mi fai compagnia in questa mia giornata libera.

- D'accordo! ...Ultimamente vedo Terry più sereno... credo di non averlo mai visto così. Anche se in passato non abbiamo avuto molte occasioni di vederci, io sono sempre sua madre e lo conosco molto bene, certe cose le capisco. Ha placato i suoi tormenti... io e Richard non siamo stati dei buoni genitori... però si può sempre rimediare... e questo resta per noi solo una piccola consolazione. Avrei preferito di gran lunga evitare che Terry soffrisse da bambino... ma non si possono cancellare gli errori commessi. ...Ed è solo grazie a te se Terry mi ha concesso un'altra possibilità. Sono convinta che anche il riavvicinamento tra lui e suo padre sia merito tuo...

- Io non ho fatto niente, a dire la verità... ha fatto tutto Terry, da solo. Certo ne abbiamo parlato, ma credo che il suo animo fosse già predisposto ad un cambiamento. Sia io che lui abbiamo vissuto in passato un periodo in cui abbiamo dovuto rielaborare delle cose. Siamo cresciuti attraverso alcune situazioni. E in un certo senso... credo che tutto questo sia servito ad entrambi, per essere qui ora... insieme, a formare una famiglia. Quando mi soffermo a pensarci... ci vedo la magia della vita.

- Tesoro... il destino avrà avuto il suo ruolo tra di voi. Ma il resto... lo avete fatto di sicuro voi due. Siete stati caparbi e tenaci... e io sono molto felice di vedervi insieme! - disse la donna con un'espressione raggiante. - Sapere poi di star per diventare nonna, oh mio Dio...

Candy sorrise e il suo viso si illuminò tutto. Era molto bella, e lo stato di gravidanza, pur se non ancora molto evidente, le regalava dei tratti ancora più dolci.
 
 
 
Nell'estate del 1921 nacque il loro primo figlio, un maschietto, che insieme decisero di chiamare Richard.
Negli anni ne seguirono altri tre, due femminucce, Paola e Eleonor, e un altro maschietto, Thomas.
La loro felicità era al culmine. 

Terry e suo padre avevano ricucito il loro rapporto, così lo si sentiva spesso nominare "mio padre", con serenità nella voce, e Candy non poteva essere più orgogliosa di lui. Per la sua capacità acquisita di riconsiderare le cose e di mettersi in discussione... e di concedersi e concedere nuove possibilità.
I genitori di Terry riuscirono ad essere dei nonni meravigliosi per i loro quattro figli.

Il Duca aveva preso un appartamento in città, dove trascorreva sei mesi all'anno, per poter vedere più spesso la famiglia di suo figlio.
 

Patty ed Eric ebbero un bambino. Vivendo a New York, non era raro che Patty e Candy condividessero del tempo insieme, tra cene in famiglia e qualche passeggiata domenicale a Central Park. 
 
Annie e Archie continuarono a vivere a Boston, ebbero tre figli, e la distanza non eccessiva con New York permetteva alle tre amiche di rivedersi di tanto in tanto.
 
Susanna, grazie ad una lunga riabilitazione, aveva ripreso la funzionalità della gamba ed era ritornata a camminare. Lei e Jack si erano lasciati, di comune accordo, e in seguito si era fidanzata con un ricco banchiere, con cui si sarebbe trasferita presto a vivere a Los Angeles, dove si sarebbero sposati.
Un giorno passò dalla compagnia Stratford per salutare Hathaway e i suoi colleghi. Venne a sapere che Terry aveva lasciato la compagnia e che si era sposato. Da Hathaway venne a sapere che la sua donna era sempre Candy.
Anche lei era felice ora. La conquista più grande riprendere a camminare, mentre con Jack non aveva funzionato... ma ora con il suo nuovo fidanzato era prossima al matrimonio e alla realizzazione del suo sogno di avere una famiglia.
 
 

Candy aveva ricevuto una lettera di Albert. Si trovava a Berlino per affari, e da quello che lui le raccontava, le cose con Camille procedevano bene, e le annunciava il loro prossimo matrimonio, che si sarebbe svolto a Chicago e a cui lei e la sua bellissima famiglia erano invitati. Le anticipò che i Lagan non vi avrebbero partecipato, perché impegnati in importanti affari in Australia. Candy si sentiva profondamente felice per il suo caro amico e gli rispose scrivendo che accettavano il suo invito con molto piacere, e che loro lo aspettavano sempre a New York.
 
Il Natale del 1931 Candy decise di trascorrerlo alla Casa di Pony. Lei, Terry e i loro quattro figli si unirono a Miss Pony, a Suor Lane e a tutti i bambini ospitati e Candy non poté fare a meno di considerare che quel luogo a lei tanto caro sarebbe stato per sempre il suo posto preferito.
Miss Pony aveva compiuto 72 anni. Era ancora una donna energica, ma per non farla stancare troppo Candy era riuscita a fare in modo che Suor Lane, che era più giovane della sua storica collaboratrice, potesse avvalersi dell'aiuto di alcune educatrici nella gestione dei bambini.

- Bimba mia... hai una famiglia bellissima! Vi auguro ancora tanta felicità nella vita... e continua a scriverci, tesoro - le aveva detto in un intermezzo di quella festosa giornata Miss Pony, la sua dolce mamma.

- Sono molto felice Miss Pony. Non smetterò mai di ringraziarvi per quello che avete sempre fatto per me... con amore... e che ha contribuito ad essere quella che sono oggi. Certo che continuerò a tenervi informate sulla mia vita. Anche io voglio ricevere vostre notizie, ci tengo moltissimo! - aveva risposto Candy con uno dei suoi contagiosi sorrisi, abbracciando di lato la donna che si stava facendo scappare una lacrima.
 
Lì dove Candy aveva trascorso la sua infanzia erano sparse fotografie incorniciate degli ex bambini della Casa di Pony, ora adulti felici nel mondo con le loro famiglie. Terry le stava osservando una ad una, poi i suoi occhi si soffermarono, illuminandosi, su una fotografia di Candy con lui e i loro bambini abbracciati, a Coney Island.   
Ricordava quel pomeriggio. C'era un fotografo a Coney Island, così decisero di farsi fotografare tutti insieme, per immortalare quel momento di vita semplice, ma per loro straordinario.
I suoi bambini si erano divertiti molto sulle giostre, volevano lo zucchero filato, correvano a perdifiato sulla spiaggia e poi... due di loro erano andati ad accoccolarsi tra le sue braccia, stanchi, poggiando la testa sul suo petto, dicendogli che volevano sentire una storia, mentre Candy, seduta di fronte a Terry, li osservava sorridendo, e giocava con gli altri due con delle palline colorate. 
Ricordava che in quel momento si era sentito fortunato, ancora una volta.
 
- Quando guardo a quello che insieme siamo riusciti a fare... credo che il mio cuore non possa contenere così tanta gioia - disse Terry a Candy in piedi davanti al camino, quando la cena era terminata e tutti erano già nelle loro stanze a dormire.
- È quello che ho sempre desiderato... con te - disse guardandola negli occhi.

Candy ricambiò lo sguardo, nel bagliore della luce del fuoco ardente. 

Il suo Terry... era ora suo marito e il padre dei suoi figli. Anche lei ogni tanto si fermava a pensare a quanto la vita fosse stata buona con loro, concedendo la possibilità di ritrovarsi. E ne era grata.

- E invece può contenerla... perché hai un cuore grande - disse cingendogli la vita e dandogli un bacio sulle labbra, mentre lui la strinse a sé prendendole il viso tra le mani.
 
 
 
 
 
Agosto 1938

Era una calda sera d'estate. Per le vie dei quartieri di New York le finestre delle case erano aperte e illuminate, le tende svolazzanti per la brezza, che soffiava incostante.

Nel Village, da una di quelle finestre proveniva una fioca luce.

Candy e Terry erano sul divano a parlare dei loro figli, il più grande, Richard, aveva compiuto 17 anni e si apprestava a frequentare l'ultimo anno alla High School, il Senior Year, l'anno in cui avrebbe conseguito il diploma, e in cui quasi tutti gli studenti cominciavano a pensare a quale Università iscriversi. La seconda figlia, Paola, quasi 15 anni, avrebbe iniziato il secondo anno alla High School, il Sophomore Year; Eleonor, 13, avrebbe frequentato l'ultimo anno della Middle School, mentre il più piccolo, Thomas, quasi 10, frequentava l'Elementary School.

Candy aveva compiuto quell'anno 39 anni, mentre Terence 40. Avevano mantenuto i loro tratti fisici caratteristici, anche se ora erano naturalmente più maturi.

Erano orgogliosi dei loro figli, di come loro due insieme li avevano cresciuti, anche se, da genitori, erano ancora alle prese con la loro educazione, cercando di fare del loro meglio. In quel momento i loro ragazzi erano tutti fuori casa, i primi tre in diverse vacanze di gruppo estive organizzate da uno dei centri sociali della città, mentre il più piccolo era da qualche giorno al mare dalla nonna, a Long Island.

Ne stavano parlando lì sul divano, nella stanza in penombra, illuminata soltanto dalla luce dorata di una lampada, facendosi prendere anche da sentimenti di nostalgia.

- Non possiamo impedire lo scorrere del tempo - le disse Terry, abbracciandola e dandole un bacio tra i capelli.

Poi lui si alzò e andò a mettere su un disco che aveva preso ad un mercatino... "Dream a little dream of me".

Nel frattempo che la musica partisse si diresse verso Candy e le tese una mano.

- Balliamo - le disse con uno sguardo romantico.

Candy gli sorrise e gli prese la mano, alzandosi dal divano.

La musica era partita, la melodia li fece stringere l'uno all'altra, in un lento che li cullava dolcemente. Non ballavano spesso, ma ora quel momento tutto per loro risultava divino nei loro cuori, dove arrivavano anche le parole di quella canzone:

- Stars shining bright above you / Le stelle brillano luminose su di te
Night breezes seem to whisper 'I love you' / Le brezze notturne sembrano sussurrare 'ti amo'
[...]
Dream a little dream of me / Sognami
Say nighty night and kiss me / Dì buonanotte e baciami
Just hold me tight and tell me you'll miss me / Abbracciami forte e dimmi che ti mancherò
While I'm alone and blue as can be / Mentre io resto solo e triste come può essere che sia
Dream a little dream of me / Sognami
Stars fading but I linger on, dear / Le stelle svaniscono ma io indugio, cara
Still craving your kiss / Desidero ancora il tuo bacio
I'm longing to linger till dawn, dear / Ho voglia di aspettare fino all'alba, cara
[...]
Sweet dreams that leave all worries behind you / Fai dolci sogni che lascino tutte le preoccupazioni dietro di te
But in your dreams whatever they be / Ma nei tuoi sogni qualunque essi siano
Dream a little dream of me / Sogna me -
 

La musica era terminata ma loro erano ancora stretti l'uno all'altra.

Poi Terry la guardò in viso.

- ...Lo sai che ti amo, vero? ...E che ti amerò per sempre... - disse, con il medesimo sguardo romantico di prima e con un tono di voce basso.

Candy incurvò le labbra in un sorriso.

- Sì... ma tu continua a dirmelo... lo farai? 

Terry la baciò sulle labbra. - Certo, lo farò. Continua a dirmelo anche tu... 

Si baciavano mentre si tenevano abbracciati e le loro mani cominciavano a scivolare lentamente sui loro corpi.

Fuori la luna piena color miele e le stelle adornavano il cielo notturno di un'estate newyorkese.

A quell'ora, la finestra dei Granchester era l'unica ad essere ancora illuminata.
   
 
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