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Autore: Myon_    31/05/2021    0 recensioni
Dal momento in cui era stato messo al mondo, Edgar aveva capito che per l'amore della sua patria avrebbe dovuto rinunciare a tutto.
Anche all'amore della sua vita.
{Edgar Figaro/Faris Scherwiz }
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Edgar Roni Figaro
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Le nozze di Figaro.

.
 

Grida e risate riecheggiavano come i rintocchi di una campana tra i ridenti viottoli di Figaro Sud.
Era vero, Re Edgar si stava per sposare, e i cittadini erano in festa.

Bisbigli e singhiozzi riecheggiavano tra i corridoi del castello di Figaro.
Era vero, Re Edgar Figaro si stava per sposare, ma a essere felici erano ben pochi.


Sabin era sparito all’alba, appena era arrivata la delegazione da Tycoon, ma la visita della principessa Lenna non era il vero motivo della sua assenza.
La sua matrona gli aveva ricordato che non era appropriato per un re aggiustare la porta della propria camera nel pieno della notte, ma egli aveva trovato un po’ di conforto nel freddo manico del proprio cacciavite. Suo fratello l’aveva scardinata sbattendola con violenza a seguito di un litigio, mentre usciva furiosamente dalla stanza.
Sarebbe tornato in tempo per la cerimonia, e di questo ne era certo.
I
l giovane re sospirò, guardandosi allo specchio senza il solito entusiasmo che era solito accompagnare questa azione. Abito da cerimonia tradizionale, mantello sulle spalle, tutto fatto su misura. Sarebbe stato tutto perfetto, ma mancava qualcosa….

 

"Hey, Edgar.” Una voce familiare tuonò alle sue spalle. “Ho sentito che oggi ti sposi.”
“Sì, ma niente di serio.”
Faris alzò gli occhi al cielo, emettendo un suono gutturale, che il re interpretò come una risata. Era poggiata allo stipite della sua porta ancora aperta con le braccia conserte. Freddi occhi smeraldo lo scrutarono da capo a piedi, e le sue labbra sottili si contrassero, prima di emettere un fischio.
“Però, ti hanno tirato a lucido, ma ti manca ancora qualcosa-"

 

Le mani di Faris erano incredibilmente gentili tra i suoi capelli biondi mentre intrecciavano velocemente le ciocche bionde con lunghi nastri azzurri, in un confortante silenzio.
Edgar chiuse gli occhi, e per un secondo immaginò che quella fosse una sera normale: forse Faris era entrata di nascosto a palazzo, con la complicità del fratello, dopo mesi che non si vedevano, e avrebbe iniziato presto a riassumere le avventure che aveva vissuto con la sua ciurma durante la sua assenza, gli ammutinamenti, tutte le razzie e altre storie inenarrabili a un re; avrebbe pettinato i suo capelli biondi, li avrebbe raccolti in una coda perché davano fastidio a entrambi e avrebbe minacciato di tagliarglieli di nascosto durante la notte.
Invece, con un colpo di tosse, ciò che uscì dalle sue labbra fu un commento sarcastico.
"L'ho incontrata in corridoio, tua moglie. Carina, è proprio il tuo tipo."
"Futura moglie. Agli occhi del mondo sono ancora libero per le prossime due ore.” La corresse senza celare la propria ironia.  “E ammettiamolo, chi non è il mio tipo?"
"Un giovane re che ci prova con qualsiasi cosa si muova." Citò il pirata, tirandogli lievemente la ciocca che si stava rigirando tra le dita.
"Sai come si dice, una volta che ti fai una certa reputazione è difficile togliersela di dosso..."
Faris gli tirò di nuovo i capelli, con gentilezza, per costringerlo a girarsi.
La sua espressione indifferente tradiva un certo nervosismo, ed Edgar sentì non per la prima volta da quando le avevano comunicato la notizia una stretta allo stomaco. Con le labbra contratte, scosse la testa."Le ho detto che se ti succederà qualcosa di negativo, sappi che ti vendicherò. Hai la mia parola."


Un sorriso nostalgico comparve sul suo volto. Aveva già sentito quelle parole in precedenza, quando si era offerto di abbattere un mostro per lei in cambio di un appuntamento. Faris gli aveva risposto così, prima di congedarsi infastidita.
Quando era tornato, esausto dopo la battaglia, l’aveva trovata distesa sul suo divanetto, con una bottiglia di vino in mano e un sorriso battagliero sulle labbra, pretendendo di sentire tutti i dettagli su come fosse riuscito a uccidere quel mostro che tanto l'aveva infastidita. 
Non era un appuntamento, ci tenne a precisare quella sera, e per tutti gli incontri che erano seguiti.

 

Il sorriso divenne una risata, ma ciò non riuscì ad alleggerire il suo cuore.
“Sii buona con lei, è una brava ragazza.”
A modo, educata secondo le rigide regole di corte. Schiena dritta, sorriso sempre stampato sulle labbra, pudica e dal linguaggio impeccabile.
Edgar odiava tutto ciò, eppure non poteva far a meno di essere grato per la scelta dei suoi consiglieri.
“E’ perfettamente d’accordo con il nostro piano.”
“Come si addice a una brava dama di corte.” Il tono era quello che era solita usare quando imitava i cortigiani.
Non era un segreto il disprezzo che Faris provava per quello stile di vita. Non a caso a sedere sul trono di Tycoon era sua sorella minore, mentre lei aveva deciso di continuare la propria vita in totale libertà, senza regole e strutture, libera come il vento. 
Non sarebbe mai stata a proprio agio rilegata tra le mura di un castello, lei che sedeva incrociando le gambe, imprecava come un marinaio, tantomeno su quello di Figaro, dove non si faceva problemi a ricordargli che nonostante la corona sulla testa lui era umano tanto quanto gli altri. Non si sarebbe piegata in riverenze nascondendo timidamente il volto dietro un ventaglio, non avrebbe mai trattato qualcuno con rispetto senza che questo se lo fosse meritato, nessuno l’avrebbe mai costretta a essere la ragazza che non sentiva di essere.

 

Faris era come il mare che tanto amava, non poteva essere confinata facilmente, e questo era il motivo per cui non le avrebbe mai potuto chiederei di camminare lungo l’altare.
Faris era rumorosa, confusionaria, violenta, una tempesta. Odiava quel mondo in cui Lenna ed Edgar erano stati obbligati a crescere, e lo dimostrava in ogni occasione.

 

Non le importava delle regole quanto di se stessa, e avrebbe sempre anteposto i suoi affetti alla corte.
“A Figaro!”
“Stai programmando di farmi ubriacare prima del mio matrimonio?”
“Se devi vomitare, fallo sul prete. Le tue scarpe costano quanto la mia nave.”
Tutti i suoi educatori sarebbero fuggiti indignati vedendola tentare di aprire una bottiglia di vino con il suo pugnale, pronunciando quelle parole, ma Edgar sentì non per la prima volta da quando era entrata nella sua vita una morsa allo stomaco. 
Edgar era sempre stato un grande bugiardo, forse anche a causa del suo lavoro. Era abituato a mentire, a nascondere con grande naturalezza ogni informazione. Aveva indossato un grande numero di maschere, quella del grande re misericordioso, del donnaiolo, dell’alleato dell’impero, del ribelle; mille maschere che calzava come una seconda pelle a seconda delle occasioni, ma Faris era riuscita a vederne una che prima del loro incontro aveva quasi dimenticato di possedere: quella del suo vero volto.
Lo trattava esattamente come trattava tutti, senza inchini o cortesie o sorrisi falsi. Lo insultava quando necessario, gli ricordava i propri limiti senza troppi problemi, scherzava con lui come avrebbe fatto con qualsiasi marinaio e gli sussurrava cose indecenti all’orecchio in pubblico, prima di dargli una pacca sulle spalle. 
E gli versava un calice di vino rosso, il suo preferito, a un’ora dal suo ingresso in chiesa.

 

“Sei ancora teso.” Gli fece notare. Edgar sospirò, sorseggiando il suo secondo calice poggiato contro la parete della sua stanza, mentre i suoi occhi azzurri scrutavano l’orizzonte dalla finestra.
Era alla ricerca di qualcosa, forse. Di cristalli inghiottiti dall’oscurità, di manichini con le sue sembianze, ricordi perduti nel Vuoto. Di alleati provenienti da mondi lontani, dimensioni parallele, luoghi che non avrebbe mai visitato. Di un’avventura che, sebbene dura, gli mancava da impazzire.
Di libertà.

“Portami via.”

Le parole scivolarono dalle sue labbra, forse per il troppo vino, forse perché quello era il suo ultimo desiderio prima di immolarsi ancora per Figaro, la sua patria, la sua sposa.
Vide le emozioni susseguirsi negli occhi del pirata, e dal modo in cui si mordeva le labbra, aggrottando le sopracciglia con lo sguardo basso, capì che per una frazione di secondo aveva anche preso in considerazione quell’idea, ma poi…
“Non dire puttanate, sappiamo benissimo che sarebbe impossibile.”
Non perchè non lo volessero, ma perché non era la cosa giusta da fare.

 

Non avevano mai parlato esplicitamente della sua decisione. 
Edgar aveva semplicemente introdotto il discorso mentre Faris stava fumando una sigaretta incurante del fastidio che il re provava, le lenzuola per terra e i loro corpi ancora caldi per l’aria secca del deserto e la passione che avevano appena finito di consumare.
“Mi sposo.”
Faris aveva ispirato, si era girata verso di lui, avvicinandosi al suo volto, e aveva espirato il fumo direttamente sulle sue labbra, provocandogli un colpo di tosse. Tra le risate, l’unica parola che riuscì a pronunciare fu “Congratulazioni.”

 

Era un tacito accordo nella loro relazione, se così poteva definirsi.
Edgar sapeva che Faris non lo avrebbe mai amato quando lei amava la sua libertà- E Faris sapeva che Edgar non l’avrebbe mai amata quanto lui amava il suo regno.

 

"L'alcol ti ha dato alla testa."

Faris decise di preservare il suo orgoglio, non dando peso a quel momento di debolezza, ed Edgar pensò ancora una volta che se esistevano veramente le anime gemelle, la sua si trovava proprio in quella stanza.
 

A mezz'ora dalla cerimonia, Sabin spalancò la porta della stanza.
"Edgar! Ti stanno cercando tutt- Oh."  
Il principe di Figaro rimase a bocca aperta vedendo suo fratello e Faris immersi in un placido silenzio. Erano seduti l'uno accanto all'altra sul divano ancora con i calici vuoti in mano, senza toccarsi, ma la loro postura rilassata lasciava intuire quanto vicini fossero realmente.
"Faris." La salutò con un cenno del capo, prima di voltarsi verso il fratello, fissandolo dritto negli occhi.
Leggere Sabin era come leggere il suo libro d’infanzia preferito: qualcuno avrebbe pensato che, a distanza di anni, ne avesse dimenticato i dettagli, invece gli bastava un singolo sguardo per ricordare cosa significasse ogni sua minima espressione. Da come lo guardava, Edgar capì subito che aveva riposto in Faris le proprie speranze. 
Sabin non era assolutamente uno sciocco, ma era un uomo dai grandi ideali, in netta contrapposizione con il suo pragmatico gemello. Gli angoli delle sue labbra si erano rilassati da quando li aveva sorpresi in quell’intimo silenzio e i suoi occhi si posarono nuovamente su Faris, carico di aspettative. 
Lei alzò un sopracciglio, incrociando le braccia con fare di sfida, e dopo un paio di minuti di silenzio Sabin scosse la testa, sconfitto.
Come se Faris avesse avuto anche solo la minima intenzione di fargli cambiare idea.
“Lenna ti sta cercando.” Fu tutto ciò che riuscì a dire, serrando le labbra. “E fratellone, è tempo di andare.”
Faris annuì e iniziò ad alzarsi, ma Edgar l’afferrò per un braccio, tirandola nuovamente verso il divano. “Aspetta ancora un po’, per favore.” Sembrava allarmato all’improvviso, come se le parole del fratello lo avessero finalmente messo di fronte alla realtà.
“...Aspetterò fuori.” Disse velocemente Sabin, percependo la tensione nell’aria, e scivolò velocemente fuori dalla stanza.
Rimasti finalmente soli, Edgar perse nuovamente le parole. O forse ne aveva troppe. Aveva del tempo per spiegarle ancora una volta che quella era una decisione inevitabile, che non avrebbe mai provato nulla per quella donna, che tutto questo era per permetterle di essere libera? Sarebbe mai riuscito a esprimere a voce i suoi sentimenti?
Nell’eterna battaglia tra ragione e sentimento, aveva sempre vinto la ragione. Edgar non aveva mai seguito il suo cuore, non lo aveva fatto anni prima, quando Sabin lo aveva supplicato di lasciare il regno dopo la morte del padre e non lo avrebbe fatto neanche in quel momento, a un passo dall'altare.
Ma non poteva sposare qualcuno senza poterle dire almeno una volta le parole che risuonavano nella sua mente ogni volta che pensava a lei, che erano sulla punta della sua lingua da mesi e che aveva sempre frenato.
Diede una fugace occhiata alla clessidra- Venti minuti. Solo venti minuti, prima della fine di tutto. 
Figaro avrebbe finalmente avuto la sua regina, i suoi eredi, come era suo dovere dalla nascita, mentre lui…
“Hey.” Faris richiamò la sua attenzione, accarezzandogli le nocche della mano in un raro gesto d’affetto. “Edgar, smettila. Non cambierà nulla.”
Edgar avrebbe avuto una moglie agli occhi del regno e un’amante per il palazzo… Ma non era questo ciò che desiderava. Non era questo ciò che il suo cuore implorava. Le prese il viso accaldato tra le mani, e gli bastò un solo sguardo per capire quanto tutto ciò fosse superfluo. Non c’era bisogno di dirlo ad alta voce, lei lo sapeva già, ma...
Fu fissando quegli occhi verdi così decisi, ardenti di passione, che Edgar decise di concedersi, almeno per una volta, un atto egoistico.
“Ti amo.” Sussurrò, prima di baciarle dolcemente le labbra.

 

Sebbene l’essere membro di una famiglia reale le avesse garantito un posto in seconda fila, accanto a sua sorella, Faris non riusciva a vedere bene la cerimonia. 
Non che le importasse granché, ma i suoi occhi erano come sempre inconsciamente attratti da Edgar, avvolto nel suo mantello azzurro, i capelli intrecciati da lei stessa, e le labbra, piegate in un cortese sorriso, dischiuse nel pronunciare i voti.
Si sporse tra la folla, e i suoi occhi verdi incrociarono un attimo quelli azzurri di lui, riuscendo a leggervi tutte le emozioni che egli aveva tentato di reprimere fino a venti minuti prima: paura, senso di colpa, rassegnazione, ma soprattutto, amore. E nessuna di queste era rivolta alla donna che si stava piegando per baciare.


Le campane riecheggiarono per le strade di tutta la nazione, coprendo un cuore che, nascosto tra le pareti della cappella, si era infranto.







----Angolo delle note----
Prima di tutto, è illegale che non ci sia una sezione su FFV.
Hello a tutti e benvenuti in questo nuovo episodio di "Myon shippa coppie che si condiderano solo cinque persone".
Okay, un po' di contesto!
La storia è ambientata in una sorta di Opera Omnia!AU in cui i collegamenti tra i vari mondi sono accessibili a tutti- e Opera Omnia è anche menzionato in uno dei ricordi di Edgar. (C'è anche un riferimento a World of Final Fantasy, ma oltre a essere un piccolo omaggio alla scena che me li ha fatti shippare, non ha una grande rilevanza per il world building.)
Doveva essere la prima parte di una raccolta di one shot che collega il mondo di FFV con quello di FFVI, ma considerando che questa storia è nel mio drive da più o meno dicembre, dubito fortemente. 

Ora, Edgar e Faris...
In teoria, sono una coppia splendida- e non mi soffermo a parlarne qui perché le note potrebbero risultare più lunghe dell'opera stessa, ma fidatevi (se volete saperne di più hit my dms). Il problema è nella pratica: Edgar è totalmente devoto a Figaro, mentre Faris è uno spirito libero. E da questa considerazione (nata tra l'altro in un roleplay) è nata questa fanfiction, un compromesso che non rende felice nessuno.
Edgar, perché non può stare con la persona che ama.
Faris, perché deve assistere agli effetti che le responsabilità hanno sui suoi cari.
E tutti gli altri, che li vedono soffrire. Wow.

Altre considerazioni: Faris è nb. Personalmente nei miei headcanon è un uomo trans, ma mi sono attenuta alla traduzione italiana e inglese che si riferisce a l*i con pronomi femminili. Tuttavia ho voluto fare un piccolo omaggio al suo rifiuto per un'identità totalmente femminile nel testo, e nella versione inglese (già tradotta ma che non ho ancora avuto tempo/voglia di pubblicare) il tutto è reso più esplicito dall'uso del they/them.

Anyway, se la fiction vi è piaciuta lasciate pure un commentino. Io vi ringrazio già per essere arrivati fin qui.

Un grosso abbraccio, 
Myon_
  
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