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Autore: Quasar93    02/06/2021    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se quel giorno sulla rupe, alla fine della guerra Joi, ci fosse stato Takasugi al posto di Gintoki? Avrebbe fatto la stessa scelta dello Shiroyasha o le cose sarebbero andate diversamente?
[What if] [Takasugi centric]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gintoki Sakata, Kotaro Katsura, Takasugi Shinsuke, Yoshida Shouyou
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In this broken world
Its getting hard to breathe
 
 
Takasugi si stringe le gambe al petto, ha pura, è arrabbiato.
Anzi, è furioso.
E’ andato tutto storto, tutto così maledettamente storto.
Da quanto è in quella cella?
Due ore? Tre? Mezza giornata? Non lo sa perché prima di trascinarlo di peso su quel pavimento sudicio l’avevano tramortito e non ci sono finestre da cui guardare fuori.
Corvi di merda!
Pensa, indeciso se maledire più loro o la propria debolezza.
Era stato stupido ed emotivo. Impulsivo perfino. Caratteristiche che di solito criticava a quell’idiota del suo compagno coi capelli argentati.
Gli era bastato sentire da un superstite dell’agguato dei Naraku all’esercito di Gintoki che sia lui così come Katsura erano stati catturati che aveva abbandonato la propria missione in un battito di ciglia, saltando in groppa al proprio cavallo per dirigersi dagli amici in difficoltà.
Peccato che i corvi lo stessero aspettando e gli avessero teso un agguato per catturarlo. Fu questione di un attimo.
Stupido, stupido!
Continua a ripetersi.
Stringe i pugni così forte che un rivolo di sangue bagna le corde ruvide che gli stringono i polsi. Avrebbe dovuto seguire la propria missione e lasciar perdere i suoi amici, le proprie emozioni l’avevano distratto dall’obbiettivo e questo era il risultato. Shoyo, salvare Shoyo doveva essere al primo posto, la priorità assoluta. E allora perché? Perché prima ancora di aver capito cosa stava facendo, non appena saputo che loro erano stati catturati, si era lanciato sul suo cavallo verso la loro ultima posizione nota? Quand’era successo che quei due erano diventati così importanti per lui? Se ora fosse successo qualcosa a Shoyo sarebbe stata soltanto colpa sua.
Poi, all’improvviso, un altro pensiero si fa strada nella sua testa. E se ora fosse successo qualcosa ai suoi amici? Non sarebbe altrettanto colpa sua?
Il ragazzo si stringe ancora di più nelle spalle, nascondendo la testa tra le ginocchia, cercando di soffocare nell’infinita rabbia che prova la paura e la preoccupazione.
Di una cosa è sicuro, però.
Prima o poi verranno per dargli da mangiare, torturarlo o chissà che altra cosa e allora si pentiranno di aver catturato il comandante del Kiheitai.
 
Time to take control
We're not gonna let go
 
Il ragazzo sta camminando, non sa nemmeno lui da quanto, con le mani strette da una corda legata all’altro capo alla sella di un cavallo.
Anche i corvi sono a piedi, lo precedono e lo seguono, per toglierli qualsiasi velleità di fuga.
Trascina un piede davanti all’altro con estrema fatica.
Sta camminando da così tanto tempo che il senso stesso del gesto che compie ripetutamente ormai gli sfugge.
Tacco, punta. Tacco, punta. Dolore. Tacco, punta.
Disidratato e affamato cammina al limite della follia.
Tacco, punta.
Anche i suoi pensieri iniziano a formarsi a fatica, lenti come i suoi passi.
Shoyo.
I suoi amici.
Sa che deve salvarli, è forse l’unica cosa che lo tiene ancora in piedi.
Tacco, punta. Tacco…
Cos’è che doveva fare?
Si accorge di essersi fermato solo perché un corvo alle sue spalle l’ha pungolato col suo bastone.
Lo stanno facendo camminare per sfinirlo, e ci stanno riuscendo.
Ma a quale scopo?
Non è riuscito a ripartire e al terzo colpo di bastone tra le scapole cade sulle ginocchia. Il dolore alla schiena non lo infastidisce, anzi, ha distolto per un attimo l’attenzione dai piedi distrutti dalla sua marcia infinita.
Un corvo si avvicina e lo costringe a bere un po’ d’acqua. E’ così disidratato che fatica a deglutire, tossendo mentre cerca di bere.
Lo issano tirandolo per le braccia e danno ordine al cavallo di ripartire.
Tacco, punta. Tacco…
 
Open up your eyes
Let the truth sink in
 
E’ sera quando finalmente si fermano.
Takasugi non sta bene, i piedi gli fanno male da impazzire e le corde gli hanno graffiato i polsi e le mani.
Da quando era crollato ogni tanto si erano fermati per farlo bere e una volta anche mangiare, quindi ora ragiona più lucidamente.  
Il fatto stesso che lo stiano tenendo in forze almeno un minimo lo terrorizza. Terrore che aumenta quando vede uno dei corvi camminare nella sua direzione con un pugnale in mano.
Non chiude gli occhi, lo fissa con odio, con uno sguardo così tagliente che per un attimo è il corvo a sussultare, mentre gli taglia le corde che gli legano i polsi.
“Niente scherzi” dice un altro di loro, alle sue spalle, ribadendo il concetto colpendolo in mezzo alle scapole con la punta del suo bastone mentre quello che lo aveva liberato gli mette in mano una katana.
Mille pensieri scorrono nella testa del ragazzo, quante cose potrebbe fare con quella spada se solo non fosse sfinito e affamato. Per un attimo la stringe come se dovesse partire all’attacco ma poi lascia perdere, per ora è meglio assecondarli.
Uno di loro gli fa cenno di seguirli e riprendono a camminare salendo su una rupe già piena di corvi. I loro corpi avvolti nelle divise nere celano alla vista di Takasugi qualsiasi cosa ci sia in cima.
Cammina, il ragazzo, e un passo dopo l’altro il mare di corvi si divide al suo passaggio finché non li vede.
Finché non capisce.
Gintoki, Katsura a terra legati con le braccia strette al corpo.
Shoyo, legato a sua volta, in ginocchio di spalle rispetto a lui.
La posizione è quella di un condannato a morte.
E lui ha in mano una spada.
Battle for our lives
Welcome to the war zone
 
Takasugi si blocca.
Ha visto che davanti a Shoyo c’è un uomo che parla, un amanto del Tendoshu, ma non lo sente.
Sa che è circondato dai corvi, ma non li vede.
Nella sua testa è solo sulla rupe, davanti il suo sensei, dietro i suoi amici.
Non ha bisogno di ascoltare l’amanto per sapere cosa dovrà fare, è palese cosa vogliono da lui. Una scelta.
L’unica sensazione che prova è il freddo dell’elsa metallica nella sua mano destra.
È ancora solo.
Sente Gintoki urlare di non pensare a loro, di salvare il sensei. L’ha detto davvero o è solo nella sua testa?
“…il tuo maestro o i tuoi compagni? Scegli come preferisci”
Questa volta le parole dell’amanto lo raggiungono in pieno, riportandolo bruscamente alla realtà. La sua visione scompare e non è più solo.
Ovunque giri lo sguardo ci sono solo corvi. I suoi amici sono immobilizzati dal terrore, probabilmente come lo era lui fino a poco fa. Sanno che qualunque scelta il loro amico prenderà avranno perso, anche se sopravvivranno parte di loro morirà. Takasugi lo sa, perché è quello che sta provando lui stesso.
Si ricorda di avere in mano una spada solo quando sente la mano che la tiene tremare e improvvisamente sa cosa deve fare.
 
We are not afraid to play
Awaken the strength inside
 
Scatta contro l’uomo del Tendoshu, a conti fatti è l’unica cosa che per lui ora ha senso fare. Scegliere tra l’uomo che stima più di ogni altro e i suoi più cari amici è impossibile. Se solo riuscisse a uccidere lui, il suo schieramento andrebbe nel panico. Se riuscisse a liberare almeno Gintoki…
Sente il corpo bruciare e non sa neanche lui dove trova le energie per muoversi mentre corre verso l’amanto, urlando con quanto fiato ha in corpo. Carica il fendente, spicca in salto. Vede l’obiettivo chiaro davanti a sé e sta per colpire, quando un dolore lancinante all’occhio sinistro lo fa rovinare al suolo.
Uno dei corvi gli ha lanciato un pugnale, centrandolo in pieno.
“Risposta sbagliata” gli dice, sfilandogli l’arma dall’occhio e schizzando il suo sangue ovunque.
Takasugi si porta la mano al viso, l’occhio gli fa male ma ciò che lo ferisce di più è il viso addolorato di Shoyo, che si è girato per guardarlo e le grida dei suoi compagni, che urlano il suo nome con una disperazione nella voce che non gli appartiene.
“Rialzati” gli ordina l’amanto, che non si era voltato a guardarlo per un solo istante “ultima possibilità”.
 
Shadows come to life
We're ready for the take down
 
Takasugi non sa nemmeno più cosa sta provando.
E’ arrabbiato, Gintoki gli aveva promesso che avrebbe salvato il maestro nel caso in cui lui fosse morto o impossibilitato a farlo, ma ora è là a terra inutile e inerme. Vederlo così lo fa andare fuori dai gangheri. Katsura, che avrebbe dovuto fargli da supporto, non era da meno.
Ma contemporaneamente è spaventato.
Non vuole ucciderli. Non vuole uccidere nessuno di loro.
Vorrebbe solo riportare il suo maestro e i suoi amici a casa.
Sotto la minaccia delle armi raccoglie la katana, ma non riesce a fare un passo.
 
We all need energy
When fear and pain collide
 
“Ora basta, Shinsuke”
E’ la voce di Shoyo quella che sente, così calma e dolce nonostante tutto.
Takasugi spalanca gli occhi, come può essere così tranquillo?
“Sai qual è la cosa giusta da fare, non è vero? Ti sei già ferito gravemente, non c’è altro che tu possa fare” continua sorridendo. Takasugi sa, dentro di sé, che sta cercando di rassicurarlo, perfino in quel frangente. Shoyo, da quando l’aveva conosciuto, era sempre stato l’unico in grado di capirlo e guidarlo, l’unico adulto del quale si fidasse ciecamente e a cui avrebbe affidato la propria vita. Proprio per questo non può ascoltarlo, non questa volta.
“Sensei io… Non posso…” la sua voce si rompe, mentre parla. L’idea stessa di togliere la vita al sensei con le sue mani è per lui così inaccettabile da non riuscire a pronunciare quelle parole.
“Va bene così, Shinsuke. I tuoi amici, là dietro, devi pensare a loro. Proteggili, quando me ne sarò andato. È questa la mia unica richiesta” dice ancora l’uomo coi capelli lunghi, senza perdere il suo sorriso rassicurante, così fuori contesto in quel momento, così luminoso in mezzo all’oscurità dei corvi che Takasugi non riesce a guardarlo. Come per rimarcare le sue parole mostra al ragazzo il mignolo della mano destra, in un’implicita promessa.
Il ragazzo non riesce a dirgli nulla. Come può rispondergli? Come può promettergli di fare qualcosa che ogni cellula del suo corpo si rifiuta di accettare? Così è Shoyo a parlare di nuovo.
“Loro… Tu… Voi siete l’essenza della Shoka Sonjuku. Se voi sopravvivrete… Se la scuola che vi lascio in eredità sopravvivrà… Allora anche Yoshida Shoyo non sarà morto invano” conclude, per la prima volta lasciando trasparire un’ombra di tristezza in quel sorriso candido.
“Sensei…” una lacrima riga il volto di Takasugi, mentre muove il primo passo verso il suo maestro.
“Puoi farcela, Shinsuke. Lo sai che è la scelta migliore”
 
Standing by your side
We're ready for the take down
 
Shoyo lo incoraggia e, Takasugi non può far a meno di notare quanto sia assurdo che qualcuno ti incoraggi a ucciderlo.
Razionalmente lo sa, non sta incoraggiando lui, il sensei sta proteggendo i suoi compagni dalla sua disperazione. Shoyo sa che se non lo convince attaccherà di nuovo e allora li uccideranno tutti.
Ma in quel momento non è razionale e non capisce.
Segue la voce di Shoyo come se ne fosse ipnotizzato, come se fosse l’unico faro luminoso in quel mare nero di corvi.
Ma perché, perché deve essere proprio lui a farlo?
Non poteva toccare a qualcun altro? Se ci fosse stato Gintoki al suo posto, per quanto gli pesasse ammetterlo, era sicuro che le cose sarebbero andate diversamente.
Takasugi si gira velocemente a guardare i compagni, le loro espressioni inorridite si stampano a fuoco nel suo occhio destro.
Si gira di nuovo verso Shoyo, ormai è vicinissimo. Il sensei lo sta guardando, nota l’insicurezza dei suoi movimenti, il tremore delle sue braccia, gli occhi lucidi.
“Va bene… Per me” lo rassicura, sorridendogli un’ultima volta prima di voltarsi.
Quelle parole raggiungono Takasugi che finalmente riesce a smuoversi, alza la spada e carica il colpo. Se non altro avrebbe rispettato la volontà del suo sensei.
“Grazie” è l’ultima parola che sente pronunciare dolcemente a Shoyo.
Poi sferra il colpo, chiude gli occhi e cade in ginocchio, piangendo.
La consapevolezza di ciò che ha fatto lo schiaccia al punto che non riesce a muoversi.
 
Yeah
Look into my soul
Feel the pain within
Heavy hands to hold
We're not gonna let go
 
E’ mattina quando finalmente Takasugi riprende coscienza di sé.
Non ha dormito.
Ogni secondo ha rivissuto quel momento, ancora e ancora e ancora.
L’occhio gli fa malissimo ma è grato per quel dolore, perché al momento è l’unica cosa che lo fa sentire vivo.
Si volta, i suoi compagni sono nelle sue stesse condizioni. Katsura è seduto a occhi chiusi, ma è sicuro che non stia dormendo. Gintoki si sta stringendo le gambe al petto e nasconde la testa, probabilmente piange o ha pianto. Dopotutto lui più di chiunque di loro doveva letteralmente la propria vita a Shoyo, che l’aveva cresciuto come un padre.
Takasugi non piange, è oltre perfino quel sentimento. Quando prova a capire cosa prova l’unica emozione che sente è la rabbia. Una rabbia cieca e infinita, che gli pervade ogni fibra del corpo.
È arrabbiato coi corvi, col Tendoshu. È arrabbiato con gli amanto e col Bakufu, che hanno causato questa inutile guerra. È arrabbiato col mondo intero, che gli ha portato via il sensei. Ed è arrabbiato con… È arrabbiato con i suoi compagni e con la loro debolezza, che li ha portati tutti lì quella notte su quella rupe. Ed è arrabbiato con sé stesso, che così come loro è stato inutile. Anzi peggio, è stato uno strumento dei corvi, l’arma che gli ha portato via il sensei.
 
Scars and open wounds
Tracks of where I've been
Always breaking through
Yea we're gonna explode
 
La rabbia che prova verso sé stesso è così intensa che, ora che le ha aperto la porta, non sa come controllarla. Non ha mai provato nulla di così forte.
Anzi, più che rabbia è vero e proprio odio. Odio verso sé stesso e la propria debolezza.
È vero, era stato costretto a fare quello che ha fatto, ma se solo fosse stato più forte, se solo non l’avessero catturato. Se solo Shoyo ora fosse lì a dirgli come gestire tutta questa rabbia…
Ma Shoyo non potrà più aiutarlo e, in un attimo di follia, la soluzione gli pare ovvia quanto immediata. Afferra la katana che giaceva a terra da quando si era lasciato cadere sulle ginocchia la sera prima, stringendola forte a metà della lama, incurante di ferirsi le mani. Il suo stesso sangue caldo gli cola sulle gambe mentre rivolge la punta verso di sé all’altezza del ventre.
Carica il colpo e sta per trafiggersi senza esitazione quando Gintoki, che fino a quel momento non si era mosso, gli blocca le mani con fermezza, costringendolo a lasciare la presa.
“Non è questo che Shoyo avrebbe voluto” gli dice, guardandolo con profonda tristezza. Dal suo sguardo Takasugi capisce che anche l’altro ragazzo è arrabbiato, triste, svuotato. Proprio come lui. Ma il suo sguardo, carico di compatimento e quel suo modo risoluto di parlare anche in questa situazione lo mandano in bestia.
 
We are not afraid to play
Awaken the strength inside
 
Si alza, per guadarlo al suo stesso livello e gli sferra un pugno in pieno viso, per placare l’ira che sente crescergli dentro.
Gintoki cade a terra ma non reagisce, facendo arrabbiare ancora di più Takasugi, che gli sale a cavalcioni sul ventre e inizia a colpirlo senza sosta. Ormai ha il fiatone, ma il ragazzo coi capelli argentati non muove un muscolo.
Quando finalmente Takasugi non ha più energie si ferma un attimo e lo guarda sprezzante.
“Fai qualcosa! Perché non reagisci? Perché non fai nulla?” gli grida in faccia, fuori da ogni grazia divina.
“Che senso ha fare qualcosa ormai?” gli risponde apatico Gintoki, il viso che ormai è una maschera di sangue non sembra turbarlo granché. Takasugi non sembra nemmeno sentirlo mentre continua con la sua invettiva.
“Se tu e quell’altro buono a nulla foste stati più forti. Se io fossi stato più forte…” continua, caricando di nuovo un pugno che tiene sollevato, come per minacciare il ragazzo coi capelli argentati, che non muove un muscolo.
Allora riprende di nuovo lui a parlare con la voce tremante per l’ira e la disperazione, sollevando con entrambe le mani Gintoki per il bavero “…ti prego fai qualcosa. Perché non fai nulla? Non sei arrabbiato con me? Non mi odi? Perché non reagisci? Perché non mi riempi di botte? Ho causato la morte del sensei e sono io che sto picchiando te…”
“Se vuoi odiare qualcuno odia pure me. Odiami perché non sono stato abbastanza forte da mantenere la promessa che ti ho fatto. Odiami perché a causa della mia debolezza c’eri tu con quella katana in mano. Posso sopportarlo. Posso sopportare la tua ira e il tuo odio. Ma ti prego…” si interrompe un attimo, non vuole far sentire a Takasugi che anche la sua voce sta tremando e prega che l’altro non veda i suoi occhi lucidi “…non gettare via la vita che Shoyo ha salvato in cambio della sua. Non voglio perdere nessun’altro oggi”
Takasugi spalanca gli occhi e lo lascia andare, poi si alza e guarda in lontananza oltre la rupe.
L’odio che provava per sé stesso si è ritirato, per il momento, lasciando posto a una voragine di nulla che lo divora dall’interno.
 
Shadows come to life
We're ready for the take down
 
Katsura aiuta Gintoki ad alzarsi e entrambi aspettano che sia di nuovo Takasugi a dir loro qualcosa.
Passano minuti che sembrano ore, i tre amici sono vicini, ma è come se fossero lontani chilometri, ognuno assorbito dal proprio dolore.
Infine Takasugi si decide a parlare.
“Vivrò, ma non insieme a voi. Questo mondo marcio deve pagarla per quello che ha fatto al sensei. Se non lascerete che io uccida il diretto responsabile della morte di Shoyo sarà il paese intero a fare seppuku. Questa patria corrotta e debole, che ci ha privato dell’uomo che ci ha cresciuto, deve pagarla” annuncia perentorio. Il suo sguardo prima pieno di emozioni è ora spento e vuoto, guarda lontano, fissa qualcosa che Gintoki e Katsura non possono vedere.
“Takasugi…” inizia il ragazzo coi capelli argentati, per poi capire che sarebbe inutile. Quello sguardo… non è qualcosa che si può cambiare a parole.
“Il sensei avrebbe voluto che rimanessimo insieme… ” risponde Katsura, ma stavolta è Gintoki a contraddirlo.
“Il sensei è morto, ed è colpa nostra. Non approvo la decisione di Takasugi, ma anche io ho bisogno di restare solo adesso. Non posso restare con voi, non ora” dice, senza guardarlo in faccia.
Poi, senza che nessuno dica niente, raccolgono la testa di Shoyo e si incamminano finalmente lontano da quella rupe.
Non dicono nulla nemmeno mentre lo seppelliscono, lasciando le loro spade conficcate nel terreno come lapidi.
Si guardano brevemente, poi si girano mentre ognuno inizia a percorrere da solo la propria strada.
 
We all need energy
When fear and pain collide
Standing by your side
 
Takasugi non sa dove andare, sta soltanto camminando, come il giorno prima.
Tacco, punta. Tacco, punta.
Ripete quel movimento senza senso ancora e ancora.
Tacco, punta.
E ad ogni passo il suo odio cresce.
Tacco, punta.
Ad ogni passo giura vendetta.
Tacco, punta.
Ad ogni passo questo nuovo Shinsuke Takasugi cancella un po’ di più il discepolo di Shoyo che, coi suoi compagni, aveva frequentato la Shoka Sonjuku e aveva combattuto valorosamente in guerra.
Tacco, punta.
Ad ogni passo si allontana dal suo sensei.
Tacco, punta.
E così, quando finalmente arriva nel posto in cui ha deciso di fermarsi, di quel bambino che era entrato nella scuola di Shoyo per fare dojo yaburi non è rimasto più nulla.
È nato il terrorista Shinsuke Takasugi, colui che col suo odio avrebbe distrutto il mondo.
 
 
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