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Autore: crazyfred    03/06/2021    0 recensioni
[FRANCESCO & EMMA] Non è proprio una storia continua ma una raccolta di one shot, dove alcuni capitoli potrebbero essere raccordati, altri meno, che raccontano la vita della nostra banda di matti andando avanti e indietro nel tempo, gironzolando attorno agli eventi della fanfiction "Noi Casomai". Una raccolta di piccoli quadri di vita più che di eventi in sé.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Commissario Nappi, Emma, Francesco
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aspettative e Realtà
(parte 2)




 
Il viaggio in auto fu silenzioso: da un lato Vincenzo, preoccupato da Valeria, fredda e distante; dall'altro Valeria, assillata dalle paure e dai dubbi, indecisa sul se e sul come parlarne con il suo compagno. Era per questo che la giovane gli aveva detto di no, inizialmente, preferendo restare da sola; spesso si divertiva a punzecchiare il suo commissario sulla sua durezza di comprendonio, ma sapeva benissimo che era abbastanza arguto da capire che c'era qualcosa che non andava. Lo sguardo fisso sulla strada, con il gomito appoggiato alla portiera, tamburellava pensieroso la mano sulle labbra. Aveva quella terribile sensazione di déjà vu, come se avesse già vissuto quella stessa situazione. Poi si rese conto: quella cena nel ristorante di lusso che nelle sue intenzioni doveva fare chissà quali miracoli per la loro relazione ed invece aveva finito per allontanarli. Non ci avevano mai più messo piede. A volte ci pensava e gli veniva da ridere a quanto era stata ridicola - pur nelle migliori intenzioni - quella inutile parata in abiti eleganti per loro che al massimo erano abituati a mettere la divisa durante le cerimonie formali con la polizia o la forestale.
 
Vincenzo mise la bambina, che non aveva fatto una piega dall'auto fino a casa, sul letto in cameretta, coprendola con la copertina. Questo pisolino fuori orario lo avrebbe pagato con gli interessi, ma non gli piaceva proprio svegliarla a forza, e poi aveva bisogno di un po' di calma per parlare con Valeria.
Tornando nella zona giorno trovò la giovane, seduta sul divano, impegnata con il telefono a digitare freneticamente un messaggio. "Che fai?" le domandò. "Niente … mi sto mettendo d'accordo con Isa per tornare a casa". "Dai … rimani" le chiese, sedendosi al suo fianco e passando un braccio attorno alla sua spalla. Valeria, automaticamente, si accoccolò; Vincenzo, che era teso per la conversazione che lo aspettava, fu tranquillizzato da questo gesto. "So già cosa vuoi dirmi" continuò, notando un tentativo di protesta da parte di Valeria "hai messo Mela a dormire ora e stanotte ci terrà svegli … ma almeno mi fai compagnia"
Valeria sorrise sommessamente, lo sguardo basso "Mi piacerebbe" confessò, sincera "ma domani mattina sono di turno e preferisco stare già in caserma per non fare tardi. E poi c'è Isa" "Non mettere sempre tua nipote in mezzo. È grande abbastanza ormai per capire come vanno le cose e non scandalizzarsi o formalizzarsi" "Lo so … ma non va bene. Siamo le uniche figure vagamente genitoriali che ha, se non le diamo noi l'esempio …!"
"Ci amiamo e vogliamo stare insieme … quale migliore esempio può esserci?"
A questa frase, Valeria lasciò cadere ogni tentativo di controbattere. Cosa poteva dire? Aveva già detto tutto lui e l'aveva lasciata emozionata e senza parole. Se solo sapessi cosa mi fai commissario, pensò, rimanendo completamente impassibile all'esterno.
"E comunque non mi va di lasciarla sola…" "Ma non avete una nuova coinquilina? C'è lei, non corre alcun pericolo"
Nei mesi precedenti, c'era stato qualche cambiamento nell'organico della forestale. Martino, a seguito di una promozione, era stato trasferito. Al suo posto era arrivata una nuova agente che per il momento aveva preferito stare in foresteria.
"Dai Vale vuoi dirmi che c'è?!" insistette l'uomo al silenzio della donna "È tutto il giorno che sei strana..." "Sono solo stanca, tutto qui" "Tu stanca?" esclamò ironico Vincenzo "la mia Valeria? Quella che può stare senza dormire per 48 ore e non fare una piega?" "No" ribatté lei "quella che ha i lavori in casa da due mesi e sia che lavori, sia che stia a casa, ha tutto il giorno trapani e martelli pneumatici che le rimbombano in testa"
Tra le varie novità, c'erano anche i lavori di ristrutturazione. Dopo che la polizia aveva lasciato la caserma sul lago, la forestale si era riappropriata di tutti i locali dello stabile e, lentamente, stava riguadagnando i suoi spazi. Al piano superiore, Francesco aveva ottenuto dal Comando Provinciale dei fondi per riunire alla foresteria alcune stanze che fino a quel momento erano state adibite a camere di sicurezza e di cui loro non avevano bisogno. Non se ne andavano certo in giro ad arrestare orsi e stambecchi.
"La soluzione c'è … te l'ho già detto mille volte" chiosò Vincenzo. "E sai già la mia risposta" "La so e ancora oggi non la capisco".
Molto semplicemente, Vincenzo aveva proposto a Valeria di trasferirsi a casa sua, assieme ad Isabella. La casa era grande, lo spazio non mancava e la ragazzina avrebbe avuto persino una stanza tutta sua. Non era molto grande, ma era anche vero che tra scuola, amici e fidanzatino, Isabella in foresteria si vedeva solo ad ore pasti e per dormire. Ma a Valeria continuava comunque a sembrare ancora una scelta troppo azzardata. Sì, tecnicamente avevano già convissuto, ed erano abituati a viversi nella quotidianità, ma sentiva che adesso era tutto diverso e temeva che il loro essere coppia avrebbe influenzato e cambiato quei ritmi che per loro sarebbero dovuti essere perfettamente normali.
"Io … io …" balbettò lei, prima di prendere un grosso respiro. Buttò via l'aria e tutte le energie negative, prendendo coraggio "Io mi sento confusa. Non … non so cosa voglio" "Che significa?" Vincenzo sentì il cuore tuffarsi e un brivido freddo gli percorse la schiena.
"Non so dove stiamo andando, Vincenzo. Non lo vedo, non lo capisco …" "C'è bisogno per forza di andare da qualche parte? Erano questi i patti, o forse ricordo male?!" "No … tu hai ragione. È solo che … non so se mi basta più"
Vincenzo si alzò dal divano ed iniziò a camminare senza riposo nella stanza. Valeria, dispiaciuta per essere arrivati a questo punto lo guardava, impietrita là dove era seduta. "Io fatico a seguirti Valeria, te lo giuro" esclamò l'uomo, spalancando le braccia, la voce incerta di chi non sapeva che pesci pigliare "un minuto fa mi hai ribadito che non vuoi venire a vivere con me e ora mi vieni a dire che non ti basta stare insieme cosi come siamo ora. Fattelo dire: fai pace con il cervello perché così è un casino"
Non voleva rimproverarla, ma lui e la sua vita non avevano bisogno dell'ennesimo dubbio, dell'ennesima incertezza. Ci aveva messo oltre un anno a decidersi con Valeria perché voleva essere sicuro che potesse funzionare, perché tutti i tira e molla che aveva vissuto con Silvia e con Eva non si ripetessero. Doveva essere sicuro che lei sapesse in cosa si stava imbarcando e che fosse disposta a dividerlo con un'altra persona: sua figlia. Non poteva permettersi il lusso di una relazione a singhiozzo: non l'aveva tollerata con la madre di sua figlia, figuriamoci con altre donne.
"Lo so. E ti chiedo scusa" disse Valeria, tirando su con il naso e strofinando con il dorso della mano sulle narici. Non voleva che la vedesse piangere e questo era il massimo che sapeva fare per dissimulare "ma ero stata chiara con te. Io non lo so come si sta in una relazione. Voglio davvero che funzioni tra di noi, ma ho una paura matta di rovinare tutto e più ci penso e più sento che sta già succedendo."
"Dimmi solo una cosa … da quant'è che c'hai sti pensieri?" Non poteva credere che non si fosse accorto di nulla, né che un dubbio del genere potesse esserle venuto di punto in bianco. "Sono arrivati un po' alla volta" ammise Valeria "forse, forse da Natale, non so dirtelo con certezza" "Da Natale? E tutto quello che c'è stato in mezzo è stata una messa in scena?" A Capodanno Vincenzo aveva preso l'iniziativa e, sorprendendo tutti, aveva mandato la bambina da Eva e aveva portato Valeria a Venezia per un paio di giorni. Niente di troppo romantico, una pensioncina piccola ma ben tenuta e, al posto del giro in gondola, gambe in spalla tra ponti e calli. Ma Valeria tornò a casa così entusiasta che sembrava quasi avessero soggiornato al Danieli. "Oddio Vincenzo no! Adesso non fare il melodrammatico" "Ah adesso mi tocca pure prendermi del melodrammatico. Tu non sai cosa vuoi e io sarei il melodrammatico! Vale' non mi far parlare …"
"PARLA!" lo spronò, alzando la voce più del dovuto, più di quanto volesse, alzandosi e portandosi di fronte a Vincenzo. Voleva che dicesse tutto quello che sentiva, aveva bisogno di capire, di vedere se erano ancora sulla stessa lunghezza d'onda. "Cosa vuoi che ti dica?" "Tutto quello che ti passa per la testa. Che sono una ragazzina, una sciocca irresponsabile, una cretina…quello che ti pare." "Non sei niente di tutto questo. Ma io conoscevo la tua storia e l'ho accettata e ti sto aiutando a portare il tuo fardello. Tu conoscevi la mia e speravo avresti fatto altrettanto. Anzi, ne ero convinto fino a poco fa."
Ovviamente il riferimento alle loro famiglie era chiaro. Entrambi sapevano che non erano soli quando hanno iniziato la loro relazione ed era andato bene a tutti e due; ma qualcosa si era rotto in Valeria.
"Ma è così, ti assicuro che non è cambiato nulla da quel punto di vista.  Solo … a volte mi piacerebbe che potessimo essere solo Vincenzo e Valeria per qualche settimana. Senza Isabella, senza Mela, senza Klaus … e tutta la corte celeste che ci tiriamo dietro"
Quell'oretta che si concedevano tutti i giorni prima di tornare ognuno nelle proprie case, davanti ad una birra, era troppo poco e quel weekend ogni mese in cui Eva portava la bambina a Milano con sé non arrivava mai e durava troppo poco.
"Tu mi ami?" le chiese Vincenzo, serio e diretto. "Che domande sono? Certo che ti amo!" "E allora non dovresti porti nessun'altra domanda."
Valeria non riuscì più a reggere. Mentre gli occhioni scuri si riempivano di lacrime, si buttò al collo di Vincenzo, alzandosi in punta di piedi, stringendolo così forte da fargli quasi mancare il respiro. Già solo sentire quel profumo familiare così vicino la faceva stare meglio. Sentendo le mani accarezzarle la schiena, era come se i pianeti si riallineassero. "Non mi lasciare" lo pregò. "Ué nenné" esclamò Vincenzo, dolcemente "e che 'ré mo? Chi ti vuole lasciare?! Io no di certo"
Stretta a lui, le sentì il cuore tornarle a battere di nuovo ad un ritmo umano e non più come il rullante di un plotone. Le baciò la fronte, accarezzandole la chioma riccia. A Napoli si diceva che ogni riccio è un capriccio; forse valeva lo stesso a San Candido. E a lui Valeria, in fondo, piaceva pure per quello. Per la sua imprevedibilità. A volte pensava che sarebbe stata Valeria e non Carmela a fargli venire i capelli bianchi, ma altre non lo trovava così male il doversi mettere sempre alla prova che quella relazione gli offriva. Non era un giocare con la sua pazienza, affatto: era un costante provare a migliorarsi.
Dal canto suo Valeria sapeva che c'erano cose che doveva sistemare, più in sé stessa forse che nella sua relazione, ma ora che tutto era alla luce del sole sentiva di potercela fare. "Ti ho deluso, però" "Affatto" rispose lui. Lei non sapeva se credergli: poteva essere anche solo una cosa detta per cortesia, per non farla sentire in colpa. Ma andava bene comunque, si sarebbe meritata anche di peggio. "Sai quanti problemi mi sarei risparmiato in vita mia se fossi riuscito a fare quello che hai fatto tu adesso?" "Ma forse non staresti con me, quindi un po' è meglio così" "Sì … forse è meglio così"
 
"Hör mal, ich bleibe hier und das Auto waschen. Okay?" disse l'agente che era di turno assieme a Valeria, mentre scendevano dall'auto. "Kein Problem, Lukas" **
La forestale era esausta. Quando aveva deciso di appendere l'attrezzatura da arrampicata al chiodo ed entrare nel Corpo Forestale si era immaginata una routine sedentaria in ufficio, tra timbri e scartoffie per permessi di caccia e pesca. Al massimo qualche passeggiata nei boschi per il controllo della flora e della fauna d'estate. Nessuno l'aveva avvertita però che si stava arruolando in corpo a metà strada tra la polizia stradale e protezione civile. Ma non si lamentava, prestare servizio sulle piste da sci aveva i suoi vantaggi.
"Ehi Emma che ci fai qui?" Valeria, mentre si avvicinava alle scale della caserma si imbatté nella sua amica che andava via, accompagnata dal marito "Neanche in libera uscita riesci a staccarti da tuo marito?" Valeria sapeva che Isabella era al maso Neri insieme a Klaus per fare da baby sitter ai bambini quel pomeriggio, ma non aveva idea che l'avrebbe trovarla in caserma. Emma sorrise "Magari fossi in libera uscita. No … avevo bisogno di alcune mappe e dati per il lavoro. Ti avevo detto che avrei ripreso subito dopo il battesimo dei bambini."
Sì, glielo aveva detto. Ma con quello che era successo con Vincenzo la settimana precedente la sua testa era spesso sulle nuvole. Anche al lavoro, faceva una fatica immane a rimanere concentrata e per questo arrivava stanchissima a fine turno.
"Sì hai ragione, perdonami." "Mi sa che sei tu quella che ha bisogno di una libera uscita. Facciamo qualcosa a riguardo comandante?" scherzò l'etologa, rivolta a suo marito. "Basta chiedere, io non sono mica uno schiavista" "Qui mi ci vuole qualcosa in più che una libera uscita…" dichiarò la forestale, ma non voleva riversare il suo stress e le sue preoccupazioni all'amica, così cambiò argomento, chiedendole un passaggio in centro. Vincenzo la aspettava per cena.
"Ci metto due minuti a cambiarmi. Promesso" affermò, salendo le scale due alla volta. Era una stupidaggine, eppure quel passaggio la mise di buon umore. Voleva cinque minuti con la sua migliore amica e la sua buona stella l'aveva accontentata.
Scesa nel parcheggio, Valeria trovò Emma al telefono. "Fra!" era la prima volta che Valeria sentiva Emma chiamare il marito così. Di solito era amore oppure semplicemente con il nome completo. Era … abitudinario. Le faceva strano. "Isa dice che abbiamo finito i pannolini" "Impossibile. Non li hai comprati ieri?" "Certo" "E dove li hai messi?" "Che c'entro io? Hai scaricato tu l'auto quando sono rientrata dal supermercato."
Valeria si bloccò. Non poteva credere ai suoi occhi: Emma e Francesco che bisticciavano. Pensava che probabilmente sarebbe caduto un meteorite da un momento all'altro o che si sarebbe sciolta di punto in bianco tutta la lastra di ghiaccio che ricopriva il lago. Non stava bene ascoltarli, ma doveva salire in macchina con Emma, non poteva evitare di essere lì e poi la cosa al contempo la intrigava e la divertiva.
Francesco mise una mano sulla fronte, incredulo. Con l'altra, prese la chiave dell'auto e aprì il bagagliaio. Il pacco di pannolini era lì, dalla sera prima. "Francesco!!!" esclamò Emma, attonita "Mi stai prendendo in giro? Hai preparato tu la bambina questa mattina, ti saresti dovuto accorgere che erano finiti i pannolini e non c'era il pacco nuovo!" "Me ne sono accorto ieri e infatti l'ho scritto nella lista della spesa" "E io li ho comprati, ma avresti dovuto portarli in casa, non lasciarli nel bagagliaio!" "Non li finiremmo così in fretta se ne comprassimo in quantità sufficiente" rimbeccò l'uomo. "Non ho intenzione di trasformare casa in un deposito di pannolini come l'ultima volta che hai fatto di testa tua…"
Francesco sbuffò, tentando di nascondere gli occhi al cielo. Ma non poteva evitarlo "A parte che era un'offerta convenientissima … e comunque non ho detto di comprare tutti i pannolini del mondo! Semplicemente Sole mangia tanto e come tale … va beh lasciamo stare … forse potremmo prenderne un pacco o due in più ogni volta. Per sicurezza."
"Ah quindi ora è colpa mia?" "Ma ho detto che è colpa tua?" "Sai sarebbe veramente carino se per una volta dicessi 'è colpa mia' e la finissimo qui. Una volta sola. Per cambiare." "Ma sì, facciamo che sono il pupazzo della festa del raccolto che tutti prendono di mira per farlo cadere dall'albero della cuccagna … è colpa tua! È colpa tua!" Tra i due scattò un silenzio imbarazzante…finché entrambi non scoppiarono a ridere. Francesco tirò un grosso sospiro "Grazie amore!" esclamò, abbracciando la moglie e baciandole  la fronte "Avevo bisogno di sfogarmi un po' … non prendere a parolacce il Comandante stamattina è stata veramente dura"
Valeria sapeva che Francesco era stato a Bolzano per una riunione e al suo ritorno si era sparsa subito la voce che tra Francesco e il direttore del dipartimento foreste erano volati i coltelli. "Mi dispiace di aver lasciato i pannolini nel bagagliaio, davvero. Sono un idiota" "Amore non sei un idiota. E lo sappiamo entrambi che Sole è rimasta altre volte nel pannolino sporco più a lungo di quanto impiegherò per tornare a casa. Quindi…" Emma fece spallucce. Valeria ora li riconosceva. "Il pupazzo del raccolto? Come ti è venuto in mente?" gli domandò Emma, salendo in macchina, scuotendo la testa sconcertata ma anche divertita. "Sì…mi è venuto così, senza pensarci. Ti ricordi la festa a Dobbiaco, no?!"
Anche Valeria se la ricordava. Erano andati tutti insieme, con la piccola Sole nata da appena un mesetto e loro due che avevano cercato di frenare Vincenzo e Francesco dal partecipare alla bevuta di una pinta di birra alle 10 del mattino assieme ai contadini del paese.
 
"Scusa per prima" disse Emma, imbarazzata, mentre erano in auto "scusa se ti abbiamo messo a disagio con quella specie di litigata, non so che ci è preso. Andiamo molto più d'accordo di così" "Non lo avrei mai detto sai? Di solito i livelli di glicemia quando esco da casa vostra sono sempre così bassi" ridacchiò Valeria, ironica, notando il sorriso grato dell'amica.
Sua nonna aveva sempre sostenuto che di una coppia parlassero molto di più le loro litigate che le effusioni. Per essere giusto, un litigio doveva essere come una pentola a pressione: rumoroso, ma una volta finito quello che ne viene fuori è una delizia. Lei credeva che i suoi amici fossero ormai immuni dai bisticci, dopo tutto quello che avevano passato, ma forse il segreto stava in quelle valvole di sfogo di tanto in tanto, in cui tirare tutto fuori, riderci su e ricominciare daccapo.
"Tranquilla, veramente. Anzi, vedervi litigare è stato molto istruttivo." "Istruttivo? Addirittura!" "Io pensavo di essere quella sbagliata, che non si sa tenere un uomo buono come Vincenzo" "Oddio Vale … che è successo? Che mi sono persa?" "No tranquilla, non è successo niente … il solito…"
Lei ed Emma l'avevano ribattezzata la bomba emotiva. Valeria era tornata a San Candido senza avere alcun rapporto con sua sorella o i pochi familiari che le restavano, totalmente indipendente e libera da relazioni o vincoli e si era ritrovata al centro di una tribù come la loro, affollata e chiassosa, in cui tutti, a loro modo, erano dipendenti l'uno dall'altro. Emma si rendeva conto perfettamente che per lei poteva essere ancora uno shock alle volte, nonostante fosse passato oltre un anno.
"Ma tu non hai mai di questi momenti Emma? Sinceramente … non pensi mai: voglio staccare da tutto e tutti per un po'?!" Emma sorrise timidamente, mantenendo lo sguardo sulla strada, mentre entravano in paese.
"Certo che ce li ho. Non sono mica un automa. A volte vorrei prendere zaino, sacco a pelo e andare a dormire sul cucuzzolo della montagna da sola. Altre volte vorrei prendere Francesco e chiuderci in palafitta da soli senza una data di ritorno." "E come fai a farteli passare?" "Non lo faccio. Semplicemente cerco di sfruttare al massimo quel poco tempo per me che ho a disposizione." "Forse per te è più facile … con Francesco un po' di tempo voi due soli lo avete avuto. Io ho avuto a malapena una settimana"
"L'avessi avuta io una settimana senza che nessuno rompesse le scatole! Persino la prima notte che abbiamo passato insieme siamo stati interrotti. E non aggiungo altro." "Eh ma allora il premio sfiga te lo becchi tutto!!!"
Finirono per ridere di questa cosa ma Emma non voleva essere indelicata. Non le avrebbe detto che era stata la disgrazia che aveva coinvolto Adriana ad interromperla, ma non era stata certo quella l'unica volta che il cellulare di Francesco era stato inopportuno. E troppo spesso ad opera di Vincenzo.
La realtà era però che quel tempo che avevano passato soli non lo avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico. Dopo due mesi era già incinta e aveva fatto armi e bagagli per allontanarsi dal padre del bambino che aspettava. Valeria aveva avuto momenti di crisi - chiunque ne ha in una relazione, non è facile diventare una cosa sola; ma non aveva avuto, ed Emma era felice per lei, notti insonni, giorni in cui nemmeno riesci a sostenere lo sguardo dell'altro, momenti in cui ti trovi di fronte l'uomo che sai di amare ma che senti di odiare con tutta te stessa e vorresti semplicemente sparisse dalla faccia della terra per rendere le cose più facili.
"Non possiamo pretendere di avere tutto facilmente" concluse Emma, mentre imboccava il viale che portava a casa di Vincenzo, ripetendole la lezione che lei e Francesco avevano imparato proprio dal loro amico commissario e avevano fatto propria "una relazione non è una soap opera, dove se va bene, va tutto bene, e se qualcosa va storto, poi va tutto a rotoli. Si può avere una frenata, un disaccordo, ma se ci si vuole bene i problemi si affrontano e passano. Purché li si affronti insieme."
"Adesso lo so" confermò Valeria, sommessamente. Aveva imparato sulla sua pelle quanto era bello sfogarsi e accorgersi che di fronte a sé non c'è un muro ma qualcuno che ti sta ad ascoltare davvero e che, anche se non ti capisce, ci prova. Ed era anche per quello che ci doveva provare anche lei. Lo doveva a Vincenzo.
Emma parcheggiò l'auto vicino al condominio e le due rimasero a parlare per un po'. Valeria le raccontò delle sue paure, della discussione con Vincenzo e di come voleva veramente che le cose funzionassero per tutti. Per loro come coppia e per la loro famiglia. Prese dalla conversazione, non si erano neanche accorte che nel frattempo si era fatto buio.
"Oddio Emma ti ho trattenuta fin troppo" esclamò Valeria dopo che lo sguardo le cadde sullo schermo dell'auto che indicava l'orario "hai la bimba a casa senza pannolini" "Tranquilla … prima ho scritto a tua nipote di controllare nella borsa del cambio ed è tutto apposto" "Cosa? Sei tremenda! Non lo diciamo a tuo marito, però. Gli è venuta una crisi di nervi per nulla" "Se non era per i pannolini, sarebbe successo stasera per la senape o … che ne so … la carta igienica. Capita a tutti di stare carichi a pallettoni e aver bisogno di sfogarsi un po'. Ti farei vedere quando succede a me …"
"Non riesco ad immaginarti" "Meglio così, perché so essere veramente stronza" affermò Emma, ridendo di sé "comunque … da quello che mi hai detto non hai proprio bisogno di alcun consiglio. Sarai pure piena di dubbi ma sulla cosa principale mi sembri abbastanza sicura"
Sì, su quello non c'erano dubbi. Amava Vincenzo e voleva stare con lui, a tutti i costi. "Il resto verrà da sé con il tempo. Non ci sono tempi e modi prestabiliti, quando ti sentirai pronta per andare a vivere con lui te ne accorgerai e mano a mano tutto il resto" "Grazie Emma! Avevo bisogno della mia migliore amica" Valeria le si gettò letteralmente addosso per un abbraccio. Era assurdo anche solo pensarlo, perché alla fine non si erano mai perse di vista, eppure le era mancata. "Di nulla … ma non ho detto niente di che" "Forse … ma per un attimo abbiamo parlato di noi e non di pediatri, pastine e pannolini. Dovremmo farlo più spesso." Emma annuì, complice. "Ti ho detto che Leo ha iniziato la scuola di hockey?" In realtà era più un corso di pattinaggio per il momento ma il bambino si divertiva e la squadra lo aiutava a crescere con valori come l'aiuto reciproco, il rispetto e la correttezza e quella era la cosa più importante per i suoi genitori. Valeria rispose affermativamente, ma non capiva cosa c'entrasse con il loro discorso. "Ecco … ci si mettono 10 minuti dal maso al palaghiaccio ma invece di andare via rimango a vedere gli allenamenti. Anche se non sono la cosa più divertente del mondo. Ma mi permettono di staccare la spina per un'oretta" ammise. Era sicurissima che Francesco lo avesse capito e facesse semplicemente finta di nulla perché sapeva che le faceva bene e gli era grato per questo, un po' come quando aveva le nausee durante la gravidanza e la supportava in silenzio. "Magari qualche volta puoi accompagnarmi" aggiunse, facendole l'occhiolino. "Assolutamente sì" decretò Valeria, scendendo dall'auto di nuovo di buon umore, così come piaceva alla sua amica "io porto un thermos di cioccolata calda e i bretzel dolci"
Non solo Emma aveva compreso il problema dell'amica, ma era d'accordo. Lei stessa era convinta di aver superato la fase da ragazza che ha bisogno di consigli, ma doveva ammettere che quella non è una fase e non passa mai veramente; che chiedere consigli, a venti o quarant'anni, non è mai sintomo di debolezza. Tutt'altro. E poi anche da moglie e da madre, era giusto continuare a sentirsi donna, tanto con il proprio uomo, quanto con le proprie amiche. Era grata a Valeria per averglielo ricordato.
Tornata al maso, parcheggiò l'auto davanti casa e si premurò di prendere il pacco di pannolini dal bagagliaio. Entrata, il calore della sua casa la investì in pieno, e non si trattava affatto della troppa legna nella stufa del soggiorno.
"Mamma mamma!" urlava Leo, scendendo dalle scale, quasi letteralmente placcandola alle gambe. Erano lontani i tempi in cui era un bambino timido e taciturno, ormai i suoi decibel superavano quelli di un concerto rock. Assieme a lui, il controcanto offerto da Luna che ululava contenta per la padrona che rincasava, completava l'opera. "Ho finito tutti i compiti e ho disegnato i Superpigiamini con le tempere che mi ha portato Klaus"
"Amore dove li hai disegnati i superpigiamini? Sulla tua faccia?" Emma si era ritrovata con i jeans macchiati dall'abbraccio del figlio e non sapeva quasi dove mettere le mani. "Klaus che avete combinato?" domandò al ragazzo che si avvicinava come un cane bastonato, indicandogli che la faccia del figlio era dipinta tutta di verde, come la maschera del supereroe dei cartoni e anche i vestiti erano pieni di chiazze e schizzi di tempera di tutti i colori.
"Giuro che la cameretta è pulita e le tempere sono lavabili" "Almeno quello …" "Scusa Emma" "No va bene … basta che la prossima volta mi avverti, così mi preparo psicologicamente!" Emma tirò un forte sospiro, senza farsi notare, riponendo la giacca e la borsa nel guardaroba all'ingresso. "E tu di corsa in bagno a fare la doccia" disse al figlio, fintamente severa. Il bambino recepì il tono di gioco ed obbedì sghignazzando all'istante "che se papà ti trova in questo stato quando torna gli prende un coccolone" "Se vuoi lo aiuto io" "Nossignore, Isa deve andare a studiare ora, portala immediatamente da Vincenzo"
Mentre la donna seguiva il bambino  sulle scale per andare al piano superiore, trovò Isabella che usciva dalla sua camera da letto. "Sole si è appena addormentata, spero non sia un problema" "Tutt'altro, visto che ora mi tocca lavare il piccolo Hulk" salutò la ragazzina, pagandole quanto le doveva e dandole appuntamento al venerdì successivo, mentre preparava il necessario per la doccia di Leo. Entrando in bagno tirò su le maniche del maglione rosso e raccogliendo i capelli con una pinza. Sì, anche lei aveva bisogno di riprendere fiato da quella vita che le era piombata addosso da un momento all'altro, ma la verità è che, esattamente come Valeria, era una vita che aveva scelto e che non avrebbe mai cambiato con quella che aveva prima.

** "Senti, io resto qui a lavare l'auto. Okay?" "Non c'è problema, Lukas"

 

Angolo dell'autore

Salve a tutti! Eccoci con la conclusione di questo episodio di vita della nostra ciurma preferita. Valeria dovrà mettere un po' in ordine la sua testolina complicata, ma nel frattempo il duo Giorgi/Ferrante è tornato unito e più carico che mai, per la nostra somma gioia.
Spero di tornare presto con qualche nuovo "quadro". Vi ricordo che, nel frattempo, mi trovate sulla mia pagina Facebook.
A presto, la vostra Fred
   
 
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