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Autore: Soul Mancini    03/06/2021    3 recensioni
Joe si ritrova ad affrontare l'esame più difficile e pesante della sua carriera universitaria; per fortuna al suo fianco c'è Conor che, da buon amico, le inventa tutte per cercare di tranquillizzarlo un po'.
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Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conor Mason, Joe Langridge-Brown
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If it all falls apart

and if this thing goes wrong

 
 
 
 
Joe prese una lunga boccata di fumo dalla sua sigaretta, che stringeva convulsamente nel tentativo di placare il tremore alle dita, e si guardò freneticamente attorno; l’attesa stava diventando davvero snervante. “Possibile che questa stronza non riesca nemmeno a rispettare un fottutissimo orario? Gli esami iniziano alle tre, però sono già le quattro meno venti e ancora non si è vista!”
Conor, che gli sedeva accanto sul basso muretto, sospirò pesantemente e si strinse nelle spalle. Non sapeva nemmeno come rispondere al suo amico e non aveva idea di come aiutarlo: da giorni Joe era tremendamente in ansia per l’esame di Storia dell’Impero Romano che avrebbe affrontato quel pomeriggio e, per quanto Conor avesse cercato di stargli accanto e dargli dei consigli, non era riuscito affatto a tranquillizzare l’amico. Anzi, più il tempo passava e più Joe diventava nervoso.
“Ho un mal di testa indescrivibile” borbottò poi il più grande, riempiendosi nuovamente i polmoni di tabacco e gettando a terra il mozzicone. Aveva fumato così avidamente quella sigaretta che si era consumata prima che se ne rendesse conto.
Conor lo osservò mentre si prendeva la testa tra le mani; aveva lo sguardo appannato e segnato da un principio di occhiaie violacee.
“Non dovresti prenderla in questo modo: hai studiato così tanto che nulla potrebbe andare storto. Ti preoccupi troppo” ripeté il suo amico per la centesima volta nell’arco di due giorni.
“Sì, certo. Se quella bastarda è di malumore, può decidere di bocciarmi del tutto a caso. Mi guarda in faccia e mi dice torna a studiare, capito? E tu sai cosa significa ridare quest’esame?” sbottò il biondo, portandosi due dita alla tempia sinistra.
“E smettila di essere così negativo! Più ti fai prendere dall’ansia, più alta è la probabilità che l’esame vada male… e fattelo dire da uno che l’ansia la conosce molto bene e da vicino!” Conor si batté una mano sul petto e sorrise appena. Era una situazione abbastanza surreale in effetti: di solito lui si faceva prendere dall’agitazione mentre Joe era quello calmo tra i due.
Ma il suo amico non sembrava nemmeno averlo sentito: aveva lo sguardo assente e sembrava perso in chissà quale pensiero.
Conor si accigliò. “Joe?”
“156 dopo Cristo… o era il 165? Non mi ricordo un cazzo!” sbottò d’un tratto, per poi recuperare uno dei quattro quaderni di appunti che aveva poggiato accanto a sé e prendere a sfogliarlo con gesti frenetici.
Conor si passò una mano tra i capelli: si sentiva sfinito da parte sua. “La pianti di riguardare quei maledetti appunti? Hai fatto quel che potevi, hai studiato e ripetuto fino a carbonizzarti il cervello; pensi che continuando ad assimilare informazioni le cose andranno meglio? Ti stai complicando la vita!”
 “Ma io non mi ricordo niente!”
Niente…” ripeté il più piccolo con fare scettico.
“Ecco, non mi ricordavo nemmeno i nomi di queste battaglie! Andrà di merda…” mugolò Joe, recuperando il pacchetto di sigarette per accendersi un’altra stecca di tabacco. Non ricordava di aver mai fumato così tanto da quando aveva cominciato l’università, ma quello era l’esame più importante e pesante della sua carriera accademica e soprattutto con la professoressa più severa e imprevedibile dell’ateneo.
“È normale che non puoi ricordarti per filo e per segno il contenuto di quattro libri da cinquecento pagine l’uno, non credi? Sai com’è, sei un essere umano” tentò di farlo ragionare ancora Conor.
“Vieni a spiegarlo alla prof allora.” Joe si mise in piedi – non riusciva a stare fermo e rimanere immobile su quel muretto lo stava facendo uscire di testa – e cominciò a passeggiare avanti e indietro, aspirando con forza il fumo come se da esso dipendesse la sua intera esistenza. Sentiva le mani sudate e tremanti, ma la sensazione più fastidiosa che provava era senz’altro l’enorme confusione che aveva in testa: un uragano di informazioni si mescolavano tutte insieme e, anche se lui cercava di afferrarne qualcuna, quelle scivolavano via e sfumavano dopo un attimo.
Conor non riusciva proprio a sopportare quella visione: il suo amico era pallido, si mordeva il labbro inferiore in continuazione e si torceva tra le dita le ciocche bionde, gli occhi azzurri erano insolitamente torbidi. Quasi non lo riconosceva.
Si mise in piedi a sua volta. “Visto che la stronza non arriva, posso andare al distributore e vedere se c’è qualche bevanda rilassante, magari una bella camomilla. Ti va?” propose, addolcendo il più possibile la voce. Rimproverarlo e tentare di rassicurarlo andandogli contro non era servito a niente, dunque era il momento di cambiare strategia.
“Una camomilla bollente a giugno?” replicò Joe con una smorfia di disappunto. Stava già sudando e morendo di caldo di suo.
“Qualcosa da mangiare allora? Hai pranzato solo con una scatoletta di tonno…”
“Non ho fame.” Il più grande si passò una mano all’altezza dello stomaco: era vero, da un giorno e mezzo non faceva un pasto decente, ma la sola idea di ingurgitare qualcosa gli dava la nausea.
“Cosa posso fare allora per farti stare calmo? Cosa vuoi?” Conor gli posò una mano sul braccio affinché arrestasse il suo nervoso viavai e si accorse di quanto il suo amico stesse tremando. Lo scrutò con attenzione, veramente in apprensione.
Joe abbassò lo sguardo sulla sigaretta quasi finita tra le sue dita, poi lo spostò sui quaderni abbandonati sul muretto e infine lo portò sul viso dell’altro ragazzo. “L'unica cosa che vorrei adesso è ricongiungermi al mio letto e dormire per due giorni di fila: non ne posso più!” mormorò.
“Okay.” Conor prese un profondo respiro, circondò le spalle di Joe con un braccio e lo aiutò ad accomodarsi nuovamente, poi gli si sedette accanto e lo strattonò ancora perché lo guardasse dritto negli occhi. Sapeva che Joe detestava essere toccato e imprigionato in quel modo quando era nel panico, ma quella volta non aveva scelta e non mollò la presa nemmeno quando il biondo tentò di divincolarsi.
“Adesso guardami e ascoltami, okay?” prese a parlargli in tono dolce e calmo. “Prendi un profondo respiro, prendine anche dieci se necessario, rilassati. Andrà tutto bene, d’accordo? Pensa che tra poco tutto questo sarà finito e potrai fare tutto ciò che vuoi, pensa che stai per liberarti dell’ostacolo più grande della tua vita universitaria. Hai studiato tanto, sei un fottuto genio, te la sai cavare e se rimani lucido lo supererai stupendamente. E anche se così non fosse, la tua vita non dipende da questo. D’accordo? Stai tranquillo. Guardami.”
Joe prendeva dei respiri profondi mentre ascoltava le parole del suo amico. Sapeva che aveva ragione, sapeva di star riponendo troppe aspettative e troppe preoccupazioni in un evento che non era poi così importante, si stava fasciando la testa prima di essersela rotta.
E immerse i suoi occhi in quelli color caffè di Conor, in cui tante volte aveva letto ansia e agitazione ma che ora erano uno specchio di serenità. E lasciò che quella calma lo invadesse, vi sguazzò per secondi interminabili – forse interi minuti – e continuò a sostenere quello sguardo anche quando Conor smise di parlare.
Quest’ultimo allentò la presa sui polsi dell’amico e accennò un sorriso. “Meglio?”
Allora Joe si rese conto che il cuore non gli martellava più all’impazzata, il respiro era tornato regolare e le mani avevano smesso di tremare. Si sciolse a sua volta in un sorriso: avrebbe voluto ringraziare Conor, avrebbe voluto dirgli che non avrebbe saputo cosa fare senza di lui e che gli voleva un bene immenso, ma non era capace di esprimete tutto ciò e sperò che i suoi occhi parlassero per lui.
Non fu necessario aggiungere altro: Conor si sporse verso di lui e lo abbracciò forte. E Joe non poté che ricambiare, stringendolo forte a sé e posandogli il mento sulla spalla. Era ancora terrorizzato dall’esame, ma ora si sentiva un po’ più forte, un po’ meno solo.
Un po’ più fortunato.
“Gli strapperai anche una lode, cazzo!” esclamò Conor mentre scioglievano l’abbraccio.
“Non ci giurerei…”
“Devi ricominciare? Ti avverto: se riprendi a lagnarti, ti attacco alla parete finché non ti calmi!” lo minacciò scherzosamente il più piccolo.
“Va bene, sto zitto.” Joe si guardò distrattamente attorno e trasalì quando la temutissima docente di Storia entrò nel suo campo visivo, diretta verso l’ingresso della struttura.
Il biondo allora scattò in piedi, nuovamente in agitazione. “Devo andare, ora fa l’appello!” sibilò con voce strozzata.
Non sapeva nemmeno lui come sentirsi: da una parte non vedeva l’ora di togliersi il pensiero, ma d’altro canto aveva sperato che quel momento non arrivasse mai.
“In bocca al lupo, spacca tutto!” Conor gli mollò un’affettuosa pacca sul braccio e lo osservò mentre si avviava verso l’ingresso dell’ateneo, poi improvvisamente si illuminò. “Ah! Joe?”
Lui si fermò di botto e si voltò, lanciandogli un’occhiata interrogativa.
“Prima di lasciarti collassare a letto… quando tutto questo finirà, io e te dobbiamo festeggiare ubriacandoci come se non ci fosse un domani!” Gli strizzò l’occhio e gli lanciò un bacio a distanza.
Joe sorrise. “Ci puoi giurare!”
E mentre riprendeva a camminare, andando incontro a quell’esame che lo spaventava così tanto, si sentì un po’ più calmo e un po’ meno solo.
Un po’ più fortunato.
 
 
 
 

 
 
Prompt per la challenge “Just stop for a minute and smile”:
21. “L'unica cosa che vorrei adesso è ricongiungermi al mio letto e dormire per due giorni di fila!”
 
NON CI CREDO NEMMENO IO CHE SONO TORNATA A SCRIVERE DOPO UN MESE DI BLOCCOOOOOOO ODDIO SONO COSI’ TANTO FELICEEEEEEE! Non so nemmeno se questa storia sia definibile tale e se faccia schifo o meno, ma HO SCRITTOOOO E QUESTA È LA COSA PIU’ IMPORTANTE!!!!!!
Va bene, adesso mi do una calmata XD
JOE SONO IO ahahahahahahahahahah! Infatti questa shottina è ispirata alla mia real life che, anche se mi ha fatto passare le pene dell’inferno, mi ha dato la spinta per mettere su carta questa scenetta! Ho deciso di far vivere l’ansia pre-esame proprio a Joe perché so per certo che lui ha frequentato l’università (Storia Antica, se non erro) e si è laureato all’incirca nel 2014 o 2015 ^^ ora, non so esattamente come funziona il sistema universitario in Inghilterra, né quali sono gli esami più pesanti in quella facoltà, quindi prendete con le pinze ciò che ho scritto: ho preso ispirazione da quello che è il mio vissuto :P
Spero di avervi strappato un sorriso con questa piccola bromance *_______* mi capita raramente di scrivere sulla Joenor, ma in quest’occasione ci voleva la dolcezza del cantante per calmare il nostro studente nel panico :3
Grazie a chiunque sia giunto fin qui, spero di non sparire nuovamente per un altro mese XD
Alla prossimaaaaaaaaaa!
 
 
   
 
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