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Autore: heliodor    03/06/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La tua nuova guardia del corpo

 
Bryce sedeva piegata in avanti, le mani che le tremavano quando non era concentrata su di loro. Aveva nelle narici la puzza di sudore, morte e sangue e nelle orecchie le grida di quelli che erano stati feriti, compreso suo padre.
Alzò la testa verso la porta alla sua destra. Era di solido legno ed era chiusa. Due uomini col mantello azzurro stazionavano davanti a essa. Altri soldati armati di lancia e scudo andavano avanti e indietro per il corridoio.
Su quel livello le finestre si aprivano verso il cortile interno del palazzo, mostrando un ampio squarcio dei giardini.
In quel momento erano immersi nel buio, ma Bryce sapeva che tra poco il sole sarebbe sorto illuminando le aiole e i gazebo avvolti nelle piante rampicanti.
Una mano si posò sulla sua spalla facendola trasalire.
“Stai bene?” le domandò Vyncent.
Bryce lo fissò a lungo con sguardo perso nei suoi occhi azzurri e profondi. Indossava una tunica nera sotto il mantello color verde ricamato in oro e argento. I capelli, di un biondo così chiaro da sembrare bianchi, erano abbastanza lunghi da coprirgli il collo delicato ma non raggiungevano le spalle ampie e solide.
Annuì cercando di non mostrare la sua preoccupazione.
“Hanno attaccato senza alcun motivo” disse.
“C’è sempre un motivo per attaccare il nemico” rispose Vyncent.
“Noi siamo i nemici?”
“I giusti e gli onesti sono sempre i nemici dei rinnegati.”
Bryce fece una smorfia. “Quindi Malag è davvero tornato?”
Vyncent si strinse nelle spalle. “Così sembra.”
“Non era morto cento anni fa?”
“Penso che non esista qualcuno che possa rispondere alla tua domanda. Tutti quelli che potevano sono morti da almeno vent’anni.”
Bryce sospirò affranta. “Mio padre è oltre quella porta.”
Vyncent annuì grave. “I guaritori se ne stanno occupando. E a Valonde avete quelli migliori.”
A Bryce sfuggì un mezzo sorriso.
“Ho detto qualcosa di divertente?” chiese Vyncent. “O di ridicolo?” Aggiunse subito dopo, ma non sembrava arrabbiato né irritato.
“Non stavo ridendo di te” si affrettò a dire Bryce. “Ripensavo a mio padre. Lui odia i guaritori. Li disprezza. Dice sempre che non sono nemmeno dei veri stregoni.” Scosse la testa. “E adesso la sua vita dipende da loro, dai guaritori.”
Vyncent ghignò. “Hai ragione, è divertente.”
“Stai ridendo di mio padre” lo ammonì Bryce.
Vyncent tornò serio. “Ti chiedo scusa. Sono imperdonabile, specie in un momento come questo.”
Stavolta fu Bryce a ridacchiare. “Stavo scherzando.”
Vyncent sembrò rilassarsi un poco.
“Grazie.”
Lui si accigliò. “Per cosa?”
“Hai protetto mia sorella.”
Silenzio.
“La ragazzina dai capelli rossi.”
Vyncent annuì grave. “Lei. Sì... Se non ricordo male il suo nome è Joyce, giusto?”
Bryce annuì.
“Abbiamo ballato” disse Vyncent sorridendo.
“Cosa?” fece lei sorpresa.
Lui scrollò le spalle. “Lo avrei chiesto a te per prima, in fondo eri la festeggiata, no? La consacrazione era la tua. Ma eri troppo impegnata a parlare con quel tizio alto col mantello verde limone.”
“Gornig” disse Bryce. “Si chiamava Gornig. Veniva da Belliron, credo. Non lo ricordo.” Scosse la testa. “Mi sembra tutto così irreale.”
La porta si spalancò all’improvviso facendoli sussultare entrambi per la sorpresa. Bryce gettò una rapida occhiata all’interno e colse uno scorcio di quello che si trovava nella stanza. Un letto, una dozzina di uomini e donne che lo circondavano. Una figura distesa tra lenzuola sporche. Il viso dall’espressione stravolta di sua madre e quello impassibile di Razyan che l’osservava da uno degli angoli.
Fece per andare verso la porta ma questa venne richiusa da un soldato con suo disappunto. Stava per protestare quando una mano le artigliò la spalla.
Si voltò di scatto e riconobbe il viso sereno di suo fratello Galef. Indossava un completo bianco crema sotto il mantello blu ricamato con motivi floreali dorati.
“Che ci fai qui fuori?” le chiese.
“Aspetto notizie” gli rispose.
“Non ce n’è bisogno. Se ci saranno delle novità manderò un valletto a informarti.”
“Non voglio che sia un dannato valletto a dirmi che” esitò senza riuscire a trovare le parole.
O senza trovare il coraggio di pronunciarle.
“Vai a riposare” disse Galef. “È stata una giornata dura per te, con la consacrazione e tutto il resto.”
La consacrazione, si disse Bryce. La mia consacrazione. Il momento più importante della vita di una strega. Della mia vita.
Ricordava ancora l’emozione che aveva provato quella mattia quando aveva marciato fuori dalla sua stanza per raggiungere il cortile del palazzo dove l’attendeva la carrozza scoperta.
Vi erano montati in tre oltre al conducente. Suo padre, in qualità di re di Valonde e suo fratello Galef come suo accompagnatore ufficiale, lo stregone che l’avrebbe introdotta al circolo.
Aveva ancora negli occhi la folla che l’aveva acclamata mentre sfilava per la Via del Trionfo, la strada che dal palazzo reale conduceva alla cupola scintillante del circolo.
E il momento in cui Erix le aveva appoggiato sulle spalle il mantello azzurro con fregi bianco platino e oro, ancora la faceva fremere per l’emozione al ricordo di quello che aveva provato.
Era stato il momento più bello della sua vita, la giusta conclusione di tanti anni passati ad allenarsi nei sotterranei del palazzo prima con Galef e suo padre e poi con le altre guide che aveva avuto.
Quando i decani avevano annunciato che era stata ritenuta pronta per entrare nel circolo, il giorno del suo diciannovesimo compleanno, Bryce aveva nascosto a stento l’emozione che provava.
Non devo piangere, si era detta. Non devo piangere. Piangere è da deboli le ripeteva suo padre. Davanti a tutto quello aveva trattenuto le lacrime e adesso che sentiva il bisogno di versarne qualcuna, si era resa conto di non esserne capace.
Galef la stava fissando in silenzio. “Sei esausta” le disse con tono comprensivo. “Vai nella tua stanza e restaci. È un ordine da un tuo confratello di rango superiore.”
Bryce annuì e guardò altrove.
Galef alzò gli occhi verso Vyncent. “Io ti conosco. Eri alla consacrazione con Rajan di Londolin, vero?”
“Sono Vyncent” disse. “Io saluto te. Ti avrei reso un degno omaggio al ballo, ma sei andato via quasi subito.”
“Non gradisco molto la musica” disse Galef. “Ma sarei tornato per i dolci. Quelli non me li perdo mai. Bryce può confermartelo.”
Quella frase le strappò un debole sorriso. Galef riusciva sempre a farla ridere quando voleva.
“È vero” disse. “I dolci e i giochi con le carte sono la sua passione. Mia madre lo rimprovera sempre perché ne mangia troppi.”
“Almeno non ho quella per i libri della Stennig come Joyce.”
“Non farti sentire da lei” lo ammonì Bryce con tono dolce.
“Adesso vai” disse Galef gentile. “C’è un letto e delle calde lenzuola che ti attendono.”
Bryce annuì e li lasciò davanti alla porta in attesa che si aprisse di nuovo. Raggiunse la sua stanza e si gettò sul letto senza svestirsi. Stava ancora ripensando alla terribile giornata appena trascorsa quando scivolò in un sonno leggero.
 
Alzò la testa di scatto e si guardò attorno. Era buio ma dalle imposte abbassate filtravano i raggi del sole.
È giorno, si disse.
Due colpi alla porta la fecero sussultare. Si alzò e fissò la maniglia in silenzio, quasi temendo di toccarla.
Altri due colpi, più forti di prima.
Andò alla porta e la spalancò. Sulla soglia apparve Roge, l’espressione cupa. “Stavi dormendo?”
Almeno non è il valletto di Galef, si disse.
“Ci sono novità?”
“Lui sta meglio” disse.
Bryce tornò a respirare come prima. “Vado da lui” disse uscendo.
Roge le bloccò il passo. “Mi ha mandato Galef.”
Bryce si fermò.
“Dice che non c’è bisogno che ti presenti anche tu. Ci sono già i guaritori.”
“Voglio solo vederlo.”
“Prima devi cambiarti” disse Roge. “E dopo devi andare al circolo.”
Bryce si accigliò.
“Consiglio di guerra” disse suo fratello. “E pare che Erix voglia te al suo fianco. Non chiedermi il perché, ma è così. Ci saranno anche Razyan, la guida di Londolin e una mezza dozzina di stregoni e nobili alleati.”
“Non mi interessa” disse Bryce con tono sbrigativo.
“Questo era quello che ti dovevo dire” disse lui. “Ma tanto so già che farai di testa tua. Fai sempre così, no? Gli altri ti dicono che cosa è meglio fare e tu fai qualcosa. Di solito.”
Bryce ignorò l’accusa del fratello e gli sbatté la porta in faccia. Soddisfatta di essersi presa quella piccola rivincita aprì il guardaroba e vi gettò una rapida occhiata.
 
Il circolo era come lo ricordava. In fondo ne era uscita meno di un giorno prima consacrata come strega ed era difficile che in quel poco tempo che era trascorso fosse cambiato molto.
Un edificio alto e di forma circolare che occupava l’intera piazza occidentale della città. Una cupola coperta di lastre di metallo luccicavano sotto i raggi del sole come un secondo astro. Sapeva per esperienza che se avesse provato a fissarla in una giornata limpida come quella ne sarebbe rimasta abbagliata.
La piazza in cui sorgeva la cupola del circolo era di forma quadrata. Ogni lato misurava duemila passi almeno ed era punteggiata di colonne e archi che sembravano sorgere dalla pavimentazione stradale fatta di grandi lastre di pietra grigia.
L’edificio in sé occupava meno di un terzo della superficie della piazza ma si ergeva per cinque livelli nonostante la mole. A intervalli di cento passi si aprivano ingressi sormontati da archi. Sopra ognuno di essi svettava lo stendardo col simbolo del circolo, i tre cerchi concentrici bianchi su sfondo nero. In basso, quello di Valonde, la stella a cinque punte dorata su sfondo azzurro.
L’entrata principale era delimitata da un arco alto cinquanta passi davanti al quale sostavano dodici uomini e donne che indossavano il mantello color azzurro.
Bryce si diresse verso di loro con sguardo deciso. Era la prima volta che si recava al circolo con il mantello sulle sue spalle e ne avvertiva il peso.
Una delle sentinelle, una donna dalla pelle scura e gli occhi di un nero intenso, le andò incontro. “Io ti saluto” disse rivolgendole un ampio sorriso.
“Io saluto te” rispose Bryce. “Ti conosco?”
“Mi chiamo Elvana” rispose la donna.
Guardandola meglio si rese conto che era piuttosto giovane e che il mantello e i capelli tagliati corti l’avevano tratta in inganno.
Quanto devo sembrare una ragazzina con i miei capelli lunghi? Si chiese imbarazzata.
Amava la sua chioma color del grano e adorava i delicati ricci che di formavano senza che dovesse ricorrere all’aiuto di un’ancella, ma si rendeva conto che la facevano sembrare più giovane di quanto fosse.
“Elvana” ripeté Bryce. “Non ti ho mai vista al circolo.”
“Sono arrivata ieri” disse. “Per la consacrazione. Ma sono arrivata in ritardo e me la sono persa.” Guardò in direzione del castello.
Da quel punto potevano osservare la collina dalla quale dominava la città sottostante. Il castello era fatto di torri e guglie sottili che si lanciavano verso il cielo come altrettanti dardi di balestra pronti a essere scoccati. Poteva persino riconoscere il grande vessillo azzurro che sventolava sulla torre più alta con la stella a cinque punte simbolo del suo casato.
Quella stessa stella era stata ricamata in oro e platino sul suo mantello, in una piega nascosta che Bryce ogni tanto sistemava perché si potesse vedere.
“Vengo da Ningothris” disse Elvana.
Ningothris era la capitale di Nightanatois, una nazione vassalla di Valonde. Bryce lo sapeva bene perché uno dei suoi tutori l’aveva istruita per intere Lune su tutti i regni che formavano l’alleanza di Valonde.
“Sono onorata di conoscerti” disse impaziente di proseguire per la sua strada. Fece per muoversi ed Elvana la seguì. “Mi attendono all’interno” disse.
“Lo so” rispose la strega. “Erix non te l’ha detto?”
Bryce si accigliò.
“Sono la tua nuova guardia del corpo.”

 
  
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