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Autore: XShade_Shinra    03/06/2021    2 recensioni
“Quando è stata l’ultima volta in cui sono andato al cinema? Uhm… La prossima volta che danno qualcosa di valido, portami con te!”.
E così Junpei aveva fatto.

[ItaJun - pre-slash]
[Fanfiction partecipante alla Challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Soul Mancini sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itadori Yuji, Yoshino Junpei
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cinematic
“Quando è stata l’ultima volta in cui sono andato al cinema? Uhm… La prossima volta che danno qualcosa di valido, portami con te!”
E così Junpei aveva fatto.

[ItaJun - pre-slash]
Fanfiction partecipante alla Challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Soul Mancini sul forum di EFP
 


Titolo: Cinematic
Autore: XShade-Shinra
Fandom: Jujutsu Kaisen
Personaggi: Yuuji Itadori, Junpei Yoshino
Pairing: ItaJun
Genere: Sentimentale, Fluff
Rating: Verde
Avvisi: Shounen-ai, pre-slash, What if, Canon Divergence: Everyone Lives/Nobody Dies
Prompt: #32. "È il miglior regalo che potessi ricevere!"
Capitoli: Oneshot
Wordcount: 1488 parole
Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d'altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
Note: Entro nel fandom in punta di piedi, portando una storia sulla coppia che più di tutte ha saputo entrare nel mio cuore... con una pugnalata che ancora sanguina. Ragion per cui, ho deciso che scrivere qualche storia capace di dare a questi due scemi un po' di felicità sarà la migliore via di guarigione.
Vi auguro una piacevole lettura! ^^
Edit 27-06-2011: Grazie mille a Yu_Kanda per avermela betata! ^^ Se trovate in giro degli errori è colpa mia che non li ho corretti.
 

 
Cinematic
 

Quando è stata l’ultima volta in cui sono andato al cinema? Uhm… La prossima volta che danno qualcosa di valido, portami con te!

E così Junpei aveva fatto.


M12 e M13.

Ultima fila, poltrone centrali.

Il miglior posto per seguire un film, secondo Junpei.

«Yeah! La sala è tutta per noi!». Solo la confezione maxi di popcorn che gli era stata affidata frenò in qualche modo l’entusiasmo di Itadori.

Junpei, appena dietro di lui, teneva tra le mani due enormi bicchieri di Coca-Cola, una zero e una normale. «Te l’ho detto: qui gli spettacoli del pomeriggio nei giorni feriali sono i migliori: la gente è ancora a lavoro e non ci sono scuole abbastanza vicine perché qualche studente possa venire in tempo per quest’orario».

Itadori si voltò verso Junpei, investendolo con un sorriso radioso. «Grazie per avermi portato con te!».

Junpei si schiarì la gola con un colpo di tosse, un po’ a disagio. «Te lo dovevo...».

Troppe cose erano successe dalla sera in cui si erano incontrati. Itadori aveva cenato a casa Yoshino e si era trattenuto lì per la notte. La madre di Junpei si era salvata solo grazie a lui, un ragazzo appena conosciuto il quale aveva deciso che loro due sarebbero diventati amici.

«Allora, che film vediamo?». Certe volte Itadori era davvero distratto.

«Trasmettono la replica di “Titanic”. È un cult da vedere assolutamente al cinema!».

«D’accordo!».

Le luci erano ancora accese, raggiunsero i posti assegnati e si sistemarono con calma. Junpei inserì le maxi-cole nel portabicchieri attaccato ai braccioli in tessuto blu e Itadori mise l’enorme ciotola sulla seduta del posto vuoto alla propria destra.

Una volta seduti sospirò. «Queste sono più comode del divano di Gojo...».

«Sono posti comfort, dopotutto».

Itadori fece una smorfia. «Però non è giusto, avrai speso un patrimonio per invitarmi al cinema e non mi hai fatto nemmeno offrire il cibo. Anche se hai detto che sono tuo ospite, e sei anche più grande di me, questo non vuol dire che...».

«È un regalo, va bene così».

«Non devi sentirti in debito per Nagi: ci hai già aiutato a catturare Mahito».

Junpei si costrinse a fissare dritto davanti a sé, come se lo schermo bianco della sala fosse l'unica cosa presente. «Non mi sento in debito per mamma».

Le luci iniziarono ad affievolirsi e la porta d’accesso alla sala si chiuse.

«Ma, Junp—».

«Sssh! Inizia».

Itadori gonfiò una guancia, ma capì l’antifona e si mise spaparanzato bello comodo al proprio posto, in religioso silenzio.

Per quanto fossero amici da poco, avevano una regola sacra: durante il film non si parla né si commenta – l’unica eccezione era il “metti in pausa, devo andare in bagno”, per quelli on demand. Ogni parola doveva aspettare a dopo il film. Peccato che Itadori avesse troppe energie per starsene fermo e zitto per due ore e passa di fila.

Lo spettacolo iniziò con la colonna sonora del film, dei finti scorci d’epoca e delle meravigliose riprese sottomarine. Junpei lo aveva visto tantissime volte, ma non si sarebbe mai stufato di Kate Winslet e Leonardo di Caprio nelle vesti dei due innamorati che il destino crudele avrebbe separato per sempre.

All’improvviso, le dita gentili di Itadori gli sfiorarono la guancia destra, portando indietro il ciuffo di capelli che nascondeva quella metà del suo viso. Si ritrasse, trattenendo il fiato.

«Junpei, scostati i capelli dalla faccia, così potrai seguire bene il film. Ho già visto la tua cicatrice».

Come fosse un automa, Junpei si portò la mano al viso e la premette contro il lato destro della fronte. Abbassò lo sguardo e strinse parte del tessuto dei pantaloni color kaki nel pugno.

«Possiamo scambiarci di posto se vuoi», propose Itadori. «Non voglio che ti senta a disagio. Goditi il film: siamo qui per questo».

Junpei si ritrovò disarmato, come ogni volta. Ancora non aveva capito perché Itadori fosse così gentile con un rifiuto umano come lui. Da quando era entrato alle superiori non era andato al cinema con nessuno che non fosse la madre e da circa un anno aveva smesso di chiedere anche a lei, per evitare di vederla addormentata a metà film o che usciva un attimo in preda a una crisi di astinenza da nicotina. A Nagi non importava nulla dei film, andava solo per far compagnia a lui.

Con Itadori, invece, era diverso. A lui piacevano gli spettacoli e condividevano anche gli stessi gusti. Junpei gli aveva regalato quell’uscita insieme perché, in realtà, si faceva pena lui stesso. Voleva sì condividere un film sul grande schermo con il suo nuovo amico, ma voleva anche un po’ di normalità, poter andare al cinema insieme a qualcuno, commentare il film durante la pausa, mangiare schifezze ipercaloriche, baciarlo... no! Junpei, no! Ecco un altro motivo per cui era lì: andare al cinema con il ragazzo che gli piaceva era un sogno romantico che non aveva nemmeno mai sperato si avverasse.

Junpei sapeva che Itadori non lo avrebbe percosso per la propria sessualità, al contrario degli ex-compagni di scuola, ma di certo si sarebbe allontanato da lui per sempre – dopotutto gli piacevano “le ragazze alte con il culo grande”, sue testuali parole. Gli faceva male saperlo così vicino, senza la possibilità di poterlo sfiorare, ma avrebbe raccattato ogni briciola.

Con le guance in fiamme, Junpei si appoggiò di nuovo allo schienale della poltroncina e si portò del tutto il ciuffo di capelli dietro l’orecchio, esponendo così le bruciature di sigaretta che aveva sul lato destro della fronte, segni delle violenze che lo avevano indotto a lasciare l’istituto Satozakura. Sbirciò con la coda dell'occhio: Itadori sorrideva! Un giorno Junpei non sarebbe più riuscito a resistere a quelle labbra increspate, ne era certo; espirò piano e si lasciò scivolare ancora un po' sulla poltroncina. Non c'era bisogno di dire niente, entrambi tornarono a guardare il film.

Itadori mise il cestino di popcorn sul manico delle poltroncine tra di loro, ma l’equilibrio precario lo fece desistere, così lo poggiò sul proprio grembo.

Jumpei tese ogni muscolo e la sua postura si fece rigida. La sala era vuota, forse sarebbe stato il caso di suggerire a Itadori di scalare di posto per mettere i popcorn tra di loro, ma non voleva che l’altro si allontanasse. Un po’ in imbarazzo, prese una manciata di popcorn e un paio gli sfuggì dalle dita, cadendo proprio sul cavallo dei pantaloni di Itadori. Una cosa era certa: non li avrebbe ripresi. L’altro sembrò non farci caso. Meglio così.


La proiezione andò avanti per un’altra decina di minuti.

«Ehi, psss! Junpei?». Itadori non riusciva proprio a resistere, eccolo che interrompeva di nuovo. 

Il ragazzo tirò su un po’ di bibita nerastra dalla cannuccia. «Mh?».

«Guarda che quella è la mia cola».

Junpei sbatté le palpebre più volte e, ancora con la cannuccia tra le labbra, abbassò lo sguardo. Era così immerso nel film e nella compagnia dell’amico che aveva preso la bibita nel portabevande a destra, quello in mezzo a loro, mentre la propria era a sinistra.

La cannuccia lasciò la sua bocca con uno schiocco. «Ah, scusami…».

«Sei terribile, Junpei», Itadori lo prese in giro. «Anche a casa scambi sempre i bicchieri. Sei troppo concentrato sui film».

Junpei voleva negare: questa volta era stato davvero un errore; a casa, invece, lo faceva apposta per scambiare almeno un piccolo bacio indiretto con Itadori, nonostante fosse un comportamento pietoso.

Rimise nel portabicchieri la bibita e trasalì. «Itadori…?». Gli aveva afferrato la mano e stava intrecciando le dita con le sue!

«Così non mi ruberai più la cola: dovrai usare l’altra mano per forza».

Junpei gliela strinse di rimando. Doveva avere un’espressione da ebete in volto. «Io… così però non riuscirò a prendere i popcorn...». Patetico, come la sua scusa.

«Oh, hai ragione!». Itadori gli mise il secchiello in grembo e fece un cambio di mano, in modo da avere la mancina libera e la destra continuasse a stringere quella dell’amico. Doveva essere un po’ scomodo, ma pareva soddisfatto. «Ora possiamo bere e mangiare comodamente entrambi, senza furti».

Itadori poggiò le loro mani unite sulla propria coscia e tornò a seguire il film con un rinnovato sorriso.

Junpei inspirò a fondo. In quella posizione era costretto a stargli più vicino del normale e l'odore del suo bagnoschiuma gli riempiva le narici come una droga meravigliosa. L’imbarazzo era tale che non si sarebbe meravigliato di andare in autocombustione.

Itadori gli accarezzava con il pollice il dorso della mano, e anche lui aveva le guance arrossate. «Neh, Junpei...», sussurrò, gli occhi castani ancorati allo schermo. «Questo pomeriggio con te è il miglior regalo che potessi ricevere. Veniamoci ancora al cinema, solo io e te».

Junpei sorrise. «Sì!». 

Non ci fu più bisogno di parole fra loro. Continuarono a tenere le mani unite per tutto il film, muovendo piano le dita per accarezzarsi, persino dopo l’intervallo e le bibite ormai scolate, galeotte di quei piccoli e timidi passi che avevano iniziato a compiere per avvicinarsi l’un l’altro.


Fine
XShade-Shinra

  
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