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Autore: GReina    09/06/2021    1 recensioni
[Rosso, bianco e sangue blu]
Sono passati sei anni dalla rielezione di Ellen a Presidente degli Stati Uniti. Alex non è più il Primo Figlio D'America, ma l'America è ancora la sua famiglia. Con Henry si sente a casa, completo. Adesso vuole rendere la cosa ufficiale con degli anelli.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come in quel murales

Quel finesettimana Alex ed Henry avrebbero messo in pausa il proprio lavoro per andare per la prima volta in assoluto al comic con di San Diego. Quali esperti estimatori della cultura pop era davvero una vergogna che i due non l’avessero ancora fatto!! Così, nonostante fossero entrambi degli inguaribili filantropi, avevano trovato una finestra libera da impegni ed erano partiti.
La loro fama non era più quella che avevano sperimentato nel 2020. La gente parlava ancora molto di loro e li seguiva sui social, certo, ma le loro facce – con sommo sollievo di Alex e meno da parte di June che almeno su quello non poteva più prenderlo in giro – non erano più così tanto spesso stampate su tavolette di cioccolata e biancheria intima. In ogni caso, si era detto l’eterno Figlio d’America, la loro celebrità era perfetta per convincere Henry a vestirsi in cosplay.
“Per camuffarci!” aveva detto, ma sapeva che le insistenze erano superflue: aveva conquistato il suo ragazzo con quell’idea quando aveva proposto Ian e Leila.
Alla fine non si erano camuffati. Non proprio, almeno. Infatti, più che fare il cosplay di Ian Solo e la Principessa con parrucca e tutto il resto avevano più fatto il cosplay di loro stessi disegnati su quel bellissimo murales che sei anni prima aveva tanto rapito Alex. Gli spiccanti capelli biondi di Henry non erano esattamente l’ideale per richiamare quelli castani e con i bigodini di Leila, né la sua carnagione e la sua altezza erano tanto da Ian.
Poco importava.
Alex ed Henry si stavano divertendo, e non poco. I loro costumi, poi, furono un successo! Sebbene ancora a pensarci gli facesse male sapere che le parole che tanto teneramente i due (a quell’epoca sfortunati) amanti si erano scambiati nella sicurezza del loro privato fossero diventate di dominio pubblico, Alex non poteva fare a meno di intenerirsi agli sguardi dolci e commossi che la loro rievocazione a quelle lettere richiamava.
“Ho visto Guerre Stellari solo per voi!”
“Siete davvero come Ian e Leila!”
“È leggendo le Lettere di Waterloo che ho avuto il coraggio di fare coming out!”
Quelle erano solo alcune delle frasi che gli erano state rivolte da quella bellissima massa di nerd lì presente, ed era commovente, poi, notare tra la tanta gente ancora qualcuno indossare quelle monocromatiche magliette con la scritta a caratteri cubitali “La Storia, eh?” usato ad inno d’amore e di libertà.
Alex osservò Henry e sorrise al suo sorriso. Erano anni che l’americano era felice di riflesso per il proprio ragazzo: se Henry stava bene, lui stava bene. Il mondo li aveva creduti migliori amici, e lo erano davvero. E adesso, non riusciva a pensare a niente di meglio che sposare il suo migliore amico. La sua àncora, la sua vita, la sua famiglia. La sua casa.
Aveva pensato a lungo sul come proporsi. Molto della loro storia era finito in rete, ma le parti più belle le conservavano ancora nella pace della loro privacy. La prima volta che si erano baciati, la prima volta che Alex aveva in tutto e per tutto aperto il proprio cuore lasciandosi consolare per il “tradimento” di Luna, la prima volta che Henry si era lasciato scoprire, la prima volta che si erano detti “Ti amo”.
Un’idea era stata quella di fargli la proposta nella casa sul lago di suo padre, un’altra all’interno del V&A, magari di notte, o ancora nel giardino in cui Henry l’aveva baciato senza preavviso sconvolgendogli per sempre la vita. Alex non riusciva a decidere.
La verità? Ogni luogo sarebbe stato perfetto per fargli quella domanda.
Era per questo che aveva preso l’abitudine di portarsi gli anelli sempre dietro. Ricordarsi di far camminare Henry alla sua sinistra, evitando così che casualmente sfiorasse il rigonfio dato dalla scatoletta alla tasca dei suoi pantaloni, non era stato sempre facile, ma si disse che ne era valsa la pena quando il tramonto illuminò come fossero un’aureola i capelli biondi del suo ragazzo e tutto parve iniziare ad andare a rallentatore.
Lì in cortile, a quell’ora ormai tarda di pomeriggio, sicuramente non erano in pochi ma neanche talmente tanti da non riuscire quasi a camminare come era stato per tutto il giorno. Sin da quando avevano messo piede al comic con Alex era stato certo che gli anelli non avrebbero lasciato la sua tasca. Amava l’America e amava le persone che la abitavano, ma quel momento doveva essere loro e loro soltanto. Come lo era stato il bacio a Capodanno, come lo era stato il primo Ti Amo, come lo erano le carezze a letto ed i sonnolenti sorrisi che si scambiavano la mattina con ancora la forma del cuscino stampata su mezza faccia.
Il moro sapeva che non erano soli in quel cortile, certo. Sapeva pure che da lontano molto probabilmente qualcuno li stava fotografando a sgamo. Lo sapeva, ma non lo vedeva. Ai suoi occhi c’erano solo loro due, il tramonto ed i capelli dorati di Henry che rendevano superflua la sua corona da principe. C’erano i loro battiti cardiaci, i loro sorrisi, e poi c’erano gli anelli.
Lo baciò felice, con le gote rosse per l’eccitazione e la gioia. Poi un ginocchio cedette e lui iniziò ad abbassarsi. Era come se il suo corpo fosse entrato in assetto “pilota automatico” in modo da permettere alla sua mente di registrare ogni più piccolo particolare di Henry, dal vento che gli sollevava il vestito bianco rendendolo quasi un angelo etereo alle labbra arrossate dal bacio di poco prima; dai suoi occhi blu così profondi alle sue mani ancora strette in quelle di Alex. Ne liberò una dalla sua presa continuando a sorridere, poi la mise in tasca.
Disse delle belle parole, questo è sicuro, mandando però a monte mille prove fatte davanti allo specchio, perché prepararsi dei discorsi è superfluo quando si parla col cuore.
“Nulla è stato come lo avevamo programmato.” aveva iniziato “Tu non avevi programmato che ti avrei amato, né io avevo programmato di innamorarmi di quel tanto noioso principe del Galles che tanto odiavo. Non avevamo programmato di cadere su quella fottuta e benedetta torta nuziale, non avevamo programmato di essere scoperti prima delle rielezioni di mia madre, e io non avevo programmato di inginocchiarmi qui, in pubblico e vestito da Ian Solo.
Però, tutto quello che non avevamo programmato ci ha portato qui, tutto quello che non avevamo programmato ha reso la nostra vita perfetta, e spero che anche questo lo farà.”
Aprì la scatoletta che reggeva in mano mostrando le due fedi di fidanzamento che aveva scelto per loro.
“Sei la cosa migliore della mia vita. Avevamo detto che avremmo fatto la storia, ed eccoci qui, Piccolo. L’abbiamo fatta. La stiamo facendo, e voglio continuare a farla. Sempre. Al tuo fianco. Quindi rispondimi di sì.
Vuoi sposarmi?”
Quello avrebbe dovuto essere il punto di massima suspence, ma il volto di Henry aveva già risposto per lui. Una mano era ancora stretta nella sua sinistra, l’altra stava stringendo la tunica con un lieve tremore. I suoi occhi erano lucidi, le guance più rosse che mai e il sorriso – oh, il sorriso! – era il più bello e radioso che Alex gli avesse mai visto indossare, il che era tutto dire.
“Tesoro, sono stato completamente tuo sin dal giorno in cui mi hai raggiunto a Londra sotto la pioggia per non permettermi di scappare dal tuo amore.” gli disse “Ti amo. Voglio sposarti.” e fu tutto ciò che servì. Alex saltò in piedi e baciò con vigore il proprio fidanzato mentre gli avvolgeva le braccia intorno al corpo. Sentì una mano di Henry accarezzargli i capelli sulla nuca, l’altra stringergli un fianco. Si separarono solo il tempo necessario per indossare le fedine: l’interno di quella di Henry con il nome di Alex, quella di Alex con il nome di Henry.
“Il nostro matrimonio dovrà fare mille citazioni a Star Wars.” disse subito l’americano. Il biondo rise.
“Non vedo l’ora di dirlo a mia nonna.” rise anche Alex.
“E speriamo che nessuno getti a terra la nostra torta nuziale. Che per inciso, sarà a forma di Morte Nera.”
“Certo che sarà a forma di Morte Nera.”
Solo a quel punto i due parvero tornare a percepire tutta la folla intorno a loro. Esultavano tutti e mille cellulari avevano ripreso la scena. Pochi minuti e tutto il mondo avrebbe saputo del loro fidanzamento, ma quel momento era stato comunque loro e loro soltanto, come lo era tutto ciò che li riguardava: come lo era il loro amore, come lo erano le loro lettere. Come lo sarebbe stato il resto delle loro vite, insieme.

 
P.S. Jean Paul Sartre a Simone de Beauvoir, ottobre 1939:
Amore mio, voi non siete “una cosa della mia vita” – sia pure la più importante – perché la mia vita non è più mia, non la rimpiango nemmeno e voi siete sempre me. Voi siete molto di più, siete voi che mi permettete di immaginare qualsiasi avvenire in qualsiasi vita.
   
 
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