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Autore: ROSA66    09/06/2021    2 recensioni
“Questa storia ha partecipato al contest “Una crociata per la Dramione IC” indetto da BessieB sul forum di Efp”, classificandosi quarta.
Quindici anni dopo la sconfitta di Voldemort, il destino mette nuovamente Draco ed Hermione sulla stessa strada.
Dal testo:
Il solo pensiero le fece storcere il naso, ma Hermione non aveva scelta: doveva chiedergli di collaborare con lei.
L’avrebbe fatto, sì. Avrebbe messo da parte il passato.
Per un bene superiore sarebbe entrata nella tana della serpe e avrebbe parlato con Draco Malfoy.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Flammable
 
 
A te, Chiara, amica mia,
che rischiari il mio cammino con briciole di luce.

Malfoy Manor, 5 giugno
 
Il ristretto ricevimento che Draco aveva deciso di organizzare per il proprio compleanno nella spettacolare cornice di Malfoy Manor era giunto al termine.
Blaise, ormai brillo – ma non troppo, come tenne a precisare – era stato trascinato via da una Daphne che, visibilmente contrariata, continuava a ripetere di non farsi convincere  – mai più – ad accompagnarlo a una festa. Tutta colpa dello champagne di ottima qualità gentilmente regalato a Draco dall’ex Serpeverde, e da quest’ultimo scolato quasi interamente in nome dell’antica amicizia tra i due paesi.
«Non sia mai che uno Zabini non renda onore al gustoso nettare dei frères français» biascicò allegro arrotando la erre con grazia, mentre la sua ex compagna di Casa, alzando gli occhi al cielo, si smaterializzava tenendolo abbracciato in vita per non farlo cadere.
Draco e Hermione erano rimasti da soli, senza guardarsi negli occhi e senza parlare, per timore di affrontare quella verità che era lì, davanti a loro, nuda e crudele.
Anche un occhio poco attento avrebbe potuto avvertire la tensione palpabile che serpeggiava nell’aria, pronta a scoppiare da un momento all’altro.
L’unico suono che rompeva quel silenzio innaturale era dato dal fuoco crepitante nell’immenso camino, acceso dai solerti elfi domestici – nonostante fosse l’inizio di giugno – per contrastare la consueta umidità delle antiche mura del maniero.
Fu Draco a spezzare quella calma apparente alzandosi dalla poltrona per andare al mobile bar e versarsi un generoso bicchiere di Whisky Incendiario.
«Ne vuoi?» il tono era quello affabile del perfetto padrone di casa. Hermione fece di no con la testa, quasi le costasse fatica pronunciare anche una singola parola. Continuava a fissare le fiamme davanti a lei, come ipnotizzata dal loro movimento sinuoso e rapido che avvolgeva la legna per consumarla lentamente.
Per tutta la sera si era sforzata di mantenere un atteggiamento cortese con gli altri ospiti e con Draco, ma senza grande successo. Era riuscita a malapena a rispondere alle domande che le erano state rivolte – non andando più in là del sì, del no e del forse – mostrandosi poco disposta a sostenere quelle futili conversazioni mondane che tanto odiava.
Era stata una serata da dimenticare, iniziata con quella verità che le era piovuta addosso come una doccia ghiacciata.
Chiuse gli occhi al ricordo di quanto ascoltato di nascosto poche ore prima.
«Daph, tra pochi giorni sarà tutto finito. Ho ricevuto una proposta di lavoro negli Stati Uniti e penso proprio di accettare».
Il suo corpo si stava sgretolando come i ceppi lambiti dal fuoco, che si lasciavano corteggiare dalle fiamme e, senza rendersene conto, finivano per bruciarsi trasformandosi in un mucchietto di cenere.
Tenendo il bicchiere di whisky in mano, Draco avanzò  verso il camino, fermandosi davanti a quella vampa ardente che gli riscaldava il corpo senza riuscire a penetrargli nell’anima.
Il fuoco sembrava accendere di riflessi dorati il liquido ambrato dentro il bicchiere che l’uomo continuava a tenere in mano, quasi volesse farsi vedere impegnato in qualcosa pur di non affrontare la realtà. Che era una sola.
Lei sapeva.
Non riusciva a capire come l’avesse scoperto, e dopotutto non era neanche importante, ma lei sapeva.
Era più di una certezza, e questa consapevolezza gli provocava una vaga inquietudine.
Da quando gli era arrivata quella generosa proposta, Draco aveva preferito non parlarne con lei semplicemente perché voleva riflettere con attenzione, da solo. La storia che aveva con Hermione lo stava coinvolgendo oltre ogni previsione, e prima di prendere qualsiasi decisione voleva ponderare ogni aspetto.
Era inutile negarlo: lei stava diventando importante. Troppo.
Non aveva considerato, però, che non informandola si era messo automaticamente in una situazione ambigua.
Oltre che provocare l’ira della leonessa più famosa del Mondo magico.
Si portò il liquore alle labbra bevendone quasi la metà e un piacevole bruciore gli invase la bocca e la gola, inondandogli lo stomaco e le viscere.
«Perché?» La voce di Hermione spezzò quel lungo e imbarazzante silenzio: era pur sempre una Grifondoro, nel cuore e nell’anima, e non sarebbe uscita da quella stanza prima di aver ricevuto la spiegazione del comportamento omissivo e spiazzante.
«Prego?» In realtà aveva capito perfettamente a cosa lei si stesse riferendo, ma preferiva continuare a far finta di nulla – Serpeverde fino al midollo – nel disperato tentativo di rimandare quel confronto ormai inevitabile. Si girò a guardarla, ostentando una naturalezza che in realtà non possedeva, sperando in cuor suo che un atteggiamento calmo e distaccato la convincesse a lasciar correre, almeno per il momento.
Ma era una battaglia persa in partenza, e Draco lo sapeva: Hermione era testarda e ostinata e non avrebbe mai mollato.
«Sai benissimo di cosa sto parlando. Perché non me l’hai detto?» Dalla durezza delle sue parole traspariva tutto il suo dolore e la sua delusione. Alla fine non ce l’aveva fatta a resistere e, come un uragano che si abbatte su un’isola, gli riversò addosso tutto il risentimento che sentiva ribollire nello stomaco.
«Quando pensavi di dirmelo?» Scavallando le gambe si alzò in piedi, fronteggiandolo con tutto il suo orgoglio, «Scommetto che sei stato troppo impegnato per informarmi delle tue intenzioni, vero?» Fissò le sue iridi nocciola, ormai infuocate dalla rabbia, in quelle chiare di Draco senza mai abbassare lo sguardo.
«Magari eri talmente preso a scoparti quelle… quelle… donne che ti ronzano attorno da non avere neanche il tempo di farmi sapere una cosa così importante». Gli sputò quelle parole, riferendosi con disprezzo alle giovani streghe che, da un po’, gironzolavano nei dintorni del suo laboratorio nel tentativo di farsi notare da lui.
Il giovane sgranò gli occhi, il volto scuro davanti a quelle accuse gratuite e totalmente fuori luogo.
«Cosa? Da quando lavoro al San Mungo, io non mi sono mai scopato nessun’altra a parte… » Si bloccò di colpo, vedendola irrigidirsi. Non voleva riferirsi a lei come una pura e semplice distrazione, perché in realtà non lo era mai stata.
Hermione sapeva incendiarlo come nessun’altra, scatenando desideri sopiti da anni e annebbiandogli la mente in una maniera che non pensava fosse possibile. Quando stavano insieme si sentiva come se non fosse più padrone di sé stesso. Per questo aveva taciuto con lei, non confidandole di aver ricevuto un gufo dalla più importante Università magica americana: voleva prima capire, al di là dell’innegabile intesa sessuale, quale fosse la vera natura del loro rapporto.
Così come la serpe che, per difendersi, non trova altra soluzione se non quella di uscire dalla tana e attaccare, Draco affondò i denti, velenoso e letale, mordendo la mano incauta,  allungata verso di lui.
«… a parte te, Granger. E comunque io non ti devo alcuna spiegazione. Non ho firmato alcun contratto in esclusiva» replicò stizzito voltandosi nuovamente verso il fuoco, nascondendole la vista dei propri occhi. «Sono stato abbastanza chiaro con te fin dall’inizio. Se ti ricordi, eravamo proprio in questo salone».
Era una spiegazione volutamente ambigua, ma ebbe lo stesso un effetto devastante su di lei.
Hermione rimase basita, incapace di replicare, perché quel groppo allo stomaco che si era portata dietro per tutta la serata era diventato un macigno enorme impedendole ogni azione, anche quella più semplice come respirare a pieni polmoni.
Si sentiva a corto d’aria.
Trascorsero pochi secondi, amplificati dal silenzio nuovamente piombato tra di loro, dilatandosi in un tempo infinito.
«Bene», Hermione deglutì a fatica, cercando di rimandare indietro le lacrime che premevano per uscire, «sei stato chiarissimo, Malfoy», sussurrò senza più guardarlo. Tornò alla svelta al divano per recuperare la pochette rimasta abbandonata sulla seduta, ma prima di andar via si voltò nella sua direzione un’ultima volta.
«Da responsabile del laboratorio del San Mungo, t’informo che la nostra ricerca è terminata e che puoi considerarti sollevato dal tuo incarico. La nostra collaborazione finisce qui». La calma gelida con cui pronunciò quelle parole sorprese anche lei.
Si sentiva umiliata e ferita e non poté fare a meno di lanciargli la stoccata finale «Sei stato un piacevole passatempo, nulla di più. Buon compleanno, Malfoy».
Troppo scossa per smaterializzarsi, prese rapidamente l’uscita. Doveva allontanarsi al più presto da quel posto che dopo anni, continuava a infliggerle sofferenze e umiliazioni.
 

Draco era rimasto immobile, ma il suo cuore gli batteva così forte che quasi gli si sfracellava contro la gabbia toracica, le dita strette sul bicchiere e la mascella contratta.
Non poteva negarlo: quella donna non comune che era riuscita a conquistarsi un posto invidiabile nella Società magica grazie alle sue straordinarie capacità l’aveva letteralmente stregato. L’attrazione iniziale era cresciuta sempre di più, sfociando in quella storia intrigante oltre ogni aspettativa.
Poi era arrivata la proposta americana, e non sapeva cosa fare.
Si sentiva diviso a metà tra la volontà di riscattarsi in modo definitivo mettendosi alla guida di un progetto importante, che sarebbe stato soltanto suo, e il desiderio di restare accanto a lei.
Nonostante quello che si diceva di lui fin dai tempi della scuola, Draco non aveva molta esperienza in fatto di animo femminile.  Non era mai stato un dongiovanni, all’inizio perché si considerava troppo superiore per trovare una ragazza alla sua altezza, in seguito perché troppo impegnato con la missione di uccidere Silente per avere il tempo di fare il seduttore.
Pansy era stata una meteora svanita nel giro di una stagione; in seguito era arrivato il fidanzamento ufficiale con Astoria, divenuta poi sua moglie. Non aveva dovuto conquistarla: erano promessi da qualche tempo e il corteggiamento sarebbe stato superfluo.
Nonostante le molte fragilità del corpo, la piccola Greengrass era stata una ragazza forte e l’aveva amato profondamente, riuscendo a scalfire quella sua anima piena di contraddizioni. Tuttavia, anche se la loro poteva essere definita un’unione riuscita e Draco avesse provato un sincero affetto per Astoria, il loro matrimonio era stato privo di quella fiamma ardente che prende contemporaneamente corpo, mente e anima.
Poi era arrivata Hermione. Lei era stata capace di infiammarlo di desiderio ogni volta che gli stava vicino, facendogli scoprire sensazioni sconosciute fino ad allora, ma con la potenza di scaldare anche il cuore.
Se avesse accettato la proposta, cosa sarebbe stato di loro, di lei?
Il solo pensiero di non vederla più gli provocava una sofferenza quasi fisica. Come poteva essere? Aveva sempre reputato tali sentimenti come appannaggio esclusivo dei Babbani mentre lui, nobile dal sangue puro, ne fosse immune. Invece, immaginarla tra braccia non sue, abbandonata al piacere che gli dava un altro uomo, gli faceva tremare i polsi.
E lei? Nonostante se ne fosse uscita con quel “… sei stato un piacevole passatempo, nulla di più …”, il suo comportamento la smentiva. Sembrava quasi… innamorata…
«Maledizione!» esclamò a denti stretti poggiando il bicchiere semivuoto sulla mensola del camino. Adesso non era più tempo di riflettere e di ponderare. Doveva agire.
Fermala prima che se ne vada per sempre, gli suggeriva il cuore.
Per la prima volta in vita sua, capì quello che doveva fare.
 

Hermione attraversò i giardini del maniero dirigendosi verso il cancello mentre tentava di ritrovare la necessaria lucidità per smaterializzarsi.
Troppo agitata per potersi concentrare, si fermò, le lacrime che scendevano senza che potesse far nulla per impedirlo.

Destinazione, determinazione, decisione, pensò, la regola delle tre D.
Destinazione, determinazione, decisione.  
Destinazione, determinazione, decisione.

 

Un lampo squarciò il cielo del Whiltshire, illuminando il buio della notte.
Maledizione, Hermione, ti sarai smaterializzata milioni di volte. Possibile che stasera tu non ci riesca?

L’aria elettrica per il temporale imminente fu riempita da un tuono assordante: il rumore improvviso la fece sobbalzare, scuotendole i nervi già messi a dura prova da quella pesantissima giornata.

Una raffica di lampi e tuoni in rapida successione, e sentì su di sé le prime gocce di pioggia, che diventarono via via sempre più fitte. Alzò il viso verso quel cielo gonfio e nero, mentre l’acqua le si riversava addosso, infradiciandole i vestiti e i capelli e mescolandosi alle  lacrime lasciate ormai libere di uscire.
«Hermione…» la voce incerta di Draco le arrivò alle spalle. Sussultò al quel richiamo perché non se l’aspettava, ma spossata e stanca com’era non riuscì a muovere un solo muscolo, continuando a tremare sulla pelle bagnata e nell’anima.
«Hermione, sta piovendo, vieni». Il giovane, ora, si era messo davanti a lei e porgeva la mano con il chiaro intento di portarla via dall’acquazzone.
«Io non vengo da nessuna parte con te». Il tremore con cui pronunciò quelle parole fu coperto, in parte, da un altro tuono, più forte dei precedenti che le fece sgranare gli occhi per la paura.
«Vieni». L’imperativo di Draco non ammetteva repliche. Le afferrò un polso e, ignorando le sue proteste, la condusse verso un edificio seminascosto tra gli alberi che Hermione non aveva mai visto: era poco più di una casetta dalla struttura in pietra, forse una vecchia dependance oppure un rifugio di qualche antenato dei Malfoy in vena di solitudine.
«Lasciami!» gli sibilò contrariata strattonando il braccio per svincolarsi, «Ti ho già detto che non voglio seguirti!».
«No». Il suo tono deciso bloccò qualsiasi replica. Ormai erano davanti a quel cottage dimenticato dal mondo e l’unica cosa sensata, in quel momento, era quella di provare ad entrare.
La porta sembrava sprangata, ma con una leggera pressione sul chiavistello riuscirono ad aprirla: all’interno vi era un vecchio salotto con un grande camino, un tavolo con una credenza e più in là, sull’estrema destra, un letto singolo. L’ambiente era molto spartano ma pulito, probabilmente grazie agli elfi domestici che continuavano a prendersene cura eliminando periodicamente polvere e sporcizia.
Erano completamente zuppi, per cui avrebbero dovuto per prima cosa asciugarsi. Draco si avvicinò al focolare con l’evidente intenzione di accenderlo ma si fermò subito, portandosi una mano alla fronte perché, all’improvviso, si era ricordato di non poterlo fare. «La bacchetta», esclamò rivolto verso la strega «l’ho lasciata in casa».
Fu Hermione, con le mani tremanti per il freddo, a prendere la propria. «Incendio», pronunciò dirigendone la punta verso il camino che si riempì subito di un fuoco ardente.  Un piacevole tepore iniziò a riscaldare l’ambiente.  
Con un secondo incantesimo fece asciugare gli abiti, eliminando in tal modo il fastidio della stoffa bagnata a contatto con la pelle.
«Grazie», mormorò l’uomo sorridendo compiaciuto: era sempre stata la migliore con gli incantesimi, fin dai tempi della scuola, e anche se un tempo lontano avrebbe denigrato questa straordinaria capacità, ora non poteva fare a meno di ammirarla.
Si avvicinarono al calore della fiamma per riscaldarsi, mettendosi seduti davanti al camino, anche se il freddo che sentivano sulla pelle non era nulla in confronto a quello che sentivano nel cuore; la discussione di poco prima li aveva scossi nel profondo: Draco aveva paura di aver rovinato per sempre il loro rapporto, mentre Hermione si sentiva umiliata e tradita.
Il silenzio piombò nuovamente tra i due. Orgogliosi come pochi, non volevano ammettere di aver detto cose che non pensavano e che, adesso, li stavano facendo soffrire terribilmente.
Draco si voltò a guardarla: le fiamme disegnavano strani arabeschi sul suo corpo, incendiandole i capelli di un caldo color rosso tiziano e illuminando gli occhi ancora umidi di pianto. Sembrava un’amazzone.
Allungò una mano per sfiorarle una guancia in una morbida carezza.
Non poteva permettersi di perderla a causa della sua stupidità.
«Mi dispiace, veramente». Hermione non si mosse, continuando a fissare il fuoco.
«Non avrei mai voluto discutere con te a quel modo», le sue iridi grigie scivolarono lungo tutto il profilo, disegnandolo nei minimi particolari «e soprattutto, non voglio perderti…».
A quelle parole, Hermione sgranò gli occhi lasciandosi andare a un sorriso amaro.
«Beh, mi pare che sia un po’ troppo tardi, non trovi?».
«Tardi?»
Finalmente si girò verso di lui, gli occhi ancora lucidi per il troppo piangere. «Ormai hai deciso, no?» gli disse con il tono più calmo che potesse trovare, «ho sentito quando hai detto a Daphne che pensi di accettare la proposta».
Ecco come l’aveva scoperto…
«Infatti» replicò asciutto, «ho detto che penso di accettare, non che io abbia già accettato… La differenza è sostanziale, non sei d’accordo?».
Era sempre più confusa, perché l’osservazione di Draco non faceva una piega. Si era sbagliata così tanto, accecata dal pensiero di essere stata ingannata da quell’uomo verso cui aveva cominciato a provare qualcosa di profondo, da non riflettere a fondo su ciò che aveva udito?
«Draco, io…» Hermione gli accarezzò il viso con le mani gelide. Quel tocco leggero lo incoraggiò ad avvicinarsi di più. Sospirando, le diede un bacio a fior labbra, poi un altro, e un altro ancora, nel tentativo di rinsaldare quella crepa sottile venutasi a creare nel loro rapporto. Fuori continuava a piovere a dirotto, tra la luce dei lampi che irrompevano all’interno del rifugio e la potenza assordante dei tuoni.
Uno più forte degli altri fece sobbalzare Hermione che, d’istinto, si aggrappò alle spalle di Draco, affondando il viso nell’incavo del suo collo. Facendosi cullare dal suo calore, inspirò quel suo profumo tipicamente maschile, un misto di note agrumate e speziate che le inondava i sensi.
Averla tra le sue braccia così, quasi indifesa, convinse Draco a osare: chinò la testa e le catturò le labbra dischiuse, leccandole e succhiandole come un dolce prelibato, gustandone il sapore reso leggermente salato per le lacrime. La rabbia di Hermione scemò, mescolandosi tra i loro sospiri, lasciando il posto a un reciproco desiderio che si stava condensando tra quelle pareti di pietra, diventando vivo e reale.  
«Draco, non giocare con me» ansimò Hermione tra un bacio e l’altro, mentre con le mani gli sfilava la camicia dai pantaloni, insinuandosi sotto la leggera stoffa per carezzargli la pelle nuda del torace, strappandogli un gemito roco di piacere.
«Mai avuto l’intenzione» le soffiò sulla bocca, spingendola piano a distendersi davanti al camino. Hermione chiuse gli occhi davanti alla frenesia delle mani e delle sue labbra, ricambiando baci e carezze con uguale passione. Sorrise mentre la spogliava, liberandola da quegli indumenti diventati superflui, lasciandole scie ardenti di saliva dal collo ai capezzoli che, abilmente stuzzicati, divennero duri come due boccioli di rosa.
Draco non ebbe il minimo dubbio: amava quella donna. Amava tutto di lei: i suoi occhi ambrati e i suoi capelli che diventavano ingestibili solo con un po’ di umidità, il suo profumo dolce e fiorito e quelle sue piccole manie da perfezionista che aveva tanto odiato a scuola.
Ma non glielo avrebbe confessato neanche sotto tortura.
La pioggia continuava a cadere ritmicamente sul tetto, coprendo il battito accelerato dei loro cuori.
Con le mani ancora tremanti, la ragazza cominciò a sbottonargli la camicia, lasciandogli un bacio sulla pelle diafana per ogni asola aperta. Dopo il terzo bottone però, impaziente, gli tolse quel pezzo di stoffa facendolo passare sopra la testa, perché era troppo il desiderio di averlo pelle a pelle, e di accarezzargli il torace, da non poter attendere un solo istante di più.
Infilò le dita tra i suoi capelli dietro la nuca per avvicinarlo di più al suo corpo bruciante.
In quel momento, Hermione seppe con certezza di amare quell’uomo. Amava tutto di lui: le sue mani sottili come quelle di un pianista e quel suo ghigno che la mandava ai matti, facendole venir voglia di strapparglielo a suon di schiaffi, i suoi modi da gentiluomo d’altri tempi e quel suo atteggiamento schivo e riservato.
Lo amava così tanto da lasciarlo andare, se era ciò che desiderava.
Senza smettere di baciarlo, portò le mani alla cintura per sfilargliela, poi gli aprì i pantaloni spingendoli verso le caviglie insieme ai boxer.
Erano completamente nudi, ora, come Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, un uomo e una donna il cui unico desiderio era quello di annullarsi l’uno nell’altra, perché sapevano che solo così avrebbero ritrovato loro stessi.
Perché la vera libertà era quella di scegliersi, ogni giorno, amandosi senza riserve e donandosi reciprocamente.
Stavano tracciando insieme un solco profondo, incancellabile, contro il quale né venti né maree avrebbero potuto nulla, ma che avrebbe seguito sempre la stessa direzione, quella dell’amore.
Un altro lampo illuminò il cielo mentre Draco, con un fremito, entrava in lei facendole inarcare la schiena e riempiendo quel vuoto che sentiva nel cuore.
Per entrambi fu come se facessero l’amore per la prima volta, perché l’emozione che sentirono in quegli attimi non aveva paragone e li colse così, impreparati, mentre si muovevano lentissimi, senza fermarsi. Trovarono insieme il ritmo giusto, tenendosi stretti, le bocche unite su cui mescolavano parole sconnesse e gemiti. Hermione sentì come un dolce fremito nel basso ventre irradiarsi dolcemente per tutto il corpo, sconvolgendole i sensi e la mente. E il piacere arrivò, inarrestabile come una marea che sale fino a invadere ogni cosa. E fu talmente forte da farle chiudere gli occhi, ma non prima di vedere Draco guardarla con ardore e passione.
La visione di lei che gemeva sempre più intensamente fu irresistibile, e lo portò ad aumentare le spinte finché un orgasmo potente e violento non raggiunse anche lui, lasciandolo senza fiato.
 
Il dolce richiamo dell’allodola si perse nel chiarore del mattino, dopo il temporale della notte precedente. Una flebile luce penetrava all’interno di quell’angolo di mondo illuminando i loro corpi ancora addormentati, coperti da un plaid che Hermione aveva appellato dall’unico letto presente nell’ambiente.
Si erano abbracciati stretti, dopo l’amore, e non si erano mossi più, beandosi del reciproco calore che, finalmente, aveva raggiunto anche il cuore.
La donna socchiuse gli occhi, svegliata da qualcosa di caldo e umido che le solleticava il collo e che si spostava verso l’orecchio. Girando la testa, si trovò faccia a faccia con il viso di Draco. Era alle sue spalle, e le stava lasciando una scia di baci che le provocarono brividi di piacere.
«Signor Malfoy, sta per caso cercando di corrompere la direttrice del laboratorio del San Mungo?» disse sorridendo con la voce ancora impastata dal sonno.
«Ovvio che sì, dottoressa Granger», celiò di rimando, mentre continuava le sue esplorazioni con la bocca, ora indaffarata a mordicchiare il lobo destro.
«Non si preoccupi, la direttrice è una persona comprensiva» si girò verso di lui per annegare in quegli occhi così intensi da rubarle l’anima, «sicuramente le farà avere tutto il necessario per andare in America. Se lo merita, Sig. Malfoy». Era sincera.
Se Draco aveva intenzione di accettare quell’incarico, non gliel’avrebbe impedito.
A quelle parole, un lampo di qualcosa di indefinito gli illuminò lo sguardo. Anche se fosse andato lontano, oltreoceano o in qualsiasi altra parte della terra, sarebbe tornato sempre da lei.
«Abbiamo tutto il tempo, Granger, tutto il tempo del mondo», le sussurrò mentre scendeva nuovamente su di lei.
 
“Sapere allontanarsi e avvicinarsi è la chiave di qualsiasi relazione duratura”
Domenico Cieri Estrada
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Alla fine non ho resistito alle richieste di dare un degno finale a “Novantasette giorni (accanto a te)”.  So che molti di voi erano rimasti un po’ male per la conclusione un po’ “appesa”, così ho pensato a scrivere questo secondo capitolo. Spero che, in questo modo, io non abbia deluso invece coloro che, al contrario, avevano apprezzato il finale della precedente one-shot.
Purtroppo non si può mettere tutti d’accordo ma, come si dice, il mondo è bello perché vario.
Il titolo “Flammable”, riprende l’omonima canzone dei Biffy Clyro.
La frase che descrive la volontà di scegliersi reciprocamente ogni giorno sono riprese da un testo della s
crittrice Anne Cagiati.
  
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