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Autore: heliodor    09/06/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Percorri la strada fino in fondo
 
Astryn volteggiò su di lei facendo roteare entrambe le spade corte con un rapido movimento dei polsi. Valya alzò lo scudo e deviò l’attacco. Le lame scivolarono sul metallo stridendo e lei sentì la pressione del colpo sbilanciarla. Si mosse in avanti per colpire la strega con un fendente ma lei scartò di lato e tentò di aggirarla.
Valya si mosse di lato frapponendo lo scudo tra di lei e Astryn. La strega camminò di lato roteando le lame.
“Sei già stanca?” le domandò con tono provocatorio.
Valya scosse la testa.
“Bene, perché abbiamo appena iniziato.”
Astryn si gettò verso di lei, finse di attaccare sulla destra e poi si spostò sulla sinistra. Valya seguì le sue mosse e l’anticipò bloccando l’attacco con lo scudo e rispondendo con la spada.
Astryn deviò l’affondo con una delle lame e con l’altra le sfiorò il fianco. Valya si ritrasse facendo un passo indietro e la strega la colpì con un calcio al petto.
Il contraccolpo la spinse all’indietro e le fece perdere l’equilibrio. Cadde sulla schiena e fece per alzarsi, ma quando sollevò la testa trovò la punta di una delle spade davanti al naso.
“Sei morta. Di nuovo” disse Astryn col fiatone. “Per la quinta volta.”
“Alla sesta vincerò io.”
“Saranno comunque cinque sconfitte di troppo. In piedi.”
Valya ubbidì. Con la mano pulì la tunica sporca di polvere e terriccio. “Ti avrei sconfitta. Lo sai che al sesto o settimo tentativo ci riesco sempre.”
“Solo perché mi stanco molto prima di te” disse Astryn rinfoderando le spade. “Ma quello che conta è che io vinco sempre il primo scontro. Sempre. E questa non è una cosa buona per te.”
Valya rinfoderò la spada. “Ma sto imparando, no? Oggi ci hai messo più tempo di ieri.”
Astryn fece una smorfia. “Ora capisco perché Pharum era così disperato con te. Diceva che non ti applicavi abbastanza.”
Il ricordo del vecchio guerriero le provocò una sensazione spiacevole allo stomaco. Secondo il racconto dei sopravvissuti, era caduto nel primo attacco dei Talmist. Aveva comandato una delle poche formazioni che erano riuscite a radunarsi e aveva dato agli altri il tempo di riorganizzarsi e fuggire.
“Per oggi basta o domani non ti reggerai in piedi” disse Astryn. “Ci aspetta una lunga marcia fino a Charis.”
Valya camminò al suo fianco fino a una tenda che sorgeva distante dalle altre. Avevano posto lì il campo provvisorio tre giorni prima. Secondo gli esploratori mandati in avanscoperta, le piogge avevano fatto tracimare uno dei fiumi ma il ponte che dovevano attraversare aveva resistito. Il terreno si era trasformato in fango e Zane temeva di rimanere impantanato.
C’era stata una riunione dei comandati a cui Valya non era stata invitata, ma Astryn le aveva detto qualcosa che aveva sentito dire in giro.
“Aspetteremo che le piogge smettano o che diventino meno intense” le aveva confidato mentre mangiavano carne secca e formaggio ammuffito. “Poi proveremo ad attraversare la valle e superare il ponte.”
“Perché non possiamo farlo subito?”
“Non è saggio farsi intrappolare dal fango. Diventeremmo un bersaglio facile.”
Valya depositò lo scudo davanti a una rastrelliera sorvegliata da un paio di soldati. Uno di essi le lanciò un’occhiata ostile.
“Astryn ti tratta con troppa gentilezza, traditrice” le disse con aria di sfida.
Valya aveva deciso da tempo di ignorare i commenti che sentiva dire su di lei.
Era stata Astryn a darle quel suggerimento.
“Ma è da vigliacchi” aveva protestato.
“O fai così o dovrai batterti con ciascuno di quelli che ti offenderanno.”
“Non ho paura di affrontarli.”
“Lo so. Con quella spada maledetta sei superiore a chiunque in questo campo, fatta forse eccezione per Zane, i comandanti e alcuni mantelli.”
Astryn sapeva della spada. Era stato Zane a informarla e chiederle di mantenere il segreto. Era avvenuto il giorno prima che Valya iniziasse ad addestrarsi con la strega.
“Ritenevo che dovessi saperlo” aveva detto Zane.
“Hai fatto bene a dirmelo” aveva risposto Astryn. “In effetti questo spiega molte cose. Devo sapere tutto di quella spada, così ne scopriremo i limiti.”
Era più o meno il discorso che avevano fatto Lydo e Aramil, ricordava Valya.
“Non è maledetta” aveva risposto lei alle parole della strega.
Il soldato sputò a terra tra i suoi piedi. “Siete tutti sordi voi rinnegati? Perché non ti batti con un vero guerriero?”
“Reif” disse l’altro. “Adesso smettila.”
“Tu sta zitto” disse Reif con tono brusco.
“Il comandante ha ordinato di lasciarla stare.”
“Quale comandante?” fece Reif sogghignando. “Stanner ha il comando solo perché è il figlio di Aramil il Triste. Gathar se lo meriterebbe di più.”
“Hanno fatto una riunione pubblica e hanno deciso” disse il soldato con voce più ferma. “E se tu fossi intelligente, capiresti che non è saggio dire certe cose ad alta voce.”
“Sei un vigliacco come tutti gli altri” disse Reif. Si staccò dalla rastrelliera e si allontanò.
L’altro soldato sospirò. “La sua formazione è stata annientata nell’attacco dei Talmist” disse con tono rassegnato. “Lui è l’unico sopravvissuto.”
Valya scrollò le spalle. “Grazie di avermi difesa.”
Il soldato le rivolse un’occhiata ostile. “Non ho certo difeso te, straniera. Non mi sono mai fidato di voi Talmist e il tradimento della vostra governatrice mi ha dimostrato che facevo bene a diffidare. Cerco solo di proteggere quel povero ragazzo.”
Valya pensò a una risposta polemica ma poi ci ripensò. Fece un gesto vago con la mano e andò via.
Raggiunta la tenda vi entrò sollevando il velo che proteggeva l’ingresso. All’interno intravide una figura che la fece sobbalzare.
“Zane? Che ci fai qui?”
Lui la fissò con aria preoccupata. “Astryn dice che non stai facendo progressi. O che non progredisci abbastanza velocemente.”
Valya non aveva voglia di sentire un rimprovero. Né voleva sentirlo da lui. “Mi sto addestrando duramente per diventare una buona guerriera.”
“Non basta. Tu sei la portatrice della spada. Hai delle responsabilità, adesso. Devi impegnarti di più.”
“Lo sto facendo.”
“Non abbastanza. Non potremo proteggerti sempre. Prima o poi qualcuno capirà che quella spada non è un’arma comune e verranno a cercarti.”
“Me lo hai già detto.”
“Forse non hai compreso a fondo che cosa vuol dire, Valya Keltel. Non vuoi distruggere la spada e non vuoi darla a qualcun altro perché la nasconda o lo faccia per te. D’accordo, lo capisco, non vuoi separartene. Ma se scegli questa strada, devi essere pronta a percorrerla fino in fondo. Devo essere certo che tu sia utile alla nostra causa.”
“Io sarò utile. Combatterò al vostro fianco.”
“Sarà tutto inutile se ti fai uccidere e la spada cade nelle mani dei rinnegati” disse Zane alzando la voce.
“Che cosa devo fare? Nascondermi?”
“Quella sarebbe una buona idea.”
Valya lo fissò accigliata.
“Ma so già che non lo faresti mai. Per questo devi imparare a difenderti.” Fece per uscire dalla tenda. “Stanotte riposa. Domani avrai una giornata faticosa.”
Valya faticò a prendere sonno e quando si svegliò si sentiva meno riposata di prima. Lasciò la tenda per presentarsi ad Astryn e la trovò che stava parlando a dei soldati.
“Scegli un cavallo, Valya Keltel.”
Valya la fissò interdetta.
“Usciamo per un giro di pattuglia.”
Sorrise. “Sul serio? Tu e io?”
“E una ventina tra mantelli e guerrieri. Zane vuole essere sicuro che non ti faccia male.”
Scelse uno dei cavalli dal recinto e tornò da Astryn e gli altri. Come aveva annunciato, contò quindici soldati e cinque mantelli, tre uomini e due donne. Nessuno di loro mostrava un’espressione sollevata e un paio la guardarono con ostilità.
“In sella” ordinò Astryn.
Quando si furono lasciati alle spalle il campo, Valya l’affiancò. Procedevano al piccolo trotto per non sforzare i cavalli e assicurarsi che non si facessero male. Ne avevano pochi al campo e non potevano sprecarne nemmeno uno.
“Dove andiamo?” chiese alla strega.
“Faremo il giro attorno a quelle montagne.” Astryn indicò col braccio un gruppo di sei o sette picchi che sorgevano al centro della pianura. Erano montagne isolate che sembravano spuntate lì per caso. Non c’era traccia di vegetazione attorno a esse.
“Che posto è?”
“Lo chiamano Zanne di Gandum” rispose la strega. “Chi o cosa sia Gandum lo ignoro.”
“Che cosa dobbiamo cercare?”
Astryn scosse le spalle. “Niente, che io sappia. È solo un giro di esplorazione. Domani leveremo le tende e ci rimetteremo in marcia e Zane vuole essere sicuro di non vederci piombare addosso un’armata nemica mentre ci stiamo spostando. Sarebbe il momento meno adatto.”
“Teme i Talmist?”
“Non credo” rispose Astryn. “Le pattuglie che ci seguono non hanno mai riferito di inseguitori. L’armata della governatrice ci ha ignorati dopo l’attacco a sorpresa. O hanno altri obiettivi o non ci considerano abbastanza importanti da valere il sacrificio ci cinque o seimila dei loro.”
“Chi allora?”
“Rinnegati, per lo più. Non abbiamo idea di quanti ce ne siano sparpagliati nella valle. Quasi sicuramente un migliaio almeno, ma divisi in piccole pattuglie di dieci o venti esploratori.”
“Cosa succede se ne incontriamo qualcuna?”
“L’ordine è di tornare indietro e riferire” disse Astryn. “Dobbiamo evitare qualsiasi scontro, se possibile.”
“E se ci attaccano loro?”
“Allora ci difenderemo, ma in questa pianura è praticamente impossibile essere colti di sorpresa.” Guardò le montagne. “Eccetto se il nemico si nasconde lì dietro. Quello potrebbe essere un problema.”
“Ho capito” disse Valya. Si staccò da Astryn e tornò nel gruppo più numeroso.
Uno dei cavalieri parlò a bassa voce con chi gli stava al fianco mentre le lanciava un’occhiata furtiva. Valya cercò di ignorarlo ma dopo qualche istante ricambiò lo sguardo.
Il soldato raddrizzò la schiena e avanzò fino ad affiancarla.
Valya sentì crescere la tensione.
“Ho sentito dire che ieri Reif ti ha mancato di rispetto” disse con tono serio.
Valya pensò a una risposta da dargli. “È stato solo un malinteso” disse.
“Nessuno malinteso” disse il soldato. “Reif fa parte della mia formazione e deve tenere a freno la lingua. In questo momento non c’è spazio per i risentimenti personali.”
Valya annuì. “Lo terrò a mente.”
“Dovremo ricordarcelo tutti” disse il soldato. “Io sono Amadar. Ti avevo già vista al campo quando viaggiavamo verso Cadrik.”
“Valya Keltel.”
“Lo so come ti chiami. Porti un nome pesante, Valya. E a volte quel peso può schiacciarti fino a farti credere di dover restare più in basso degli altri.”
Valya non capiva ma annuì lo stesso.
Amadar le rivolse un cenno con la testa e tornò nel gruppo dei soldati.
Nessuno mi schiaccerà, pensò Valya. Mai più.
Cavalcarono per mezza giornata fino a raggiungere le pendici della montagna. La valle prima si trasformò in una distesa brulla e poi in una pietraia.
“Suggerisco di lasciare qui i cavalli e proseguire a piedi” disse Amadar. “O correremo il rischio di azzopparli.”
Astryn si guardò attorno indecisa. “L’idea di separarmi dai cavalli non mi rende affatto felice” disse. “Ma nemmeno possiamo rischiare di ferirli. Ecco che cosa faremo. Tre lance, Valya ed Eilana resteranno qui a sorvegliare i cavalli. Amadar sceglierà quali lance lasciare e quali portare con noi. Tutti gli altri, me compresa, cercheranno un passo tra le rocce per salire più in alto possibile e scrutare da lì la valle.”
“Io voglio venire” disse Valya.
“È la tua prima pattuglia” l’ammonì Astryn. “Devi imparare a rispettare gli ordini. Eilana.”
La strega era una ragazza bassa e tarchiata con grandi occhi scuri. Fece un passo avanti.
“Hai tu il comando qui.”
Eilana le rivolse un inchino con la testa.
Astryn, Amadar e gli altri soldati e mantelli sparirono dietro un crepaccio e quando riemersero dalla parte opposta stavano seguendo un sentiero scavato nella roccia.
Valya li seguì con lo sguardo fino a che non girarono attorno a una roccia a forma di patata. Attese che riapparissero dalla parte opposta ma non accadde.
“Non stare in pensiero per loro” disse Eilana. “Vieni, ci sono cose che dobbiamo fare.”
Valya e gli altri soldati controllarono gli zoccoli dei cavalli per assicurarsi che delle pietre non si fossero infilate al loro interno.
Quando un soldato segnalava n problema, uno dei suoi compagni usava un coltellino dalla punta ricurva per estrarre la pietra.
Ogni tanto Valya guardava in alto, verso le cime delle montagne.
“Secondo voi perché si chiamano Zanne di Gandum?” chiese uno dei soldati.
“Ofor dice che Gandum era un eroe locale” disse Eilana. “Secondo la leggenda avrebbe ucciso un mago. O qualcosa del genere.”
“I maghi sono solo leggende” disse uno dei soldati.
Eilana scosse le spalle. “Leggenda o no, l’erudito pensa che sia questa l’origine del nome.”
“Aiuto.” Il grido la fece sussultare. Girandosi vide che da dietro il crepaccio era emerso uno dei soldati. Aveva una mano sul costato mentre con l’altra cercava un appiglio. Fece due o tre passi e cadde in ginocchio. “Aiutatemi.”
I soldati ed Eilana corsero da lui e Valya li seguì.
“È Curion” disse uno dei soldati.
Afferrarono il soldato per le ascelle e lo trascinarono verso i cavalli.
Curion respirava a fatica e gemeva. Lo fecero sedere e a terra e mentre uno dei soldati esaminava la ferita al fianco, Eilana si accovacciò di fronte a lui.
“Cos’è successo? Come ti sei ferito?”
Curion trasse due profondi respiri prima di parlare. “Erano in venti” disse a fatica. “Ci hanno attaccati.” Scosse la testa. “Nimien e Urlandir sono morti subito e Takar è precipitato in un crepaccio. Ho cercato di afferrarlo ma uno di quelli mi ha colpito al fianco. Gli ho tirato lo scudo sulla spalla e l’ho buttato a terra.” Trasse un altro respiro. “Astryn mi ha gridato di tornare indietro ad avvertirvi. Io ero l’ultimo ed ero lontano da quelli che stavano combattendo.” Strinse i denti quando il soldato che gli stava esaminando la ferita scostò un lembo della corazza di cuoio.
“Non è profonda, ma perderà molto sangue se non la chiudiamo” disse guardando Eilana.
La strega respirò a fondo.
“Andiamo ad aiutarli” disse Valya.
“No” fece Eilana con tono perentorio. “Astryn ha mandato indietro Curion per avvertirci del pericolo. Sarebbe da folli andare anche noi e cadere nella stessa trappola.”
“Potremmo ancora aiutarli.”
“Ho detto di no” fece Eilana alzando la voce. Si raddrizzò e indicò i cavalli. “Leghiamo i cavalli in più e portiamoli al campo. Torneremo con forze maggiori e vendicheremo Astryn e gli altri.”
“Io non voglio vendicarli” disse Valya estraendo la spada. “Io voglio aiutarli adesso.”
“Ti ho dato un ordine” disse Eilana.
Valya le voltò le spalle e corse verso il crepaccio.
“Ferma” sentì gridare dietro di lei Eilana.
Per un attimo temette che lei stesse per colpirla con un dardo, ma non accadde.
Raggiunse il crepaccio e vi si gettò di corsa ignorando il pericolo di precipitare in una spaccatura tra le rocce.
Salverò Astryn e gli altri, pensò mentre saltava di roccia in roccia risalendo per il sentiero roccioso. E dimostrerò a Zane di essere pronta per combattere al suo fianco.

 
  
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