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Autore: Aliseia    09/06/2021    2 recensioni
[The Nevers]
Ma Hugo lo vedeva. Lo vedeva tutto intero, comprese le ali.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Swan Songs'
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Fandom: The Nevers
Genere: Angst
Rating: Teen and up audience
Personaggi: Augustus Bidlow, Hugo Swann
Note alla storia: Due storie, questa è la prima.Scegliete la vostra storia tra passione e tenerezza
Dediche: a Miky. Ecco la prima parte. Angeli e tenerezza.
A Abby: meet Hugo and Augie. La mia prima ship nel fandom.
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia in gran parte non appartengono a me ma a Joss Whedon, Jane Espenson, agli altri autori della serie e a chi ne detiene i diritti.
 
 
Angel By The Wings
 
Oh so, your wounds they show
I know you have never felt so alone
But hold on, head up, be strong
Oh hold on, hold on until you hear them come
Here they come, oh
Take an angel by the wings

Angel By The Wings - Sia
 
Piegò le braccia e diede un paio di colpi assurdi, come se tentasse il volo. Molti l’avrebbero creduto la parodia di un animale da cortile, avrebbero riso di lui o con lui, non importa… Ma Hugo lo vedeva. Lo vedeva tutto intero, comprese le ali. Ali gracili, appena formate, costrette in una gabbia di buone maniere. Sapeva, con l’istinto sicuro del seduttore, di uno che non pensa ma sente con cuore e occhi e pelle… che quella creatura smarrita sarebbe guarita. Se solo avesse potuto strappargli i vestiti, distendere quelle braccia perennemente contratte… Anche se… Anche se da molto tempo ormai il caro Augie non era più lo stesso. Non sempre, almeno. A volte una luce insolente, ispirata, audace si accendeva dentro i suoi occhi: proprio in fondo, come il bagliore lontano di una fiaccola in un pozzo. E poi niente, il resto non erano impressioni, ma fantasie… quelle gambette magre, da scricciolo, intorni ai fianchi di Hugo… il capo nervoso finalmente rilassato sul cuscino, con gli occhi verdi come foglie che diventavano enormi. Hugo immaginava quelle iridi dal colore indefinito, cupe, e le pupille che prima si stringevano come per troppa luce e poi si allargavano in un gorgo di sollevato stupore. Poiché non c’era dubbio che Augie fosse vergine in tutte le direzioni, tra le cosce, sulle labbra. Vergine e teso e sempre sul punto di rivelare un desiderio nascosto. Anche ora, mentre gli parlava di corvi. Chissà che immagini evocavano in lui quei pennuti neri, aguzzi e sfacciati. Chissà se lo facevano eccitare. Di sicuro eccitavano lui, Swann (Augie avrebbe riso), quasi quanto quel ciuffo che di continuo l’altro scansava dalla fronte, con uno scatto adorabile di quel collo sottile. Oh, ravviare quei capelli, farlo lui con un bacio che scendesse dalla fronte su una tempia. Maledetta vestaglia. Smettesse subito di svolazzare a ogni passo, rivelandolo seminudo e sì, con il rischio di mandare all’aria vent’anni di un’amicizia senza ombre. Senza sfumature omoerotiche, almeno ufficialmente. Alle spalle di Augie, dietro la finestra, Hugo sporse le labbra in un broncio e pur così vicino da respirargli sul collo evitò con uno sforzo supremo di trasformare quel fiato in un bacio.
L’umore di Augie sembrava fluttuare con quello dei corvi. “Sono tristi” disse. Ma era lui.
“Per via dell’opera e dei Toccati e della mia vestaglia. Del fatto che non mi decido a sedurlo. Ma non posso. Non qui, uccellino. Non su un letto disfatto, tra gli umori di amanti che già non ricordo. Che non sono te.”
Augie si voltò. Per un attimo si accese quella scintilla negli occhi: “ho bisogno di te”.
Hugo sospirò. Quella richiesta, così candida da confonderlo (doveva accompagnarlo all’opera, poiché non si sentiva all’altezza di sedurre due Toccate probabilmente orrende) ebbene sì… quella sua preghiera era una delizia che Hugo intendeva rivendicare come un sacrificio. Esigeva un tributo. Piccolo. Simbolico. Come il medaglione, d’avorio traforato, che sugellava l’adesione di Augie al suo Club. Il Ferryman Club. Club di gentiluomini. Club di sesso (lo sguardo verde di foglia si accese ancora nel nominare il luogo sconveniente). Augie esitò, arricciò le labbra sottili, arrossì. Poi afferrando al volo il delicato oggetto lasciò la stanza.
“Preso” pensò Hugo mentre lo spiava dai rombi dell’inferriata. Il giovane era già in strada e, finalmente sereno, prendeva appunti e disegnava. Sereno, forse anche felice e eccitato, poiché il taccuino tremava nelle sue mani. Nell’altro rombo Hugo vide l’oggetto di quel disegno: un corvo, curioso e ilare, che ruotò il collo mobilissimo per incontrare lo sguardo di Swann. Egli lasciò scivolare la vestaglia sulla splendida pelle candida, mentre i suoi pensieri si facevano carne.
  
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