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Autore: Roberto Turati    09/06/2021    0 recensioni
Storia ideata e iniziata dal mio amico Jack02forever, autore su Wattpad, scritta in collaborazione tra lui e me.
 
[Monster Hunter World + Monster Hunter Stories]
 
Ambientata tra Monster Hunter World e MHW Iceborne. Quattro mesi dopo la sconfitta dello Xeno'Jiiva, la Commissione di Ricerca continua ad operare serenamente nel Nuovo Mondo. Ma una minaccia colpisce l'ecosistema: l'Orrore Nero, una malattia nata in un'estensione recondita del Vecchio Mondo, che affligge i mostri e li rende estremamente pericolosi. Per rimediare a ciò, la Gilda manda un Rider dal villaggio di Hakum, affinché aiuti la Commissione a debellare la malattia. Ma per Xavia Rudria, una cacciatrice della Quinta Flotta, la giovane Rider che si è offerta per l'incarico si rivelerà molto di più di quello che sembra...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Commissione di Ricerca'
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L’incubo di Ayla aveva qualcosa di diverso, quella notte. Era raro che ci fossero delle modifiche e, ogni volta che ciò succedeva, significava che il Fatalis voleva dirle qualcosa. A volte l'aveva fatto per annunciarle un evento futuro, altre soltanto per tormentarla perché ci provava gusto, soprattutto durante la sua infanzia. Ma quella volta era davvero strano.

Il cielo era ancora più scuro, ma non si trovava nel solito villaggio distrutto con tutti gli abitanti uccisi brutalmente. Anzi, non capiva dove potesse essere: attorno a lei si trovavano diverse macerie e strumenti di caccia distrutti sparsi in quello che sembrava un campo di battaglia. Guardandosi intorno, Ayla non si accorse di essere finita a pochi passi da una gigantesca creatura lunga distesa al suolo. Sobbalzò, saltando all’indietro, quando si rese conto di cosa fosse: quello era il Fatalis, ma aveva qualcosa di strano che le fece provare ribrezzo. Era un abominio: la sua testa e le sue ali erano ricoperte da luminose scaglie bianche, possedeva della peluria bianca sulla parte sinistra della testa e un enorme corno sul lato destro, molto più lungo degli altri. La sua coda, l’addome e i suoi arti anteriori erano corazzati da scaglie rosso cremisi, mentre il suo dorso e le zampe posteriori erano neri. Su tutto il corpo possedeva delle diverse chiazze di scaglie dei tre colori, disordinate e senza una composizione precisa. Stava ringhiando e si agitava in preda alle convulsioni. Ayla notò anche che pareva sofferente: quando si alzò lentamente, sollevando la testa e dispiegando le ali, aveva iniziato a respirare affannosamente. Emise un ruggito che fece tremare la terra: dalla sua bocca fuoriuscì una potente fiammata che si innalzò verso il cielo, da dove caddero diversi meteoriti incandescenti e fulmini rossi dopo qualche secondo.

La cacciatrice, che dovette inginocchiarsi per non farsi sbalzare via dalla scossa dovuta al ruggito, percepì tutto il dolore di quell’abominio innaturale. Occhi di Sangue si portò una mano alla bocca, disgustata da quell’orrenda creatura: si sentì in dovere di ucciderla. Afferrò la sua spadascia, immediatamente passando alla modalità spada e lanciandosi verso quell’essere... quando all’improvviso scomparve: al suo posto, seduta a terra mentre si teneva la testa, si trovava la figlia di Xavia. Ayla si fermò appena in tempo, con la lama della spada ad appena pochi centimetri dalla testa di Yuri. La ragazzina sobbalzò e la fissò con uno sguardo terrorizzato e confuso, mentre strisciava all’indietro affannata. Prima che Occhi di Sangue potesse dire qualsiasi cosa, sentì un altro ruggito alle sue spalle e un’enorme ombra si manifestò sopra di loro: voltandosi, Ayla fece appena in tempo ad intravedere il Fatalis, prima che lei e la ragazza fossero travolte da una gigantesca fiammata che bruciò entrambe.

Ayla aprì gli occhi di soprassalto, urlando. Affannata, si guardò intorno velocemente: era nella sua tenda, madida di sudore e con gli occhi strabuzzati. Era l’alba, a giudicare dalla luce che filtrava dal tessuto della tenda.

«Ayla! Tutto a posto?»

Gionata, che era già sveglio, sobbalzò al suo urlo e corse da lei.

«Io… il Fatalis… l’incubo… Yuri!»

«Calma, calma, sei sveglia ora! E Yuri? Cosa c’entra la ragazzina?» chiese il suo fidanzato, confuso quanto lei.

«L’incubo era completamente diverso, Gionata! Non ho ucciso nessuno! Non ero nel solito villaggio! Ho visto un essere raccapricciante che poi è diventato Yuri e... e... il Fatalis ci ha attaccate! Gionata, mi devi credere: lo ricordo ancora alla perfezione!»

Gionata si inginocchiò per guardarla negli occhi e, cercando di rassicurarla, le prese gentilmente le spalle:

«Ayla, fai un bel sospiro: sei più tesa di una corda!»

«Sì, giusto. Accidenti»

Gionata prese per mano la sua fidanzata e la incoraggiò, in tono gentile:

«Raccontami più nel dettaglio cos’hai visto nel sogno, va bene? Riusciremo a capirci qualcosa, insieme. Ne sono certo»

Ayla, allora, annuì prima di iniziare a spiegargli per filo e per segno il suo sogno: il rivoltante ibrido fra i tre Fatalis, il disgusto che le suscitava e il suo impulso di farlo fuori, l’improvvisa apparizione di Yuri e infine il Fatalis che per vent’anni l’aveva tormentata nei suoi sogni. Mentre raccontava il suo sogno a Gionata, le tornarono in mente le parole del professor Dehmoutvsu, un erudito wyverniano da Minegarde che aveva passato alcuni anni a Noroge, il villaggio natio dei due fidanzati, per "studiarla" da vicino: le aveva spiegato una teoria per cui la maledizione poteva intensificarsi se lo spirito del Fatalis si fosse avvicinato ad un suo simile. Erano forse questi gli effetti? Yuri contava come un suo simile, ora che possedeva anche lei un gene di Fatalis? Gionata si strofinò mento, pensieroso:

«Be’, è un cambiamento piuttosto radicale, non c’è che dire»

Ayla annuì, grattandosi le tempie:

«Non capisco cosa centri Yuri in tutto questo. Ha preso il posto di quell’abominio, prima che potessi ucciderlo»

«Il Fatalis stava cercando di comunicarti qualcosa... ti ha mostrato una chimera raccapricciante e la figlia di Xavia. Le due cose devono essere per forza collegate»

I due rimasero qualche minuto in silenzio a riflettere, prima che Gionata sbuffasse: «Cosa lega quella ragazzina ad un abominio fusione di tre Fatalis diversi?»

Ayla, improvvisamente, ebbe un'illuminazione: batté le mani, guardando il fidanzato:

«Il suo gene! Ma certo!»

«Che intendi?»

«Rifletti sui suoi poteri: Xavia ci ha parlato di un controllo quasi assoluto del fuoco, come un normale Fatalis! Poi, ad Astera, ha colpito il Makili Nova con un meteorite, come un Fatalis cremisi! E poi, qualche giorno fa, ha fritto un Legiana con delle scariche elettriche vermiglie, come un Fatalis bianco!»

Gionata strabuzzò gli occhi:

«Ha i poteri dei tre Fatalis? Quindi pensi che la chimera del suo sogno rappresenti una sorta di gene "misto"? È possibile una cosa del genere?»

«Che ne so? È l’unica spiegazione che riesco a dare al sogno. Devo parlare con lei! Il Fatalis odia gli umani, magari considera Yuri e i suoi poteri un'offesa; dev'essere per questo che voleva che la uccidessi, nel mio sogno»

«Certo, certo, però prima aspetta di rilassarti almeno un po’, se no va’ a finire che la terrorizzi! Dopo voglio proprio vedere che casino viene fuori» la interruppe Gionata, prendendole una mano gentilmente.

Il Makili Nova era preoccupato: quella notte aveva percepito una presenza. Non era la prima occasione in cui succedeva, da quando si era incarnato per la terza volta: già quando era rinato, la sentiva da qualche parte in cima ad una rupe, molto vicina all’erede di Redan. Poi, quando si era presentato ad Astera per sfidare il Miracolo Bianco, l’aveva avvertita in mezzo alla folla. Aveva un sospetto su cosa fosse, ma era così nascosta e così sopita che non riusciva a capirlo fino in fondo. Ma ora, quella presenza si era agitata all’improvviso e la sua rabbia era giunta fino a lui: quello era un Fatalis, l’unico mostro che doveva davvero temere. Avrebbe riconosciuto la sua furia tra mille e, quella notte, l’aveva sentita in tutta la sua possenza. Quando era rinato, non aveva la minima paura di essere fermato da un Fatalis come la prima volta: sapeva bene che non ce n’erano mai stati nel Nuovo Mondo. Eppure, eccone uno; chiaramente non era vivo. La presenza non era abbastanza concreta per essere fisica: era un fantasma. Il Makili Nova sapeva che a volte i Fatalis tornavano possedendo degli umani per vendicarsi dei loro assassini, ma quella era la prima volta che ne percepiva uno di quel genere. Se il Drago del Destino era nei paraggi, doveva stare molto cauto ed eliminare il posseduto al più presto, prima che il Fatalis lo distruggesse. 

Di notte il cielo si era rannuvolato e adesso pioveva. Era una pioggia tranquilla, ma insistente. Alcuni non se ne curavano e si occupavano delle loro faccende in giro per la nuova base come se niente fosse, mentre altri si aggiravano in fretta e furia imprecando, cercando di stare il meno possibile al bagnato e raggiungere le tende più in fretta che potevano. La nebbia era così fitta che si faceva fatica a vedere anche a cinque passi dal naso. Ayla, non sapendo dov’era Yuri, decise di andare da Xavia per chiederlo a lei, ma alla fine, non ne ebbe il bisogno: trovò la ragazza poco lontano dalle tende più esterne, sotto una rudimentale copertura in legno che doveva diventare il deposito delle armi. Mentre il suo Rathalos stava seduto, la ragazzina cercava di asciugare la sua sella con uno straccio. Ayla sospirò un’ultima volta, si sforzò di fare un sorriso caldo e le si avvicinò:

«Ciao, Yuri!»

«Ehi, Ayla! Devi dirmi qualcosa?» chiese la ragazzina, serena.

«Sì, è molto importante»

«Davvero?»

«Si tratta del tuo gene»

La figlia di Xavia scattò subito sull’attenti, confusa:

«Cosa?»

«È abbastanza complicato, ma devo davvero spiegartelo, per il tuo bene»

«Certo! Anzi, ti ringrazio: delle spiegazioni sarebbero davvero il massimo»

«Lo spirito del Fatalis dentro di me si è agitato a causa di quel gene. Stanotte, in sogno, mi ha mostrato la verità sui tuoi poteri»

Yuri, molto interessata, le chiese subito di andare avanti.

«Va bene»

Accanto all’impalcatura c’erano degli sgabelli, quindi ne presero uno per ciascuna e si sedettero faccia a faccia. Ayla decise di iniziare a parlare dell’incubo dovuto al Fatalis: Xavia le aveva riferito che Yuri aveva iniziato a sentirsi irrequieta ogni notte e a fare incubi, quindi voleva rassicurarla su questi ultimi come prima cosa.

«Dunque, hai cominciato ad avere un incubo in cui stermini tutti quelli che conosci e ne sei felice?» chiese.

Yuri strabuzzò gli occhi:

«Sì! Sì, è esattamente quello che vedo ogni notte!»

«Dunque è come la mia maledizione»

«Ti prego, dimmi che non succederà mai per davvero!»

«No, tranquilla. Sono io quella che deve temerlo»

«Oh, che sollievo! Comunque, mi dispiace tanto per te» aggiunse Yuri.

«Non fa niente, tranquilla. Inoltre, ci tengo ad avvisarti che l'incubo non sarà sempre uguale. Certe notti, potresti sognare due versioni diverse»

«Ovvero?» domandò Yuri, allarmata. 

«A volte si tratterà di visioni del futuro, filtrate e camuffate con delle immagini criptiche che capirai solo al momento giusto. Quando noi della Quinta Flotta stavamo navigando verso questo continente, sognai la Landa dei Cristalli anche se nessuno sapeva ancora che esistesse»

«Interessante! Allora d'ora in poi farei meglio a starci molto attenta, magari riuscirò a capire alcuni dettagli in anticipo. Qual è l'alternativa?»

«A volte, ti capiterà di rivivere alcuni giorni "di spicco" della tua vita. Spesso, io ho rivisto le peggiori offese che i miei compaesani mi rivolgevano da bambina, quando avevano paura di me. Nel sogno, ti sembrerà di essere una spettatrice invisibile: vedrai persino te stessa dall'esterno. Ti avverto, sarà strano; davvero molto strano»

Yuri era a dir poco stupita:

«Non me l'aspettavo per niente! Chissà quali episodi rivivrò io; magari alcune figuracce fatte da piccola ad Hakum?»

Ayla non trattenne un vago sorriso divertito, ma decise che era il caso di continuare:

«Ora, sai di che gene si tratta, giusto?»

Yuri sembrò confusa per un attimo, prima di parlare:

«In tutta onestà, ho qualche dubbio. Xander diceva che è un gene di Fatalis, ma la mamma è convinta che ci sia qualcosa che non quadra: i Fatalis normali non possono evocare rocce infuocate dal cielo o lanciare fulmini a comando. Non so nulla sui Draghi Neri, a parte le leggende tramandate su di loro»

Ayla le mise una mano sulla spalla e affermò:

«Questo mi porta al prossimo punto. So che potrebbe sembrarti una follia, ma non è il gene di un vero mostro»

«Cosa?»

«Nel mio sogno, ho visto un essere raccapricciante: un miscuglio fra i tre Fatalis. Subito dopo...»

Ayla ebbe un lieve sussulto e batté le palpebre: forse era meglio tralasciare il fatto che stava per ucciderla, nel sogno. Dunque riformulò in fretta e furia le sue parole:

«Subito dopo, quell’essere è svanito e sei apparsa tu, al suo posto»

Yuri era esterrefatta. Si poggiò una mano sul petto, dove Xander le aveva infuso il gene.

«Ho l'unione di tre mostri, nel mio corpo? Di solito, i geni si preparano con una Pietra del Legame e alzuni pezzi di tessuti animali. Chiunque abbia dato il gene a mio padre, ha fatto qualcosa che nessuno ha mai tentato: ha fuso insieme più parti di mostri differenti. Ah, che barbarie!»

«Questo, però, spiega alcune delle differenze tra noi due - le spiegò Ayla - Per esempio, il fatto che ti senti lucida quando la furia del Fatalis ti travolge: io perdo la testa, invece. Il gene non fa altro che donarti i poteri del Fatalis e permetterti di utilizzarli»

«Suppongo che tu abbia ragione» annuì Yuri.

La Rider era un po’ dispiaciuta per la cacciatrice. la maledizione del Fatalis aveva rovinato la vita di Occhi di Sangue, mentre adesso che pure lei era in una condizione simile era saltato fuori che in verità erano completamente diverse.

«Oltre a quello che hai già potuto vedere, hai un altro potere: le tue ferite guariscono molto più in fretta del normale, persino quelle permanenti»

«Be', in realtà lo sospettavo. Ricordo ancora quando il Makili Nova mi ha sbattuta contro il tavolo di pietra della mensa, ad Astera: soffrivo così tanto che non riuscivo a urlare, avrei giurato di essermi rotta la schiena; eppure, pochi minuti dopo, non sentivo più niente! Dunque è opera del Fatalis?»

Ayla annuì, prima di affermare:

«Bene, ora non spaventarti più, se dovessi riportare ferite gravi o mortali: sopravvivrai»

«Davvero? Come fai ad esserne sicura? Voglio dire, persino quando dovrei morire sul colpo?»

Ayla si strinse nelle spalle, guardandosi attorno:

«Se mi prometti di mantenere il segreto, posso dirtelo, Yuri»

«Eh? Sì, d’accordo. Te lo prometto» annuì la ragazzina, titubante. 

La cacciatrice si era incupita nel dirglielo, forse non voleva parlargliene, ma la curiosità per Yuri era troppa. Occhi di Sangue, allora, sospirò, prendendo coraggio:

«Una volta, anni fa, sono morta»

«Cosa?!» Yuri strabuzzò gli occhi, incredula.

«È la verità. Ti ho già parlato di Mordicchio?»

La ragazzina scosse la testa, ma le disse che quel Deviljho selvaggio era talmente famoso che addirittura ad Hakum era giunta voce di cosa faceva ad ognuno dei suoi sfidanti, nell'arena di Pokke.

«Allora te la faccio breve. Lo sfidai e mi stracciò senza fatica. Ebbene, in quell’occasione morii, ma ritornai: il Fatalis non mi permette di morire, vuole tenermi viva per continuare a farmi soffrire e tormentarmi. È per questo che non rimango lucida quando mi infurio: lui vuole che sia così. Mi ha resa quella che sono perché voleva che tutti avessero paura di me e mi lasciassero sola nel mio sconforto. Per fortuna, però, non è il tuo caso; dubito che un pezzo di carne infuso in te abbia una coscienza»

Yuri, sentendo la nota di tristezza che aveva investito Ayla parlando di ciò, le disse d’istinto che le dispiaceva tanto.

«Non preoccuparti per me: ormai ci sono abituata, non è più un problema. Anzi, non saprei immaginare come sarei senza la maledizione: ormai è parte del mio essere»

«Capisco»

Senza perdere altro tempo, Ayla passò all’ultima cosa da dire, la più importante:

«Ora sai molto meglio quello che ti succede. Ora, tieni a mente questo, perché è fondamentale: non devi mai e poi mai vedere questa tua condizione come un male. Accettalo senza credere che ti possa rovinare, perché se riesci a crederci, vedrai che alla fine diventerà come un valore aggiunto! – appoggiò una mano sulla spalla di Yuri e le sorrise – Certe cose possono sembrare la peggior sorte di sempre, come possono sembrare la migliore: dipende tutto dai punti di vista. Hai l’anima e i poteri di ben tre Fatalis? Pensa ai vantaggi che ti può portare! Non farti spaventare dall’incubo: è solo un piccolo effetto collaterale, nient'altro!»

Yuri sembrò ispirata dalle sue parole, pareva quasi rifiorita con una nuova energia e voglia di vivere:

«Questo è quello che hai fatto tu, vero?»

«Certamente! Anzi, per te sarà ancora più facile, visto che non sei maledetta e sei in grado di controllare i questi poteri. Se riuscirai a conviverci, vedrai che ti accorgerai solo del lato buono di questa cosa»

Yuri si alzò e le rivolse un sorriso radioso:

«Grazie, Ayla! Grazie sul serio!»

«Di niente, ho fatto il mio dovere» rispose la cacciatrice.

La Rider, a quel punto, si alzò, tolse la sella a Ratha e si allontanò, ringraziando ancora una volta la cacciatrice per la loro chiacchierata. Il Rathalos, invece, rimase dov’era: non gli andava di bagnarsi di nuovo la membrana delle ali, dopo alzarsi in volo era tre volte più faticoso. Ayla, rimasta sola, si alzò e guardò il cielo nuvoloso per un istante:

"Ora devo solo sperare che la teoria di quell'erudito wyverniano non comprenda anche Yuri" pensò, tesa.

Dopo qualche secondo, però, la cacciatrice sospirò, a occhi chiusi. Si mise le mani sui fianchi e tornò verso la sua tenda:

“Meglio raggiungere la squadra. Oggi ci saranno parecchi minerali da raccogliere” si disse.

«Ehi, scusami! Posso chiederti una cosa?»

Gionata, che si stava dirigendo alla sua tenda dopo aver parlato col fabbro per fargli controllare la sua lancia-fucile, si sentì chiamare. Voltandosi in direzione della voce, notò che si trattava della Rider albina. Ayla gli aveva parlato di lei dopo la sua sfuriata di un paio di giorni prima, quindi non sapeva cosa aspettarsi da lei.

«Che c’è?»

«Sei il fidanzato di Occhi... cioè, di Ayla, giusto?» la bionda si corresse immediatamente, prima di dire quel soprannome.

«Sì, sono io. Perché?» le chiese, stranito dalla domanda.

«Ottimo. Due giorni fa, l’ho fatta veramente infuriare e volevo trovare un modo per scusarmi. Sono stata veramente una stupida a continuare a vantarmi in quel modo, aveva ragione. Però non trovo alcuna idea su cosa potrei fare»

«E così sei venuta a chiedermi un suggerimento» intuì Gionata.

Irene annuì e i
l cacciatore si portò le mani al mento, pensieroso, prima di schioccare le dita:


«Ci sono! Ayla adora fare dei braccialetti: ne ha fatti diversi con delle scaglie di mostro, ma l’ultimo che voleva fare era con diverse pietre preziose importate dal Vecchio Mondo. Le ha raccolte praticamente tutte e ha chiesto al capitano del mercantile se poteva recuperare l’ultima per completarlo; però tutta la merce è andata persa per colpa dei Plesioth di quel pazzo e quindi non ha ancora potuto completarlo»

«Capisco. Quale pezzo le manca?»

«Della dundormarina. Quando tutto questo casino sarà finito, forse potresti portargliene un po’ per farti perdonare: ti assicuro che funzionerebbe!»

Gionata non notò che Irene si era accigliata improvvisamente, pensierosa.

«Va bene. Grazie mille per l’aiuto!»

Detto questo, la Rider corse via verso la sua tenda, lasciando Gionata da sola, che scrollò le spalle e riprese la sua strada verso la sua tenda.

QUALCHE ORA DOPO...

Nonostante le parole che aveva detto ad Ayla, Yuri non riusciva a smettere di pensare a quello che avevano scoperto: un gene misto di tre Fatalis: non sapeva cosa fare. Doveva dirlo ai suoi amici? A sua madre? Il cielo si era ormai rasserenato, quindi la ragazza stava approfittando di quel momento di pausa e tranquillità per fare una passeggiata al limitare della tendopoli. Stava seguendo l’ordine di Redan, certo, ma non riusciva comunque a starsene nella sua tenda a non fare niente: Ross, Lucille e Irene erano partiti quella mattina per visitare l’ultimo bioma del Nuovo Mondo in cui non erano stati. Sua madre e Mikayla, invece, aiutavano a tenere a bada i mostri infetti. Sospirando, Yuri si sedette su un corallo a strapiombo sulle profondissime gole della Valle Putrefatta, lievemente sconsolata: si sentiva l’unica inutile, in quel momento. 

All’improvviso, avvistò un Astalos nel cielo: Mikayla stava rientrando alla base. Le venne in mente un’idea: si tirò su in fretta, andando verso le scuderie improvvisate dove erano sistemati i loro mostri. Doveva parlarne il prima possibile con sua zia. Come si aspettava, l’Astalos e Mikayla atterrarono a qualche metro dalle scuderie: appena lei scese dal dorso di Asta, Yuri fece un respiro profondo per farsi coraggio, prima di avvicinarsi.

«Ehi, Mikayla?»

Mentre accarezzava Asta per complimentarsi con lui per l'ottimo lavoro che avevano svolto nell'ultima spedizione contro i mostri infetti, la donna-Zinogre si sentì chiamare dalla nipote e si voltò a guardarla, sorpresa:

«Oh, ciao Yuri! Tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?» le chiese con gentilezza, notando l’espressione sul suo volto: pareva piuttosto tesa.

Dopo una breve esitazione, la ragazza si decise a parlare:

«Dunque, volevo chiederti una cosa, ma per favore, non dirlo alla mamma! Glielo dirò io più tardi!»

Mikayla sollevò un sopracciglio, scrollando le spalle:

«D’accordo. Bene, allora, cosa vorresti chiedermi?»

«Ayla ha scoperto qualcosa in più sul gene che quello schifoso di mio padre mi ha infuso»

«Occhi di Sangue? E che cosa ha scoperto? E come, soprattutto?»

«L'ha scoperto in sogno, ma questo non è importante. Il fatto è questo: ha scoperto che il mio gene è in realtà un miscuglio ottenuto utilizzando tutti e tre i Fatalis conosciuti. Stamattina me ne ha parlato e non riesco proprio a togliermi dalla testa le sue parole»

Yuri si grattò il capo, abbassando lo sguardo. Sua zia sbarrò gli occhi:

«Frena, frena; cos’ha fatto mio fratello? È possibile creare un gene con più mostri?»

Mikayla si massaggiò le tempie. Mentre faceva parte dei Servi del Flagello con Xander, non aveva mai sentito parlare di nulla del genere; Yuri le disse che le avrebbe spiegato più nel dettaglio in seguito.

«Quello che mi ha detto è stato di cercare di concentrarmi sui lati positivi della mia “condizione”. Credo che questo lato positivo siano i poteri che mi dà il gene!»

«Buon per te, ma cosa c’entro io con tutto questo?» chiese Mikayla, grattandosi il collo.

«Volevo chiederti: mi aiuteresti ad allenare i miei poteri?»

«Allenarti? Io?»

Sua nipote incrociò le braccia e chinò il capo, sospirando:

«Sì! Finora li ho usati solo d'istinto e presa dalla furia del Fatalis. Adesso, anche se mi concentro, non riesco a ricreare quell’alone di fuoco, a evocare un meteorite o a lanciare fulmini. Speravo che tu potessi aiutarmi, visto che hai molta più esperienza di me con i tuoi poteri e...»

Mikayla alzò la mano gentilmente, interrompendola:

«Yuri, apprezzo il pensiero, ma nemmeno io ci so fare così tanto»

Questa volta fu Yuri a guardarla sorpresa:

«Come?»

«È vero: è Mikie quella che ha padroneggiato del tutto i poteri del gene. Il massimo che posso fare io è questo»

Detto ciò, Mikayla alzò le braccia e tese le dita: i suoi avambracci furono ricoperti da luminose saette azzurre, che sparirono dopo pochi secondi.

«Posso anche lanciare deboli scariche elettriche, ma non è neanche un pizzico di quello che sa fare lei»

Hai finito di deprimerti, Mikayla?

«Ehi, stavo parlando bene di te!» ribatté ad alta voce, incrociando le braccia.

Yuri per un momento parve confusa, prima di capire che sua zia stava parlando con l’altra se stessa.

Certo, sono più brava di te con i nostri poteri. E allora? Li ho usati quasi dieci anni e ho combattuto fino a perdere il conto, mentre tu non hai mai cercato di imparare. Se ti metterai d’impegno e seguirai i miei consigli, sono sicura che mi raggiungerai in fretta! Se vuoi, posso insegnare sia a te, sia a Yuri! Ovviamente parlo solo dell’elettricità: il fuoco non ho idea di come possa controllarlo. Per non parlare delle meteore.

La donna giocherellò coi suoi capelli e riportò le parole della voce nella sua mente:

«Dice che potrebbe aiutarci lei a fare pratica. Però non possiamo fare molto per gli altri tuoi poteri: possiamo aiutarti solo con i fulmini. E per favore, non incendiare nulla! Ti supplico»

Yuri scosse velocemente la testa:

«No, no! Tranquilla, so della tua fobia! Non lo farei in ogni caso!»


La donna fece un respiro profondo per calmarsi, prima di sorridere alla ragazza e metterle le mani sulle spalle.

«Va bene allora. Comunque cerca di non esagerare, va bene? Redan ti ha detto di riposarti, non è vero?»

Yuri strabuzzò gli occhi:

«Cosa? Come fai a saperlo?»

«Me l'ha detto Xavia.»

«E ci credi? Voglio dire, non ti sembra strano?» la ragazza abbassò lo sguardo.

Mikayla sorrise:

«Yuri, sono pur sempre tua zia! Mi fido di te più di chiunque altro. Il fantasma del primo Rider riposa nella tua Pietra del Legame, ti ha parlato e ordinato di rimanere a riposo? Non è poi così tanto assurdo»

La donna ridacchiò, strappando un mezzo sorriso a Yuri.

«Giusto. Grazie, Mikayla»

«Figurati! Allora, domani iniziamo il nostro allenamento? Ci stai anche tu, Mikie?»

«Per me va bene. A domani allora, Mikayla!»

Detto questo, la Rider lasciò la zia e l’Astalos da soli alle scuderie: Asta iniziò a strusciare la membrana del corno sul fianco della padrona, ansioso di farsi togliere la sella per potersi finalmente riposare.

«Qui può andare bene!»

Yuri scese dal dorso del suo Legiana e rassicurò sua madre, indicando uno spiazzo abbastanza sgombro appena davanti a loro: le vette degli Altipiani Corallini non occupavano troppo spazio e il terreno era abbastanza uniforme per prendere confidenza con la cavalcatura. Oltretutto, il suolo era ammantato da una coltre di sabbia candida: ottimo per attutire le cadute. Appena rientrata dalla sua caccia del giorno, Xavia aveva chiesto alla figlia se poteva aiutarla con Oda come le aveva chiesto la serata prima. Ovviamente Yuri aveva accettato, contentissima di poterle essere d’aiuto. Mentre il fabbro e i suoi assistenti progettavano una sella su misura per l’Odogaron, Lucille aveva accettato di prestare loro la sella del suo Midogaron, dato che avevano un fisico all’incirca simile.

«Yuri, sei sicura che questo sia necessario? Insomma, sono già in grado di rimanere attaccata ad un mostro in corsa»

La prima cosa che era venuta in mente alla ragazza fu quella di aiutare la madre a prendere più confidenza con l’Odogaron: da quello che aveva visto durante le sue spedizioni alla Valle Putrefatta, erano mostri estremamente rapidi e agili. Non erano la migliore scelta come primo mostro di un nuovo Rider, quindi quello era il punto principale su cui iniziare a lavorare.

«Rimanere aggrappata a un mostro e cavalcarne uno sono due cose completamente diverse - spiegò Yuri, accarezzando Legi - In un caso, stai lottando con il mostro e agisci in base a quello che fa; nell'altro caso, invece, sei tu a dire al mostro cosa fare»

A dimostrazione di quanto aveva appena detto, la ragazza batté i talloni sui fianchi di Legi: il Legiana, allora, iniziò a camminare verso il centro della vallata. Yuri, di colpo, tirò le redini e reclinò la schiena all'indietro: Legi sbatté velocemente le ali, alzandosi in volo e sollevandosi da terra di diversi metri.

«Ovviamente Oda non sa volare, ma in sostanza il concetto è lo stesso!»

«Capito»

Yuri fece atterrare Legi, prima di scendere dalla sua sella e accarezzarle il collo: 

«Ricordati che sono pur sempre esseri viventi: anche loro hanno dei limiti che non possono superare.».

La ragazza, quindi, si avvicinò alla madre battendo la mano sul fianco di Oda:

«Posso provare a cavalcarlo per qualche minuto? Così posso farmi un’idea di cosa consigliarti»

«Certo, fai pure» annuì Xavia, sorridendole.

Yuri annuì, saltando in groppa all’Odogaron e afferrando le redini dopo avergli accarezzato il collo per qualche attimo: il Legiana ne approfittò per avvicinarsi a Xavia, quindi Yuri strinse le redini e batté con forza i talloni sui fianchi del wyvern zannuto. L’Odogaron, allora, ringhiò e partì di corsa: si mosse molto velocemente, sfrecciando di fronte a Xavia. Nonostante la sua velocità, Yuri riusciva a tenere la situazione sotto controllo senza agitarsi: impugnava saldamente le redini, muovendosi quanto bastava per seguire i movimenti del dorso del mostro. Xavia si ritrovò ad ammettere che Yuri aveva ragione: lei non sarebbe riuscita a farlo, se gliel’avesse chiesto così su due piedi. Yuri continuò a far riscaldare Oda per diversi minuti, facendolo correre per tutto lo spiazzo: alla fine, sorrise e prese ad accarezzargli il collo, dandogli un pezzo di carne essiccata che si era portata. Oda uggiolò contento, divorando il pezzo di carne in un secondo. Avendo appena mangiato, il suo sangue si pressurizzò: prese ad ansimare, le venature delle grinze sul suo dorso si illuminarono di arancione e un'intensa voluta di vapore iniziò ad uscirgli dalla bocca. 

«Bene! Pronta, mamma?» chiese Yuri, scendendo dal dorso del mostro e camminando con lui verso la madre tenendogli le redini.

«Sì, penso di sì» disse Xavia, un po’ insicura ora che era arrivato il suo turno.

«Mamma, stai tranquilla: appena avrai preso la mano con le basi, vedrai che non è così complicato adattarsi anche ad altri mostri! Spero di riuscire ad insegnarti abbastanza bene: non l’ho mai fatto prima»

La ragazza si grattò il collo, imbarazzata.

«Sono sicra che ce la farai, Yuri! Sono nelle tue mani» le sorrise Xavia. 

Yuri annuì, ricambiando il sorriso. 
La ragazzina aiutò la madre a montare sulla sella dell’Odogaron e, visto che era parecchio più in alto rispetto a dove arrivava, Yuri chiamò Legi e salì in piedi sulla sua schiena per raggiungere la madre.

«Bene, mamma, ricordati solo questo: devi cercare di non agitarti e tenere ben salde le redini, qualunque cosa accada. Oda è già ben addestrato: Xander almeno sa fare bene il suo lavoro da Rider»

La ragazza sospirò, accorgendosi troppo tardi di aver riconosciuto un merito a suo padre per sbaglio. Xavia sorrise, scuotendo la testa, prima che Yuri continuasse a spiegare:

«La cosa più importante è riuscire a mantenere l’equilibrio per rimanere bene in sella: il resto verrà da sé. Batti una volta i talloni sui suoi fianchi per farlo iniziare a camminare e seguici, va bene?»

Detto questo, Yuri si sedette sul dorso di Legi prima di tirare un colpetto con gli schinieri: il Legiana, allora, prese a camminare di fronte all’Odogaron, in linea retta.

«D’accordo»

Xavia annuì, facendo come la figlia le aveva detto: batté i talloni sui fianchi di Oda, ma senza metterci troppa forza. Il risultato fu solo un lieve sussulto da parte del wyvern zannuto, che la guardò con la coda dell’occhio confuso.

«Stai tranquilla, sono pur sempre dei mostri: mettici un po’ più di forza, ma non troppa, va bene? Altrimenti partirà alla massima velocità»

«Va bene»

Xavia riprovò e questa volta ci riuscì: l’Odogaron iniziò a camminare in avanti lentamente, seguendo il Legiana pacificamente. La cacciatrice lo trovò quasi buffo, dato che normalmente quei due mostri si contendevano il titolo di predatore dominante degli Altipiani Corallini.

«Benissimo! - esclamò Yuri - Per fermarlo, semplicemente tira le redini verso di te e sposta il peso all’indietro: tienile sempre ben strette fino a quando non ti senti abbastanza confidente. Ci vuole molta pratica per tenere le mani libere mentre cavalchi un mostro, quindi non scoraggiarti!»

Xavia rimase in silenzio, annuendo, e Yuri continuò a illustrarle le basi con delle semplici dimostrazioni: come far cambiare direzione al mostro, come regolare la velocità.

«Sono comunque in grado di adattarsi per conto proprio, in ogni caso - spiegò la ragazza, facendo rallentare Legi e affiancandosi alla madre mentre continuava a far camminare Oda - Se dovesse vedere un ostacolo nel percorso, ad esempio, non è necessario che sia tu stessa a dare l’ordine di evitarlo: il trucco sta nel mantenere la calma e fidarsi del mostro intervenendo solo quando necessario. “Fidati del tuo mostro e si fiderà di te”. Nei legami più stretti, i mostri riescono persino a percepire lo stato d’animo del loro Rider»

«Sicura che non hai mai insegnato a nessuno? Dico sul serio: sei proprio brava»

Le parole di sua madre fecero arrossire Yuri, che distolse lo sguardo con una risatina imbarazzata. La ragazzina ripensò con nostalgia alle lezioni di Dan e rispose:

«Ho avuto un bravo maestro. Forza, ora proviamo ad aumentare un po’ il passo, va bene? Stacci dietro!»

Yuri batté due volte i polpacci contro i fianchi del wyvern volante e Legi superò velocemente l’Odogaron, allontanandosi di qualche metro.

«Ah! Aspetta!» sobbalzò Xavia. 

Accarezzò brevemente il collo di Oda, prima di fare come la figlia ma mettendoci troppa forza e inavvertitamente tirando le redini: l’Odogaron si alzò improvvisamente sulle zampe posteriori e la cacciatrice, non aspettandoselo, perse l’equilibrio e cadde dalla sella, distesa a terra nella sabbia.

«Oddio, mamma! Scusa, scusami tanto!»

Yuri scese velocemente dal dorso del Legiana e correndo dalla madre e dal mostro, che teneva il muso basso dispiaciuto. Xavia si rimise seduta, prima di ridacchiare scrollandosi un po’ della sabbia di dosso:

«Be’, è normale cadere qualche volta, no?»

«Sì, però mi spiace! È stata colpa mia, ti ho colta di sorpresa!»

Xavia le diede una pacca sulla spalla e la rassicurò:

«Sto bene, sul serio. Forza, riproviamo! Questa volta vi prenderemo, vero, Oda?»

L’Odogaron abbaiò, contento che la cacciatrice non si fosse ferita, leccandole una mano e facendola ridacchiare.

Ayla e Gionata si stavano rilassando davanti al fuoco da campo di fronte alla loro tenda, dopo quella lunga giornata passata a raccogliere materiali, quando Occhi di Sangue si sentì chiamare in lontananza. Riconobbe subito la voce e sbuffò, leggermente tesa: si trattava di Irene. La sfuriata dell’altro giorno, riflettendoci da lucida, le era parsa un po’ troppo esagerata. Yuri, però, le aveva detto che era servito a qualcosa, raccontandole che l’amica aveva promesso loro che avrebbe cercato di lavorare al suo carattere.

«Ehi! Ciao, Ayla!»

Irene, imbarazzata, si sentì lievemente in soggezione quando gli occhi rossi della cacciatrice si posarono su di lei. Ayla notò che teneva le mani dietro la schiena.

«Ascolta, volevo scusarmi per quello che è successo l’altro ieri. Ho passato tutto il tempo a vantarmi con te, mi meritavo tutto quello che mi hai detto»

«Non fa niente, tranquilla - le disse gentilmente Ayla - Possiamo metterci una pietra sopra, va bene? Ammetto di avere un po’ esagerato anch'io»

«No, affatto: tutto quello che hai detto era vero, semplicemente tutti si erano abituati al mio carattere e nessuno me l’aveva mai detto. Voglio scusarmi come si deve»

L’albina esitò per qualche momento, sotto lo sguardo di Ayla e Gionata, prima di prendere coraggio e allungare le mani di fronte a sé:

«Voglio regalarti questo!»

La cacciatrice strabuzzò gli occhi: tra le mani della Rider si trovava un grosso pezzo di dundormarina. Guardò Gionata per un istante, sorpreso quanto lei, prima di guardare di nuovo Irene, che riprese a parlare:

«Volevo chiederti scusa dandoti qualcosa, ma non mi veniva in mente nulla; così ho chiesto consiglio a Gionata che mi ha detto che avevi bisogno della Dundormarina per completare un bracciale»

«Be’, non mi aspettavo che ne avessi un pezzo con te!» disse Gionata, sorpreso.

«Sai, in realtà questo è un mio portafortuna: Silva, il mio maestro, è sia un Rider che un espertissimo marinaio e commerciante. Uno dei miei primi incarichi è stato quello di scortare delle merci da Tanzia fino a Dundorma. È stato uno dei viaggi più sfiancanti della mia vita; comunque, dopo aver completato la mia missione, il mio maestro mi ha regalato questa pietra per i miei sforzi e da allora è il mio portafortuna! La porto sempre con me durante un viaggio. Ma sono disposta a dartela se significa che posso farmi perdonare!»

«Non saprei» fu la risposta di Ayla.

«Per favore, accettalo! Insisto! È uno dei primi regali del mio maestro e mi ha accompagnata in molte avventure: prendilo, prima che cambi idea» scherzò l'albina.

Dopo qualche altro minuto di esitazione, Ayla accettò, prendendo il minerale dalle mani della Rider.

«Grazie mille, Irene!»

«Di niente! Sono felice che siamo pari, adesso. Siamo pari, giusto?» 

Quando Ayla annuì e le sorrise, Irene sembrò sul punto di fare i salti di gioia. Poi si schiarì la voce e disse:

«Comunque, volevo chiederti un’altra cosa, dopo quello che mi hai detto l’altroieri. Solo se vuoi rispondere, ovvio! Altrimenti me ne vado»

«Certo, chiedi pure» le rispose la cacciatrice, un po’ sorpresa.

«D'accordo. Hai detto di aver affrontato un Gore Magala a quattordici anni, come me. Com’è successo? Cioè, so che sono molto rari: ho dovuto faticare molto per riuscire ad affrontarne uno»

Ayla si grattò il collo:

«Oh, quello. Ti risparmio tutti i dettagli, ma i miei genitori sono i due Grantalenti, i cacciatori che sconfissero lo Shagaru Magala sui picchi vicino a Cathar. Vista la mia “bravura”, per così dire, hanno voluto spingermi un po’ e ho affrontato un Gore Magala giovanissima»

«Davvero? Sono stati imprudenti, per quanto mi riguarda» commentò la ragazza.

 Questa volta a parlare fu Gionata, richiamando l’attenzione di entrambe:

«E perché, i tuoi? Voglio dire, perché tu crescessi così egocentrica, non devono averti prestato troppa attenzione. Credo che avessero i loro bei problemi»

Irene si scurì in voltò all’improvviso, distogliendo lo sguardo, e Ayla tirò una gomitata al suo ragazzo. Lui non fece in tempo a protestare, perché iniziò a parlare la Rider:

«In un certo senso, hai ragione. Non ho mai incontrato i miei genitori. Sono orfana» disse, imbarazzata. 

Gionata la osservò un po’ dispiaciuto e si scusò per il commento troppo duro.

«Non fa niente, non potevi saperlo. Non sono neanche originaria di Hakum: so che potrà sembrarvi un’assurdità, ma è la verità. Sono stata portata al villaggio quando avevo appena tre mesi da un Rathalos azzurro»

«Un Rathalos azzurro?» chiese Ayla, sorpresa.

«Sì, me lo ha detto il capovillaggio: con sé aveva un foglio di carta col mio nome e cognome e la mia età, nient’altro. Dopo che vide che ero al sicuro, volò via. Qualche giorno dopo, le pattuglie di Hakum trovarono un villaggio dall’altra parte delle colline di Pondry completamente devastato e il Rathalos azzurro si trovava lì, come se stesse visitando un cimitero. Crediamo che io in realtà venga da lì e che quel mostro appartenesse a un Rider del villaggio che voleva condurmi in salvo»

«Mi dispiace tanto, non volevo rievocarti questi ricordi - si scusò di nuovo Gionata - Però, sai, a volte non conoscere i tuoi genitori può essere una fortuna immensa. Non so cosa darei, per dimenticare mio padre»

Prima che Irene potesse dire qualcosa, Gionata scosse la testa e riprese a parlare:

«Solo per dirtene una, quello stronzo è anche il mio agente e ha approfittato di un nudo che ho disegnato di Ayla una sera in cui eravamo entrambi ubriachi, rifilandolo al mio editore che gli ha addirittura dato un aumento!»

Ayla divenne paonazza quando il suo fidanzato tirò fuori quella storia, coprendosi il viso, e anche Irene divenne rossa come un pomodoro a sentirlo.

«Cosa?!»

La ragazzina non riusciva a formulare una frase completa, sia per l’imbarazzo, sia per il disgusto che provava per quell’uomo.

«Mi dispiace per te! Che bastardo!» disse infine.

«E non è tutto: per salvare la Casa editrice dalla bancarotta, è venuto qui di persona dal Vecchio Mondo per farmi disegnare un calendario sensuale. Hai mai incontrato Avhi Itvivi?»

«Credo di no: il nome non mi dice niente» scosse la testa la ragazza.

«Vorrei fare una battuta sulle sue splendide forme, ma ti basti sapere che è stata lei la modella di quel calendario»

Irene era a dir poco scandalizzata e si scusò con Gionata per avergliene fatto parlare.

«Suppongo di essere fortunata, in un certo senso, a non sapere nulla di chi fossero i miei genitori. Yuri ha fatto una brutta scoperta, con suo padre» mormorò la ragazza.

«Già. Se non altro, ha un'ottima madre» commentò Gionata.

I tre rimasero diversi minuti in silenzio, prima che Irene decidesse di congedarsi.

«Grazie ancora per la dundormarina!» le disse Ayla, sorridendole.

«Di niente! Grazie per la chiacchierata e per avermi aperto gli occhi, Ayla! E anche per avermi perdonata! Ci vediamo!»

   
 
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