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Autore: LadyHeather83    10/06/2021    2 recensioni
Marinette, a causa di un errore, ha dovuto rinunciare ad essere la guardiana dell Miracle Box.
E la notizia, della perdita di memoria della ragazza, rimbalzerà tra i corridoi della scuola, arrivando alle orecchie di Adrien.
Un dubbio assale la mente del ragazzo, che sia proprio lei la sua lady?
ATTENZIONE!!! Contiene spoiler sulla quarta stagione
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ricordati di me

*

Capitolo 12

*

“Caro diario…

Gliel’ho chiesto, e non so nemmeno come abbia fatto quella domanda uscire dalla mia bocca.

In passato, che poi tanto passato non è, non riuscivo a spiaccicare due parole in croce davanti a lui, figuriamoci chiedergli che cosa prova per me.

Che poi…quale motivo mi ha spinto a farlo? Forse perché la vecchia me era riuscita ad avere il sopravvento e a manovrare i fili dei neuroni che controllano la parola?

Un gesto involontario quindi…ma non è questo il punto, ormai la frittata era stata fatta, tanto valeva aspettare la sua risposta.

Lo so, sei curioso di sapere che cosa Adrien pensa di me, di cosa prova.

Lo vorrei sapere tanto anch’io giunti a questo punto.

D’un tratto mi sento stupida e vorrei tanto non avergli posto un simile interrogativo.

Nei suoi occhi ho letto ansia, terrore, paura e smarrimento.

Un po' quello che è successo a me mentre ricordavo la prima volta che c’eravamo incontrati e stando a quanto scritto relativamente a quella giornata, innamorata perdutamente di lui.

Diario…ci si può innamorare due volte della stessa persona?

Perché credo sia quello che è successo a me oggi.

E se ci penso ancora, dentro di me ho ancora quella sensazione di leggerezza che non mi lascia andare, come il viso di Adrien che continua ad apparirmi nella mia testa ogni volta che provo a chiudere gli occhi.

Mi volge quello sguardo magnetico e non riesco a staccargli gli occhi di dosso, sono rapita da lui, come una falena attratta da una fiamma.

Ho paura di scottarmi, ma ormai credo sia tardi…

Che cosa devo fare?

Io voglio RICORDARE! Sapere il perché non ho potuto confessargli apertamente i miei sentimenti.

Ricordare di tutti i momenti felici passati insieme.

Ricordare delle nostre avventure come Lady Bug e Chat Noir.

(Si Diario…Adrien era Chat Noir!!!)

Ma più vado avanti e più mi rendo conto che questo sarà impossibile, ho degli sprazzi ogni tanto, solo frammenti che non riesco a collegare tra di loro.

A volte mi chiedo se sono solo sogni, se ho vissuto per davvero quelle cose oppure uno scherzo del mio subconscio.

*

Marinette in preda ad una crisi di rabbia e disperazione gettò il diario in un angolo della sua stanza provocando un tonfo sordo.

Portò le ginocchia vicino al petto e le cinse con le braccia, infilando poi la testa al loro interno.

Pianse.

Ormai lo faceva quasi tutti i giorni.

In silenzio. Da sola.

Rannicchiata in quell’angolo della sua camera.

Senza che nessuno la potesse sentire, a volte soffocava i singhiozzi dentro il cuscino e non solo, spesso liberava al suo interno delle urla.

Quelle lacrime erano tutte per Adrien.

Aveva capito di amarlo. Di nuovo. Ancora.

Nonostante la sua mente avesse cancellato i suoi ricordi, l’amore che provava per quel ragazzo era risalito a galla.

Questo a prova che il destino e l’amore vincono sempre, anche se al momento sembrava che non fosse proprio così.

Aveva dimenticato il cuscino sulla chaise long, quindi le sue urla furono udite da sua madre Sabine fin giù in pasticceria.

Si era precipitata subito al piano di sopra senza nemmeno togliersi il grembiule cucito dalle sapienti e abili mani di sua figlia per il suo compleanno, con il quale serviva i clienti.

Aveva chiuso con due mandate la porta principale e appeso un cartello con scritto “TORNO SUBITO”.

Tom non aveva potuto sentire la disperazione di sua figlia, fortunatamente stava aggiungendo degli ingredienti all’impasto che girava e rigirava nell’enorme planetaria.

“Salgo un attimo, tesoro!” Gli aveva detto, ma lui non aveva ascoltato, canticchiava a mezze labbra una melodia, un motivetto che piaceva molto a Marinette e che intonavano insieme quando lo aiutava con le ordinazioni.

*

La trovò con le mani nei capelli, gli occhi gonfi e rossi, e appena Marinette la vide aprire la botola corse ad abbracciarla e a singhiozzare ancora più forte.

“Mamma…”

“Amore mio, che cos’è successo? Ti ha fatto qualcosa Adrien?” Non lo pensava in grado di farle del male, ma glielo chiese d’istinto, senza pensarci.

Lei negò con il capo mentre strofinava il volto nel suo petto “No, n-no, l-ui è è sempre gen-gentile co-con me!”

Sabine le accarezzò amorevolmente la testa scompigliata e la cullava tra le sue braccia com’era solita fare quand’era ancora in fasce per placare il suo pianto.

In quel caso era facile, bastava dondolarla e coccolarla qualche minuto prima che si riaddormentasse e dimenticasse…ora era arrivata per lei la parte più difficile.

Un’adolescente in preda alle crisi esistenziali, amorose e in più smemorata.

“Scusami, lo so. Non dovevo chiedertelo.” Le alzò poi il volto con due dita “…ti va di parlare davanti ad una cioccolata calda?”

Marinette tirò su con il naso e volse lo sguardo all’orologio attaccato alla parete “Sono quasi le sette di sera…non mi rovinerò la cena?” Quella raccomandazione se la ricordava bene però.

“Giusto!” Sabine aveva perso la cognizione del tempo. Fuori il cielo era ancora chiaro, complice le giornate che si stavano allungando “…allora un tè o una camomilla?”

La ragazza annuì con il capo, quello era un buon compromesso.

*

Sabine prese la teiera che fischiava sopra il fornello dopo averlo spento.

Versò il liquido chiaro in una tazzina bianca con decori blu di finissima e pregiatissima porcellana cinese, un regalo di matrimonio dello zio Wang.

Marinette prese quella chicchera tra le mani.

Scottava.

Attese un paio di minuti e quando non sentì più i palmi andarle a fuoco ne sorseggiò un po'.

Non singhiozzava più, ma i segni della sua disperazione erano ancora ben visibili sul suo bellissimo volto, doveva farli sparire prima che suo padre chiudesse il negozio e salisse per la cena, ma questo non sarebbe successo prima di un’ora o un’ora e mezza, quindi le due donne avevano tutto il tempo per parlare e forse ci sarebbe stato anche il tempo per un bagno rilassante per Marinette.

Sabine invece aveva già pronta la cena frigo, sarebbe bastato riscaldarla un po' al forno e il gioco era fatto.

Entrambe si erano accomodate attorno al tavolo della sala da pranzo, l’una difronte all’altra.

Sorseggiarono della camomilla nello stesso momento.

Fu Sabine la prima a rompere il silenzio appoggiando la tazzina mezza piena sul piatto.

“Tesoro, ti va di dirmi come stai?”

Marinette sbuffò dal naso e continuò a tenere la tazza tra le mani e nascondendosi dietro di essa.

“Mamma…io non so cosa mi è preso…sto bene, quello di prima è stato solo uno sfogo. Sto bene non preoccuparti” Continuò a ripeterle.

Ma era evidente che Marinette non stesse bene, era impossibile che lo fosse.

Era stata privata dei suoi ricordi, di tutti i suoi momenti tristi e felici, di tutte le sue esperienze fatte da un giorno all’altro, senza preavviso.

Sabine le prese una mano, calda. “Sono tua madre, piccola, e sento se qualcosa non va. Parlamene. Togliti questo peso”

“Non cambierebbe niente” La ritrasse infastidita “…rimarrei senza memoria in ogni caso”

Sabine la guardò amorevolmente e con compassione “Marinette…lo so cosa provi in questo moment…”

“NO! Non lo sai! Nessuno lo sa!” La corvina si alzò trascinando la sedia all’indietro facendola stridere.

“Calmati tesoro!” Le disse avvicinandosi e notando il suo nervosismo.

“Tutti sono gentili con me! Tutti mi amano, ma non la persona che vorrei! Tutti mi trattano bene! Tutti credono di sapere come mi sento” Marinette straparlava e non dava modo a sua madre di replicare o di dire qualsiasi cosa “...la verità è che nessuno sa proprio niente su di me! Nemmeno TU, mamma” Le puntò il dito indice.

Sabine strabuzzò gli occhi per una frazione di secondo, poi addolcì il suo sguardo, era chiaro che Marinette avesse bisogno di sfogarsi e di parlare con qualcuno e le sue spalle erano pronte a ricevere tutto quello che poteva uscire dalla bocca di sua figlia, anche se alcune parole erano pronte a ferirla come lame taglienti di un rasoio.

“Io so che sei una persona buona e che sei provata da questa situazione. Ti aiuteremo con il tempo a impossessarti dei tuoi ricordi, te lo prometto, bambina mia.”

“E’ stata la prima cosa che mi ha detto Adrien quando ero in ospedale.”

“Vedi cara, tante persone tengono a te, e ti aiuteremo!”

Marinette scostò sua madre con il braccio mentre cercava di avvicinarsi “Nessuno può farlo!” Scoppiò a piangere perché le venne in mente un trafiletto del suo diario dove spiegava che se avesse rinunciato al ruolo di Guardiana dei Miraculous, avrebbe perso totalmente la memoria, proprio come è successo al maestro Fu.

“Non devi abbatterti o arrenderti. Troveremo una soluzione.”

“Non c’è soluzione.”

“Non lo puoi sapere, le amnesie…”

“C’è una ragione se ho perso la memoria.” L’interruppe prima che potesse dire altro portandosi i pugni sul volto.

“I medici non…”

“I medici non possono trovare risposte a tutto, mamma!”

Sabine rimase in silenzio, era chiaro che Marinette aveva qualcosa da confessarle.

“Io, mamma…”

“Tesoro, qualunque cosa hai nel cuore, buttala fuori, ti sentirai meglio.”

“Io…ero…Lady Bug! E ho perso la memoria perché ho rinunciato al mio ruolo di Guardiana dei Miraculous.” La guardò con mestizia cercando in lei parole di conforto.

Sabine si portò la mano alla bocca dallo stupore e rimase in silenzio per qualche secondo, il suo cuore iniziò a battere forte e a tremare.

Era sconvolta.

Non aveva idea della doppia vita di sua figlia, anche se pensandoci un po', tutto tornava: le sue continue fughe senza spiegazioni logiche, le continue assenze a scuola e i strani rumori che provenivano da camera sua quando lei non c’era.

“Dì qualcosa mamma, ti prego!” La supplicò perché quel silenzio che si era sovrapposto tra loro due la feriva.

“Io…io…” Balbettò e poi le diede un lungo abbraccio “…perché non me lo hai detto prima?”

Marinette si asciugò con il dorso della mano quelle poche lacrime che le erano uscite dagli occhi blu.

“Non potevo…non potevo mettervi in pericolo”

“Certo, capisco. Dev’essere stata molto dura tenerci all’oscuro di tutto. Senti…ma come mai ora non sei più Lady Bug? Cioè voglio dire, perché hai rinunciato a tutto?”

Marinette fece spallucce “Non ne ho idea…forse ha a che fare con Adrien…naaah non lo so” Scosse velocemente la testa.

“A proposito di Adrien, com’è andata il vostro incontro? Ti ha detto qualcosa?” Sabine era rimasta in ansia tutto il pomeriggio e l’aveva vista ritornare così velocemente che non aveva avuto modo di chiederle nulla a riguardo.

“Diciamo che non abbiamo parlato molto e quando stavamo entrando nel vivo della conversazione, siamo stati inseguiti da un’orda di fan” Sospirò rassegnata.

“Senti tesoro, vuoi farlo venire qua Adrien, così parlate tranquilli?” Propose Sabine.

Mmm…meglio di no, non vorrei mai che papà venisse akumizzato come l’ultima volta per causa sua!” Marinette rise ricordando quella volta che Chat Noir aveva accettato di venire a pranzo da loro sotto invito di Tom.

Marinette…che stai dicendo? Era stato a causa di Chat Noir…” Si fermò per qualche istante iniziando a fare due più due “…o mio dio!” Guardò sua figlia sbalordita “…era lui! Cioè Adrien era Chat Noir!”

*

continua

 

  
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