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Autore: eddiefrancesco    10/06/2021    0 recensioni
Nel periodo della Reggenza, la città gode di un clima di rilassatezza... L' ultima cosa che Verity Harcourt si sarebe aspettata era di iniziare la stagione mondana smascherando una spia... o che la spia in questione potesse essere proprio Brin, l' uomo che cinque anni prima le aveva spezzato il cuore! E scoprire che il suo misterioso contatto, un postiglione ridesta in lei emozioni violente.
Che cosa deve fare Verity ora che entrambi le hanno rubato il cuore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Tutto ciò che sapeva Verity era che Arthur Brinley aveva adorato il nipote, ed era tutto merito suo se Brin era diventato un giovane così dabbene. - Rientrerà con noi questo sabato? - Non so. Dubito che rimarrò a Ravenhurst ancora per molto. Tuttavia, non credo che farò ritorno alla capitale.- Quando tacque, Verity decise di congedarsi. - È ora che le auguri la buonanotte, Brin. Non vorrei che ci sorprendessero così, specie ora. Potrebbe pensare che io stia cercando di incastrarla! - Aveva inteso scherzare ma lui sorrise appena mentre la riaccompagnava nell'atrio e le riaccendeva la candela. - Mi creda, Verity, so pensare a cose peggiori di un matrimonio con lei. - Le disse. E prendendole la mano, vi depose un bacio delicato. L'indomani Verity si ridesto' stanca e irritabile. Aveva pensato passato una notte tremenda, facendo i sogni più strani: Brin col tricorno che prima la baciava con passione e che quindi si dileguava nella notte... Scacciando quelle immagini inquietanti, si alzò dal letto e andò a lavarsi il viso. Poi, si preparò controvoglia e scese a colazione dove trovò le altre signore. - Brin è partito di buon ora - la informò la zia dopo i saluti. - E noi altre avremmo deciso di ritornare in quella graziosa modisteria. Vieni anche tu, cara? - Ma Verity scosse il capo. Non era dell'umore per andare in gita, né voleva rischiare di ritrovarsi a faccia a faccia con la spia straniera. - Grazie, no. Credo che resterò qui. Non ho dormito bene stanotte. Preferisco leggere o passeggiare.- - Non andrò nemmeno io. Venerdì sera si avvicina e devo pensare al ricevimento. Per qualsiasi cosa, cara, mi troverà nella sala da ballo.- Le disse Sarah. - È molto gentile - mormorò lei. E alzandosi con una scusa, andò a chiudersi in biblioteca. L'euforia della notte precedente si era dissolta e lei aveva l'animo pesante. L'addio frettoloso del postiglione spiegava in parte quel suo improvviso abbattimento. Ma a turbare Verity erano soprattutto i sogni che l'avevano tormentata quella notte. Perché Brin aveva assunto le fattezze del postiglione? E perché lei aveva ricambiato i suoi baci con delirante passione? Gli era molto affezionata, certo, sebbene Brin sapesse essere oltremodo esasperante alle volte, proprio come il postiglione. E la scorsa notte, quando si era confidato, lei aveva provato il desiderio di proteggerlo dalle cattiverie della gente. Si era coricata pensando a lui, quindi era logico che lo avesse sognato. Ma perché i baci? Quelli sì che la sconcertavano! Brin ritornò a Ravenhurst intorno a mezzogiorno e, nell'apprendere che Sarah era nella sala da ballo, passò a salutarla. - Le signore ti hanno lasciata sola? - domandò. - Oh, ciao Brin. Si, sono uscite tutte a fare spese. Tutte tranne Verity, cioè, che è andata poco fa a passeggiare - spiegò Sarah. - E a proposito di Verity, sai che ha trascorso molto tempo con tuo nonno mentre tu eri nell'esercito? - aggiunse poi. - Te lo ha detto lei? - - Non proprio. Ma ha ammesso di averlo assistito negli anni di vita, leggendogli la corrispondenza e rispondendo a nome suo.- Lui sorrise. - Si, me ne rendo conto ora. Sapevo che gli era molto affezionata. Ma solo di recente, quando sono tornato nello Yorkshire e ho rivisto il mio socio in affari, Jonas Penn, ho appreso che era stata Verity, e non Angela, a trascorrere così tanto tempo col nonno.- Un movimento fuori dalla finestra richiamò la loro attenzione e restarono entrambi a guardare mentre Verity attraversava il roseto. Sarah sorrise, poi trasali'. - Oh, santo cielo! È tornato Marcus! - esclamò preoccupata, augurandosi che il suo scontroso marito non dicesse niente di tagliente alla forestiera che si aggirava in giardino. Vide Marcus avvicinarsi a Verity e stringerle la mano e fu sorpresa quando lui scoppiò a ridere. La schiettezza di Verity doveva averlo subito conquistato. - Oh, la piccola ha fatto colpo! - Sarah si finse indignata. - Guarda come la corteggia quel mascalzone! Esci subito, Brin, prima che Marcus perda la testa! - Lui la guardò con palese divertimento. - Oh, si, e tu sei tanto preoccupata, eh? Ma uscirò lo stesso, visto che devo parlare con Verity.- Sarah restò alla finestra, non tanto per sorvegliare il marito quanto per semplice curiosità. Lo guardò salutare Verity e poi rientrare. Cinque minuti dopo Marcus la raggiungeva. - Moglie cara! - esclamò mentre correva ad abbracciarla. - Non dovrei nemmeno guardarti in faccia! Ti ho visto là fuori, a corteggiare la signorina Harcourt.- Fu lo scherzoso commentò. - Una simpatica streghetta. Le ho detto che conoscevo suo zio, il duca di Richleigh, e lei mi ribattuto che mi compiangeva per questo! Devo dire che l'ho sempre considerato uno stupido. Ma non mi sarei mai sognato di dirlo! - Rise Marcus. - Quanto meno non pubblicamente - osservò Sarah. Tornando a guardare fuori dalla finestra, vide Brin attraversare il roseto avvicinandosi a Verity e sospirò. - Sai, caro, ho fatto un torto a Brin. Pensavo che il suo desiderio di invitare qui certe signore fosse solo una messinscena. Ma mi sbagliavo.- - Dici? - Marcus inarco' un sopracciglio, scettico, mentre anche lui osservava la scena. - Be', tesoro, non si può negare che la signorina Harcourt sia una creatura affascinante.- Sarah si mordicchio' il labbro inferiore. - Non sono curiosa, tesoro, lo sai. Ma che cosa non darei per sentire quella piccola conversazione là fuori! - La buona signora Ravenhurst sarebbe rimasta delusa, perché gli scambi iniziali riguardavano perlopiù l'elegante giardino prima che Brin conducesse Verity verso il laghetto. - Perché allontanarsi? - chiese lei sorpresa. - Perché qualcuno ci sta osservando dalle finestre della sala da ballo. E io preferisco non essere osservato.- Questo la fece sorridere. - Veramente? Non vorrà sedurmi, spero! - - Non per il momento. Tuttavia, potrei cambiare idea - avvertì Brin in tono leggero, ma Verity non era così sicura che stesse scherzando. Si sedette con lui in riva al lago, poi gli chiese come fosse andata la mattinata. - Non troppo male, date le circostanze.- E le raccontò di aver messo in vendita la casa del nonno nello Yorkshire. - Non è stata una decisione facile. D'altra parte, col fatto che presto mi trasferiro' nel Devonshire...- Verity provò una fitta al cuore. Non aveva visto Brin per anni. Ma adesso che si frequentavano di nuovo, erano diventati più amici di prima. Il pensiero di non averlo più vicino una volta che fosse ritornata a casa la atterriva. Tuttavia disse: - Vendere è la cosa più saggia. Anche perché si dovrà concentrare sul suo nuovo ruolo.- - Ah, già. La viscontea. Quella in sé pone altri problemi.- - Via, Brin. Non avrà paura di non soddisfare le aspettative altrui! Ha tante brave persone che sapranno consigliarla, Marcus Ravenhurst per primo. E io le sarò sempre amica.- - Davvero? - - Sì. Lo sa.- - È un sollievo saperlo. Perché avrò proprio bisogno di un'amica che mi difenda da tutte quelle madri intriganti.- Verity ridacchio'. Brin era già richiestissimo ma, non appena si fosse diffusa la notizia della morte dello zio, sarebbe diventato lo scapolo più ambito di Londra. - Be', non vedo come potrei aiutarla con quel particolare problema.- - Come? Semplicemente diventando la mia diletta fidanzata.- Lei trasali', e gli si rivolse con la confidenza di un tempo. - Scherzi, vero? - - Affatto. Ho bisogno di venire a patti con questo mio nuovo ruolo. E tu sei l'unica persona che può farmi guadagnare tempo. Non sarebbe un fidanzamento duraturo, naturalmente.- Allungandosi, le prese la mano. - Non ho mai conosciuto mia madre, Verity. E sebbene nutra ammirazione per il gentil sesso, sono poche le donne di cui ho imparato a fidarmi. Amo Sarah come una sorella. E a te, mia cara, affiderei la vita stessa.-
   
 
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