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Autore: Onda nel silenzio    10/06/2021    3 recensioni
Sono sempre più vicini.
"Hai solo voglia di urlare per il gusto di farlo!"
"Oh, no, quella è una tua specialità."
Zoro è più alto di lei di due spanne, ma Nami torreggia di fronte a lui come se fossero alla pari, mantenendo il mento sollevato in un gesto di superiorità volto ad annullare quel divario - l'ostinazione ad averla sempre vinta con lui è qualcosa che l'anima quanto l'urgenza di soddisfare un bisogno fisico.
Si fissano entrambi con astio, in una muta sfida atta a stabilire chi distoglierà per primo lo sguardo, i loro respiri che si scontrano. Poi, come se quel ricordo li colpisse con la stessa intensità nel medesimo istante, viaggiano con la mente in una stanza alimentata soltanto da una luce soffusa, dove lei è appoggiata al muro, dove lui ce la spinge contro tappandole la bocca, l'erezione premuta contro al suo corpo seminudo.
Il respiro muore in gola a entrambi. Zoro distoglie lo sguardo, Nami indietreggia.
Quella battaglia la perdono entrambi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il centro di Wonder è un tripudio di colori, suoni e profumi che si dirama in viuzze strette e fitte. Voltando l'angolo è inevitabile imbattersi in gruppetti di persone festanti, rimanere inebriati dal profumo di carne arrostita e zucchero filato, udire il tintinnio di bicchieri posati su tavoli colmi, finire abbagliati dalle luci intense che accendono le insegne dei locali notturni. Striscioni e stendardi sgargianti addobbano i tetti e le colonne dei pub, dei negozi, dei chioschi all'aperto - persino le stelle nel cielo sembrano divertirsi, affiancate dai fuochi d'artificio che esplodono di frequente nella sua volta.
Zoro però comincia a stancarsi di tutto quel chiasso. Ha trovato una palestra vecchio stile in cui allenarsi, partecipato a brevi gare di trazioni alla sbarra che gli hanno fruttato una piccola somma in denaro come ricompensa e, giustamente, speso tutto in piacevoli bevute dedite alla scoperta delle specialità locali, ma ora sente il bisogno di pace e silenzio. Peccato che si sia perso, come suo solito. Peccato che stia girando in tondo da tre quarti d'ora, sempre come suo solito.
Forse avrebbe fatto meglio a tenere d'occhio Rufy.
"Ehi, bel fusto, dove te ne vai solo soletto?"
Continua a camminare senza commentare, sordo all'ennesime avances ricevute, ma la ragazza a cui è passato davanti non demorde, gli blocca la strada e gli posa le mani sul petto, inarcando la schiena verso di lui. Zoro si immobilizza, infastidito. Lei lo guarda languida, sorridendo sorniona e premendo i seni prosperosi contro il suo petto. Ha i capelli scuri trattenuti in un fermacapelli decorato con motivi floreali, occhi chiari con ciglia lunghissime e labbra carnose - è il tipo di ragazza per cui Sanji, o meglio chiunque, farebbe carte false. Zoro volta il capo di lato per evitare il suo sguardo, le afferra i polsi con delicatezza, ma con una stretta decisa che non lascia spazio a dubbi, e la scosta da sé. Non si spreca nemmeno ad ascoltare il suo commento deluso, proseguendo per la propria strada.
Wonder è la città delle meraviglie, una sorta di paese dei balocchi per adulti in cui tutti, nessuno escluso, si fanno continuamente avanti col prossimo. Non a caso oltre ai parchi divertimenti sono i locali a luci rosse ad abbondare per le vie colorate. Sarà un'impresa convincere Sanji e Brook a lasciare quel posto.
Dunque, vediamo... il chiosco dello zucchero filato, quello dei giocolieri... le bancarelle con i fiori, il negozio di completini intimi... lì c'è l'idiota che finge di essere una statua... l'altro chiosco con le ciambelle...
Zoro si porta una mano sulla fronte, sospirando.
Ma che diavolo...
Ha il 'vago' sospetto di essere già passato per di lì. Non sa che è la settima volta che supera quella zona della città. Davanti a lui ora troneggiano un piccolo palco di legno improvvisato e dei tavolini colmi di persone che brindano. Ci sono dei tizi truccati in maniera inquietante, su quel palco. E c'è anche una ragazza con due lunghi codini rosa fra loro. Zoro deglutisce, un brivido gli corre lungo la spina dorsale. Sa che quella non può essere Perona, lo sa e basta, semplicemente, perché non può avere così tanta sfortuna, no. I suoi piedi si muovono da soli nella direzione opposta, conducendolo verso il ristorante di sushi con l'insegna verdeacqua. Il nugolo di persone raggruppate fuori dal locale smette improvvisamente di parlare quando una donna avvenente esce dalla porta d'ingresso. Il brusio lascia il posto al silenzio, le risate spensierate tramutano in sospiri adoranti. Zoro inarca un sopracciglio in un misto di noia e indifferenza, fermo davanti all'ingresso, tuttavia un pessimo presentimento gli suggerisce di darsela a gambe. Perché lui conosce quella donna che è appena uscita dal ristorante. E quella donna, purtroppo per la sua impareggiabile fortuna, l'ha riconosciuto a sua volta.
Zoro ha tre alternative: continuare a girare in tondo sino a collassare in un vicolo meno affollato, dirigersi verso la sosia di Perona, oppure lasciare che Boa Hancock lo prenda in ostaggio. Ovviamente è pronto a scegliere la prima opzione, ma l'imperatrice di Amazon Lily, lasciandosi alle spalle uomini striscianti nella propria bava e diverse statue di pietra, gli si para davanti con sguardo folle, afferrandolo per il colletto della giacca.
"Tu!" è l'educato saluto che gli rivolge. "Sei un membro della ciurma di Rufy, non è vero? Mi ricordo di un tizio coi capelli verdi a cui somigli molto, sei tu sì o no?" è la tempesta di parole con cui lo investe, emettendo le ultime tre parole con impaziente stizza.
Zoro sbatte la palpebra dell'occhio sano, inebetito. Boa Hancock molla la presa sulla sua giacca e si porta le mani al volto con disperazione. "Ecco, lo sapevo, non è un membro della sua ciurma!" piagnucola. "Oh, Rufy, mio adorato, dove ti sei cacciato? Questo è il cinquantaduesimo ristorante che setaccio!"
Meno male, crede di essersi sbagliata...
Zoro fa un passo indietro molto lentamente. Si volta piano, il cuore che gli martella nel petto per la voglia matta di correre all'impazzata, e cammina quatto quatto.
"Un momento."
Merda.
"Ehi, zucchina ambulante, fermo dove sei!"
Zoro si volta di scatto con espressione torva. "Come mi hai chiamato?"
Boa Hancock gli punta un dito contro al petto, affondandogli l'unghia nella pelle senza farsi alcuno scrupolo. "Hai tre spade legate al fianco, allora sei veramente quel Zorro! Volevi ingannarmi, eh!?"
"Zoro, mi chiamo Zoro!"
"Vabè, da Zorro a Zoro cambia poco... pretendi che mi ricordi i nomi dei tirapiedi di Rufy?"
"Stai parlando col vice-capitano della ciurma, donna."
"E chi se ne frega!" sbotta lei, portando il proprio volto vicino al suo. "Io voglio sapere dov'è Rufy, subito!" Lo arpiona per le spalle e lo scuote come un salame. "Ti ricompenserò, se me lo dici. Sarò così clemente che non ti pietrificherò, giuro! Allora, allora?"
Zoro assottiglia la palpebra e digrigna i denti, i nervi a fior di pelle. Non gli servono altre donne autoritarie nella sua vita, specie se sono estremamente pazze e pericolose in egual misura.
"Non ne ho idea."
Rufy gliela pagherà. Eccome se gliela pagherà.
"Che cosa...?" Boa Hancock sgrana gli occhi, l'espressione persa. "Ma tu eri insieme a lui! Vi ho visti mentre vi spia- ehm... mentre passavo casualmente per via Silver Moon con mia sorella."
Zoro sospira, esasperato. "Io e Rufy ci siamo persi di vista al pub. Mi sono voltato un attimo per prendere da bere e lui era sparito."
"Quale pub?" abbaia lei.
"Che ne so, non ricordo il nome! Comunque basta che lo cerchi dove c'è del cibo, prima o poi lo troverai."
"L'ho fatto, ma non l'ho visto da nessuna parte! Non era nemmeno in questo ristorante, e qui fanno il miglior sushi non solo della città ma dell'intero continente!"
Zoro avverte la vena sulla sua tempia pulsare pericolosamente. "Mi spiace, non so che dirti."
"Un corno!" Boa Hancock urla così forte da far sobbalzare i tre ragazzi che le stavano sbavando dietro. "Sei un membro della sua ciurma, eri insieme a lui... ergo, Rufy si rifarà vivo se ci sei tu." La sua espressione da rabbiosa diventa di colpo festante. "Zorro, d'ora in poi tu vieni con me!"
Cos'ho fatto di male nella vita?





~~~




Mazzi di orchidee, bonsai, candele... ah, quel posto è un incanto. Nami inspira a pieni polmoni l'inebriante profumo di oli essenziali, i gomiti appoggiati ai bordi della vasca e gli occhi chiusi.
"Che pace..." sospira Chopper, deliziato.
L'acqua calda gorgoglia piacevolmente massaggiando i loro corpi, mentre la schiuma si spande in fitte nuvole colorate intorno a loro. Robin reclina la testa all'indietro con un sorriso beato. "Sono convinta al novantanove virgola nove per cento che l'imperatrice Hancock ci abbia spedite qui per tenerci alla larga da Rufy."
"Cosa, perché?" domanda Chopper con una voce piccola piccola.
Nami sorride della sua beata ingenuità. "Vedi, quella donna ha un debole per Rufy e ci vede come sue rivali" gli spiega, "in ogni caso le sono veramente grata del regalo. Un intero ciclo di sedute in questo favoloso centro benessere, completamente gratis!" trilla entusiasta. "Ne avevamo davvero bisogno, a furia di stare in nave con quei buzzurri e a imbarcarci in folli avventure in terre ostili stressiamo sempre di più la nostra pelle. Vorrei poter rimanere qui per sempre..."
"Anch'io..." mormora Chopper, intonito da un dolce torpore.
La stanza è illuminata da una riposante luce tenue. Il vapore s'innalza in fitte volute nell'aria, contribuendo a creare un'atmosfera rilassante, e le pareti dorate comunicano un senso di calore piacevole come un abbraccio.
"Tra dieci minuti è l'ora del massaggio" ricorda loro Robin.
Chopper fa un versetto adorante. "Oh, mamma, che paradiso!"
Lo è per davvero. Non appena hanno messo piede a Wonder, un fattorino li ha informati che Boa Hancock in persona aveva deciso di fare loro un dono. La proprietaria del locale, Lady Sayuri, li ha ricevuti dicendo di essere una sua fidata amica, li ha fatti accomodare su soffici divanetti imbottiti e ha elencato loro tutti i trattamenti a cui avevano diritto. È una donna particolare, di una bellezza singolare come l'imperatrice Hancock, ma è tanto attraente quanto lunatica. Nami, Robin e Chopper l'hanno notato subito e hanno stentato a crederlo, visto il posto che gestisce, ma gli scatti d'ira improvvisi che ha riservato alle sue dipendenti prima di tornare a rivolgersi loro con tono morbido e pacato sono stati una prova evidente. A Nami non importa più di tanto, finché le è permesso spendere lì un'intera giornata a farsi coccolare. Le dispiacerà lasciare quella città. Wonder è sinonimo di piacere ma soprattutto di libertà, perché lì a nessuno importa di chi sei, se sei ricercato o meno, buono o cattivo - conta solo divertirsi.
Nami sospira di piacere, lieta di essere ben lontana dall'incubo che hanno dovuto vivere per raggiungere Wonder. La città è situata in un'isola dimenticata dal resto del mondo, in pochi sanno della sua esistenza, e nessuno sa la fatica che ha fatto la ciurma per trovarla. Altro che raggiungere Skypiea, altro che voli suicidi in cielo - è stato necessario attraversare un tunnel sottomarino in una sera di luna piena allo scoccare delle ventitré e ventitré precise, trovare la corrente giusta in mezzo a mille mulinelli abitati da mostri marini e farsi risucchiare da un vortice, giusto per elencare la parte più semplice. Ma Boa Hancock ci teneva tanto che Rufy la raggiungesse lì che il loro folle capitano, attirato dai racconti sulla leggendaria cucina locale, aveva deciso di salpare immediatamente per l'isola.
Nami solleva una gamba, beandosi delle carezze lasciate dalle goccioline d'acqua tiepida sulla sua pelle. Ora che si trova in quel luogo meraviglioso pensa che in fondo ne sia valsa la pena. Il Lumacofono posato a bordo piscina li informa a voce bassa che è arrivata l'ora del primo massaggio. Robin si stiracchia lentamente, poi esce dalla piscina. "È il mio turno."
Nami e Chopper le rispondono con un versetto, ancora del tutto vinti dal torpore.
"A più tardi."
"A dopo!"
Nami sorride beata.
Wonder è davvero la città del piacere.





~~~




"Non è nemmeno qui!"
Hancock esce dalla rosticceria sbattendo la porta come un uragano. Le lanterne cinesi appese all'insegna dondolano bruscamente. "Non mi resta che ricominciare il giro da capo, argh!" urla, spezzando in due il suo ventaglio, mentre un gruppo di persone l'attornia.
Zoro pagherebbe oro per togliersela dai piedi, ma è consapevole del fatto che non andrebbe molto lontano. Non ha la minima idea di come raggiungere la locanda in cui alloggia assieme alla sua ciurma e non ha un soldo in tasca per pagarsene un'altra. Di dormire per strada non se ne parla, non per il rumore - lui sarebbe capace di sprofondare nel mondo dei sogni durante un bombardamento di massa - ma per colpa delle continue molestie che riceverebbe. In tal caso non si stupirebbe se al risveglio si ritrovasse in una stanza buia, mezzo nudo e legato a un tavolo.
"Insomma, mi stai ascoltando!?"
Hancock gli urla in faccia, lasciandosi nel frattempo la solita fila di uomini pietrificati alle spalle.
Zoro sospira. Dannazione, ragazzi, qualcuno si decida a farsi vivo!
"Non è che oltre a essere ebete sei pure sordo?"
Mi sta mancando persino il cuocastro.
"Mi vuoi rispon... ehi voi, chi siete? Vi volete levare dai piedi?"
Un ragazzo fra il gruppo di persone che li aveva circondati si fa avanti porgendo un mazzo di fiori a Hancock, mentre un altro tenta di attirare la sua attenzione urlandole poesie improvvisate. Zoro scatta sull'attenti - è la sua occasione. Indietreggia rapidamente, furtivo e silenzioso come un'ombra, esce dal cerchio di ammiratori e si guarda attorno con impazienza. La via è insolitamente meno affollata, più tranquilla. Dall'altra parte della strada si staglia un edificio dall'aria familiare, affiancato su entrambi i lati da fontane quadrangolari colme di fiori.
"Mia dea, la tua pelle brilla al chiaro di luna come le più fulgide gemme di Ermetic. I tuoi occhi -
"Che blateri!? Togliti di mezzo!"
Zoro sguscia dietro a una panchina, fa una capriola per raggiungere un cespuglio fiorito e poi si tuffa a volo d'angelo dall'altra parte della strada. Si rimette in piedi di scatto incespicando sui propri passi, raggiunge l'edificio affiancato dalle sontuose fontane e si nasconde dietro quella di sinistra. Hancock ha iniziato a pietrificare i suoi malcapitati ammiratori, non sembra essersi accorta di niente, non ancora.
Zoro si precipita all'ingresso dell'edificio, apre la porta e se la richiude alle spalle alla velocità della luce. Le pareti della stanza brillano leggermente per effetto di una pittura particolare, ritraente le onde del mare accarezzate dai raggi dorati del sole. Mazzi di orchidee, bonsai e vasi ornamentali donano all'ambiente un aspetto lussuoso e al tempo stesso confortevole, spiccando sui tavolini, sui divanetti e sul bancone di quella che ha tutta l'aria di essere una sala d'aspetto.
Zoro ricorda quel posto, ci è stato per chiedere informazioni alcune ore prima. Allora l'aveva accolto una donna attraente coi capelli violetti e un sontuoso kimono argentato che si era presentata come Lady Sayuri. La suddetta donna gli aveva chiesto se fosse venuto lì per farsi fare un massaggio e si era proposta di occuparsi di lui in prima persona, fissandogli la patta dei pantaloni con espressione eloquente, poi aveva abbaiato qualcosa sull'uscio di una porta in risposta alla domanda di un collega, cambiando completamente espressione. Zoro si era stupito del suo repentino mutamento d'umore, ma aveva finto di non badarci, e le aveva chiesto - già dubbioso in partenza - se per caso non si fosse imbattuta in un ragazzo col cappello di paglia. Lei gli aveva detto di non averlo visto e gli aveva promesso di regalargli un trattamento gratuito, qualora avesse deciso di tornare a trovarla. L'ultima cosa che lui desidera adesso è imbattersi in quella donna.
Le perline appese alla tenda a fili davanti a lui iniziano a frusciare, come a volersi fare beffa dei suoi pensieri. Zoro indietreggia, colto da un brutto presentimento.
"Allora grazie e arrivederci, mia cara."
La proprietaria del centro benessere spunta nella stanza da oltre la tenda assieme a una donna bionda, facendo tintinnare le perline un'ultima volta. Zoro si volta rapidamente, ma con suo sommo orrore intravede la figura di Hancock oltre il vetro trasparente della porta d'ingresso. L'imperatrice è sulle sue tracce come un segugio e si guarda attorno con aria irritata, mentre percorre la scaletta che conduce all'entrata dell'edificio.
Zoro si volta nuovamente verso la proprietaria del locale, in trappola. Lei sta dicendo qualcosa alla cliente da cui si sta congedando, ma l'ha visto, e gli sorride compiaciuta.
Non ha tempo da perdere. "Buonasera, sono qui perché ho deciso di accettare il suo regalo." Zoro si mangia le parole mentre lei lo fissa incuriosita. "Sa una cosa? Sono così impaziente che corro subito dentro!" conclude passandole davanti e oltrepassando la tenda di perline.
"Fermati, caro, prima devo far preparare una stanza!" la sente dirgli, il suono della porta d'ingresso che si apre che affianca le sue parole.
Zoro non ritorna sui propri passi. Avanza a rapide falcate in un lungo corridoio illuminato da una luce calda e tenue, supera porte e pareti ornate da quadri raffinati, rivolge un cenno di saluto a una dipendente in divisa che gli dà il benvenuto e svolta a sinistra, gettando un'occhiata fugace alle proprie spalle. Può giurare di aver intravisto uno svolazzo di capelli violetti vicino alla tenda di perline - avverte già i passi della donna dietro di sé.
Zoro corre per il corridoio superando porte da cui proviene il suono di musica in sottofondo, di gente che parla a bassa voce e di risate. Da una porta al centro del corridoio che ha imboccato esce un ragazzo, anche lui in divisa, che si dirge nella stanza dalla parte opposta. Zoro nota che ha lasciato la porta socchiusa e con un sussulto gli va incontro. Sempre meglio di tornare indietro da quelle due pazze, pensa, per convincersi e scacciare la sensazione che farà presto una figuraccia in stile Sanji e Brook. Raggiunta la porta esita un istante sull'uscio, poi si fionda all'interno della stanza e se la richiude alle spalle.
Ma che...?
La luce è ancora più bassa e soffusa rispetto a quella del corridoio. C'è un profumo stordente, un profumo di fiori e oli essenziali mischiati, o almeno è ciò che Zoro pensa, dall'alto della sua conoscenza in materia. Ma non è quello il problema, decisamente no.
"Il suo massaggio inizierà a breve. Buona permanenza."
Zoro non ha idea da dove provenga quella voce metallica. Probabilmente noterebbe il Lumacofono ai piedi del lettino posizionato al centro della stanza, se non si fosse bloccato a fissare la ragazza che vi giace sdraiata sopra a pancia in giù, coperta soltanto da uno striminzito asciugamano legato in vita e da un altro posato sulla testa.
Eccolo là, il suo problema.
Zoro non riesce a sbrogliarsi da quella situazione. Deve agire, e in fretta. Se quella ragazza lo scopre è fritto. Senza contare che il ragazzo che è uscito dalla stanza potrebbe tornare da un momento all'altro, e che Lady Sayuri e probabilmente anche Hancock lo stanno cercando.
Non posso certo mettermi qui a massaggiare questa tizia!
"Ma come, sei già tornato?"
D'accordo, le tappo la bocca e la prego di fare silenzio... così però allerterebbe il personale non appena lascerei la stanza, diamine!
"Non farmi aspettare, dolcezza. Sono una tipa impaziente, sai?"
Disperato, Zoro si avvicina al lettino su cui è sdraiata la ragazza a occhi chiusi, afferra il tubetto di crema posato sul tavolino lì a fianco e lo spreme sul palmo della propria mano. Immagina già le facce esilarate dei suoi compagni insieme a quelle invidiose di Sanji e Brook. Chiude l'occhio e scuote la testa come per scacciare un insetto invisibile assieme ai propri pensieri, si passa la crema su entrambi i palmi e sfiora la schiena della ragazza.
Maledetto Rufy, tu guarda in che guaio mi hai fatto cacciare!
Sente la ragazza irrigidirsi appena, in attesa di poter rilasciare la tensione del proprio corpo nel massaggio vero e proprio. Zoro muove le mani lentamente, incerto, spalmandole la crema nella zona delle spalle e delle scapole, senza avere il coraggio di scendere più in basso. Lei sospira appena, dondolando distrattamente i piedi sul lettino.
A ogni secondo che passa Zoro rischia di fare la figura del maniaco sessuale, ne è perfettamente consapevole.
"Mmh..."
Deve aver fatto forza con le dita senza essersene accorto, ma la ragazza sembra aver gradito. Zoro scende più in basso lungo la sua spina dorsale, e la sente sospirare ancora. Ha una pelle morbida come seta, non c'è che dire, e reagisce con estrema sensibilità al suo tocco.
Merda, che situazione...
"Hai dei calli sulle mani? Sai che rendono il tutto più piacevole?"
Zoro si paralizza.
Quella voce.
Quella.voce.

Subito non ci aveva fatto caso, intento ad arrovellarsi il cervello per trovare una scappatoia. Ma adesso ne è certo, perché quel timbro è inconfondibile.
Ditemi che è uno scherzo.
"Le mie chiacchiere ti infastidiscono o sei semplicemente timido?"
Ascoltarla di nuovo gli dà il colpo di grazia. Senza pensare, Zoro le sfila l'asciugamano che tiene legato sulla testa. Una cascata di capelli umidi del colore delle fiamme le ricade sulla schiena.
No.
No. E ancora no.

"Ehi, ma che fai?"
Zoro sa che lei sta per voltarsi a guardarlo, e che quando lo farà ci sarà un pandemonio.
Succede tutto molto velocemente - il rumore di passi in avvicinamento nel corridoio, la maniglia che cigola, lei che apre gli occhi... Zoro l'afferra per la vita tirandola giù dal lettino, le tappa la bocca e la spinge contro al muro, dietro al separé posto lì accanto.
"Nami, cara, ma dove sei? Ho trovato quella crema favolosa di cui ti parlavo" cinguetta contento il dipendente del locale.
Si dà il caso che Nami sia nascosta dietro al separé. Bloccata spalle al muro, il corpo di Zoro premuto contro al suo, una mano a tapparle la bocca, i seni nudi strizzati contro al petto di lui - e il fatto che lo spadaccino indossi una giacca a mezze maniche aperta sul davanti non aiuta a ridurre il contatto diretto dei loro corpi, affatto.
E si dà il caso che Nami sia coperta soltanto da uno striminzito asciugamano che tiene legato in vita, e che in quel momento non stia capendo assolutamente un accidenti, mentre tiene gli occhi sbarrati fissi su Zoro, che con l'altra mano le fa segno di non fiatare, lo sguardo implorante.
E si dà anche il caso che qualcosa in mezzo alle gambe del suddetto spadaccino abbia deciso di svegliarsi in quel momento, informandoli della sua vigile presenza.












Note: ed eccomi con la mini-long, forse la storia più pazza che mi sia venuta in mente! Questo è un primo assaggio che serve più che altro per introdurre l'ambientazione. La storia si colloca dopo la saga di Zou, in genere nella mia testa le storie che scrivo hanno tutte una collocazione precisa, ma qui ci tengo a specificarlo dato che si tratta di qualcosa di più lungo che includerà un'altra coppia.
Spero che piaccia e se c'è qualcuno incuriosito che me lo faccia sapere. Ho il temperamento "pacato" di Nami, ma non mordo (solo a volte).
Alla prossima!
  
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