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Autore: Hikari_1997    10/06/2021    0 recensioni
L'agenzia dei detective armati riceva uno strano incarico, e Dazai deve nuovamente fare i conti con i suoi passati legami alla Port Mafia, collaborandovi per risolvere il caso.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Nuovo personaggio, Osamu Dazai
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Cap.1 - I vasi gemelli

Biblioteca di Yokohama, 27 agosto.
Poe girovagava per gli scaffali della biblioteca stracolmo di volumi, non vedeva Ranpo da più di due settimane ormai, e voleva a tutti i costi stupirlo con un nuovo romanzo.
Aveva passato ore per studiare nuove forme di linguaggio o ambientazioni possibili per il suo nuovo romanzo.
In quanto giallista, voleva dare il massimo, cercando di superare i precedenti romanzi nei colpi di scena o trucchi.
Per questo ora, Poe si trovava nel reparto storia antica dell’antico Egitto.
Era un percorso del tutto nuovo per lui, ma l’idea di creare un avvincente romanzo giallo in un’altra epoca, metteva alla prova anche le sue basilari conoscenze scientifiche e tecniche.
Creare un omicidio senza l’ausilio delle scoperte moderne.
L’idea dell’antico Egitto gli era balenata in testa ricordandosi di una passata chiacchierata con Ranpo, durante il festival estivo di qualche settimana prima, quando il detective aveva acquistato una maschera a forma di gatto.
“Nee, Poe-kun; lo sapevi? Nell’antico Egitto i gatti erano venerati in quanto animali molto importanti; sarà per questo che a Fukuzawa piacciono così tanto?”
Dunque, Poe appoggiò tutti i volumi raccolti finora e iniziò a scartabellare con l’intento di pianificare almeno l’ambientazione e le caratteristiche dei personaggi.
D’un tratto, il suo sguardo si fermò su un disegno.
Rappresentava due vasi identici decorati con geroglifici e disegni di figure antropomorfe.
Lesse la didascalia al di sotto dell’immagine –Vasi di Amon Ra-
Secondo la religione Egizia, Amon Ra era il dio principale, paragonabile a Zeus per la mitologia greca.
A partire dalla XII dinastia, ovvero tra il 1994 e il 1794 A.C., il culto del dio Ra si fuse insieme a quello del dio tebano Amon; dando inizio alla più importante divinità nella mitologia egizia.
Quei vasi, erano stati creati per simboleggiare questa unione, le due parti del dio che non si potevano separare.
Poe lesse concentrato la storia dei reperti, a quanto pare, sfortunatamente, la storia venne meno allo scopo dell’originaria creazione dei vasi; separandoli nel corso dei secoli.
Il vaso di Amon, però, parrebbe essere rispuntato nei giri illegali nipponici circa sei anni prima ma resta tutt’oggi disperso.
-Invece quello di Ra- Poe continuò a leggere l’articolo sgranando incredulo gli occhi.

*************** 

29 agosto, ore 9.35.
Atsushi guardava curioso la teca posta sopra il reperto.
Lui e Tanizaki erano stati spediti al museo di Yokohama per un lavoro particolare.
-Si, il presidente ha deciso di accettare la vostra richiesta di protezione- diceva Tanizaki –Siamo però sorpresi in quanto non vi è la presenza di portatori di abilità-
Atsushi distolse lo sguardo dalla teca adocchiando i due uomini di fronte a Tanizaki.
Il primo nella quarantina, alto sul metro e 60 cm, piuttosto tarchiato, vestiva in maniera elegante e fin troppo pesante per la stagione estiva; dai pantaloni color cachi spuntava la catenella di un orologio da tasca del colore dorato, si sistemava nervosamente gli occhiali dalla montatura sottile sull’arco del naso aquilino scostando delle ciocche nere dagli occhi scuri –sebbene con una più approfondita occhiata si poteva benissimo dedurre che fosse un parrucchino-
L’uomo al suo fianco, circa della sua età, era più alto e snello, i capelli e i baffi completamente bianchi e gli occhi azzurri chiari.
Vestiva in un modo meno formale dell’altro uomo, una semplice camicia di lino bianca e pantaloni marroncini; ma non meno costosi.
I soldi non gli mancavano di certo –Deducibile dal Rolex sul polso sinistro-

-La vostra è una domanda legittima Signor Takizawa- rispose l’uomo col parrucchino.
-Tanizaki- lo corresse lui.
-Oh giusto, Tanizaki- ripeté lui –Vede abbiamo chiamato l’Agenzia dei Detective Armati; in quanto questo prezioso reperto è stato rinvenuto in un covo di un’organizzazione da voi debellata qualche tempo fa, ovvero la Gilda-
Atsushi sgranò incredulo gli occhi, Fitzgerald era il precidente proprietario di quel reperto?

Si voltò nuovamente verso la teca, guardando attento il vaso al suo interno –Ecco, scusate la domanda ma … cosa rappresenta? –
-A lei cosa sembra giovanotto? – domandò il proprietario del Rolex.
-Beh … non saprei, un falco forse? Ma ha il corpo umano- azzardò Atsushi.
-Beh non sbaglia, questo è uno dei due vasi di Amon Ra; divinità dell’antico Egitto.
Oh ma che scortese, non mi sono ancora presentato, il mio nome è Naoki Shimizu, egittologo; quando il signor Yoshifumi Okamoto si è giudicato questo insostituibile pezzo si è subito rivolto a me per una perizia-

-È così antico? – chiese Atsushi non meravigliandosi per niente che Fitzgerald avesse un pezzo così prezioso nelle sue grinfie.
-Esattamente, quindi ho richiesto a voi agenti di proteggere la sua integrità per la giornata e la nottata di oggi- disse Okamoto –Io ho un urgente affare a Osaka e sarò di ritorno a Yokohama domattina verso mezzogiorno; spero riuscirete a proteggere questa meraviglia fino al mio ritorno-
-Io sarei volentieri rimasto qui con voi ma ho un’attività da portare avanti- aggiunse Shimizu –Non vorremmo però, che qualche sopravvissuto della Gilda cercasse di riottenerlo-
Tanizaki e Atsushi si inchinarono cordialmente.
-Non vi preoccupate, il vaso di Ra è in buone mani- disse Junichiro.

*****************

Domenica 30 agosto.
Ore 7.14
Kunikida osservava le lancette mentre saliva i gradini che portavano all’ufficio.
-In perfetto orario, ottimo-

Allo scoccare del quarto d’ora, Kunikida aprì la porta; ritrovandosi nell’ufficio pressoché deserto.
Gli unici detective al suo interno erano Kyouka che sonnecchiava sulla scrivania, costretta da lui stesso a restare tutta la notte per terminare le pratiche sul caso di Shibusawa –Dato che Atsushi era occupato e quel lavativo di Dazai si rifiutava di fornire tutti i dettagli sulla sua partecipazione- e Ranpo, comodamente stravaccato sulla sua seggiola a ingurgitare Donuts.

-Buongiorno-
-Oh buongiorno Kunikida- disse Ranpo con la bocca ancora sporca di briciole.
-Buongiorno- biascicò Kyouka strofinando gli occhi, cercando di scacciare via gli ultimi segni di sonno dal viso.
-Dov’è Dazai? Doveva venire in agenzia per andare a recuperare Atsushi e Tanizaki- si lamentò Kunikida sedendosi alla scrivania e accendendo il computer per iniziare a compilare i moduli relativi al contrabbando di opere d’arte legato alla Port Mafia.
-Uhm, non mi preoccuperei fossi in te- disse Ranpo.
-Ah? –
-Si farà vivo presto, per forza-

Il telefono squillò.

Kunikida alzò la cornetta –Agenzia dei Detective Armati, come posso aiutarla? Oh Atsushi, sei tu-
Ranpo leccò gli ultimi rimasugli di glassa dalle dita per poi muoversi vicino al collega, ora pallido come un cencio.
-Che ti avevo detto? Cerca di non svenire Kunikida, non è grave quanto sembra-

*******************

-È GRAVE, GRAVISSIMO-
Dazai si avvicinò ai poliziotti giunti sul fatto, scostò gli uomini della scientifica fino a scrutare Atsushi e Tanizaki, inchinati fino a toccare il pavimento mentre un omone si esasperava continuando a soffiare il naso.
-MI SONO FIDATO DI VOI, DETECTIVE DA QUATTRO SOLDI-
-Signore si calmi- cercò di dire Tanizaki –Noi-
-Calmarmi? CALMARMI? COME POTREI? –Sbraitò nuovamente per poi avvertire un capogiro, venendo afferrato prontamente dall’uomo dai baffi bianchi vicino a lui.

-Beh? Cos’è successo qui? –
-DAZAI-SAN- piagnucolò Atsushi quasi strisciando verso il suo mentore.
-Lei chi sarebbe? – domandò l’uomo che sfoggiava un costoso Rolex; se la memoria non lo ingannava anche Mori ne possedeva uno simile.
-Osamu Dazai, sono un loro collega-
-Oh, Naoki Shimizu, perito esperto in egittologia, mentre lui è Yoshifumi Okamoto; il proprietario del reperto che i suoi colleghi dovevano proteggere … o quel che ne resta-

Gli occhi nocciola di Dazai si spostarono verso destra, notando una teca in frantumi.
I frammenti di vetro erano, però, mischiati a cocci più grandi, sembrava terracotta decorata.
-Dazai-san, noi abbiamo fatto il possibile ma-

-Oh … avete rotto il vasetto? –

-VASETTO? – Esplose Okamoto –Lei sa qual è il valore di questo vaso? –
Dazai sfiorò il mento pensandoci su, per poi sorridere e ammettere –No, neanche lontanamente-
-Inestimabile! Questo pregiato pezzo di antiquariato è su questa terra da più di 3000 anni, e i suoi colleghi non sono stati in grado di svolgere il loro lavoro, lasciando che suddetta meraviglia si rompesse-

Dazai ascoltava con finto interesse tutto quello che stava dicendo il quarantenne, per poi rivolgersi ai sottoposti –Ragazzi, volete spiegarmi come avete rotto il vaso greco? –
-EGIZIO- Precisò Okamoto.
-Si, dunque? –
-La verità è che non lo sappiamo- disse Atsushi –Stavamo facendo la guardia quando abbiamo sentito un rumore nella sala vicino, ci siamo allontanati solo qualche secondo e poi abbiamo sentito il rumore di qualcosa che veniva rotto e l’allarme a contatto della teca di vetro.
Quando siamo tornati, questo è quello che abbiamo trovato-
Sia lui sia Tanizaki erano demoralizzati oltre ogni limite.

A quel punto Dazai notò che l’ex proprietario del vaso lo stava fissando.
-Uh? Ho qualcosa sulla faccia? -
-No, volevo solo specificare signore Tsushima, sebbene siete voi, in quanto loro superiore dovete ripagarmi il costo del vaso-
Dazai alzò il sopracciglio in modo curioso –Non Tsushima, ma Dazai; c’è un po’ di differenza tra i due nomi signor Okamoto-
Per qualche secondo non ribatté nulla –Si scusi, non ho molta memoria in questioni di nomi; ma il fatto non cambia.
Dovete risarcirmi i danni-
-Oh non mi intendo di questioni economiche, provate a chiedere dell’agente Kunikida Doppo se capitate all’agenzia-

Atsushi sbiancò, era matto? Kunikida li avrebbe spediti dalla dottoressa Yosano per una vivisezione.
-Dazai-
-Non ora Tanizaki, le porgo le più sentite scuse da parte dell’agenzia; la prego di contattarci non prima di tre giorni per fissare tutti i piani; ovviamente il compenso che ci dovevate lo potete ritenere un anticipo per il totale del risarcimento- dunque Dazai si affrettò a prendere i sottoposti sotto braccio e uscire dal museo.

********************

-Kunikida-san! Mi dispiace, non sono degno di essere ritenuto un detective; la prego di accettare le mie più umili scuse! -  Atsushi, non appena era rientrato in agenzia, si era buttato ai piedi del collega, cercando di scusarsi in ogni modo.

-Atsushi, ti ho già detto di non fare queste scenate di fronte a Kunikida; poi crederà veramente che dobbiamo risarcire quella grandissima somma di denaro al proprietario del vaso- canticchiò Dazai sdraiandosi sul divano.
-Non prenderla tanto alla leggera Dazai; è una cifra astronomica, col solo risarcimento di questo errore è un miracolo se non dichiareremo bancarotta- si lamentava Kunikida cercando di togliersi Atsushi dai piedi, mentre Naomi cercava di consolare il fratello.

-Non preoccuparti Kunikida- si intromise Ranpo –Quel vaso era senza ombra di dubbio falso-
Kunikida sospirò –Anche se fosse non- si fermò.
Lui, Atsushi e Tanizaki guardarono Dazai, poi Ranpo, poi di nuovo Dazai urlando –EEEEHHH???? –
-Non urlate, è mattina- si lamentò Dazai.

-Cosa vuoi dire con questo? Il vaso era? –
-Falso Kunikida, un falso per incolpare i nostri agenti e costringerci a sborsare quell’esorbitante quantità di denaro- confermò Dazai.
-Ma il perito ha confermato l’autenticità dell’opera- disse Atsushi.
-Sono sicuramente complici- chiarì Ranpo –è evidente-
-No, no, no, aspettate- si intromise Kunikida –A quale scopo? Era la prima volta che si mettevano in contatto con noi-
-Lo avrebbero fatto in ogni caso, sia con noi sia con la polizia- specificò Dazai sedendosi –Il loro scopo era far credere che il vaso di Ra è andato distrutto, sono pronto a scommettere che non è la prima volta che truffano qualcuno in questo modo, così da distrarci dal loro vero obiettivo-
-Vero obiettivo? E come fa a sapere il nome del vaso? Poco fa lo aveva scambiato per un vaso greco! – esplose Atsushi.
-Ho fatto apposta; ho cercato di infastidirlo in ogni modo per vedere se si tradiva in qualche modo … e purtroppo per me avevo ragione- sospirò Dazai toccandosi le tempie.
-Oh, “purtroppo per te, eh?” – disse Ranpo facendo girare la sedia a rotelle, consapevole dell’occhiataccia che il collega gli stava lanciando.

-Si è tradito? – domandò Atsushi –Quando? –
-Quando ha sbagliato il mio cognome-
-Oh l’ha chiamata Tsushima … ma non significa niente; anche ieri aveva sbagliato a pronunciare il mio cognome- si intromise Tanizaki.
-Si ma quel nome non era casuale; è un mio alter ego-
Vedendo le facce stupite dei colleghi Dazai specificò –Lo usavo spesso quando ero nella Port Mafia nelle missioni sotto copertura-

-Con … la Mafia? – Kunikida minacciava di svenire da un momento all’altro.
Dazai annuì –Inoltre, quello non è l’unico vaso esistente … ce n’è un altro, identico, ma con un nome diverso.
Gli storici lo definiscono anche “Vaso gemello”; il “Vaso di Amon”-
-E dove si trova? – domandò Atsushi.

Dazai incrociò le braccia oltre la nuca sospirando, per poi guardare i colleghi e ammettere –Nel salotto di Mori-

**********************

Port Mafia.
Quartieri generali.

Mori era seduto alla sua scrivania, sorseggiò il caffè mattutino, indirizzando ogni tanto delle occhiatine ad Elise, ancora addormentata.
Posò la tazza fumante sulla superficie lignea, facendo scivolare le mani guantate verso la busta nera recapitata la sera prima.

Ghignò –Interessante-
   
 
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