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Autore: heliodor    11/06/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sono una guerriera

 
Ros lottò per non crollare a terra, barcollando all’indietro alla ricerca di un appiglio si aggrappò a una roccia sporgente ferendosi il palmo della mano. Con l’altra cercò di fermare il sangue che gli colava dal naso.
Valya continuò ad avanzare e lui protese il braccio in avanti. “Che fai?”
Lei impugnò la spada. “Ti sei schierato con dei rinnegati.”
Ros sgranò gli occhi. “Rinnegati? Ero con i Talmist. Siete stati voi ad attaccarli.”
“Dopo che loro avevano attaccato noi” ringhiò Valya.
Ros si guardò attorno alla ricerca di aiuto. “Ti ho salvata, Valya Keltel.”
“Hai salvato solo te stesso” disse alzando la spada sopra la testa.
La mano di Ros scivolò verso la cintura.
Se riuscissi a estrarre la boccetta con il nettare di Fiore Blu, si disse, potrei addormentarla e pensare a come fare per uscire da questa situazione.
“Valya Keltel” esclamò una voce femminile dall’alto del crepaccio. “Che cosa ci fai qui?”
Valya si fermò e guardò verso l’alto con espressione sollevata. “Astryn” gridò. “Ho preso due prigionieri.”
Dall’alto piovvero detriti e calcinacci e poi due figure, una maschile e una femminile. L’uomo indossava una cotta di maglia e imbracciava una spada, mentre la donna aveva un mantello bianco.
Lormist, pensò Ros.
La donna marciò decisa verso Valya. “Ti ho chiesto che cosa ci fai qui.”
Valya indicò Ros. “Ho catturato due rinnegati.” Si girò verso Hironna, la strega di Talmist riversa a terra.
“Dovevi restare con Eilana e gli altri. Avevo inviato Curion con l’ordine di tornare al campo e avvertire gli altri.”
“Sono andati, credo” disse Valya. “Ma io sono venuta per aiutarvi. Ho preso due rinnegati.”
La strega gli lanciò un’occhiata severa. “Tu chi saresti? Non sembri né un soldato né uno stregone.”
Ros pensò in fretta alla risposta da darle. “Mi chiamo Ros Chernin. Sono un guaritore.”
La strega annuì e guardò Hironna. “E lei?”
“Si chiama Hironna. È del circolo di Talmist.”
La strega annuì e guardò il soldato. “Di’ ad Adamar di scendere con altri due e prendere la strega. La porteremo al campo e vedremo di avere qualche informazione utile sull’armata di Talmist.” Tornò a fissarlo. “In quanto a te, potresti esserci utile.”
“È un rinnegato” protestò Valya.
Ros fu tentato di tirarle un pugno, ma era sicuro che se lo avesse fatto la strega e il soldato l’avrebbero ucciso un istante dopo. E non era nemmeno tanto sicuro di riuscire a colpire Valya, ora che impugnava la sua spada magica.
La strega scosse la testa affranta. “I guaritori curano chiunque, Valya Keltel. Non fanno alcuna distinzione tra rinnegati, streghe o soldati. Non è così, Ros?”
Annuì. “È così” disse.
“Io sono Astryn” disse la strega. “E da questo momento fai parte della nostra armata. A meno che tu non voglia restare fedele a Talmist.”
“Io curo chiunque senza distinzioni” disse prudente.
“Sono felice di sentirtelo dire. Per oggi ne ho abbastanza di morti.” Guardò Valya. “La tua gamba.”
Valya abbassò gli occhi e guardò le tre o quattro ferite da cui colava sangue. “Non è niente. Nemmeno sento il dolore.”
“Ma quel sangue è vero e le ferite possono infettarsi. Ros? Credo che sia giunto il momento di dimostrarci la tua fedeltà.”
Lui annuì e prese delle bende dalla borsa a tracolla. “Ho anche dell’olio per disinfettare e un preparato per il dolore.”
“Ti ho detto che non sento dolore” disse Valya a denti stretti. “E non mi farò toccare da te. Posso resistere fino al campo.”
“È un ordine” disse Astryn con tono perentorio. “Non ti farò camminare in queste condizioni.”
Valya digrignò i denti e andò a sedersi su una pietra piatta.
Ros indicò Hironna. “Posso controllare prima lei? Ha una brutta ferita alla spalla e una al fianco.”
Astryn annuì. Nella sua mano apparve un dardo magico. “Fai attenzione e resta sempre in vista.”
Ros girò sul fianco Hironna. La strega aveva gli occhi chiusi e il respiro affannoso. La ferita al fianco non era profonda ma quella alla spalla lo preoccupava di più. La spada di Valya aveva tagliato il muscolo e intaccato l’osso. “È una brutta ferita” ammise. “Non so se posso fare qualcosa con il poco che ho qui.”
“Basta che sopravviva fino al campo. Lì abbiamo di che curarla.”
Ros annuì e bagnò la ferita con l’olio per poi usare un panno pulito per asciugarlo. Ne aveva preparati una dozzina mentre viaggiavano verso meridione.
Il percorso che avevano seguito li aveva portati lontano da Ferrador e Cadrik, il posto in cui Hironna e la sua pattuglia l’avevano trovato dopo che si era separato da Marq e gli altri.
La strega era a capo della pattuglia, ma non veniva da Ferrador. Erano partiti da Talmist con un gruppo più piccolo e poi erano andati in esplorazione.
“L’idea è di andare a Ferrador” aveva detto Hironna sedendo con gli altri attorno al fuoco.
Ros non aveva parlato, ma dentro di sé sentiva crescere la paura.
Se torno a Ferrador, aveva pensato, le guardie mi riconosceranno e per me saranno guai.
Aveva pensato di andar via prendendo un cavallo, ma quello non era un gruppo piccolo come quello di Marq e Belia.
Hironna comandava quindici soldati, anche se lei era l’unica strega.
“Dunque Ros” gli aveva detto una sera mentre erano accampati a cento miglia da Ferrador. “Che ci facevi da queste parti da solo? La verità, intendo.”
Il viso della strega era illuminato dal fuoco che avevano acceso per cuocere la carne fresca che uno dei soldati aveva procurato loro cacciando dei conigli.
La carne era stata tagliata in tocchetti e cotti su delle pietre. Qualcuno aveva tirato fuori del formaggio ammuffito e persino delle noci.
Il soldato le aveva offerte a tutti, ma Hironna le aveva rifiutate con un cenno di diniego della testa.
“Quelle dannate mi fanno stare male per giorni se ne tocco anche una sola” aveva detto con un mezzo sorriso. “Sono i frutti dei demoni.”
Lui le aveva già assaggiate a Ferrador e le aveva trovate buone. Jangar ne comprava qualcuna quando aveva qualche moneta in più da spendere.
Ros aveva raccontato loro di essersi allontanato dal villaggio mentre veniva attaccato dai razziatori e di non essere tornato per paura di venire ucciso.
“Te l’ho detto” aveva risposto. “C’è stata una razzia e…”
Hironna aveva scosso la testa. “No, no, no, Ros. La verità. Non ci sono state razzie da almeno due Lune in questa regione e tu non sembri uno che è in giro da così tanto tempo. E hai un cavallo davvero buono, di certo non uno di quelli che ti aspetteresti di trovare per caso. Perché non sei andato via con un cavallo, giusto?”
Ros si era stretto nelle spalle. “La verità” aveva detto. “È che lavoravo come apprendista per un guaritore di Ferrador.”
Hironna aveva annuito. “Prosegui. Ti ascolto.”
“Ci fu un attacco in città e Jangar, questo era il suo nome, venne ucciso.”
“Sarà stato brutto per te.”
“Molto” aveva risposto annuendo solenne. “Siccome la bottega era bruciata, non avevo altro posto in cui andare e dovevo scegliere se diventare un mendicante o cercare di sopravvivere fuori dalla città.”
“Sei un guaritore, potevi unirti all’armata della Abrekir. So che ne ha radunata una.”
“Cercavano guaritori più esperti di me e quelli non mancavano e i soldi sono stati sempre un problema per l’armata.”
Lei aveva annuito. “Ne sappiamo qualcosa. Metà dell’esercito di Talmist è fatto di mercenari. Gente senza onore né voglia di combattere, a meno che non ci sia da fare bottino. Che cosa hai fatto allora? Te ne sei andato da Ferrador?”
“Non avevo molta scelta. Ho viaggiato più lontano che potessi per allontanarmi dalla guerra e dai razziatori. L’ultimo tratto l’ho percorso in compagnia di una carovana di mercanti, una delle poche che sfidavano la via. Anche loro erano disperati.” Aveva scosso la testa. “Una carovana è una preda molto ambita per dei razziatori e così ci attaccarono. Di notte. Uccisero quasi tutti e quelli che sopravvissero si divisero. Ognuno per la sua strada. Io riuscii a prendere uno dei cavalli e corsi via senza voltarmi indietro. Mi spiace molto per i miei compagni di viaggio.”
“Non affliggerti” aveva detto Hironna. “Ora sei al sicuro. Sei di Ferrador, un Talmist. Tra di noi ci aiutiamo. Tra qualche giorno al massimo saremo in città e potrai ricominciare la tua vita.”
Quello sarebbe un problema, aveva pensato.
Il giorno dopo uno degli esploratori era tornato di corsa. “Brute notizie” aveva detto a Hironna. “Ferrador è sotto assedio.”
“Rinnegati?”
“Non ne ho idea, ma è un’armata vasta. Non passeremo.”
Hironna si era morsa un labbro. “Abbiamo poco cibo e tutti i luoghi sicuri sono lontani. Dirigiamoci verso meridione. A Charis troveremo alleati.”
Sulla strada per la fortezza avevano avvistato degli esploratori.
“Chi sono?” aveva domandato Hironna. “Rinnegati o Lormist?”
“Che differenza fa?” aveva domandato uno dei soldati. “A Cadrik ci hanno attaccato a sorpresa.”
Quella era una voce che sembravano aver raccolto prima di trovarlo. Ros l’aveva appresa sentendo discutere tra loro gli esploratori.
Secondo quello che avevano scoperto, i Lormist avevano assediato Cadrik e l’armata della governatrice Hylana era piombata su di loro sbaragliandoli.
Hironna e i suoi si erano separati dall’armata principale poco dopo la battaglia, ma non vi avevano partecipato di persona.
“Stanno andando a Charis anche loro” aveva detto Hironna.
“Un buon motivo per andare altrove” aveva obiettato uno dei soldati. “Se deviamo ora verso occidente potremmo raggiungere Talmist.”
“A Charis c’è l’armata di Oldorak” aveva detto Hironna. “Siamo ancora alleati. Ci uniremo a loro per difendere la fortezza dai Lormist.”
Gli altri avevano assentito e si erano rimessi in marcia verso meridione. Dopo qualche giorno di inseguimento, avevano deviato verso le Zanne di Gandum.
“Da lì potremo osservare tutta la valle” aveva detto Hironna. “E farci un’idea di quanti sono i Lormist.”
Il gruppo aveva raggiunto le montagne e avevano iniziato un’arrampicata lungo un sentiero naturale scavato nella roccia.
Hironna era levitata fino a una delle vette per guardare dall’altra parte della valle e quando era tornata era scura in viso.
“C’è un gruppo che sta venendo da questa parte” aveva riferito. “Sono in quindici. Almeno cinque mantelli a giudicare da come si muovono.”
I soldati si erano scambiati occhiate preoccupate.
“Noi siamo di più” aveva detto Hironna.
“Cinque mantelli non sono pochi” aveva obiettato uno dei soldati.
“Se ce ne andiamo, saliranno sulla montagna e ci scorgeranno” aveva detto la strega. “A quel punto, penseranno che li abbiamo individuati e ci inseguiranno.”
“Non ci raggiungeranno mai.”
“Non possiamo esserne sicuri.” Hironna aveva appoggiato una mano sulla parete di roccia. “Li affronteremo qui.”
“È una follia” aveva risposto uno dei soldati.
“Non ho chiesto la tua opinione” aveva ribattuto lei. “Ci apposteremo e li coglieremo di sorpresa. L’obiettivo sarà eliminare subito i mantelli, poi penseremo ai soldati.”
“Hai finito con lei?” chiese la strega di nome Astryn. “Voglio tornare al campo prima che faccia buio.”
Ros raddrizzò la schiena. Aveva pulito e poi fasciato la ferita di Hironna meglio che poteva. Le aveva anche dato una pozione per dormire, così non avrebbe provato troppo dolore. “Ho finito con lei” disse rivolgendosi a Valya. “Ora posso occuparmi di te.”
Valya sbuffò e allungò la gamba ferita. Aveva già scostato il tessuto sbrindellato dei pantaloni. Sotto la carne era lacerata e arrossata e c’erano altre piccole ferite che non sembravano profonde.
Solo una preoccupava Ros. Usò l’olio e frizionò con delicatezza. “Se senti dolore smetto” disse.
Valya lo fissò con ostilità. “Non sono così delicata. Sono una guerriera.”
Ros annuì. “Mi fa piacere vedere che stai bene” disse evitando il suo sguardo.
Lei rispose con un grugnito.
“Perché sei andata via da Ferrador?”
“Tu perché sei scappato?”
Ros sgranò gli occhi. “Le guardie mi cercavano.”
“Avranno avuto i loro motivi.”
Avvolse la gamba in una fascia pulita. “Non sforzarla troppo. Quando saremo al campo cucirò la ferita.”
“Abbiamo dei guaritori migliori” disse Valya alzandosi di scatto.
Due soldati presero Hironna e la trascinarono fuori dal crepaccio. Ros li seguì e quando riemerse trovò Astryn e gli altri soldati ad attenderli.
“E ora torniamo al campo” disse la strega. “Devo riferire a Zane tutto quello che è accaduto qui.” Guardò Ros. “Sarà lui a decidere cosa fare di voi.”

 
  
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