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Autore: eddiefrancesco    11/06/2021    0 recensioni
Nel periodo della Reggenza, la città gode di un clima di rilassatezza... L' ultima cosa che Verity Harcourt si sarebe aspettata era di iniziare la stagione mondana smascherando una spia... o che la spia in questione potesse essere proprio Brin, l' uomo che cinque anni prima le aveva spezzato il cuore! E scoprire che il suo misterioso contatto, un postiglione ridesta in lei emozioni violente.
Che cosa deve fare Verity ora che entrambi le hanno rubato il cuore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Verity pensò che le ci sarebbero volute settimane e non giorni di pace prima di riprendersi da tante emozioni. Solo a fatica riuscì a mantenersi composta e non poté che meravigliarsi della disinvoltura con cui Brin accettava le congratulazioni dei presenti. Era davvero bravo. Anzi, un attore nato. Lei lo lasciò fare. Ma, allorché lady Westbury chiese durante la cena quando si sarebbe celebrato il matrimonio e Brin rispose distrattamente che l'attesa sarebbe stata breve perché era contrario ai fidanzamenti lunghi, Verity si ripromise di parlargli alla prima occasione. - Che cosa ti è venuto in mente di dire che la cerimonia si svolgerà presto? - domandò sottovoce quando, subito dopo cena, si spostarono tutti nel salone in cui si sarebbe tenuto il ricevimento. - Ti stai scavando la fossa con le tue stesse mani. E non aspettarti che ti tiri fuori io quando ci finirai dentro! - - Non potrai farlo, ragazza mia. Perché ci sarai dentro anche tu. E ora smettila di bacchettarmi e và a parlare con tua zia, da brava. Sta cercando disperatamente di attirare la tua attenzione. Ritornerò per il primo valzer.- Ribatte' Brin tranquillo. E senza dare eccessivo peso alla sua irritazione, andò a parlare con alcuni dei vicini dei Ravenhurst,i primi a essere arrivati. Sbuffando, Verity raggiunse la zia che stava chiacchierando con la signora Fenner e sua figlia. - E così, avevi una tresca - strillo' Hilary squadrandola malevola. - Non direi proprio. Gli intrighi li lascio a te.- ribatte' lei freddamente. Arrossendo violentemente, Hilary si allontanò subito con la madre. - Sarah mi dice che rimarrai qui a Ravenhurst. Non ho obiezioni, s'intende, se è quello che vuoi. - Osservò lady Billington, appartandosi con la nipote. - Scusa, zia Clara. Avrei voluto avvisarti prima di cena ma mi è sfuggito. Non ho avuto l'opportunità di parlarne nemmeno con Sarah. È stata un'idea di Brin. Ha deciso lui per me.- La gentildonna gongolo'. Il maggiore Carter non aveva davvero perso tempo a domare quella pazzerella di Verity! - Non pensavo che avreste annunciato il fidanzamento all'inizio della serata. Né credevo che miraste a un fidanzamento breve! - - Oh, sarà brevissimo, non preoccuparti - confermò Verity a denti stretti. Molto più breve di quanto non pensi Brin se continua a comportarsi così, aggiunse tra sé e sé. Il quartetto chiamato per l'occasione incominciò a suonare e l'oggetto delle poche lusinghiere riflessioni di Verity venne a reclamarla per il primo ballo. Il ricevimento originariamente informale si era ormai trasformato nella loro festa di fidanzamento e per alcuni minuti furono i soli a ballare sotto gli occhi di tutti. Poi, altre coppie si unirono a loro. Rilassandosi leggermente, Verity guardò in direzione della porta dove i Ravenhurst erano fermi a salutare gli ospiti in arrivo. - Senz'altro avrai detto la verità a Marcus e a Sarah, vero? - Brin esitò. - Naturalmente.- - E sanno anche che hai ereditato il titolo? - - Si, certo. Sono persone molto discrete e... - Verity sentì che si irrigidiva e, seguendo la direzione del suo sguardo, vide lord Castleford entrare nel salone in compagnia del figlio e del nipote. Strano che il loro arrivo avesse turbato Brin. Perplessa, tornò a guardarlo ma lui sembrava aver ritrovato il sorriso. - Clarissa sarà felice ora che Claud è qui.- - E questo ti preoccupa? - - Affatto. Perché dovrebbe? - In effetti non avrebbe dovuto, pensò Verity quando finì il ballo e si avviarono verso lady Billington. Tuttavia qualcosa aveva senz'altro turbato Brin, e se non era l'arrivo di Claud, allora che cosa? - Si dava il caso che la zia stesse conversando con lady Gillingham e la figlia, e Brin scambio' qualche parola con ognuna delle tre signore prima di avvicinare lady Caroline e chiederle un ballo. Clarissa non parve risentire della preferenza accordata alla figlia del conte. Il suo sguardo rimaneva puntato sui Castleford, ancora intenti a parlare con i padroni di casa. Verity sorrise nell'andarle vicino. - È un gentiluomo molto garbato. Non mi sorprende che le piaccia.- Clarissa non tentò nemmeno di negarlo. - Sì, mi piace. Non è affascinante come il cugino. Ma lo preferisco mille volte.- - Lawrence non piace nemmeno a lei? - le domandò. - No. È molto arrogante e trovo che abbia uno sguardo calcolatore. Non lo conosco bene, d'altronde, e potrei anche sbagliare. In fondo le apparenze ingannano.- - Senz'altro. Ma in questo caso direi che ha colto nel segno.- - Ho colto nel segno anche quando ho detto a mamma che il maggiore era innamorato di lei. D'altra parte lei lo sapeva già. Felicitazioni, Verity. Trovo che lei e il maggiore formiate una splendida coppia. Le auguro ogni bene.- Verity assenti', ma nel profondo era turbata. Com'era possibile che tutti sembrassero ritenere così credibile il suo fidanzamento con Brin? Ma l'arrivo di Claud e del cugino le impedì di approfondire la cosa. - Spero che ieri abbia fatto buoni affari, signor Castleford - osservò rivolgendosi a Claud, dato che Clarissa sembrava aver perso la lingua. Lawrence Castleford sbuffo' sdegnosamente. - Un argomento del tutto inadatto, cugino, specie quando dobbiamo ancora congratularci con la signorina Harcourt per il suo fidanzamento. - Commentò quando Claud si lanciò a parlare dei due ottimi cavalli da tiro che aveva acquistato il giorno prima. Urtata dai suoi modi, Verity pensò bene di intervenire. - Al contrario, signor Castleford. La signorina Gillingham e senz'altro più interessata agli acquisti di suo cugino che al mio fidanzamento, di cui si è già parlato sin troppo.- Volendo dare agio a Claud di conversare con Clarissa, si spostò leggermente e disse a Lawrence. - Non pensavo che sarebbe venuto a trovare suo zio questo fine settimana. Ero convinta che gli ozi campestri non incontrassero il suo favore.- - Al contrario, signorina Harcourt. Sono molto affezionato a Castleford Grange. Entrambi i miei genitori sono morti quando ero piccolo, e sono cresciuto in quella casa. Ci ritorno sovente.- Sbircio' il cugino. - Claud sembra piuttosto preso dalla piccola Gillingham.- Sorrise in modo sgradevole. - Bene bene. La vita è piena di sorprese. Non credevo che quel sempliciotto fosse in grado di corteggiare una donna.- Povero Claud! Chissà che strazio crescere con un cugino del genere! Lawrence Castleford era senz'altro un bell'uomo, ma simpatico no davvero. Verity fu pertanto contenta quando Brin, congedatosi da lady Caroline, la reclamo' per un secondo valzer. - Grazie per avermi soccorsa.- - Lawrence non ti piace? - - Affatto.- - Nemmeno a me. È un individuo subdolo e crudele. Fortunatamente, non viene spesso qui a Ravenhurst.- - Sai, lo credo capace di tutto. Lo sguardo che ha lanciato al povero Claud...- sussurro' lei. Non venne detto altro sull'argomento e da parte sua Verity fu felicissima di dimenticare che Lawrence Castleford fosse addirittura presente. Trascorse la serata danzando e si diverti' più di quanto non avesse creduto possibile. Quando il ricevimento volse al termine, la zia venne a cercarla. - Mi ritiro. Pensavo di partire presto domani. Quando ritornerai nella capitale? - - Non ne ho idea. Non sono ancora riuscita a parlare con Sarah. Il che è comprensibile, in realtà. Voglio dire, occupata com'era con gli ospiti. E non ricordo che Brin mi abbia precisato una data. Andrò a parlargli.- Si guardò intorno e non lo vide. - Oh, è scomparso.- - Credo che sia uscito a fumare. Perché non lo raggiungi? Puoi sempre ragguagliarmi domani.- Le disse sua zia. Verity non se lo fece ripetere. Infilando la portafinestra del salone, uscì sulla terrazza. Brin sostava poco più avanti, con un sigaro in bocca. Quando la vide, lo gettò via. - Non era necessario che lo facessi - commentò lei andandogli vicino. - So che le signore non gradiscono il fumo.- - Personalmente non mi disturba. Ma se anche così non fosse, non mi sentirei in diritto di influenzarti.- - Strano. Perché io, invece, mi sento in diritto di influenzare te.- Osservò lui. Verity rise. - È assurdo. Devi ricordare che il nostro fidanzamento non è reale.- - Invece lo è.- La semplicità di quell'asserzione ebbe il potere di aprirle gli occhi. Santo cielo, come aveva fatto a non vedere che non vi era stata finzione da parte di lui? - E anche tu vuoi che sia reale, vero? - Brin non le diede il tempo di parlare ma del resto non ve ne fu bisogno. La passione con cui Verity ricambio' il suo bacio fu più eloquente di mille parole. Restarono avvinti per alcuni minuti, poi lui si ritrasse e sorrise. - Ti ho desiderata sin da quando ti ho rivista. Non potevo credere che fossi tu. Ma i capelli, gli occhi non erano cambiati. Solo che stavo guardando una donna, non una ragazzina. E tu sei la mia donna, Verity. Sei sempre stata mia. E nessun altro ti avrà.- Confessò Brin. Quelle parole vibranti avrebbero dovuto riempirla di gioia. Ma il messaggio, così dolorosamente familiare, le strappò al contrario un singhiozzo. Indietreggio'. Come aveva potuto permettere che accadesse? - Non volevo...- Ogni parola le bruciava la gola. - Oh, cielo, che cosa ho fatto? C'è qualcun altro. Brin, perdonami ma c'è qualcun altro.- Lui le mosse incontro, tentando di calmarla. - No, tesoro, non c'è nessun altro - le assicurò con voce suadente. - In realtà...- Ma senza dargli ascolto, Verity girò su se stessa e corse via. Brin la seguì con lo sguardo, poi sospirò. - Non sei tu a doverti scusare. Non sei tu.- Sussurro' nella notte. L'indomani, Verity si ridesto' piuttosto tardi e, quando scese dabbasso, trovò soltanto Sarah ad aspettarla. - Buongiorno, cara. Riposato bene? - Affatto, avrebbe voluto dire lei. Tuttavia, si costrinse ad assentire. - Temo di aver dormito troppo. La zia è già partita? - - Sì. Avrebbe voluto salutarla, ma Brin le ha detto che le avrebbe trasmesso i suoi saluti.- La semplice menzione del suo nome le procurò una fitta. - Brin è in casa? - domandò. - No. Marcus l'ha trascinato a Oxford. Pare che vi sia un incontro di pugilato.- Sarah scosse il capo. - Che gusto vi sia a vedere due che si picchiano proprio non lo so! In ogni caso, visto che sono partite anche le altre signore, saremo sole fino a sera. Devo passare dal reverendo Martin. Vuole venire con me? - - Se non le spiace, preferirei uscire a cavallo. Col fatto che ho dormito troppo, ho un leggero mal di testa. Una bella galoppata mi rimetterà in sesto.- E con un sorriso stentato, la salutò. Mezz'ora dopo cavalcava in direzione degli ampi pascoli che si aprivano al di là del lago. Era una bella giornata e il sole scottava; tuttavia, non era il caldo a turbarla. Scuotendo il capo, Verity si lanciò in un selvaggio galoppo. Ma nemmeno quello riuscì a farle dimenticare la terribile realtà dei propri sentimenti. Si era innamorata, sì. Del postiglione. Di Brin. Non sapeva come avesse fatto a innamorarsi di quel furfante del postiglione. Tuttavia, lo amava. Così come amava Brin. Sebbene nel suo caso, naturalmente, si fosse rifiutata di ammettere ciò che il cuore cercava di dirle da settimane. Forse, se invece di negare l'evidenza, fosse corsa subito ai ripari, avrebbe potuto evitare che l'attrazione si trasformasse in qualcosa di più profondo. Ma era troppo tardi, ormai. Amava entrambi gli uomini e non sapeva più quale scegliere. Come avrebbe potuto sposare uno dei due? Verity emerse da quelle dolorose riflessioni quando sentì qualcuno chiamarla. Girando il cavallo, vide Claud Castleford sbracciarsi in groppa al suo roano. - Credevo che mi stesse ignorando di proposito! - esclamò il giovane raggiungendola. - No, no. Stavo pensando, così...- Interrompendosi, si guardò intorno. - Santo cielo, ma dove sono finita? Stavo attraversando le terre dei Ravenhurst e...- - ... e ha sconfinato in quelle dei Castleford - commentò Claud ridendo. - Era proprio assorta! - - Direi. Ora dovrà spiegarmi come ritornare.- - Ne sarò felice. Ma se non è attesa a Ravenhurst, può venire con me alla Grange. La casa è vuota al momento. Mio padre si incontrerà più tardi con alcuni gentiluomini. Una riunione riservata, sa. Ma abbiamo tutto il tempo di dare un'occhiata in giro, se vuole.- Verity accettò. Claud le piaceva. Oltre ad avere buon cuore, era anche un ottimo conversatore. Peccato solo che al momento parlasse soltanto di una certa signorina. - Insomma, signor Castleford! Se è così preso da Clarissa Gillingham, perché non fa qualcosa? Come può restarsene qui quando lei è a Londra? Mi dia retta, la raggiunga! - esclamò Verity quando arrivarono alla Grange. Sconvolto dalla sua schiettezza, Claud boccheggio' un istante, poi disse: - Santo cielo, signorina Harcourt, questa sì che è una soluzione.-
   
 
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