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Autore: LadyBlueSky    12/06/2021    1 recensioni
Roy e Riza. Ripercorriamo insieme scorci di loro, di quello che sono, di quello che sono stati e di quello che saranno. Ripercorriamo la strada, con gli occhi degli altri...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Sorpresa | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1.   Rosso

 

 

Dolore…

 

Il mio primo ricordo di te è questo: dolore!

Quando ti ho conosciuta, quando mi hanno presentato a te, eri una ragazzina. Nemmeno sedici anni.

Esile. Composta. Educata. Schiva. Diffidente anche. Ma una ragazzina.

Quanto tuo padre ci ha fatto conoscere ho provato pena per te: ti avrei rovinato la vita.

Lo sentivo, il Maestro che ti parlava di me, che ti spiegava minuziosamente ogni cosa, che mi legava a te indissolubilmente.

Non hai emesso un sibilo. Non hai versato una lacrima. Non hai avuto uno spasmo. Ho davvero ammirato la forza nascosta che percorreva le tue membra.

Ma quando, qualche sera dopo, finalmente mi hai visto, nei tuoi occhi l’odio e il rancore si sono annidati in maniera troppo chiara per negarli.

Non hai pianto, ancora. Ma hai odiato me e la mano di tuo padre, che ci aveva avvolti in una catena che non avrebbe mai potuto spezzarsi.

Da quel giorno mi hai portato con te, ma non mi hai più rivolto una singola occhiata. Una parte del dolore che ti avevo causato si era chetata, ma l’altra ti avrebbe bruciata per sempre.

Ancora, non ho potuto provare che pena. Eri una ragazzina, alla quale la mia presenza avrebbe impedito una vita normale.

Eri una ragazzina a cui non importava di me, anche se comprendevi in una certa misura la mia importanza. A prescindere, non era abbastanza per perdonare la mia presenza coercitiva.

La prima volta che ho sentito la sua voce, attutita da strati di tessuto, gridava. Chiedeva aiuto. Per tuo padre.

Ma era troppo tardi.

Non sapevo chi fosse, ma dato che chiamava il vecchio Berthold Maestro ho intuito fosse il suo allievo.

Il Signor Mustang. Roy.

Ti avevo sentita pronunciare il suo nome qualche volta, nel buio sicuro della notte. Gli eri già allora affezionata in una maniera che tuttavia ancora non riuscivi a comprendere. Come avresti potuto dopotutto? La solitudine era la tua realtà.

 

“Posso affidarle la mia schiena’”

 

Quando hai pronunciato quelle parole non potevo crederci. Davvero?

Davvero eri arrivata a tanto?

Davvero ti fidavi di lui a tal punto?

La prima volta che ho visto lui i suoi occhi erano sgranati, e nel suo sguardo ammirazione e orrore si mescolavano in torbidi mulinelli.

Anche lui, al pari tuo, mi odiava. Odiava la mia presenza .

Forse, addirittura, iniziava ad odiare anche chi mi ci aveva messo.

Però mi ha accarezzato – ha accarezzato me o te quel giorno? – e tu hai rabbrividito.

Mi ha chiesto per sé, e tu hai acconsentito. Se avessi avuto una voce, allora, avrei gridato. Ma non ho mai avuto voce, e non avevo modo di mettervi in guardia.

Gli hai permesso di guardarmi, di studiarmi, di avermi completamente. E vi siete salutati.

 

Dolore…

 

Il mio ultimo ricordo di te sarà questo: dolore!

Sarà anche il mio ultimo ricordo di lui.

La sola differenza è che, stavolta, il tuo dolore sarà voluto.

Dolore per prendere coscienza. Dolore per espiare. Dolore per chiedere perdono.

Mi dispiace, bambina: non ci sarà alcun perdono. Non oggi almeno.

Il dolore di lui, invece, è lo stesso che hai provato tu anni fa. Il dolore di una scelta che non ne da altre. Perché lo so, lo so, che sta soffrendo per ciò che gli hai chiesto, che sta soffrendo perché sarai tu a patire, dopo.

Non vi capisco. Davvero. A voi due proprio non vi capisco.

Perché non lasci che lui ti accarezzi – che ci accarezzi entrambi – come vorrebbe fare? Perché non lasci che stavolta lui abbia te, invece che me?

Ormai sono domande inutili. Hai preso la tua decisione, e ho imparato presto che non sei una che si rimangia le parole o recrimina. No, tu sopporti e ti assumi tutte le responsabilità.

Che sia per questo che il vecchio mi ha affidato a te?

E va bene, ragazzina: facciamolo! Che sia questa la fine.

E mentre il rosso delle fiamme ci avviluppa entrambi – il rosso delle MIE fiamme – riesco a vedere che la catena che tuo padre ci ha imposto non era poi così assoluta come credevo.

Non posso che sperare che quella che lega voi sia più ignifuga almeno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’Autrice (più o meno):

 

Allora, da dove partire? Diciamo che se non lo so io dubito possiate saperlo voi.

Questa idea si arrovellava nella mia testolina da tanto, tanto tempo. Trovare un modo per buttarla giù così da dargli un qualche senso e una quale forma è stato tragico, lo ammetto.

Cosa ne sia venuto fuori, soprattutto in questa prima one-shot, non saprei dirlo. Sono soddisfatta ma non lo sono, ma se ci avessi messo mano avanti non penso che le cose sarebbero migliorate.

Nella mia testa il protagonista è chiaro, è sempre stato chiaro, ma ho volutamente cercato di far sì che non si capisse nemmeno alla fine. Se ci sono riuscita o meno lascio decidere a voi.

In questo caso vediamo in maniera un po’ contorta quello che è uno spezzone del rapporto RoyAi dagli occhi del TATUAGGIO che lei porta sulla schiena. Mi rendo conto che sembra una follia, tranquilli.

In una certa misura è più uno scorcio di Riza che di entrambi, ma ho pensato che non poteva che essere così dato che è stato prima di tutto un peso suo, poi un peso anche di Roy e poi di entrambi.

Detto questo… Passo la mano a voi. Se mi dovete lanciare uova e pomodori avvisatemi che almeno gli occhiali me li tolgo eh xD

 

ByeBye

LadyBlueSky

 

  
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