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Autore: MusicAddicted    12/06/2021    7 recensioni
Prendete due serie TV, shakeratele fra loro, trovate un punto d’incontro, stravolgete tutto lo stravolgibile… ed ecco che otterrete questa storia.
Crowley ha una delle sue brillanti idee e la propone ad Aziraphale.
E se Jessica e Kevin avessero ottenuto i loro poteri in tutto un altro modo? Se fosse un altro il loro primo incontro?
Forse stavolta tutto fra loro potrà essere più romantico, forse.
Degli Ineffabili Maritini invece… che ve lo dico a fare?
E in tutto questo che ne sarà dell’Anticristo?
La fine del mondo si eviterà?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Jessica Jones, Kilgrave, Trish Walker
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ineffably-inevitable-cover


 

Chapter XI: A baby me or a baby you


                                                           New York, Maspeth, 455 74th Street, 09 Nov 2007


Mentre rigira tra le mani il ciuccio, dopo la notizia appena ricevuta, Kevin si bea del sorriso raggiante della sua amata.

Sente comunque la necessità di farle quella domanda, seppur retorica.

“Non stai scherzando, vero?”

Jessica si stringe ancora di più a lui, strofinando il viso contro il suo.

“Amore mio, potrei mai scherzare su una cosa simile?” lo bacia. “Lo so di essere stata impossibile e insopportabile in questi mesi, ma adesso abbiamo quello che desideravamo così tanto, non sei contento?”

 

Evidentemente quella deve essere la sera delle domande retoriche.

“Se sono contento? Oh, mio preziosissimo amore, non potevi darmi notizia più bella!” la bacia con trasporto lui. “Sai che c’è? La cena qui può aspettare, stasera bisogna festeggiare.”

“E pensare che avevo detto al cuoco di prepararti il tuo piatto preferito.” borbotta Jessica.

Vista la poca se non inesistente propensione alle faccende domestiche da parte di entrambi, si sono dotati di un cuoco e di una domestica, regolarmente stipendiati.
Da brava fanatica della parità dei sessi, Jessica ha insistito per contribuire al loro mantenimento e Kevin glielo ha concesso, ma solo in minima parte.

“La Pasta Amatriciana la servono in qualsiasi ristorante, all’occorrenza anche in quelli che non ce l’hanno sul menù!” sorride il bel persuasore, sfrontato.

“Gradirei che, se proprio vuoi mangiare quella sbobba, almeno tu scelga un ristorante che conosca già la ricetta.”

“Difatti lo conosco, è uno dei più eleganti, Il Rosso, quindi gradirei che tu ti vesta in modo adeguato."

“E va bene, mi metterò uno di quei vestiti atroci e scomodissimi che ti ostini a regalarmi, ma solo perché sono di ottimo umore.. e anche perché fra qualche mese non mi entrerà più niente.” si arrende lei, andando verso le scale.

“Ma sarai una visione comunque!” le urla lui, rimasto al tavolo.

“Lo vedremo quando non riuscirò più a vedermi nemmeno i piedi!” controbatte lei, ormai già al piano di sopra.

Quando scende, pronta per uscire, Kevin sembra incapace di toglierle gli occhi di dosso.
Indossa un tubino corto, color viola ametista, smanicato con allacciatura al collo, da entrambi i lati l’avvolgono balze d una nuance leggermente più chiara.
I capelli sono lasciati liberi e selvaggi.

“Mio dio, Jess, sei, sei… non ricordo nemmeno di averti comprato questo vestito.”

“E infatti non l’hai fatto.” lo informa lei. “Zira e il tuo guardiano mi hanno trascinato a fare spese, qualche mese fa, credo fosse un tentativo per distrarmi dalla mia ossessione del concepimento; l’idea è partita da Zira, ci teneva indossassi qualcosa perfetto per l’occasione quando avrei festeggiato con te la bellissima notizia, solo che i tuoi gusti li conosce meglio Crowley e dal tuo sguardo direi che ci ha preso!” sorride lei, infilandosi il cappotto nero che tiene a braccetto, coordinato con le décolletè e la pochette.

“Dovrebbe essere un demone e invece mi ha sempre fatto da angelo custode.” sorride intenerito il persuasore.

“Pensa a quando gli daremo la notizia, ma credo che se non lo dico prima a Trish lei mi ucciderà!” borbotta la detective.

“Lo renderemo noto a tutti quelli che lo devono sapere, ma non stasera, stasera è per noi. Il taxi ci aspetta, mia cara.” le fa strada Kevin, prendendo il suo cappotto. “E dopo cena potremmo anche andare al Metropolitan Opera House a vedere…” propone lui, ma Jessica non gli fa nemmeno finire di parlare.

“Ti prego, abbiamo detto ‘festeggiare’!” alza gli occhi lei.

“Ho capito. Cinema. Uno di quei film romantici sdolcinati, strappalacrime…” cambia programma della serata lui, mentre escono dal porticato, attraversando il prato.

“Cazzo no, che due palle! Quelli semmai piacciono a te, femminuccia, hai pianto pure quando abbiamo visto in TV ‘50 volte il primo bacio’ e quella è una commedia!” gli ricorda la detective, senza perdere occasione di punzecchiarlo.

“Io non ci ho trovato nulla di divertente. Insomma, lei si dimentica di lui, ogni giorno e lui ha una tale forza d’animo! Non lo so come riesca ad affrontare qualcosa di così orribile …” mugugna Kevin, mordendosi il labbro. “Io impazzirei dal dolore se tu ti dimenticassi di me, Jessica.”

“Suvvia, cos’è tutto questo sentimentalismo? Io semmai dovrei avere gli ormoni in subbuglio, non tu!” lo rimbecca lei.

La verità è che è molto colpita dalle sue parole e dal suo atteggiamento, ma sdrammatizza, perchè le viene più facile.

Tuttavia, qualcosa nei grandi occhi scuri del suo amato, ora un po’ più lucidi, le fa capire che non è abbastanza.

Lo abbraccia forte da dietro, quando lui meno se lo aspetta.

“Tesoro mio, io non mi potrei mai dimenticare di te!” sussurra, premendo sulle punte delle scarpe per alzarsi fino a poggiare il mento contro la sua spalla. “E, se non bastasse, adesso c’è una piccola me o un piccolo te che cresce nel mio grembo a ricordarmelo.” lo fa sorridere lei.

“Dimmi un po’, quando sei stata in giro con Crowley e Zira, il mio guardiano ha provato a convincerti a chiamare nostro figlio Anthony se è maschio?” le domanda Kevin, aprendole la portiera del taxi.

“Un’infinità di volte,” ridacchia lei, “Ma io sono stata irremovibile. E poi non ci voglio pensare ai nomi, sono dell’idea che quando la o lo vedrò mi verrà immediato in mente quale sia il nome più adatto.” mormora lei, stringendogli una mano.

“Mi sembra un ottimo metodo.” approva Kevin. “Quanto al cinema, molto meglio se accontentiamo te: un film d’azione o un horror truculento?”

“Ora sì che si festeggia!” sorride lei, baciandolo.

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                                                                      New York, 389 Upper East side 89th Street, 10 Nov 2007


Trish osserva Jessica e Killgrave, che ha già fatto accomodare nel suo salotto da qualche minuto.

Non saprebbe dire chi tra i due è quello più fuori di sé dalla gioia.

Tanto che forse non è nemmeno così necessario farli parlare.

“State per dirmi quello che penso, Jess?” interroga la sorella, con un largo sorriso che non riesce a contenere.

Jessica non può resistere un solo istante di più. Si alza dal sofà e le corre incontro.

“Sì, Trish, fra otto mesi sarai zia!” esulta, abbracciandola.

Trish le sorride raggiante a sua volta, prolungando l’abbraccio.

“Hai ragione, Jess: sentirselo dire così fa tutto un altro effetto.” ammette, al pensiero di poter stringere un nipotino o una nipotina fra le braccia.

L’attrice si muove verso Killgrave, che si alza, mettendosi sulla difensiva, prima di vedere la sua espressione, inizialmente austera, addolcirsi.

“Oh, al diavolo, fatti abbracciare anche tu, quasi cognato!” gli sorride, tirandolo a sé, prima che lui abbia il tempo di dire qualsiasi cosa.

“Lo sapevo che prima o poi mi avresti apprezzato, Patsy!” sorride tronfio lui, anche se un po’ scombussolato per quel gesto che non si aspettava.

“Ora non ti montare la testa!” alza gli occhi la bionda, tornando dalla sorella.

Si piega sulle gambe fino a che la sua testa è ad altezza della pancia.

“Lo so che forse è un po’ presto per parlarti, ma sappi già che hai una zia ricca e famosa che ti vizierà a dovere!”

“Beh, sì, Trish, deduco sia un po’ presto perché riesca a sentirti, dubito fortemente abbia già delle orecchie.” ridacchia Jessica, invitandola a rialzarsi.

“Beh, ma qualcun altro le orecchie per sentire le ha…” commenta la bionda, voltandosi nuovamente verso lo psicologo. “Non credi che sia il caso di diventare mio cognato a tutti gli effetti e far trovare una famiglia consolidata al bebè in arrivo?”

Kevin ha fatto bene a sedersi di nuovo dopo l’abbraccio e per poco non sprofonda dentro il divano da quanto sussulta.

“Cos…”

“Amore, io non ne sapevo nulla, giuro, non ti sto tendendo una trappola!” chiarisce la futura mamma, fulminando la sorella con lo sguardo.

“Non mi sento in trappola, tesoro, nulla di tutto questo, solo che prima pensiamo al bambino, poi verrà tutto il resto. Non voglio che sembri un matrimonio riparatore,” si giustifica lui, andando verso la sua amata.

“Anche perchè io non vedo alcunché da riparare.” lo bacia teneramente lei.

“Siete così carini che vi vedo già all’altare!” squittisce Trish.

“Kev, non le hai dato alcun comando tu, vero?” bisbiglia la mora al suo ragazzo.

“No, amore, è proprio questa la cosa inquietante!”

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                                                        New York, Maspeth, 455 74th Street, 10 Nov 2007

“Quando lo abbiamo deciso che avremo dovuto dirlo a tutti nel corso della stessa giornata?” borbotta Kevin, quando rientrano a casa.

“Con Trish è andata anche meglio del previsto, con loro due credo che sarà ancora più facile,” insiste Jessica.

“Forse hai ragione tu. Che facciamo? Andiamo a Londra noi? Posso prendermi qualche giorno libero dal lavoro.” propone lo psicologo. “Mi piacerebbe tanto mostrarti la mia vecchia scuola, i luoghi dove sono cresciuto. Però forse non è il caso ora, viste le tue condizioni…”

“Quali cazzo di condizioni?” bercia la detective. “Sono incinta, mica menomata! E non lo sono da nemmeno un mese, non trattarmi da malata.”

“Non ho detto questo.”

“Per quanto mi piacerebbe, non andremo a Londra perchè ho un caso che sto seguendo e non posso lasciare in sospeso, nemmeno per un giorno.” specifica lei.

“Ah, quindi vorresti pure continuare a lavorare?” si acciglia Kevin.

“Non cominciarla nemmeno questa discussione!” lo mette subito a tacere Jessica.

“Come li chiamiamo quindi?” torna sull’argomento principale Kevin.

“Di certo non con una chiamata al cellulare. Il tuo guardiano non lo so, ma il mio non si può dire sia molto tecnologico, non con me almeno, ma i messaggi di Crowley… non se ne perdeva uno!” borbotta lei.

“No, il mio è all’avanguardia, chattiamo anche, ma ho un metodo più figo per chiamarlo.”

Dicendolo, Kevin si concentra, ricorrendo allo stesso stratagemma che aveva usato quando più di un anno prima era in quella libreria e doveva avvisare il suo guardiano di quello che stava per succedere.

- Crowley, vieni subito qui a casa nostra, porta anche Aziraphale!- lancia quel messaggio telepatico.

Passano una manciata di secondi, prima che Jessica prenda la parola, guardandolo scettica.

“Esattamente cosa dovrebbe succedere?”

****************************** (Contemporaneamente)

 

                                                                                                London, Soho, Greek Street, 10 Nov 2007

“Ho sentito qualcosa…” bofonchia Crowley, disteso su una pila di libri.

Per la cronaca, sono di un’edizione su larga scala della saga di ‘Twilight’.

Quella libreria moderna dove Crowley ha mandato Aziraphale una volta per giocargli uno scherzo alla fine si è rivelata utile a qualcosa.

Inutile dire che invece la primissima edizione della saga ‘Harry Potter’ l’angelo la custodisca libro per libro, gelosamente.

“Bene, mio caro, significa che sto eseguendo bene questa assai dilettevole attività che mi stai insegnando con così tanto entusiamo!” ridacchia sicuro di sé Aziraphale, spingendosi più contro l’amato in quell’innovativa esperienza che per la prima volta lo vede avere un ruolo attivo.

“NGK! N..no, angelo, cioè s-sì, anche.. intendevo dire, ho sentito una chiamata, telepatica, Kevin ha bisogno di me!” riesce a chiarire il concetto il demone, nonostante l’intenso piacere lo stia stordendo.

“Lascia che aspetti un po’!” protesta il biondo, intensificando il ritmo.

“Ughh.., angelo, sì, così… io però credo sia urgente.. ha detto che devi seguirmi anche tu.” cerca di mantenere quanta più lucidità mentale possibile Crowley.

“Se conosco Kevin, e ormai un po’ lo conosco, mi basta sapere che sia anche solo un quarto della Drama Queen che sei tu, per potermene stare tranquillo!” lo bacia l’angelo.

“Hey!” protesta contro le sue labbra il demone.

“Lo sai che ho ragione!” insiste Aziraphale, rallentando le sue spinte. “Caro, non lascerò che nulla ci disturbi, nemmeno una cosiddetta emergenza del tuo assistito. Ho anche chiuso la libreria con largo anticipo, messo fuori un cartello che farebbe desistere chiunque ad entrare, se non basta giuro che metto a fare la guardia all’ingresso qualcosa di spaventoso, tipo… non lo so..”

“Un segugio infernale?” si lascia sfuggire Crowley.

“Un... cosa!?” lo guarda confuso l’altro.

“Oh, beh, certe cose non dovrei rivelarle… non ho detto niente, angelo,” fa il finto tonto Crowley. “Torna a concentrarti ssssu quello che stai facendo cosssssììì impeccabilmente.”

Sibilare è sempre la chiave giusta per far perdere le inibizioni al suo angelo.
 

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                                                                     New York, Maspeth, 455 74th Street, 10 Nov 2007


Circa mezz’ora dopo, Jessica e Kevin sono seduti in salotto, la prima a cimentarsi svogliatamente in un quesito di enigmistica, il secondo a chiedersi se per caso non sia successo qualcosa di allarmante al suo guardiano che ha precedentemente invocato.

“Ma che cazzo, non possono impegnarsi a farli un po’ più difficili questi gialli da risolvere? È ovvio che è stato il cugino della vittima, manca uno dei gemelli della camicia, lo deve aver perso nella colluttazione dove lo ha ucciso!” borbotta Jessica, lanciando la rivista sul tavolino, annoiata.

Proprio in quel momento appaiono davanti a loro Crowley e Aziraphale.

“Allora state bene!” si rallegra Kevin, ora più sollevato.

“Hai ragione, ti avrei dovuto avvisare ma ero … NGK! Troppo piacevolmente impegnato.” si scusa a suo modo Crowley, imbarazzato, e Kevin capisce ogni cosa, sorridendogli complice.

“Oh beh, sì, i miei complimenti, Kevin, un metodo di comunicazione collaudatissimo quello che hai con il tuo guardiano, ci ha messo si e no un’ora per venire qui!” commenta Jessica, alzando gli occhi. “E se fosse stata una fottuta emergenza?”

“Visto che avevo ragione io, Crowley? Non era affatto un’emergenza! Potevamo avere un secondo round, forse anche un terzo!” brontola Aziraphale, alzando gli occhi allo stesso modo della sua assistita.

Non è facile determinare chi sia la fazione Paradisiaca e chi quella Infernale.

“Beh, ma il fatto che io e Jess moriamo dalla voglia di darvi una notizia bellissima è un po’ un’emergenza.” si giustifica Kevin.

Aziraphale cambia umore del tutto.

“Oh! Volete dire che… che…” chiede l’angelo così elettrizzato che non termina neppure la sua domanda.

Jessica e Kevin si guardano sorridenti, prima di rivolgersi a loro.

“Aspettiamo un bambino!” esultano in coro.

“Un momento. Tu lo aspetterai senza far niente, io in un girotondo di nausee, cosa che ho già cominciato, per poi diventare grossa come una mongolfiera e tu nemmeno mi guarderai più,” scoppia a piangere Jessica. “Però avrò questa piccola ma preziosa vita in me, il frutto del nostro amore, che crescerà giorno dopo giorno... esiste qualcosa di più magico e speciale?” gli sorride intenerita subito dopo, asciugandosi le lacrime. “Oh certo… non potrò bere alcolici per quasi un fottuto anno, dormirò di merda, sempre se riuscirò a dormire, trovando una posizione che non mi dia fastidio, avrò un cazzo di maldischiena che mi impedirà di fare qualsiasi cosa ed è solo colpa tua, maledetto bastardo!” ringhia contro Kevin. “Senza contare che alcune future mamme possono anche avere sbalzi di umore, ma meno male che io non ne soffro!” aggiunge, con tono pacato.

“Già, amore, meno male che tu non ne soffri!” la asseconda pazientemente Kevin.

“Ce l’avete fatta allora!” si congratula Crowley.

“Ė meraviglioso, presto saremo…” si esalta l’angelo, ma poi si blocca. “Beh, non saremo niente di speciale per questo bebè, non ci lega alcun grado di parentela.”

“Che cazzo dici, Zira? Per me e Trish tu sei di famiglia, ti devo molto, ti devo la mia vita.” gli sorride Jessica.

“E tu sei come il fratello maggiore che non ho mai avuto in una cosiddetta famiglia che non mi ha mai voluto.” sorride a Crowley Kevin, un po’ malinconico.

“Questo fa di voi zii super speciali , a tutti gli effetti!” proclama Jessica.

Crowley e Aziraphale sorridono quasi commossi, abbracciandosi, mentre Jessica torna a rivolgersi all’amato.

“Ė vero, Kevin, i tuoi genitori… non lo vorranno sapere?”

Lo psicologo le ride praticamente in faccia, ma è una risata amara.

“Certo, come no? Per loro sono ufficialmente morto. Non voglio vedere mio figlio o mia figlia non ricevere quello stesso affetto che loro non hanno mai mostrato per me.” si rattrista lui facendosi abbracciare dalla detective.

“Sono loro quelli che ci perdono, fidati.” lo rincuora. “Beh, io invece temo che dovrò dirlo a Dorothy, lo capirebbe comunque nel giro di qualche mese, anche se non credo farà i salti di gioia all’idea di diventare già nonna.. beh, nonnigna, nonnastra… o come cazzo si dice!” lo fa ridere.

“Quello che più conta è che questo bebè non è ancora venuto al mondo ed è già inondato d’amore.” mormora Aziraphale, con un sorriso beato.

********************************** (Contemporaneamente)

                                                                               Paradise, Fifth Heaven , 10 Nov 2007

Aziraphale e Crowley ignorano di essere spiati da tempo e quello che apprendono i due purtroppo diventa di dominio pubblico.

Il peggiore dei domini.

“Tutto procede secondo i piani.” si congratula Uriel con la collega, mentre Michael compone al suo iPhone celestiale quel numero insolitamente familiare.

“Che vuoi?” bercia Ligur, accettando la chiamata.

“Ci siamo, il concepimento è avvenuto. Ora tocca a voi.” annuncia l’arcangelo.

“Oh sì, Hastur e io ci divertiremo un mondo.” sogghigna il Duca dell’Inferno, in direzione del collega.

“Usate qualsiasi mezzo, ma dobbiamo avere quell bambino; è determinante per l’Armageddon e determinerà la nostra vittoria.” commenta Michael.

“Vorrai dire la nostra!” ringhia Ligur.

“Illuso!” rimbrotta l’arcangelo, prima di riattaccare.

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                                                                                       London, 64 Great Titchfield St, 19 Nov 2007

“Spiegami ancora perché siamo qui, angelo.” borbotta Crowley, mentre si aggira con lui fra i reparti del So Tiny London, uno dei più rinomati negozi per bebè.

“Perché non è il caso di presentarci a mani vuote quando ci sarà il baby shower, tra qualche mese, lo sai che gli umani hanno questa meravigliosa tradizione di festeggiare ancora prima che il lietissimo evento si verifichi?” sorride Aziraphale, mentre esamina delle mini T-shirt su una mensola, scegliendone una celeste.

“Sì lo so, il punto non è perché dobbiamo fare dei regali, ma perché dobbiamo farlo qui, alla maniera Terrestre?” si acciglia Crowley, che ne tiene fra le mani una rossa.

“Perché è più divertente. E poi ci può dare più spunti…” ridacchia l’altro, mentre vanno alla cassa per pagare con soldi terrestri, sterline, per la precisione, proventi dalle poche ma reali vendite di Aziraphale nella sua libreria.

“Sei troppo fissato con queste usanze Terrestri!” borbotta il demone, mentre escono dal negozio.
“Se non lo fossi anche tu non mi avresti seguito tutto esaltato, quando te l’ho proposto!” gli dà scacco matto l’altro.

Ma forse la partita non è ancora conclusa.

“Ma è solo perché me lo chiedi tu, angelo, dove non importa, andrei ovunque con te e per te.” dichiara Crowley.

Questo è un vero scacco matto.

Per tutta risposta, Aziraphale se lo abbraccia stretto, con uno squittio intenerito.

Da quella posizione però gli è più facile allungare la mano nel sacchetto degli acquisti di Crowley.

“Mio caro, sarei pronto a scommettere che questo sonaglio prima non avesse la forma d un forcone!” lo rimbecca, agitandogli in faccia le prove di quanto afferma.

“Non sai cosa sono capaci di inventarsi nel Marketing oggi!” cerca una scappatoia il demone, ma non sembra funzionare.

“Non ti permetterò di influenzare quella piccola e innocente creatura!” spergiura l’angelo.

Tuttavia, Crowley può giocare la stessa mossa.

Prima che Aziraphale abbia il tempo di miracolarlo via, il rosso gli strappa di mano il sacchetto.

“Guarda, guarda… era un martello sonoro quando l’ho visto in cassa e ora, chissà perché, assomiglia alla spada infuocata che avevi un tempo!” gli rinfaccia, oscilando la spada di gomma con le fiamme di plastica tutt’attorno che premendo un tasto si illuminano.

“Il mio è comunque un gioco più educativo del tuo!” controbatte il biondo, ormai scoperto.

Estrae la piccola T-shirt comprata e Crowley fa lo stesso.

“Caro, è appurato che un piccolo miracolo paradisiaco o demoniaco che sia renda tutto un po’ più personalizzato. Al mio tre?” lo guarda complice e il suo amato annuisce.

Alla fine di quel breve countdown, le due T-shirt sono impreziosite da due scritte: un’argentata ‘I love my Super Mommy!’ su quella celeste e una dorata ‘My Daddy wants everyone to love me’ su quella rossa.

Ora sono proprio i loro regali.

 

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                                                                                      New York, Metro-General Hospital, 5 Dec 2007

Quell’ospedale non è stato scelto a caso.
Jessica lo ha sempre associato a ricordi dolorosi: lì le è stato comunicato di aver perso la sua famiglia in quell’orribile incidente.

Per questo ora vuole associarlo a un ricordo bello, ce ne può essere uno migliore della primissima ecografia della gravidanza?
Ovviamente Kevin è lì con lei a tenerle la mano mentre la ginecologa le cosparge il ventre del gel freddo che serve per l’ecografia.

Sono diverse settimane che Kevin non dorme bene, ha il sonno agitato e si sveglia con una sensazione di angoscia profonda, ma fa in modo di non svegliare Jessica, che quindi è ignara di tutto.
Il punto è che Kevin non ricorda minimamente il contenuto dei suoi incubi.

“Sei emozionato?” lo distoglie la voce di Jessica, mentre la ginecologa posa la sonda sull’addome.

“Tantissimo, tu no?” le sorride.

Jessica annuisce.

“L’ho visto un sacco di volte nei film, però quando capita davvero a te è tutta un’altra cosa.” mormora lei, mentre entrambi hanno lo sguardo fisso sul monitor, con le prime immagini che si stanno formando.

 

Non devono nemmeno andare per tentativi, entrambi il loro figlio lo vedono subito, quel piccolo feto delle dimensioni di un fagiolino, che ha già il potere di arrecare una gioia immensa.
Una piccola quantità delle più belle lacrime che abbiano mai versato scende a rigare il volto dei futuri genitori.

“Siamo all’inizio dell’ottava settimana, è possibile anche sentire il battito,” sorride complice la ginecologa, provvedendo a realizzare quanto detto.

Jessica sorride intenerita nel sentire quel tum-tum-tum frenetico, ma Kevin ha tutto un altro tipo di reazione.

“Non mi piace, va troppo veloce, lei sta facendo male al nostro bambino, Jessica!” si agita il persuasore, voltandosi rapido verso la ginecologa. “Colpisciti la testa con la sonda, sempre più forte!” gli impartisce, adirato.
 

La malcapitata ha giusto il tempo di darsi un colpo leggero sulla fronte una volta, prima che Jessica le blocchi il polso nella sua morsa d’acciaio, incurante dei suoi tentativi di dimenarsi per continuare a eseguire quell’ordine.

“Non lo faccia,” dice alla dottoressa, per poi lanciare un’occhiataccia al vetriolo a Kevin. “Idiota, lei non ha fatto nulla, non lo sai che il cuore di un neonato può raggiungere anche i centosettanta battiti al minuto?”

“Io non…” mugugna il persuasore.

“Annulla subito il tuo ordine.” gli impone la detective.

“Smetti di colpirti,” le obbedisce Kevin, parlando alla dottoressa.

Anche Jessica allenta la presa, ma la povera donna ha visto e sentito troppo e sobbalza.

“Co-cosa mi state facendo? Chi.. o cosa siete entrambi? State lontano da me!” si agita, in procinto di raggiungere la porta.

Basta un solo sguardo di Jessica perché Killgrave agisca nuovamente.

“Fermati, calmati e dimentica gli ultimi tre minuti.”

“Scusate, non ricordo nemmeno perché mi sono alzata… dov’eravamo?” si rivolge a loro la ginecologa, riprendendo il suo posto con la solarità di prima. “Oh sì, pronti a sentire il battito del vostro piccolo o della vostra piccola, futuri mamma e papà?”

Quando a fine visita, Jessica e Kevin si allontanano con una copia della foto dell’ecografia, che sembrano incapaci di smettere di guardare, la detective non ha certo dimenticato quanto successo.

“Kevin, se fai ancora qualcosa del genere giuro che ti bandisco da ogni futura prossima visita di controllo. Cosa farai al corso preparto se non ti piace qualcosa che ci chiedono di fare? Farai strangolare le altre coppie?” lo rimprovera lei.

“Hai ragione, ho sbagliato, ma pensavo che ci fosse un pericolo e non ci ho più visto. Hai un piccolo me o una piccola te lì dentro e io voglio sempre fare in modo che sia al sicuro, voglio proteggerlo o proteggerla.” mormora, accarezzandole il ventre.

Jessica è molto colpita e gli dà un breve bacio.

“Lo so, lo capisco, ma non puoi vedere pericoli dove non ce ne sono.”

“Meno male che ci sei tu con me.”

“Non direi, non è bello quello che ti ho fatto fare, ma non avevo scelta: o ti facevo togliere i ricordi alla dottoressa o avresti dovuto controllare l’intero ospedale.”

“Uhmm… un intero ospedale che fa quello che voglio…” si accarezza il mento lui, fantasticando a riguardo.

“Killgrave, no!” lo ammonisce la sua ragazza.

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New York, Maspeth, 455 74th Street, 6 Dec 2007

 

Quella stessa notte, dopo quei chiarimenti e aver fatto l’amore il modo tenero, lento e paziente, Jessica e Kevin si addormentano a cuor più leggero.

Questo prima che gli incubi invadano il sonno del giovane uomo, stavolta un po’ più vividi del previsto.

Si sveglia di soprassalto, respirando affannosamente, con la fronte madida di sudore, mordendosi la lingua per non emettere un urlo e rischiare di svegliare Jessica.

La differenza è che ora lui ricorda benissimo cos’ha visto in quegli incubi: la sua Jessica morirgli tra le braccia, col loro bebè ancora in grembo.

- Era solo un incubo, solo un incubo, solo una maledetto, orribile, agghiacciante, spaventoso incubo.- si ripete Kevin, pur avendo già la certezza che non riuscirà più a chiudere occhio.

 

TBC

Ehmm, lo so, era iniziato tutto così fluffosamente e poi… cominciate a intuire l’immane tragedia che sta per abbattersi?

Ma prima vi regalerò ancora qualche momento sereno e buffo della gravidanza, che troverete nel prossimo capitolo.

La scena dove Kevin fantastica sul poter comandare un intero ospedale strizza l’occhio all’inizio del (sigh) ultimo episodio della prima stagione di JJ ;)

An nel caso non si capisse, le scritte sulle magliette recitano ‘Amo la mia Super Mammina’ e ‘Il mio Papino vuole che tutti mi amino!’  ;)

Liberi di dirmi quello che più vi pare….

 

   
 
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