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Autore: IndianaJones25    12/06/2021    3 recensioni
Non c’è niente di meglio di un buon drink con la persona che si ama, per allontanare una delusione…
Un’altra breve storia scritta in occasione del quarantesimo anniversario dell’uscita nei cinema del film “I predatori dell’Arca perduta” e della prima apparizione di Indiana Jones, 12 giugno 1981.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry Walton Jones Jr., Marion Ravenwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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    UN DRINK INSIEME

    Washington, D.C., 1936

   «Dai, smettila di fare quel muso lungo, Jones! Mi fai andare il drink di traverso, lo sai? Con quello che costano in questo posto, poi!»
   Il locale, raffinato e ricercato, con pannelli di legno scuro a rivestire le pareti e finiture in lucido ottone dappertutto, era frequentato da uomini in giacca e cravatta e da donne vestite con abiti eleganti e cappellini ricamati. Cameriere in livrea spingevano carrelli pieni di dolci in mezzo ai tavolini e un barista composto e serio preparava cocktail dietro il banco. Nell’aria era diffusa la delicata musica di un pianoforte, che accarezzava le orecchie quasi con garbo. Era davvero un posto molto diverso, rispetto al Raven Saloon, andato a fuoco soltanto pochi giorni prima al termine della rissa che aveva costituito il nuovo e focoso incontro, dopo dieci anni, di Indiana Jones e Marion Ravenwood. Adesso, seduti sopra un comodo divanetto dietro un paravento in stile orientale che li separava dal resto del bar, potevano godersi un momento di pura e semplice tranquillità dopo tutti quei giorni di ininterrotta frenesia.
   Indy sollevò gli occhi dal suo calice di Vesper Martini – agitato, non mescolato, proprio come sapeva che piaceva a suo padre – e li fissò in quelli verdeazzurri della ragazza. Quanto gli erano mancati, quegli occhi, in tutti quei lunghi anni che avevano trascorso lontani. Si sforzò di sorridere.
   «Hai ragione, tesoro, scusa…» borbottò, stringendo le dita nervose attorno al gambo sottile del calice.
   Marion fece un sorriso così dolce che si sentì lo stomaco ribaltare.
   «Indy, immagino la tua delusione, dopo tutti i nostri sforzi, ma non devi prendertela così» cercò di rabbonirlo lei, parlando con tono lieve.
   L’archeologo non rispose. Sebbene sapesse più che bene che, ormai, fosse arrivato il momento di chiudere quella storia e di guardare avanti, la sconfitta gli bruciava ancora parecchio. E, ciò che gli faceva maggiormente rodere il fegato, era la consapevolezza che, a batterlo e a fregarlo, non fossero stati i tedeschi, bensì gli stessi servizi segreti che lo avevano incaricato di compiere quella missione di ricerca.
   La mano di Marion scivolò lungo il tavolino e andò a posarsi sulla sua, stringendola piano.
   «Forza, Indy, manda via i brutti pensieri» sussurrò. Un sorrisetto malizioso la rese ancora più graziosa di quanto non fosse già. «E pensa a quante cose possiamo fare, insieme, per consolarci della perdita dell’Arca…»
   Il cervello di Indiana Jones cominciò a girare a una velocità rocambolesca. Marion, dopotutto, aveva perfettamente ragione. L’Arca non era il solo prezioso artefatto antico ancora presente nel mondo. Ce n’erano a decine, forse a centinaia, nascosti nei luoghi più impensati, e a lui non restava altro da fare che partire alla loro ricerca. Anziché lasciarsi amareggiare da quella sconfitta, doveva cogliere quell’opportunità per sforzarsi e fare ancora meglio.
   «Hai ragione!» esclamò, acceso da una nuova fiamma. Il richiamo dell’avventura gli bruciò nel petto, forte come non mai.
   Ingollò in un solo fiato il suo drink e si protese verso la ragazza, con gli occhi che fiammeggiavano per l’eccitazione.
   «Ci sono un mucchio di cose da fare» disse. «Per prima cosa, dobbiamo tornare in Nord Africa per scoprire dove quel porco di Belloq ha nascosto l’idolo d’oro dei Chachapoyan. Poi ho sentito dire che, dalle parti della Florida, sarebbero state avvistate le vestigia di Atlantide, e direi che potremmo andare a controllare. Inoltre, l’aver ritrovato l’Arca mi ha messo in testa che, da qualche parte, ci possano essere anche le Tavole della Legge, oppure il bastone di Mosè, quello che la tradizione chiama il Bastone dei Re. E sono fin troppi anni che sento raccontare la favoletta di Artù e dei suoi cavalieri, quindi penso che potremmo organizzarci per provare a cercare il Santo Graal; e, secondo me, da qualche parte in Gran Bretagna, è nascosta la mitica Excalibur, e quindi…»
   Marion gli posò un dito sulle labbra, zittendolo. Con l’altra mano, giocherellò con una ciocca dei suoi lunghi capelli corvini, attorcigliandola attorno alle dita.
   «Sono tutte cose molte appassionanti, Indy» disse, fissando lo sguardo nel suo. Si sporse in avanti, facendosi più vicina. «Ma io pensavo ad altri modi, per consolarci a vicenda di questa nostra avventura…»
   Indiana Jones sgranò lo sguardo quando le labbra di Marion si posarono sulle sue. L’Arca dell’Alleanza scomparve immediatamente dalla sua mente. Anche tutto il resto, in fondo, poteva aspettare fino a data da destinarsi. In effetti, per adesso, c’erano cose molto più interessanti, da fare con Marion. D’altra parte, dovevano recuperare quei dieci lunghissimi anni di separazione.
   Senza smettere di baciarla, l’attrasse più vicino a sé e la strinse delicatamente tra le braccia. Il suo profumo lo inebriò, il suo calore lo avvolse come un balsamo, la vicinanza del suo corpo lo fece rabbrividire di piacere.
   Sì, poteva esserne certo: anche se aveva perduto l’Arca dell’Alleanza, aveva trovato qualcosa di molto più prezioso, al termine di quel lungo viaggio.

 

 
[scritto: giugno 2021]
   
 
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