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Autore: Scarlet Jaeger    13/06/2021    0 recensioni
“A volte, ciò che il destino unisce la vita divide. Però, quando la vita divide due persone, forse il destino potrebbe farle rincontrare”
[IwaOi]
Una delusione fa prendere a Tooru l'estrema decisione di volare dall'altra parte del mondo, per cercare di rifarsi una vita lontano dall'uomo che ama e che, purtroppo, non ricambia i suoi sentimenti. Ma quello stesso uomo, che ha passato con quell'irritante shittykawa ogni giorno della sua vita, non prende bene quella drastica decisione e solo sentendone la mancanza capisce quanto in realtà lui gli manchi, finendo così per capire di provare per lui qualcosa di più di una semplice amicizia.
Riusciranno entrambi a mettere da parte l'orgoglio ed incontrarsi di nuovo?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Ci tenevo a dire due parole prima di iniziare questa mia prima storia in questo fandom. Diciamo che è la mia prima Shonen-Ai a più capitoli…solitamente scrivo Yaoi rosse ed autoconclusive, ma sto amando questi due come non ho mai amato nessun’altra ship. Non lo so, secondo me sono troppo perfettamente perfetti. Si completano, e non riesco a vederli separati T.T quindi ho bisogno di questa ship come ho bisogno dell’aria! (Sì, ok, sono un po’ esagerata xD). Però ho voluto dare il mio contributo per questi due anche io, inserendo nel fandom qualcosa di mio, ed incontrare tante persone che amano questi due tanto quanto me T.T <3
Buona lettura!
 
 
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All that i’m living for


 
 
 
A volte, ciò che il destino unisce la vita divide. Però, quando la vita divide due persone, forse il destino potrebbe farle rincontrare
 
 
 
Capitolo 1
 
 
 
 
«Iwa-chan, mi sono fidanzato!», cinguettò Oikawa, nel momento esatto in cui entrò nello spogliatoio della palestra dell’Aoba Johsai, colei che li vedeva protagonisti degli allenamenti in vista degli interscolastici.
Era appena iniziato il loro ultimo anno di liceo e la fama della squadra era arrivata alle stelle, soprattutto grazie al loro capitano, che nonostante fosse un giocatore assai dotato, era anche il ragazzo più popolare della scuola. Non era per cui difficile adocchiare ogni giorno ragazzine impazzite sui gradoni delle tribune, cosa che gonfiava l’ego del capitano più di quanto già non fosse pompato, e faceva storcere il naso a tutti gli altri componenti della squadra, che continuavano a chiedersi perché quel ragazzo frivolo e superficiale avesse così tanto seguito. Tuttavia i componenti della squadra continuavano a chiedersi perché le sue storie finivano sempre dopo circa qualche giorno.
La sua ultima storia era durata poco meno di un mese, ed era già un buon record per lui, anche se poi era stato scaricato di nuovo con la scusa del “non ci vediamo mai”, “sei sempre impegnato con gli allenamenti”, “non mi dedichi le giuste attenzioni” e cose simili.
Purtroppo però non erano solamente delle scuse, perché Oikawa Tooru, nonostante si vantasse spesso con gli amici di aver trovato una fidanzata, non riservava a quelle povere ragazze le dovute attenzioni. Sembravano più dei trofei da vincere che storie d’amore, come se il solo averle fatte cadere ai suoi piedi fosse stato il premio. Certo, gli piaceva averle vicino e stare in intimità, ma per lui la pallavolo veniva prima di tutto. Anche prima di loro, per questo alla fine quelle povere ragazze preferivano un ragazzo meno popolare ma più presente, e Tooru finiva per aggiungere un numero alla sua personale lista di bidoni.
Tuttavia non sembrava starci troppo male, o almeno era quello che pensava Iwaizumi, per quello nel sentire quel “mi sono fidanzato”, il numero 4 rimase con il pallone in mano e le sopracciglia aggrottate, a guardare il suo amico come se avesse appena detto un altro dei suoi sfondoni.
«Ah sì?», decise solamente di dire, perché provare ad ignorare il suo capitano era decisamente fuori discussione. Sapeva quanto poteva essere molesto Oikawa quando veniva snobbato da chi che sia, ma era ancora più irritante intraprendere con lui l’ennesima discussione dello stesso tipo. Discussione che si sarebbe conclusa nell’arco di qualche giorno con un “mi ha scaricato”, detto con uno dei suoi soliti sorrisetti divertiti e l’aria di chi ha appena vinto al guinnes dei primati.
«Sì, ed è un’amica della tua ragazza!», annunciò poi il numero 1, illuminando il volto tanto quanto si incupì quello dell’altro.
«Mi dispiace per lei…presenterò le mie scuse personalmente…», sbuffò poi Hajime, iniziando a palleggiare in solitaria verso il muro, pur di cercare di ignorare quella zecca del suo amico.
«Sei crudele Iwa-chan!», sospirò Oikawa, portandosi le mani sui fianchi con una smorfia decisamente contrariata, nonostante il moro gli stesse dando le spalle.
«Non è crudeltà, è solo la semplice realtà dei fatti», constatò il chiamato in causa, bloccando il palleggio e voltandosi di nuovo verso il ragazzo, inchiodando i suoi occhi verde scuro in quelli marroni del suo capitano.
«Vedremo!», ridacchiò infine Tooru, rubandogli il pallone di mano ed ammiccando verso la rete, «per cui iniziamo l’allenamento, così dopo potremo tornare a casa tutti insieme!», concluse poi, lanciandogli un’ultima occhiatina eloquente, che lasciò Hajime decisamente più contrariato del solito.
 
 
 
 
 
Passarono però esattamente 22 giorni, 10 ore e 32 minuti esatti prima che Oikawa Tooru venne scaricato di nuovo dall’amica della fidanzata di Iwaizumi, nonostante i ragguagli continui di quest’ultimo sul provare ad essere per lei più presente, ma c’era qualcosa in Tooru che lo portava irrimediabilmente a non ascoltare una parola di quello che gli veniva detto.
«Ti avevo avvertito», gli disse infatti Hajime, qualche giorno dopo la prima partita ufficiale contro la Karasuno e quella persa contro la Shiratorizawa, dopo che l’amico aveva esordito con un “sono di nuovo single”.
Stavano tornando a casa dopo l’allenamento, in cui entrambi avevano deciso di rimanere in squadra per provare a vincere l’accesso al torneo primaverile, ma il capitano dell’Aoba Johsai non sembrava né triste né turbato, ed anzi, secondo l’asso sembrava più irritante del solito…
«Quindi ti ha scaricato», rimarcò quest’ultimo, dopo che il ragazzo dai capelli castani ammiccò una plateale alzata di spalle, con quel suo sorrisetto da schiaffi e le mani intrecciate dietro la nuca come se la cosa non gli fosse minimamente riguardata.
«Più o meno…», sospirò poi Tooru, alzando lo sguardo divertito verso le nuvole che oscuravano il tramonto, «diciamo che mi ha battuto sul tempo. Ho capito di non aver tempo per una relazione. Abbiamo di fronte a noi un toreo importante, e dopo di esso saremo costretti a scegliere il nostro futuro…»
A quelle parole però Iwaizumi aggrottò le sopracciglia folte e si voltò con sguardo perplesso ad osservare il profilo del suo compagno di squadra. Osservò il volto rilassato reclinato verso l’alto, i capelli sbarazzini lasciati scompigliati dietro la nuca ed il naso all’insù che tanto aveva invidiato nella sua infanzia, chiedendosi come un trionfo di bellezza come lui, che poteva davvero avere chiunque lui avesse voluto, fosse invece così maledettamente insensibile.
Però quella domanda apparentemente senza risposta ne aveva in realtà una, ma in quel momento nemmeno lo stesso Oikawa sarebbe riuscito a metabolizzarla, per cui rimasero entrambi in silenzio per alcuni secondi, fino a che il primo a parlare non fu l’asso della Seijo.
«Allora stupikawa, pensa ad un modo per vincere la prossima partita…», lo ammonì con un’occhiataccia, che l’amico non sarebbe comunque riuscito a vedere, e lo sentì ridacchiare sotto i baffi, come se avesse appena detto una battuta di spirito, per cui capì che in fondo quell’esperienza non aveva comunque intaccato il suo ego.
«Come sempre, Iwa-chan»
Quando arrivarono di fronte al cancello della sua villetta, Tooru si costrinse a rompere il silenzio che era sceso su di loro dopo quell’unica conversazione, e lo fece parandosi di fronte all’amico prima che quello gli voltasse le spalle per percorrere i due isolati che lo dividevano da casa sua.
«Come hai fatto a capire di essere innamorato?», gli chiese di punto in bianco, e la delicatezza del discorso, mista all’espressione stranamente seriosa del suo capitano, portarono Iwaizumi ad assumere di nuovo un’espressione incredibilmente perplessa, perché tutto si sarebbe aspettato tranne che affrontare quel discorso con lui. Avevano passato insieme praticamente tutti e diciotto gli anni della loro vita, ma oltre la pallavolo, materie scolastiche e videogiochi, non c’erano stati altri temi riguardanti le loro conversazioni.
Tuttavia il numero 4 si convinse ad aprire bocca, perché in fondo quello stupido si meritava almeno una misera risposta, e per una volta che sembrava intenzionato ad ascoltarlo non poteva venire meno ai suoi doveri di migliore amico. E se sarebbe servito per portare Oikawa “sulla retta via”, tanto valeva provare ad essere più filosofico del solito.
«Non so com’è essere innamorati, perché forse è ancora troppo presto per parlare d’amore…», arrossì lievemente, «stiamo insieme da poco più di un mese, ma forse sai di essere innamorato quando hai paura di perdere quella persona. Quando quella persona riempie i tuoi pensieri e le tue giornate, e quando è la prima alla quale vorresti comunicare una notizia importante o gioire dei tuoi risultati. O quando senti le farfalle nello stomaco nel momento esatto in cui incontri il suo sguardo. O… o almeno credo…», sbottò, rosso in volto come se avesse appena visto qualcosa di peccaminoso, ma quando alzò di nuovo gli occhi verdi sull’amico, notò un’espressione turbata prendere il posto della sua solita espressione divertita.
In altre circostanze però, il capitano lo avrebbe preso in giro, ridendo a crepapelle per quella reazione fin troppo imbarazzata, invece quella volta Oikawa Tooru aveva l’aria di aver ricevuto una notizia che non avrebbe mai voluto sentire e quella cosa preoccupò non poco Hajime, che piegò di lato la testa con fare curioso.
«Sono discorsi troppo impegnativi per te?», brontolò, cercando di tornare ad essere il solito Iwaizumi di sempre, e stemperando un po’ la temperatura corporea, punzecchiandolo com’era solito fare, così che avrebbe immaginato Tooru scoppiare a ridere con la sua solita risata leggermente sguaiata che lo mandava fuori di testa.
Ma quello non successe, perché il volto si Oikawa si aprì in un piccolo sorriso, ma ben diverso da quelli che era solito affrontare.
«Sì, sono discorsi decisamente troppo impegnativi per me!», ridacchiò poi, aprendo il cancello della villetta con uno scatto fulmineo. «Ma grazie per avermi mostrato un tuo lato sensibile, Iwa-chan», ridacchiò di nuovo, e forse il moro poté dire che era tornato il solito ragazzo frivolo di sempre…
Almeno all’apparenza, perché dopo che si furono salutati, dandosi appuntamento all’indomani, le parole di Iwaizumi ronzarono nella mente di Tooru per tutta la serata…
Era da solo quella sera, almeno fino a quando sua madre non fosse tornata da lavoro, mentre suo padre aveva la sua nuova vita in Argentina*, e lui era troppo orgoglioso per cercarlo, per cui non aveva nessuno con cui parlare di ciò che aveva appena realizzato.
Anche chiamare sua sorella era fuori discussione, così com’era fuori discussone chiamare qualche suo compagno di squadra, persone a cui non voleva assolutamente far sapere ciò che gli stava passando per la testa…
Tuttavia la voce di Hajime continuò a tormentarlo per tutta la durata del suo breve pasto, ed anche quando si mise il pigiama per infilarsi finalmente sotto le coperte, quelle parole dette così troppo seriamente continuarono a scorrere nella sua mente come se fossero state i titoli di coda di un filma.
 
Sai di essere innamorato quando hai paura di perdere quella persona. Quando quella persona riempie i tuoi pensieri e le tue giornate, e quando è la prima alla quale vorresti comunicare una notizia importante o gioire dei tuoi risultati. O quando senti le farfalle nello stomaco nel momento esatto in cui incontri il suo sguardo
 
«Maledizione!», imprecò, sbattendo i pugni sul morbido cuscino di piume, rimanendo a pancia in su ad osservare il bianco soffitto della sua stanza in penombra, perché aveva appena realizzato che per lui, quella fantomatica persona che rispondeva a tutte le caratteristiche sopra citate, era proprio Hajime Hiwaizumi.
Aveva paura di perderlo, così tanto che il decidere cosa voleva fare dopo il diploma era per lui un ostacolo insormontabile, oltre al fatto che quella decisione gli metteva addosso una pressione tremenda, più dell’imminente torneo. Non voleva dividersi dal suo amico, ma non voleva nemmeno costringerlo a rimanere al suo fianco per sempre.
Era lui la prima persona alla quale voleva far sapere le cose. La prima che lui chiamava quando aveva bisogno di parlare.
Era stato il primo con il quale si era sfogato quando i suoi si erano divisi, ed il primo a cui aveva detto che sarebbe diventato zio.
Il primo al quale comunicava ogni volta i suoi fidanzamenti, ed il primo a sapere delle conseguenti rotture.
L’unico a cui aveva sempre mostrato il suo vero stato d’animo.
Il primo con cui si complimentava dopo una vittoria, ed il primo da cui voleva farsi consolare dopo una sconfitta.
L’unico di cui si fidava, così tanto che era a lui che andavano le sue alzate ogni volta che la squadra era messa alle strette, anche quando avrebbe dovuto usare altri schemi.
Era anche l’unica persona che riusciva a fargli sentire “le farfalle nello stomaco”, anche se non era mai riuscito a dare un nome, o una spiegazione, a quello strano fenomeno.
Quando gli occhi verdi del suo compagno raggiungevano i suoi, il suo cuore aveva uno strano fremito.
Non gli era mai successo con nessuna delle ragazze con il quale era stato. Con nessuna ragazza con il quale aveva deciso di provare. Con nessuna di quelle che lo fermava nei corridoi per dargli una lettera d’amore, i cioccolatini, o fargli una confessione, e forse fu proprio in quel momento che realizzò il perché non gli fosse mai propriamente importato di essere stato scaricato. Si era sempre detto che veniva lasciato solamente perché era troppo ligio ai suoi doveri di capitano della squadra dell’Aoba Johsai, e per l’amore che aveva per la pallavolo, che gli portava via fin troppo tempo, ma solo in quel momento capì veramente il delicato significato di tutto quello.
A lui non importavano le ragazze.
Ci si era divertito. Era andato oltre, ma non era mai riuscito ad essere soddisfatto al cento per cento dopo un rapporto, per cui in quel preciso istante la sua mente concepì la risposta che aveva sempre cercato nei meandri della sua anima.
Nonostante la sua frivolezza e superficialità, Tooru se lo era sempre chiesto, anche se poi con un’alzata di spalle aveva accantonato la cosa per continuare la sua vita come aveva sempre fatto.
Perché non riesco ad innamorarmi o a farmi coinvolgere in una storia con una ragazza?
Semplice, perché nessuna di quelle era Hajime Iwaizumi.
Quella consapevolezza arrivò al cuore di Oikawa come una doccia fredda, perché, nonostante fosse riuscito ad ammetterlo a sé stesso, non era sicuro di riuscire comunicarlo anche al diretto interessato, e forse non ci sarebbe mai riuscito.
Avevano passato insieme così tanti anni che oramai Iwa-chan era per lui una presenza costante nella sua vita, così tanto che non si era nemmeno mai fermato a pensare ai sentimenti che stavano lentamente mutando, giorno dopo giorno.
Ma non avrebbe nemmeno potuto continuare a vivere mentendo a sé stesso, maledicendo la ragazza che era al fianco del suo amico…
Forse avrebbe dovuto dichiararsi, perché in fondo erano sempre stati sinceri l’uno con l’altro, ma non sapeva ancora che quella decisione avrebbe cambiato il loro rapporto forse per sempre…
Fine capitolo 1
 
 
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Colei che scrive:
Ma salve e ben arrivati in fondo a queste altre note <3 Avevo bisogno di fare altri appunti, come l’* inserito. Sto recuperando solo ora il manga, ma non sono ancora arrivata al Time Skip, per cui non so assolutamente cosa succede nello specifico (so solo alcune cose lette qua e là, perché sono una persona estremamente curiosa xD), però per l’Argentina mi serviva un appiglio plausibile per spedire Oikawa fin là xD insomma, almeno un motivo nella mia mente doveva esserci xD inoltre probabilmente discosterà un po’ dal manga, perché appunto non so cosa succede, per cui spero riuscirete comunque ad apprezzare <3
Spero inoltre di avervi incuriosito, almeno un po’, per cui spero di leggere i vostri pareri, e che vogliate continuare insieme a me questo viaggio insieme a Tooru ed al suo Iwa-chan!
Finisco col dire che la citazione “a volte quando il destino unisce, la vita divide” è presa dal fumetto W.i.t.c.h, del numero 17, da me poi continuata, mentre il titolo della storia è una canzone degli Evanescence (ed io utilizzo spesso titoli di canzoni perché sono una pippa catastrofica nell’inventare titoli xD)
Ps. Mi scuso per gli eventuali errori, ma purtroppo correggo da sola e qualcosa sfugge sempre!
Al prossimo capitolo!!
  
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