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Autore: Ellery    14/06/2021    2 recensioni
Ben Solo, stilista di fama mondiale, viene invitato a presentare la sua collezione durante la Settimana della Moda di Milano. E quale migliore compagno di viaggio di uno spocchioso ex-generale del Primo Ordine? Peccato che le cose, naturalmente, non vadano come Hux spera...
Note: La ff è il seguito di "La cura del gatto per negati (e altri novantanove pratici consigli per diventare Imperatori del Male). Note introduttive nel primo capitolo.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Generale Hux, Kylo Ren
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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5. Ho fatto un brutto sogno...


Hux sussultò quando sentì una robusta mano scrollargli le spalle. Schiuse le palpebre, mettendo a fuoco il display della vicina radiosveglia: le due e quarantacinque di notte. La mancina pizzicò l’angolo degli occhi, mentre spiava l’ombra china sul proprio letto.

«Che c’è?» chiese con voce impastata, mentre cercava a tentoni l’interruttore della luce.

«Non riesco a dormire…» il volto preoccupato di Ren apparve immediatamente, abbagliato dal vicino abat jour. I capelli neri ricadevano disordinati ai lati del viso teso. Gli occhi erano arrossati e stanchi e, senza dubbio, la scorpacciata di kebab trangugiato a tarda sera non conciliava il sonno. Il cavaliere indossava un pigiama di flanella, rigorosamente nero, con una vistosa scritta gialla sul petto: “Grandfather’s favourite grandson”.

«Quindi hai pensato bene di svegliare anche me?» sbottò, tirandosi a sedere controvoglia.

«Posso restare qui a dormire?»

Non riuscì a nascondere un’espressione incredula. Non era possibile che Ren si fosse spinto a tanto. Perché mai avrebbe dovuto condividere il letto, quando la suite era dotata di ben due camere con dei matrimoniali e un comodissimo divano a quattro piazze? Non vi era abbastanza spazio per tutti? Inoltre, non aveva alcuna voglia di assecondare richieste stupide: Ben Solo non era un bambino di due anni reduce da un brutto sogno! Era un adulto, almeno nel fisico… e questo rendeva davvero problematico ospitarlo sotto le sue stesse coperte. Prima di tutto, Ren aveva il bruttissimo vizio di rigirarsi continuamente e di sfilare le lenzuola altrui; inoltre, russava come una locomotiva a vapore. Voci di corridoio parlavano persino di attacchi di sonnambulismo. Per di più, era di corporatura ingombrante e gli avrebbe sottratto non poco spazio.

Scosse ripetutamente il capo:
«Assolutamente no! Non ci stiamo nel mio letto.»

«È un matrimoniale! Ci stiamo eccome!»

«Siamo due adulti, Ren…»

«È pensato per due adulti, infatti.»

«Beh… questo no. Questo è un matrimoniale ad uso singolo.» ringhiò, cambiando immediatamente posizione. Si spostò al centro del letto, divaricando le braccia e le gambe «Vedi? Mi serve tutto per stare comodo. Non c’è posto per te.»

Kylo Ren, tuttavia, non si lasciò convincere. Si sporse sul materasso, e con una spintarella fece rotolare il generale su un fianco, accomodandosi poi sul versante libero:
«Ora ci stiamo!»

Hux sbuffò amaro. A nulla valsero i tentativi di schiodarlo: provò a tirargli dei calci, a prenderlo a spallate, a strappargli il cuscino da sotto la schiena; l’altro resistette stoicamente, regalandogli persino un sorrisetto compiaciuto.

«E va bene!» esclamò infine «Mi arrendo! Vedi di stare dal tuo lato, di non parlare nel sonno e di non invadere il mio spazio vitale.» sbottò, tornando a stendersi e acciambellandosi in posizione fetale. Voltò ostinatamente le spalle al compagno, spegnendo la luce con una manata. Non nascose l’irritazione, ringhiando un «Buona notte!» all’indirizzo altrui.

Non ottenne risposta: Ben Solo si era già addormentato.


***
 

Hux grugnì quando colse una gomitata infilarsi nel suo costato. Aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare i contorni del volto di Ben solo.

«Sei sveglio?» fu la domanda che gli rimbombò nelle orecchie.

«Adesso sì! Kriff, Ren sono le tre e quaranta. Che diamine vuoi?»

«Sono agitato…»

«Per cosa?»

«Beh, domani è il giorno del grande debutto. Insomma, la sfilata, il lancio della nuova collezione, e poi… ci sarà un sacco di gente: stilisti famosi…»

«Tu sei uno stilista famoso.»

«Cantanti, attori, registi…»

«È la Settimana della Moda, Ren. Non la Notte degli Oscar!»

«…E se non fossi all’altezza? Se alla gente non piacessero le mie creazioni?»

«Impossibile. La maggior parte dei Terrestri è completamente priva di senso estetico, oltre che di cervello. Apprezzeranno la tua nuova collezione, così come amano le vecchie.»

«Ne sei sicuro?»

Sbuffò nuovamente. Perché l’altro trovava sempre il modo di rompergli le scatole? In un modo o nell’altro, riusciva costantemente ad inserirsi nella sua vita privata, in modo più o meno irruento. Non sapeva cosa fosse più irritante: Kylo Ren che lo soffocava con la forza? Le seghe mentali di Ben Solo a tarda notte? La versione gatto che si toelettava il didietro nei momenti meno opportuni? Non avrebbe davvero saputo scegliere. Sollevò lo sguardo al soffitto, fissandolo intensamente. Pregò che gli crollasse in testa uno dei pannelli e che ponesse così fine alle sue tribolazioni.

Infine, annuì controvoglia:
«Sì.»

«Grazie! Ora mi sento meglio. Sono felice che tu creda in me.»

«Io non credo in te, Ren. Neanche un po’. Ho solo voglia di riposare senza il tuo continuo chiacchiericcio di sottofondo.»

«Oh…»

Si voltò, rimboccandosi le coperte sin sulle spalle:
«Ora dormi, per favore!» supplicò, lasciando che il sonno lo prendesse nuovamente.
 

***

 
Hux aprì gli occhi per la terza volta:
«Kriff, che cazzo c’è ancora?!» gridò, incurante della buona educazione.
Non gli importava un fico secco dei vicini di camera. Che andassero pure a lamentarsi in direzione! Ne aveva fin sopra i capelli di seccature e… se lui non riusciva a dormire, allora avrebbe impedito all’intero piano di riposare.

«Ho fatto un brutto sogno…» una voce lamentosa lo accolse immediatamente.

«E chissenefrega!»

«Posso raccontartelo?»

«No.»

«Ho sognato che…»

«Ren, non mi interessa!»

«… Palpatine risorgeva dall’oltretomba per ricreare l’Impero. Mi chiamava a sé e che cercava di attirare anche Rey. Poi c’era una flotta di caccia stellari armati con dei potentissimi cannoni per far esplodere i pianeti ribelli. Ah, e tu eri morto. Pryde ti ha ucciso perché pensava fossi una spia.»

Si massaggiò la fronte, prendendo un profondo respiro. Si costrinse a contare mentalmente fino a dieci, per impedirsi di soffocare il cavaliere con un cuscino. Sarebbe stato problematico spiegarlo alle autorità locali e non aveva alcuna intenzione di passare il resto della vacanza in commissariato.

«Ren…» sussurrò «Basta kebab la sera.»
 

***
 

Hux fissò la vicina radiosveglia: le quattro e dodici minuti. Il tempo scorreva insolitamente lento e riprendere il sonno sembrava sempre più difficile. Ren si era addormentato, ma non aveva smesso di infastidirlo: dopo un’abbondante decina di minuti passata a russare come un trattore degli anni cinquanta, aveva intonato un’aria lirica tratta direttamente dalla Turandot. Infine, dopo essersi rigirato una ventina di volte e avergli mollato altrettanti calci, si era avvolto nelle coperte come un baco da seta in fase di muta. Il generale aveva tentato di riprendersi almeno il piumone, ma senza successo. Si era, quindi, ritrovato al freddo. Costretto ad alzarsi, aveva frugato per tutta la stanza alla ricerca di una coperta aggiuntiva, si era dovuto accontentare di stringersi nell’accappatoio.

Esausto, aveva cercato rifugio nel letto dello stilista, solo per rendersi tristemente conto che la camera di Ben confinava con quella di una focosa coppietta di sposini. Le grida di piacere, i gemiti e lo sbattere continuo della testata contro al muro in comune, lo avevano presto convinto a tornare sui propri passi.

Si costrinse a chiudere gli occhi e a cercare di calmarsi. Era abituato a dormire poco, in realtà: i turni di lavoro sul Finalizer erano impegnativi e raramente abbandonava il ponte per più di sei, sette ore al massimo. In genere, quel lasso di tempo era sufficiente per un po’ di ristoro. Tuttavia, sullo Star Destroyer non si concedeva mai una cena così abbondante: dopo i piatti di Cracco – affatto soddisfacenti per l’appetito – si era concesso un quantitativo industriale di falafel, che ora gli danzavano allegramente nello stomaco. Il sottofondo musicale di Ren, naturalmente, non aiutava affatto.

Rilassati, si disse, abbandonando la testa contro il cuscino, rimangono solo poche ore. Cerca di sfruttarle al massimo. Ripassa i piani di Starkiller oppure… simula una partita a scacchi contro te stesso. Di solito è abbastanza noiosa e ti aiuta a prendere sonno. Che ne dici di contare le pecore? Pare che sulla Terra sia uno dei metodi più apprezzati. È facile… devi solo immaginarti uno steccato e degli ovini che saltellano qui e là felici. No? Mh… chissà Mitaka come se la sta cavando. Essere Leader Supremo comporta un sacco di responsabilità. Rose avrà già partorito? Mi chiedo se chiameranno davvero Enric il bambino… Spero che rinsaviscano almeno loro. Kriff, non possono dargli il nome di Pryde! È un affronto! Armitage è sicuramente più adatto… e non lo dico perché è il mio nome. È oggettivamente migliore!
Quanto a Phasma? Avrà davvero trasformato i miei alloggi in un centro fitness? E Unamo? Ambiziosa come era, sicuramente ora sarà la sovrana indiscussa dell’Orlo Esterno. Non l’avrei mai detto, ma… un po’ mi mancano. Certamente, avrei preferito essere esiliato con qualcuno di loro, invece che con un idiota tale.

Tirò un leggero calcio verso il cavaliere che, per tutta risposta, si mise nuovamente a cantare nel sonno:
 

Tra il balcone e il citofono ti dedico i miei guai
Di sere nereeeeeeeeeeeeeeeeee
 Che non c'è tempo
Non c'è spazio
E mai nessuno capirà

 
Si schiacciò il cuscino contro le orecchie, premendo con forza. Sarebbe stata l’ennesima, lunghissima notte.
 

***
 

Hux sobbalzò quando sentì il suono della sveglia.

Era riuscito ad addormentarsi attorno alle quattro e quaranta… perché, allora, l’orologio segnava le cinque? Doveva esserci un errore. Si mosse a tentoni, cercando la luce.

«Ren, che diamine…?» biascicò, trovando il cavaliere già in piedi e scattante. Ben Solo si era avvicinato alla larga finestra, tirando le tende e rivelando una città ancora immersa nelle tenebre.

«Buongiorno Hux! Dormito bene?»

«Ma vaffanculo!» l’esclamazione gli sorse spontanea «Non ho potuto chiudere occhio! Mi hai svegliato perché non riuscivi a dormire, poi perché avevi avuto un incubo, poi hai russato, cantato e… preferisco non dire altro. Finalmente, all’alba delle quattro passate, prendo sonno… e tu mi svegli dopo nemmeno mezz’ora? Ma sei scemo o mangi i sassi?»

«Beh, dobbiamo prepararci! Non possiamo arrivare in ritardo al grande evento.»

«Ren! La sfilata è alle undici di mattina, mancano ancora sei fottute ore!»

«Abbiamo anche un pezzo di strada da fare…»

«Ci vogliono quindici minuti con il taxi!»

«Certo che sei parecchio stressato…»

«Chiediti il perché, Ren!»

Il cavaliere batté le mani, come colto da un’improvvisa ispirazione:
«Sai cosa ti farebbe bene? Una sessione di Yoga mattutino!»

«Che?»

«Non preoccuparti! Ho già chiamato un insegnante privato. Sarà qui in meno di mezz’ora…»
 

***
 

Hux maledisse silenziosamente tutte le divinità conosciute.

Quella era una delle peggiori torture mai concepite. Dover riprodurre i movimenti del maestro di yoga, tenendosi in equilibrio su un precario tappetino antiscivolo, era già abbastanza complicato per uno con l’elasticità di un tronco rinsecchito. In più, a quell’ora del mattino era praticamente impossibile. Aveva perso il conto delle volte in cui era caduto, suscitando la compassione dell’istruttore.
Ben, invece, si muoveva con armonia e scioltezza, sicuramente aiutato dai numerosi anni d’addestramento Jedi. Aveva abbandonato il pigiama in favore di un paio di morbidi pantaloni di tuta, che gli fasciavano le gambe ed evidenziavano la curva delicata del didietro. Aveva rinunciato alla felpa, preferendo esibirsi con una canottiera sin troppo aderente, che lasciava davvero poco all’immaginazione. Gli addominali scolpiti tracciavano solchi sul tessuto attillato. I muscoli delle braccia spiccavano sotto una leggera patina di sudore, coordinando movimenti aggraziati ed eleganti.

Il generale trovava davvero difficile staccargli gli occhi di dosso, ribollendo silenziosamente d’invidia. Come poteva competere con un fisico del genere? Aveva avuto cura di nascondere ogni centimetro della sua pelle lattiginosa, sfruttando una tuta adidas guadagnata con i punti delle merendine. Era ben consapevole che mai avrebbe potuto raggiungere quella graziosa sfumatura dorata sulla carnagione dello stilista; o i bicipiti palestrati o i ruspanti pettorali da scaricatore di porto.

«Armitage, ti vedo distratto.» la voce dell’insegnante lo riportò immediatamente alla realtà «Abbiamo cambiato esercizio, caro… eseguiamo la Posizione dell’Albero. Allora, mantieni l’equilibrio su un piede solo…»

Sollevò titubante la gamba destra, piegandola all’altezza del ginocchio opposto.

«Ecco, bravo. No, no… l’altra gamba. Solleva le braccia ora, così. Molto bene. No, scusa ho cambiato idea: l’altra gamba. Anzi, l’altra ancora… mh, che ne dici di provare a farlo senza gambe? Su, impegnati che poi ci aspetta una ricca colazione a base di tisana al finocchio.»

«Veramente, vorrei del caffè…»

«Non preoccuparti!» Ben si intromise immediatamente, sfoggiando un sorrisetto rassicurante «Ho già pensato a tutto. Niente tisana al finocchio, promesso.»

«Caffè?» azzardò Hux, ricevendo un cenno di diniego.

«No, meglio ancora! Un centrifugato zenzero e carota. Vedrai, ti piacerà tantissimo!»


 
Angolino: 'sera! Ho aggiunto al volo questo capitoletto. Non era previsto nel corso della storia (in realtà, non so neppure io cosa sia previsto e cosa non lo sia... invento le cose sul momento), però mi piaceva l'idea che Ren fosse in ansia per il grande evento. Per fortuna, rimedia con Yoga e centrifugati allo zenzero e carota.
Per il resto... vi ringrazio come sempre tantissimo di aver letto fin qui!
Un abbraccio

E'ry

 
  
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