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Autore: oscuro_errante    14/06/2021    2 recensioni
[The Long Story of Dax and Kahn] Aggredita da Gul Dukat, posseduto da un Pah-Wraith, il Tenente Comandante Jadzia Dax lotta tra la vita e la morte. Separata dal suo simbionte, Jadzia scopre che la vita vissuta con Worf non è ciò che il destino ha scelto per lei. Tornata su Trillius Prime incontra una sua vecchia conoscenza.
Genere: Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir, Worf
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Su Deep Space 9, per una volta, sembrava essere calata la tranquillità. La notizia dell’apparente collasso del Tempio Celeste aveva messo in fermento tutti i Bajoriani presenti sulla stazione e sul pianeta a poche migliaia di chilometri dalla base, portando a un via vai di navi trasporto per permettere ai Vedek e ai pellegrini di incontrarsi con l’Emissario.

Benjamin Sisko, Emissario dei Profeti e Ufficiale Comandante di DS9 ormai da più di un lustro, si trovava seduto alla scrivania del suo ufficio, le spalle rivolte all’ingresso dello stesso e lo sguardo perso nei meandri dello spazio. Gli avvenimenti degli ultimi giorni pesavano parecchio sulle sue spalle, al punto che sentiva il profondo desiderio, il profondo bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti, di staccarsi da quanto successo.
Certo, erano riusciti a uscire vittoriosi dallo scontro del sistema Chin’toka, ma il collasso del Tempio Celeste e il fatto che Jadzia avesse rischiato di morire solo perché si trovava nel posto sbagliato, al momento sbagliato, lo aveva completamente destabilizzato. Se a ciò si aggiungeva pure il più che giustificato timore dei bajoriani riguardante l’essere rimasti abbandonati dai Profeti, motivo per il quale si rivolgevano al proprio Emissario, l’uomo si sentiva totalmente impotente.

A ben poco era servito parlare con la giovane Consigliere Trill Ezri Tigan, rimasta sulla stazione dietro sua precisa richiesta per affiancare il Tenente Comandante Worf nel suo processo di “accettazione” di quanto successogli da quando aveva rimesso piede sulla base immediatamente dopo lo scontro presso il sistema di Chin’toka. Sebbene il Guardiamarina fosse piuttosto abile nel proprio lavoro, pur non avendo ancora concluso il periodo di praticantato/tirocinio che ci si aspettava completasse una volta uscita dall’Accademia, Sisko non riusciva a trovare la pace, la quiete che cercava.
Aveva provato più e più volte a contattare i Profeti, a cercare un confronto con gli alieni che vivevano all’interno del Tempio Celeste, anche un conforto, ma senza un effettivo successo. Era stato visitato nei propri alloggi, poco prima della partenza, da una visione proprio dai Profeti, che gli avevano espressamente richiesto di non andare su Cardassia. Richiesta che lui aveva disatteso, obbedendo agli ordini dell’Ammiraglio Ross. E ora, complice anche un attacco da parte di Dukat, qualcosa di particolarmente grave doveva essere successo, al punto che i Profeti sembravano aver girato le spalle al popolo bajoriano.

Ed è colpa mia, si ritrovò a pensare, tutta colpa mia. Se solo li avessi ascoltati, Jadzia non avrebbe rischiato di morire per mano di Dukat e i Profeti non avrebbero abbandonato il proprio popolo eletto. Non avrebbero abbandonato me. Ho fallito come Emissario… e sebbene Jadzia sia sopravvissuta, cosa di cui sarò eternamente grato, mi sento di aver fallito, per la prima volta in vita mia, come Ufficiale della Flotta.

Forse ho bisogno di tempo per pensare, rifletté mentre puntava i piedi a terra affinché la poltrona si potesse girare e, di conseguenza, lo portasse ad avere di fronte il terminale collocato sulla propria scrivania. Mi aiuterebbe a chiarire tutta la situazione, a farmi riflettere per davvero. Ma… non posso farlo qua, non ora. Ho bisogno di andarmene, di cambiare aria… e di trovare una via per risistemare le cose.
Con un paio di tocchi lo schermo si accese, permettendogli di accedere e di compilare una richiesta di congedo prolungato dal servizio attivo e dal fronte, spiegando in parte le necessità e le motivazioni che lo avevano spinto a prendere quella decisione; dopo un ultimo controllo al documento, per assicurarsi che tutto fosse in ordine, lo inviò al Comando della Flotta Stellare sulla Terra.

*

Il Tenente Comandante Worf, Ufficiale addetto alle Operazioni Strategiche di Deep Space 9, era completamente fuori di sé. Dalla partenza di Dax, ma in realtà fin da quando avevano avuto quella spiacevole conversazione dalla quale si era poi giunti al divorzio, l’imponente Klingon non riusciva a raccapezzarsi con quella piega degli eventi.
Erano ormai giorni che si rifiutava di vedere il Consigliere Tigan, preferendo rinchiudersi nella sala ologrammi dove girava costantemente il programma che simulava il locale di Vic Fontaine nella Las Vegas degli anni Sessanta, programma realizzato qualche mese prima dal Dottor Bashir e che aveva conquistato tutti gli ufficiali della base.
A causa delle ire del Klingon perfino la band del cantante, chiaramente ignara del fatto di essere composta da ologrammi e non da individui in carne e ossa, voleva licenziarsi e lasciare il locale.

L’ingresso della sala ologrammi apparve brevemente a disturbare l’omogeneità dell’ambiente, permettendo a una figura minuta avvolta in una divisa della Flotta di entrare all’interno del casinò, chiudendosi poi un istante più tardi. Il Guardiamarina Ezri Tigan si guardò attorno, perplessa, prima di individuare Fontaine avvicinarlesi e prenderla da parte un attimo, mormorando: «Per fortuna è qui, Guardiamarina. Ormai Worf non fa altro che terrorizzare i clienti… e i miei ragazzi vogliono andarsene!»
La giovanissima donna alzò entrambe le mani, frenando il torrente di parole del cantante: «Sono qua per questo, Vic. Visto che, per l’ennesima volta, il Comandante Worf non si era presentato all’appuntamento, ho pensato fosse giunto il momento di risolvere la questione con maniere meno… tradizionali.»

Detto ciò, lasciò l’ologramma per dirigersi verso il Klingon, seduto al banco con un bicchiere di quello che pareva essere liquore di fronte a sé. Mentre si avvicinava, sospirò. Sarebbe stato un lavoro lungo e faticoso, ma avrebbe prodotto di certo risultati importanti se portato avanti con un minimo di pazienza. Non aveva intenzione di cedere di fronte alle prime avversità solo perché si ritrovava a che fare con un Klingon.

   
 
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