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Autore: Aqua Keta    14/06/2021    9 recensioni
Le parole di Oscar erano state chiare, perentorie, inequivocabili.
Di lui non aveva più bisogno ...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fisso il bicchiere vuoto.
Che cosa stai aspettando ?
Socchiudo gli occhi. Inspiro il tuo profumo.
Il frusciare leggero della tua camicia.
“Perché sei venuto?” – le tue parole sono lame di ghiaccio affilate alle mie spalle.
“Ho eseguito un ordine di tuo padre”- il mio tono è tranquillo.
“Non dovevi!”- percepisco una sottile irritazione nonostante tu faccia il possibile per nascondere ogni emozione.
“E tu Oscar?”-  ti allontani dalla cucina –“E tu da cosa stai fuggendo?”
Non mi volto. So che se potessi mi colpiresti.  Ma mai alle spalle.
“Domattina te ne andrai!”
Mi alzo. Sistemo la sedia –“No.  ….Di cosa hai paura Oscar? Che si ripeta quella sera? O di ammettere che le mie parole non siano pura fantasia?”
Non mi dai il tempo di terminare il discorso. Appena incrocio il tuo sguardo ho solo la prontezza di riflessi di afferrarti per il polso. Non lo farai ancora.
Ti divincoli e ti aggrappi con l’altra mano alla mia nel tentativo di liberare la presa.
“Lasciami Andrè! O giuro che io …”
I tuoi splendidi occhi. Quanto sei bella.
E quanto ti amo.
La mia stretta si allenta.
Mi trattengo. L’ho giurato. Mai più ti toccherò senza che tu lo voglia.
Porti entrambe la mani al petto.
Mi guardi stupita.
Che cosa credevi?
Non puoi nasconderti
Nessuno può leggerti dentro come me.
La verità è che non vuoi che io vada.
Stringo i pugni, serro la mascella mentre posso accarezzarti solo con gli occhi
“Buona notte”- lasciandoti sola.
Il corridoio è immerso nel silenzio.
In lontananza i rintocchi della vecchia pendola nello studio di tuo padre.
Richiudo la porta.
Non ho voglia di pensare e lacerarmi il cuore.
Ripongo i vestiti sulla sedia.
Le lenzuola sanno di fresco.
Presto arriveranno notizie da Versailles.
Potrei anche non essere più qui.
Basta. Sono stanco. Mi metto su un fianco.
La notte è lunga.
 

Leggermente chino sul piatto.
La cucina nella penombra.
Tu. Io.
Mi irrita che mio padre si sia permesso di non farsi per una volta gli affari suoi.
Io non ti volevo.
Devo imparare a cavarmela da sola. Senza il tuo sostegno.
Non ho più bisogno di te. “Perché sei venuto?”- la rabbia si aggrappa alle mie parole ma cerco di non dartelo a intendere.
Mi rispondi semplicemente di aver eseguito un ordine. Ma tu non dovevi.
Basta. Non posso più stare ad ascoltarti.
Domani te ne andrai. Posso garantirtelo.
Non mi guardi. Non hai alcuna intenzione di farlo.
Sollevo la mano. Mi afferri. La presa è forte.
 “Di cosa hai paura?”- di nulla, proprio di nulla. Mi secca solo tu sia venuto ad Arras. E non temo certo si ripeta quella sera. 
Le tue parole mi hanno graffiata, ma non scalfita.
Incrocio i tuoi occhi.
Il mio sguardo si sofferma su quella cicatrice che va dal sopracciglio allo zigomo,  senza però deturpare il tuo volto.
Ci sono istanti in cui mi domando che cosa significhi per te vedere il mondo a metà.
Il mio respiro è in affanno.
Non riesco a sostenere il verde profondo dei tuoi occhi.
Perché, ora, averti di fronte mi fa quest’effetto?
Le tue dita lasciano libero il mio polso. Il braccio ricade sul fianco.
Volgo lo sguardo. So che non mi ubbidirai.
“Buona notte”- passandomi accanto muovi l’aria ed il tuo profumo mi toglie il respiro.
Deglutisco.
Socchiudo gli occhi.
Quando li riapro sei già lungo il corridoio.
Mi viene spontaneo quasi tirare un sospiro.
E’ difficile riuscire a domare questa tempesta.
L’orgoglio vuole che tu te ne vada.
Eppure il cuore …
Basta!!
Ma che mi succede? Ti ho sempre avuto accanto, perché questa confusione nell’anima?
Riprendo possesso di me.
Appoggio le mani al tavolo.
Sono qui per un preciso motivo. Dimenticare.
Un paio di giorni in questo luogo e mi pareva di iniziare a buttarmi tutto alle spalle
Ho avuto modo di elaborare i miei sentimenti per Fersen.
Assurdo soffrire così per amore … . Che lo fosse?
Mi avvio verso la mia stanza.
Voglio solo dormire e non pensare più.
Prima di salire le scale mi soffermo a fissare la tua porta.
Andrè, dormi?

Non dovevi venire.
 
   
 
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