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Autore: Aagainst    15/06/2021    3 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14.

 

My shoes are tied my bags are packed
I’m thinking back on these wasted years I spent finding hope in this broken mess
[…]
I’ve come too far to let myself end up this way
(For The Win-More Than You Know)

 

Felicità. Che cos’è la felicità? Beh, innanzitutto è una parola, con un significato ben preciso. In secondo luogo, è un sentimento. Infine, è qualcosa che penso di non aver mai pienamente sperimentato, se non da piccolissima. Non mi è ben chiaro se il destino di ogni essere umano siano l’infelicità e l’insoddisfazione o se, invece, non si tratti più che altro di una serie di scelte sbagliate che ci conducono all’inquietudine e all’angoscia. Nel mio caso, forse, si tratta di entrambe le cose. Non so dire esattamente quando ho smesso di essere felice. Non ne ho idea, di sicuro è successo molto prima che io perdessi mio padre. So solo che ricordo cosa si prova ad essere felici e nutro molta nostalgia per quel sentimento, ma ho paura che non lo vivrò mai più. Ho troppi pesi che mi trascinano verso il basso. È come camminare su un ponte pericolante, pronto a sbriciolarsi in mille pezzi ad ogni mio passo. Attendo solo che una di quelle assi ceda, ogni giorno. Eppure, è da due giorni che mi chiedo se non ci sia qualcosa di più per me. Non ho risposte, forse non le troverò mai, ma credo di voler provare a capirlo. In fin dei conti, non penso comunque che potrò stare peggio di così.

“Clarke, buongiorno. Tua madre è ancora a letto, ma penso si sveglierà tra poco.” mi saluta Marcus. Ha uno zaino sulle spalle e gli scarponi ai piedi.

“Porti gli altri in montagna?” gli chiedo. È una bella giornata e so bene che la scorsa domenica è rimasto a casa solo perché ero appena tornata a Polis. 

“Sei ancora in tempo per unirti a noi, Raven è già in macchina.”

“Raven?”. Annuisce e io scuoto la testa, incredula. “Ci saranno un po’ tutti, Octavia, Bellamy, Jasper, Anya...”. A sentire l’ultimo nome rabbrividisco. 

“Penso sia meglio per me evitare.” dico. Marcus sospira e mi posa una mano sulla spalla. 

“Guarda che non ti odia. Lo sai come è fatta, è solo molto protettiva nei confronti di sua cugina.”

“Sì, lo so.” mormoro. “È che mi sembrerebbe inopportuno. E poi, non vado in montagna da tanto tempo, non credo di essere in grado di sostenere una delle vostre passeggiate.”. Dio, che scusa patetica. 

“Come vuoi, ma sappi che oggi ci saranno anche Lexa ed Aden, non faremo un percorso impegnativo.”. Sgrano gli occhi. Ma che mi prende? 

“Pensavo che Aden fosse ancora qua.”

“No, è in macchina con Raven. Lexa ci raggiungerà direttamente a Nopar. Da lì prenderemo il sentiero che porta nel bosco, sarà divertente.”. Mi mordo il labbro. La proposta è allettante, non ho dubbi. Marcus mi guarda, attendendo una mia risposta. So che vorrebbe che venissi. Sospiro.

“E va bene.” cedo, infine. “Però non ho gli scarponi, né i vestiti adatti.”

“Non ti preoccupare, ti presto le mie cose.”. Mi volto. Mia madre mi rivolge un sorriso divertito, contenta probabilmente del fatto che Marcus sia riuscito a convincermi ad uscire. 

“Da quanto sei qui?” le chiedo.

“Abbastanza da sapere che ti servono un paio di scarponi. I miei sono in garage, dovremmo avere lo stesso numero, suppergiù. Per quanto riguarda i vestiti, sentiti libera di prendere quello che vuoi dal mio armadio.”. Mi mordo il labbro. Hanno vinto, decisamente. Non provo nemmeno a protestare. Sospiro. Non mi resta altro da fare che seguire mia madre in garage. 

________________


“Clarke! Non sapevamo che saresti venuta anche tu!” mi saluta Octavia, venendomi incontro.

“Già, nemmeno io.” rispondo, pentendomi subito del tono fin troppo acido che ho usato. Sospiro, mentre osservo Raven dirigersi spensierata verso il resto del gruppo e andare a salutare Anya. Penso di iniziare ad intuire dove fossero finite l’altra sera al pub e anche quale fosse l’impegno della mia migliore amica la mattina in cui Lexa mi ha dovuto accompagnare allo studio. Scuoto il capo, incredula. Dietro di me, Marcus si assicura che Aden abbia gli scarponi ben allacciati.

“Dov’è Lexa?” chiedo, notandone l’assenza. 

“Non ti preoccupare Griffin, arriverà. Non è il tipo che sparisce senza lasciare traccia, a differenza di qualcuno.”. Colpita e affondata, Anya 1-Clarke 0. Incasso il colpo e accenno un sorriso nervoso, cercando di mascherare il mio disagio. Jasper mi raggiunge e mi mette una mano sulla spalla, mentre da lontano Bellamy, Echo e Lincoln, intenti a sistemare i loro zaini, mi fanno un cenno di saluto. Faccio per dire qualcosa, quando noto una macchina verde e piuttosto scassata avvicinarsi sempre più. Il parcheggio non è dei migliori, ma nessuno pare curarsene. Lo sportello si apre e, non appena Lexa scende dall’auto, Aden le corre incontro e la stringe in un abbraccio. Lei si abbassa alla sua altezza e gli carezza il capo dolcemente, per poi schioccargli un bacio in fronte. 

“Scusate il ritardo, speravo di fare prima.”

“Non preoccuparti Lex, l’importante è che tu sia riuscita a riposarti un po’” la rassicura Bellamy. Lexa fa cenno di sì con la testa e si sistema la giacca, coprendosi il più possibile il collo. Con la coda dell’occhio vedo Anya scuotere il capo, lo sguardo carico di disappunto e preoccupazione. Ora che ci penso, anche mercoledì all’Azgeda Lexa si è sistemata il colletto della giacca. C’è qualcosa che non mi lascia tranquilla, ma so anche che non ho il diritto di porle alcuna domanda. In fondo, perché mai dovrebbe aprirsi con me, quando io con lei non ho fatto altro che chiudermi?

“Clarke.” mi richiama Jasper, schioccandomi due dita davanti agli occhi. 

“Scusate, stavo… Stavo pensando.” mormoro. Marcus mi fa segno che va tutto bene e mi invita a seguirlo.

“Truppa, in partenza!” esclama, imboccando un sentiero e addentrandosi nel bosco, seguito ben presto da tutti gli altri. Avanzo titubante, pregando che non ci siano animali pronti ad attaccarmi. Devo dire che sei anni a Los Angeles mi hanno completamente disabituata a questo tipo di ambiente. 

“Clarke, tutto bene? Non restare indietro!” si raccomanda Lexa, forse un po’ preoccupata dalla mia lentezza.

“Uh, sì, sono solo un po’ fuori allenamento.” affermo, mentre accelero il passo per raggiungerli. Improvvisamente, Aden si ferma. Si volta verso di me e allunga la mano. Non capisco, mi sta... Aspettando? I suoi grandi occhi scuri mi scrutano e mi sondano. Mi guardano, semplicemente per quello che sono. Lui, non sa chi sono, chi ero e cosa ho fatto, non mi conosce davvero. Non ha pregiudizi, non nutre rancore nei miei confronti. Eppure, tra tutti, è probabilmente l’unico che mi conosce realmente. Per lui sono Clarke, nient’altro che questo. E Dio solo sa quanto mi fosse mancata una sensazione simile. Le sue manine avvolgono le mie dita e lo sento stringersi a me. Ho un nodo in gola, ma faccio finta di nulla. Lexa mi rivolge uno sguardo carico di stupore, penso che nemmeno lei abbia ben capito cosa sia appena successo.

“Alla buon’ora Clarke, non pensavo saresti stata così lenta.” mi schernisce Raven. Alzo gli occhi al cielo e le assesto un pugnetto sul braccio. 

“Non vado a camminare da sei anni, cosa ti aspettavi?” replico poi, mentre Aden mi trascina avanti, pieno di entusiasmo. 

“Non ti piaceva più la montagna?” mi chiede.

“No, al contrario, la adoro. È solo che mi sono trasferita a Los Angeles e non sono più andata a camminare.” rispondo.

“E non potevi tornare a casa?”. Fantastico, e ora come glielo spiego? Mi giro verso Lexa in cerca di aiuto, ma Anya la ferma dal raggiungerci e mi rivolge un’occhiata che sembra urlare Ora te la cavi da sola. E pensare che un tempo eravamo grandi amiche. Sospiro. Fermo Aden e mi chino di fronte a lui. Gli sorrido, un po’ insicura. 

“Vedi Aden, a volte non è possibile tornare a casa. Non perché non lo si desideri davvero, ma perché si è consapevoli di aver bisogno di qualcos’altro.” affermo. Lo vedo corrugare la fronte, confuso.

“Come quando io e mamma non siamo tornati a Boston?”. Posso percepire lo sguardo di Lexa alle mie spalle. Mi volto. Quelle meravigliose iridi verdi sono ora ricoperte da una spessa coltre di lacrime. Lexa è appoggiata al petto di Anya e, attorno a noi, il resto del gruppo ci osserva, in silenzio. 

“Sì Aden, esatto.” sussurro, per poi rialzarmi e riprendere a camminare, senza dire una parola. Sento una profonda angoscia montarmi nel petto e mai come prima vorrei solo poter urlare la verità e spiegare perché Polis, tutto d’un tratto, non è stato più ciò di cui avevo bisogno. No, non posso farlo. Ho resistito per tutti questi anni, non posso cedere proprio ora. Cerco di concentrarmi sulla natura che mi circonda. Intorno a me, si stagliano altissimi faggi e aceri rossi, da cui si librano di continuo una quantità impressionante di uccellini. Di tanto in tanto, è possibile notare qualche scoiattolo che ci osserva, curioso. Vorrei fondermi con tutto questo. Vorrei essere in pace, ma non ci riesco e la cosa mi fa alquanto innervosire. 

“Bene truppa, direi che è ora di pranzo. Possiamo fermarci qui, sembra un buon posto.” dichiara Marcus. Siamo giunti ad una piccola radura e, di fronte a noi, è possibile ammirare la maestosità di Mount Weather. 

“È bellissimo.” sussurra Raven, meravigliata. “Non esistono posti simili a Los Angeles.”. Le rivolgo un sorriso e la aiuto a sistemare la coperta per terra. 

“Se vuoi andare a mangiare con Anya e Lexa, non farti problemi.” le dico poi, notando una certa tensione in lei e l’evidente desiderio di passare del tempo con Anya. Sobbalza, probabilmente non se l’aspettava.

“Io non... Clarke...”

“Ehi, va tutto bene. Anya è arrabbiata con me e ha ragione, ma per quanto riguarda te, beh, non ti conosce. Non sono cieca Rae, mi sono accorta di come la guardi.”. Si morde il labbro e io le accarezzo il braccio per rassicurarla.

“Clarke, non so nemmeno io come sia successo. Ci siamo viste a colazione per spiegarci dopo quella disastrosa serata a casa di Bellamy ed Echo e io...”

“Rae, non sono arrabbiata. Vai da lei. Io me la cavo bene anche da sola.”

“Grazie.” bisbiglia e, alzatasi, raggiunge Anya e sua cugina, mentre io rovisto nello zaino alla ricerca di un panino. Ne addento un morso, mentre mi guardo attorno. È una giornata fantastica, non c’è una nuvola in cielo. Mi perdo fra i miei pensieri e nemmeno mi accorgo che Lexa si è seduta accanto a me. Quando la vedo, sobbalzo dallo spavento.

“Dio, ora capisco da chi ha imparato Aden.” affermo. Assume un’aria confusa e io le faccio segno di lasciare perdere. Rimaniamo in silenzio, mentre attorno a noi il resto del gruppo chiacchiera e si diverte. La verità è che abbiamo entrambe una paura immensa di distruggere l’equilibrio precario che in questi pochi giorni siamo riuscite a creare. O, almeno, io ne sono terrorizzata. Cerco di evitare il più possibile i suoi occhi. Quelle iridi verdi hanno sempre avuto potere su di me. Non sono mai riuscita a resistere loro, in un modo o nell’altro sono sempre state in grado di leggermi dentro come nessuno. E mi duole constatare come in sei anni tutto ciò non sia minimamente cambiato.

“Clarke.” Lexa mi chiama, ma io la ignoro, mantenendo il capo chino. Sento il palmo della sua mano appoggiarsi sulla mia guancia. Sussulto. È freddo, ma allo stesso tempo così caldo.

“Clarke, guardami.” non demorde lei. Non ho più forze. Non posso fare altro che arrendermi. Mi volto verso di lei. I suoi occhi smeraldini mi investono, una sensazione che, a mio modo, mi era mancata. Non c’è più traccia di rancore nel suo sguardo, solo una profonda preoccupazione e tante domande. Eppure, non me ne pone nemmeno una. Sa che non risponderei, non sono ancora pronta. E non credo che lo sarò mai.

“Bellamy mi ha detto che riuscirai ad incidere dei tuoi pezzi.” esordisce. 

“Sì. Non sarà nulla di ufficiale, solo un progetto per divertirsi un po’. Ho degli obblighi contrattuali e non mi è permesso pubblicare pezzi non approvati dalla mia casa discografica.” spiego. “Però sento di averne bisogno. Sai, è da tanto che fare musica non mi diverte più.” confesso, quasi più a me stessa che a lei. Ammetterlo ad alta voce è così spaventoso. Lexa circonda le mie mani con le sue, in un modo così inaspettato. Non capisco, perché non mi odia? Io l’ho ferita a morte, perché lei sembra volermi ancora bene? 

“Clarke, qualunque cosa ti stia torturando in questo modo, sappi che non devi per forza affrontarlo da sola.”. Scuoto il capo.

“Non è vero. Si è sempre soli con il proprio dolore, Lex. È l’unica certezza che ho.”. La vedo chinare il capo. Se fosse Bellamy, so che ribatterebbe, cercando di smentirmi. Ma Lexa non è Bellamy. Lexa conosce il dolore, meglio di chiunque altro. E, di conseguenza, sa anche quando non è opportuno rispondere con le parole. Si alza e mi porge la mano, invitandomi a seguirla. Camminiamo per cinque minuti, fino a quando non giungiamo ad un torrente. Ora sì che riconosco questo posto, venivo spesso qui con Lexa e papà. 

“Manca tanto anche a me.”. Capisco subito di chi sta parlando. Mio padre è stata una figura importante per Lexa durante la sua infanzia.

“Sarebbe fiero di te.” le dico. 

“Anche di te, Clarke.”. Annuisco, per nulla convinta. Come mai potrebbe essere fiero di un disastro come me? Sospiro e faccio per tornare indietro, ma Lexa mi ferma per un braccio. 

“Lex, cosa stai facendo?” le chiedo, confusa. Per tutta risposta, si morde il labbro e mi rivolge un sorriso sghembo, furbetto. 

“Lexa se devi dirmi qualcosa, ti conviene farlo o-...”. Non faccio in tempo a finire la frase, che mi ritrovo nel torrente, completamente fradicia. Sulla riva, Lexa e Jasper se la ridono di gusto, divertiti.

“Non è divertente.” protesto.

“Oh, invece sì che lo è.” replica Jasper. 

“Siete due bastardi.” affermo, mentre cerco di risalire sulla terraferma. 

“Aspetta, ti aiuto.” mi propone Lexa, allungando la mano. I nostri occhi si incontrano per l’ennesima volta da quando sono qui e, per qualche istante, mi perdo in quelle incredibili iridi verdi. Raccontano di un mondo unico, di cui pochi sono a conoscenza, carico di sofferenza, fatica, sacrificio, ma anche gioia. Solo ora mi rendo conto di quanto Aden sia importante per lei. 

“Scusa.” mormoro. 

“Per cosa?” mi chiede lei, alzando le sopracciglia.

“Per questo.” rispondo, trascinandola con me in acqua. Scoppio a ridere, mentre lei ammette la sconfitta.

“Me lo meritavo.” dichiara. Ci voltiamo poi verso Jasper.

“Tu sei ancora asciutto.” affermo. 

“E sto benissimo così.” asserisce lui. 

“Oh no, vieni qui Jas.” comincia a rincorrerlo Lexa, schizzandolo con l’acqua. E, mentre inseguiamo Jasper, un’ipotesi del tutto nuova comincia ad insinuarsi in me. No, non sono felice. Non posso mentire a me stessa e continuare a fingere di esserlo. Eppure, per la prima volta dopo tanto tempo, desidero di poterlo essere.







Angolo dell'autrice

E finalmente Clarke si lascia andare un pochino e rivela, anche se in modo molto vago, perché è scappata da Polis. In fin dei conti, ha solo bisogno di una piccola spinta che la aiuti a vedere che anche lei merita di essere felice e di stare bene. È quindi chiaro che ciò che nasconde è un peso molto grande, qualcosa per cui preferisce passare egoista piuttosto che parlare. Eppure, non può mentire a Lexa, non fino in fondo. 
E, infine, una parola per Raven e Anya. Riuscirà la prima ad ammorbidire la seconda e a farle capire che Clarke potrebbe meritare una seconda possibilità? Lo saprete solo leggendo eheh.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio per le recensioni e per leggere. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!
   
 
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