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Autore: heliodor    15/06/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Non si fidano di me

 
“Mi usano come messaggero” disse Roge accigliato. Stava con la schiena appoggiata al muro e l’espressione corrucciata, come quella di un bambino a cui era stato portato via il giocattolo preferito.
Ha due anni più di me, pensò Bryce guardandolo con comprensione. Ma è come se fossi io la sorella maggiore e non lui il fratello più grande.
“È solo per il momento” disse lei comprensiva. “Prima o poi chiameranno anche voi.”
Roge alzò la testa e le rivolse un timido sorriso. “Guarda che puoi anche smetterla di fingere, Bryce. Lo so bene che il momento di cui parli per me non finirà mai. Scommetto che i decani hanno già stilato una bella lista di chi partirà e di chi verrà lasciato al circolo a marcire.”
“Di che lista parli?”
“È tutto già deciso. Wena aveva previsto tutto. Adesso quell’idiota di Karv non potrà più negarlo. Aspetta che gli racconti quello che sta succedendo.”
“Non dirgli niente che non sia già noto a tutti” lo ammonì Bryce.
Lui le rivolse un’occhiata di traverso. “Mi hai preso per un idiota, sorellina? Guarda che io mi sono consacrato due anni prima di te. So come funzionano le cose al circolo.” Fece schioccare la lingua per esprimere il suo disappunto. “Era tutto già deciso fin dall’inizio. Non mi stupirei se avessero saputo anche dell’attacco.”
“Roge” disse Bryce. “Devi stare attento quando dici certe cose.”
Erano in mezzo alle aiuole del giardino, vicino a uno dei gazebo che usavano nelle giornate della bella stagione per pranzare o per giocare.
Nel mio caso, pensò Bryce, per guardare gli altri giocare mentre mi veniva concesso di allenarmi all’aperto.
La maggior parte delle volte il suo addestramento veniva condotto nei sotterranei, in una sala che suo padre aveva adibito a palestra soltanto per lei.
“Tanto tu non andrai a dirle a nessuno, no?” fece lui. “O lo farai? Sei già diventata il nuovo pupazzo di Erix?”
“Smettila” esclamò esasperata. “Ero passata per salutarti ma vedo che non hai voglia di vedermi. Devo andare via e tornare tra qualche Luna?”
L’espressione di Roge si addolcì. “No, Bryce. Accidenti, certo che no. Scusami, sono proprio un idiota. È che volevo sfogarmi un po’. Sai, tutto questo parlare di guerra ha fatto venire idee strane a molti, giù al circolo.”
“È da lì che vengo. Ti ho cercato. Dove eri?”
“Te l’ho detto. Mi usano per fare da scorta ai messaggeri che viaggiano dal palazzo al circolo con i dispacci. Non si fidano a lasciarli andare da soli.”
“Siamo arrivati a questo? Non ci fidiamo più del nostro stesso popolo?”
“Metà dei rinnegati che hanno attaccato l’altra sera venivano dai territori dei nostri alleati. E l’altra metà dal resto del continente.”
“Mi chiedo come abbiano fatto ad agire senza che ce ne rendessimo conto.”
“Hanno degli alleati.”
Bryce lo guardò stupita.
“Qui, a Valonde. Ovunque. Forse anche a palazzo e nel circolo. Chi può dirlo con esattezza?”
“Se andrai in giro a dire certe cose finirai nei guai. Potrebbero accusarti di tradimento.”
“Se lo facessero, dimostrerebbero di essere loro i traditori. Solo un traditore potrebbe cercare di azzittire uno che cerca di svelare le loro congiure.”
“Ora mi fai preoccupare” disse Bryce. “Devo parlarne con Galef?”
“Agli inferi anche lui” disse Roge. Scosse la testa affranto. “Sai già dove andrete?”
Bryce esitò.
“Andiamo, Bryce. Non andrò a dirlo in giro. Non sono così idiota.”
Lei gli rivolse una lunga occhiata.
“Forse lo sono, ma lo sanno tutti. Chi mi crederebbe?”
Quella battuta le strappò un leggero sorriso. “Sibira.”
Roge socchiuse gli occhi. “È la prima volta che la sento.”
“È una città vicino al confine con Candor.”
“È un posto remoto. Cosa sperate di trovare lì?”
“Topi” rispose.
Roge si accigliò. “Topi?”
Lei annuì decisa.
“Allora vai” disse suo fratello. “La prossima volta che ci vedremo sarai un’eroina di guerra.”
“Io ne dubito. Ci sarà sicuramente chi meriterà quel titolo più di me.”
“Può darsi” fece lui. “Ma di sicuro nessuno di loro sarà più bella.”
“Smettila” disse imbarazzata.
“Dico sul serio. Al circolo c’è già chi ne parla.”
“Di cosa?”
“Pare che almeno un paio di stregoni vogliano farsi avanti.”
Bryce si accigliò.
“Non mi stupirei se alla fine della guerra si presentino a palazzo come pretendenti. Ovviamente spetterebbe a me giudicare se sono degni o no.”
Bryce finse di dargli un pugno. “Taci, idiota. E veglia su Joyce.”
“Lei ha già Mythey” disse Roge. “Anche se il vecchio cavaliere non è più quello di una volta.”
“Mythey può ancora tenere testa a venti guerrieri più giovani di lui” disse sicura.
“Ma non riesce a stare dietro a una ragazzina di sedici anni.”
 
Trovò Joyce in attesa davanti alla stanza del re. Quando la vide balzò in piedi.
“Bryce” disse.
Lei le fece cenno di stare calma. “Piano. Papà sta riposando.”
“Lo so” disse Joyce. “Aspetto che aprano la porta per vederlo.”
“Non stare qui. Torna in camera.”
Lei sospirò affranta. “Ci sono stata fino a poco fa. Non mi fanno scendere nemmeno nei giardini e il palazzo è pieno di soldati che sorveglino le scale tra i livelli.”
“È solo per poco” disse Bryce per rassicurarla. Non aveva idea di quanto sarebbe durato tutto quello.
Forse fino alla fine della guerra, si disse.
Le sue parole sembrarono rassicurarla. “Sei passata a trovare papà?”
Bryce scosse la testa. “Raccolgo le mie cose.”
“Ti trasferisci al circolo definitivamente?”
“L’ho già fato. Mi hanno anche dato una stanza tutta mia.”
“Ed è bella?”
Si strinse nelle spalle. “Ha tutto quello che mi serve.”
Joyce la guardò con espressione dubbiosa.
“Ho anche un guardaroba dove poter mettere qualche vestito” si affrettò a dire.
Lei sorrise.
“Ma non troppi. Sarebbero inutili al circolo.”
Joyce annuì comprensiva. “Hai sentito di Vyncent? È quello stregone di Londolin che era alla festa per la tua consacrazione.”
Bryce annuì vaga. “Sì. Credo di averlo visto un paio di volte.”
Il viso di sua sorella sembrò illuminarsi. “E stava bene? Era ferito?”
“No, stava bene. Gli hanno dato una stanza.”
“Vicina alla tua?”
“Su di un livello inferiore, in una zona destinata ai mantelli dei regni vassalli.”
“Non mi sembra molto giusto” disse Joyce delusa.
“Sono le regole.” Decise che quello era il momento migliore per dirle quello che doveva. “Ascolta. Sono passata anche per salutarti. Tra qualche giorno dovrò partire.”
“Vai da qualche parte?”
“Non sarò sola. Viaggerò con un’intera armata.”
Joyce la guardò allarmata. “È per via della guerra?”
Bryce annuì decisa. “Non posso dirti di più. Forse lo faranno la mamma o papà, ma io non posso, ho avuto degli ordini precisi.”
“Capisco” disse Joyce delusa. “Vyncent verrà con te?”
“Non lo so. Penso di no, almeno per il momento. In ogni caso non dipende da me.”
Lei scosse la testa e fece un gesto vago con la mano. “Vado a prendere un libro per te.”
“Non devi” si affrettò a dire.
“Insisto” rispose Joyce. “Torno subito” aggiunse andando via a testa bassa.
Almeno l’ho allontanata da questa porta, si disse. Non le fa bene stare qui fuori.
Joyce tornò come promesso con un libro tra le mani.
Sembra un volume piccolo, pensò Bryce sollevata.
Sua sorella glielo porse e lei lo soppesò nelle mani prima di leggere il titolo sulla copertina di pelle.
“Il Destino della Strega” lesse ad alta voce. “Di Adenora Stennig. È la tua preferita, giusto?”
Joyce annuì. “È una bella storia, ti terrà compagnia.”
“Ne sono sicura” si sforzò di dire.
“Bryce.”
“Sì?”
“Promettimi che starai attenta.”
“Lo farò” disse con tono solenne.
“E se per caso Vyncent avesse bisogno di te veglia su di lui.”
Bryce si accigliò. “Vyncent?”
 
Appena fuori dall’ingresso adocchiò uno degli stallieri e gli fece un rapido gesto con la mano. L’uomo rispose con un inchino e corse via.
Sistemò il sacco sulla spalla. L’aveva riempito con qualche vestito di ricambio, una coperta di lana nuova e degli stivali di riserva.
“Stavo quasi per andare via” disse Elvana. “Hai finito?”
“Devo ancora passare da una persona” disse buttando a terra il sacco.
Elvana lo fissò come se contenesse spazzatura. “Che ci devo fare con questo?”
“Non posso portarmelo in giro. È pesante.”
“Sei una ragazza davvero delicata, Bryce di Valonde.”
“Voglio solo risparmiare le forze per la guerra.”
“La persona che devi salutare chi è? Un tuo fidanzato?”
“No” rispose subito. “Solo un vecchio amico.”
Elvana annuì. “Sbrigati. Dobbiamo rientrare prima che la mezza giornata concessa da Erix sia passata. Non voglio essere punita per colpa tua.”
“Ci metterò poco” disse lasciandola in attesa.
 
Il capanno sorgeva addossato al muro di cinta, sotto una delle torri di guardia che una volta erano servite a proteggere il castello e che adesso erano vuote.
Era fatto per metà di mattoni e per l’altra di pietre grigie e squadrate tenute insieme dalla malta.
 Bryce ci arrivò seguendo un percorso tortuoso tra le aiuole del giardino, dopo aver superato uno steccato di legno. Era circondato da un recinto di tronchi legati insieme che formava un cortile interno di trenta passi per trenta.
Davanti all’ingresso, aperto, un uomo dai capelli bianchi era chino in avanti, le mani affondate nel terreno.
“Salve” disse Bryce con tono allegro.
L’uomo sollevò la testa e la guardò accigliato. “Salve a te.”
“Sto cercando un vecchio cavaliere. Non lo crederesti capace di reggere ancora la spada e lo scudo. L’hai per caso visto passare da queste parti?”
L’uomo raddrizzò la schiena e si guardò attorno. “Ti riferisci a quel cavaliere dall’aspetto fiero e dal portamento nobile? Mi pare di averlo visto, sì.”
“Fiero e nobile? Dici sul serio?” fece Bryce con tono scettico. “Forse non parliamo della stessa persona.”
L’uomo si mosse verso di lei con movimenti lenti ma studiati. “Fiero, esatto. Nobile forse non tanto, ma so per certo che a lui non importa molto.”
Bryce si lasciò sfuggire una mezza risata. “Va bene, va bene. Ti concedo la fierezza anche io.”
“E sono ancora capace di reggere la spada” disse l’uomo. “Per lo scudo, solo quando non è piovuto. Le mie povere ossa non sopportano l’umidità.”
Bryce indicò la buca alle spalle dell’uomo. “Hai deciso di cambiare lavoro o è stato mio padre ad assegnarti ai giardini?”
Lui scrollò le spalle. “Ho deciso di sistemare un po’ il terreno. Per me non c’è molto da fare a palazzo.”
“Ho sentito quello che è successo. Mi spiace tanto, Myt. Vorrei essere capace di far cambiare idea a mio padre, ma lo sai meglio di me che ormai ha preso la sua decisione.”
“Non mi lamento” disse lui con tono rassegnato. “E se devo essere sincero, sento che il mio tempo è finito. L’altra sera non ho potuto fare molto durante l’attacco. Sono arrivato quando tutto si era già concluso.”
“Non darti colpe che non hai. Nemmeno eri presente.”
“Se non avessi commesso quell’errore, sarei stato al fianco della principessa Joyce, come sempre.” Scosse la testa. “Il re ha ragione. Devo farmi da parte.”
Bryce non sopportava di vederlo così abbattuto. “Roge dice che papà ti ha offerto un titolo e delle terre.”
“Tuo padre è molto generoso, principessa Bryce.”
“Lo è solo con i suoi amici, Mythey. E lui ti considera un buon amico. Forse l’unico che abbia mai avuto.”
Il vecchio cavaliere scosse la testa. “Posso anche essere stato un buon amico, ma ho fallito nell’essere la scorta di sua figlia.”
“Vuoi dire che non accetterai?”
Mythey sembrò rifletterci per qualche istante. “Mi prenderò del tempo. Addestrerò il mio sostituto e poi deciderò se accettare l’idea di finire i miei giorni in una villa tra i campi o riprendere a girare per il continente.”
“Nessuno potrà mai sostituirti” disse Bryce con tono comprensivo.
Mythey le lanciò un’occhiata divertita. “Non parliamo del mio viaggio che sta per finire, ma del tuo che sta per iniziare. Finalmente ti sei guadagnata quel mantello.”
“Ti piace? È stata Joyce a volerlo così” disse divertita.
“Tua sorella è stata sempre molto convincente. Conoscendoti, tu avresti scelto la stoffa di una vecchia coperta di lana e ti saresti messa quella addosso, come da piccola.”
Bryce ricordò quando, a nove o dieci anni, aveva strappato un vecchio lenzuolo blu e lo aveva sato come mantello.
Joyce aveva insistito per disegnarci sopra la stella a cinque punte, simbolo del casato.
“Così sarà più bello” aveva detto con tono ingenuo.
“Non deve essere bello” aveva risposto Bryce. “Basta che abbia il colore giusto.”
“Invece sì” aveva protestato lei. “La principessa Yona indossa sempre un mantello bellissimo con ricami in oro quando combatte i mostri del mago Krausaar.”
Bryce si era accigliata. “Non c’è nessuna principessa Yona” aveva detto. “E i maghi sono soltanto delle leggende.”
“No, è vero” aveva insistito lei. “L’ho letto in un libro.”
“Quale?”
“Le Avventure di Yona e Gadi. Sai, loro si vogliono molto bene ma poi Krausaar rapisce Yona e…”
“Sono qui per salutarti” disse per spezzare il filo dei ricordi.
“Sei in partenza?”
Bryce annuì con vigore. “Ma non posso dirti per dove.”
Mythey trasse un profondo sospiro. “Finalmente potrai mettere alla prova la tua abilità.”
“L’ho già fatto, alla festa.”
“Quella non era la guerra, principessa.”
“È uguale” disse stringendosi nelle spalle. “Si tratta sempre di colpire i nemici prima che loro colpiscano te per primi, no?”
“È molto più complicato di come credi, principessa. Dovrai stare molto attenta.”
“Non ho paura.”
“È proprio quello il problema.”
Lei gli rivolse un’occhiata perplessa.

 
  
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