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Autore: gio194    15/06/2021    1 recensioni
Il protagonista è Sean, un personaggio, un uomo, una coscienza immerso/a in un viaggio “interiore” alla ricerca di risposte su sé stesso/a e sulle persone che ruotano intorno alla sua vita. Sospeso sulla soglia tra sogno e realtà, sanità e follia, Sean si trova ad interagire con il ‘mondo’ circostante… e lo fa in un modo tutto suo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devo ammettere con riluttanza che in fondo avevo gradito la visita inaspettata di quello strizza cervelli. Mi fece capire che forse stavo buttando via la mia vita, la mia carriera, la mia famiglia… O forse no, ero semplicemente entrato in un perenne sogno solipsistico da cui non ero in grado di svegliarmi. In ogni caso desideravo ardentemente trovare una soluzione, una via d’uscita, una scappatoia…

 

 

-“Rudolfino ma dove stiamo andando? Sono stanco bro, fermiamoci un attimo!”

-“Siamo arrivati, guarda quanto è maestoso. Al suo interno sembra di trovarsi in una mini foresta pluviale. Pensa un po’ che effetto può fare un singolo albero. Certo, non è una semplice pianta, è il carrubo. Non so se sia il più grande al mondo, ma mi piace pensarlo!”

-“Tu sei tutto strano. C’è Jess in classe che non smette di adocchiarti e noi siamo qui in campagna a fare nulla…”

-“Scusami cosa c’entra? Questo è qualcosa di unico e raro. Tu stai parlando di una banalità, fidati. E poi quello che provi quando stai al suo interno… non saprei come descriverlo. È come se ci abbracciasse calorosamente con le sue fronde intricate e ci protegge anche dall’intensa calura estiva. Quel babbeo di Sean mi portava sempre qui fino a qualche tempo fa. Non faceva altro che ripetere ‘questo è il mio piccolo rifugio dalle asperità della vita. Qui sei distante dall’occhio indagatore dell’essere umano e ti puoi sentire protetto ecc.’”

-“Ah ok, capisco. Si si!”

-“Lui era una sorta di flâneur, non saprei come definirlo…Poi però veniva sempre qui. Sembrava liberarsi di tanti pesi che lo rendevano curvo!”

-“Boh. Io proprio non ti capisco bro. Già la vita è difficile, o ‘aspra’ come tu dici, figuriamoci se devo complicarla per seguire i tuoi pensieri ramificati come quest’albero!”

-“I miei ragionamenti saranno anche tortuosi e intricati ma senz’ombra di dubbio non sono banali. Prova a chiudere gli occhi, distaccati per un attimo dalla quotidianità. Entriamo in sintonia con i ritmi della natura. Immagina se potessi percepire la lentezza con cui cresce un filo d’erba; non sarebbe un’esperienza straordinaria?”

-“Forse sarebbe snervante. Quanto ci mette a crescere un filo d’erba ahahah?”

-“Ah e poi era solito ripetere la parola trascendentalismo. Era un po’ noioso a volte ascoltare i suoi discorsi sulla natura ma era allo stesso tempo un’esperienza inebriante.”

-“Vi ubriacavate di natura ahahah.”

-“In un certo senso sì. Beh lui era un po’ schivo quando si trovava con gli altri. Qui invece era come se desse libero sfogo, come se tirasse fuori tutto quello che celava al resto del mondo.”

-“Perché?”

-“Ah non lo so. Forse le convenzioni sociali o il suo lavoro accademico lo inibivano molto. Forse aveva paura di risultare vulnerabile agli occhi degli altri. Lui doveva osservare attentamente la realtà, non poteva gustarla, assaporarla…insomma… fare una profonda e intensa esperienza sensoriale.”

-“Se parli sempre al passato vuol dire che ormai ti sei rassegnato, no?”

-“Vero, forse nemmeno troppo inconsciamente credo che non possa ritornare alla normalità. Chissà! Può anche essere che egli stia vivendo nuovamente questi momenti nella sua mente, che finzione e realtà si stiano mescolando e che ciò lo renda ugualmente felice.”

-“Beh non sai se prima era felice o meno; puoi anche fingere.”

-“Già.”

 

 

Non c’era nessuno in casa e avevo paura di addormentarmi di colpo. Così mi venne un’idea a dir poco geniale: mi sarei fatto aiutare da Polly. In fondo il pennuto era l’unico essere vivente che trascorreva, suo malgrado, intere giornate in mia compagnia. Il suo vocio lo udivo talmente forte e chiaro che a volte penetrava fin dentro i miei anfratti più reconditi, si intrufolava in qualsiasi esperienza vissuta e rivissuta nei miei sogni. Mi piace pensare che fossimo in simbiosi, o che quantomeno lui riuscisse a comprendere le mie esigenze e le mie difficoltà senza assillarmi sul da farsi. Eravamo una cassa di risonanza muta l’uno per l’altro, pronti a sostenerci a vicenda… 

-“Stanno bussando alla porta? Chi osa interrompere il flusso dei miei pensieri?”

   
 
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