Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Voglioungufo    15/06/2021    4 recensioni
Role swap AU | Akatsuki Naruto | No Uchiha Massacre
ShiIta | KakaIta | ObiKonan | SakuHina | Maybe SasuNaru.
Tutti conoscono la storia di Naruto e Sasuke com'è stata scritta.
Ma se Iruka non fosse mai stato l'insegnante di Naruto?
Se Sasuke non avesse mai perso il suo clan?
Se Shisui non si fosse sacrificato per il bene di Konoha?
E se Obito, abbandonato il piano dello Tsuki no Me, avesse preso Naruto con sè?
E se Sakura, stanca di essere sottovalutata dal suo maestro, scappasse per inseguire il vero potere?
Sarebbe un'altra storia, la storia che voglio raccontarvi...
Genere: Avventura, Generale, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sasuke Uchiha, Shisui/Itachi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Cap VI
Corvi feriti
 
 
 
Itachi sentì qualcuno sfilare il suo elastico con un gesto veloce e dispettoso. Istantaneamente, i capelli che era riuscito a tenere composti lontano dal viso scivolarono in avanti sulle sue guance e spalle, alcuni ciuffi coprirono anche gli occhi.
Sospirò esasperato.
“Shisui…” richiamò all’ordine, ma il cugino aveva già cominciato a passare le dita fra i capelli.
“Sciolti sono così belli” si giustificò, sentì la forma del suo sorriso mentre gli baciava la nuca.
“Per tenerli sciolti dovrei accorciarli” lo stuzzicò e la reazione fu immediata.
Si adattò come meglio poteva alle braccia forti che lo strinsero contro un petto solido.
“Non osare” ringhiò Shisui. “I tuoi capelli sono splendidi”.
Itachi trattenne a fatica una risata pensando al broncio che doveva aver messo su l’altro.
“Per favore, riordinali”.
Non dovette insistere più di tanto, con un borbottio contrariato Shisui fece come gli diceva. Riprese l’elastico e iniziò a pettinarli, racchiudendoli ancora nella coda bassa.
“Devo andare” disse quindi. “Kakashi-taichu mi aspetta”.
“Lo so” sospirò Shisui.
Itachi si alzò, nella penombra gli alberi filtravano malapena la luce della luna sulla radura e i contorni di Itachi si confondevano nella notte come una figura quasi eterea. La luna però illuminava la sua pelle, i capelli d’inchiostro e le placche dell’armatura ANBU. Era bellissimo, una visione. Shisui desiderò che restasse lì per baciarlo tutta la notte, parlare e accarezzargli la pelle scoperta delle spalle con la punta della dita, non osando desiderare altro, ma non potevano… Erano shinobi, avevano missioni più importanti e Itachi doveva partire.
Gli prese la mano, baciandogli le dita. Shisui aveva quasi quindici anni, Itachi dodici, era per entrambi il loro primo amore. Si sentivano come se fossero invincibili se insieme, inseparabili anche attraverso la distanza.
“Lo sai, siamo destinati” mormorò Shisui.
“Ancora con questa storia…”
“È vero” protestò con un sorriso. “I nostri indici sono legati insieme dal filo rosso del destino! È per questo che non ti lascerò mai”.
“È solo una favola, non essere stupido”. Ma al di là dei tentativi di Itachi di essere più serio, non riusciva a sciogliersi in un sorriso alle dichiarazioni esagerate del cugino.
“Non è vero, posso vedere il filo rosso. È una delle capacità segrete del Mangekyo” assicurò sorridendo brillante.
Itachi non resistette oltre e si piegò a dargli un piccolo bacio casto sulle labbra. riusciva a sentire la forma del sorriso dell’altro.
“Allora non mi resta che fidarmi di te” considerò. “Ora devo andare davvero…”
“Torna presto e salvo”.
Il ragazzo sorrise dolce. “Ovviamente”.
 
**
 
Il cartello con scritto La lepre e la tartaruga era inchiodato sbilenco sulla facciata della vecchia locanda al crocevia della Terra del Fuoco con la Terra dell’Erba. Quando durante la fine della Seconda Guerra Ninja il proprietario aveva fondato quella locanda, aveva assicurato con ardore che quello fosse l’esatto punto in cui la lepre della famosa leggenda si era addormentata, il punto in cui la tartaruga era riuscita a superarla.
Ormai era solo una baracca che si teneva insieme per miracolo, con il tetto spiovente ricostruito più volte e il legno consumato dalle tarme. Era così lugubre e sudicia che veniva usata molto raramente dai ninja di passaggio, era un ostello dimenticabile. Itachi probabilmente era l’unico di Konoha a esserci mai stato, insieme a Shisui, e anche allora erano stati spinti dalla disperazione. Pioveva a dirotto quella notte e Shisui era stato ferito molto gravemente, non potevano continuare e quella era stata semplicemente la locanda più vicina.
Era anche il posto dove un undicenne Itachi aveva avuto il coraggio di baciare per la prima volta Shisui. Era stato un contatto brevissimo di labbra socchiuse, da bambini innamorati, di cui conservava solo il sapore ferroso del sangue.
Itachi alzò gli occhi al cielo, guardando la linea del sole. Mancavano meno di tre minuti a mezzogiorno, era puntuale. Nel suo punto nascosto tra gli alberi, si tolse la maschera e nascose la propria divisa ANBU con anonimi abiti civili, trasformando anche il proprio volto per non essere riconosciuto. Rese comunque la sua henge molto debole, in modo che uno sharingan riuscisse a vedere attraverso essa.
Senza più esitazione, entrò nella bettola. Dentro c’era poca luce e così tanta polvere che gli fece arricciare il naso. L’odore nauseante di sudore, birra e cibo andato a male gli serrò la gola. Rispetto a molte altre locande in cui era stato sotto copertura, questa era poco frequentata. Gruppetti si erano girati sospettosi alla sua entrata, ma la sua henge li aveva tranquillizzati abbastanza da far tornare ognuno ai propri affari. C’era un gruppo che giocava a carte, la birra rovesciata sul tavolo. In un angolo un altro discuteva furtivo, talvolta lasciandosi sguardi sospettosi attorno. Per lo più erano solitari andati lì per ubriacarsi. Il barista puliva il bancone incrostato con uno straccio lercio, il petto villoso era esposto dalla camicia aperta. Erano tutte ombre poco chiare nella scarsa illuminazione.
Non molto igienico, pensò guardando gli insetti che ronzavano da un tavolo all’altro, posandosi sui piatti con resti di cibo.
All’improvviso sentì una presenza alle sue spalle, comparsa dal nulla, ma non riuscì a reagire in tempo. Una mano lo afferrò saldamente al fianco scoperto e un respiro si scontrò con il suo orecchio destro.
“Primo piano. Ultima stanza in fondo a sinistra” alitò Shisui prima di sparire com’era comparso.
Itachi emise il respiro che non si era accorto di trattenere. Senza muoversi si guardò attorno, nessuno sembrava essersi accorto di quel brevissimo scambio. E nessuno lo fermò, nemmeno il barista, quando si mosse verso le scale e iniziò a salirle. Nessuno gli diede attenzione, come se fosse perfettamente dimenticabile, e salì la rampa fino al primo piano. Arrivò fino alla porta indicata da Shisui, trovandola socchiusa.
Prese un lungo respiro, domando il nervosismo. Questa volta sarebbe andato fino in fondo, anche al costo di combattere. Shisui era pericoloso, aveva attaccato Sasuke, Kakashi e sicuramente era il vero committente del furto del Rotolo. Aveva superato il limite, dimostrando di essere una minaccia per Konoha. Non poteva tentennare.
Allungò quindi il braccio e aprì la porta con una spinta decisa, i muscoli tesi nel caso dovesse combattere.
La stanza rispecchiava coerentemente il resto della bettola: un pavimento sporco, mobili rovinati dalle tarme, puzza di muffa, un letto a baldacchino che cadeva a pezzi e il vetro delle finestre rotto. E al centro della stanza c’era lui.
Shisui.
 
“Shisui” mormorò senza fiato.
Era passato più di un anno dall’ultima volta che si erano incontrati di nascosto e i suoi riccioli si erano fatti più selvaggi. L’intera espressione di Shisui era più selvaggia, come di un animale scappato dalla cattività.
Itachi non cambiò espressione quando sentì la porta chiudersi alle sue spalle da sola, tenne gli occhi fissi davanti a sé per studiare ogni mossa dell’uomo che aveva davanti.
Appena la porta fu sigillata, l’unico occhio rimasto si socchiuse, addolcendo l’intera espressione di Shisui.
“Itachi” ricambiò in tono basso, felice.
Bastava quel tono a farlo tremare, a scuotere la sua determinazione almeno in parte. Itachi dovette chiudere gli occhi e regolare il battito del suo cuore, odiandosi per l’improvvisa emozione che gli attorcigliava le viscere.
Questa volta non poteva andare come tutte le altre, si ricordò. Non lo avrebbe lasciato andare dopo aver approfittato di quel tempo rubato: doveva catturarlo.
Ma Shisui questo non doveva capirlo, non doveva sospettare nulla, perciò era meglio che almeno all’inizio si comportasse come al solito.
“Non è troppo rischioso questo posto?” domandò.
Shisui sorrise, incurante.
“Se non hai fatto la spia, nessuno arriverà. E i miei corvi stanno ispezionando il perimetro” garantì.
Annuì, mostrandosi rassicurato. Del resto se qualcuno a Konoha avesse scoperto che si incontrava clandestinamente con un nukenin lo avrebbero etichettato a sua volta come traditore. L’unico che conosceva quegli incontri era Danzo, visto che era stato proprio il vecchio consigliere a spingerlo a cercare Shisui e… lasciarsi andare. Itachi non aveva ben chiaro che cosa sperasse di ottenere Danzo da tutto ciò, visto che Shisui era sempre ben attento a non rivelare mai nulla sulla sua nuova vita. Ma sapeva anche che Danzo non faceva mai nulla a caso, c’era sempre un motivo e Itachi si fidava di questo.
Lasciò cadere la trasformazione, mostrando così le sue vere sembianze. Appena lo fece l’occhio di Shisui brillò e il cugino cominciò a camminare verso di lui.
“I tuoi capelli sono diventati ancora più lunghi” considerò con un sorriso.
“Anche i tuoi sono più ricci” replicò.
Itachi non si mosse quando Shisui gli fu praticamente di fronte, una mano allungata dietro la sua nuca, stringendo la coda di capelli lisci. Prima che se ne rendesse conto, aveva sfilato l’elastico e liberato i fili lucenti, che si allargarono attorno alla sua figura. Le dita di Shisui accarezzarono le lunghe ciocche libere, c’era una riverenza nei gesti che fece immobilizzare Itachi. Il secondo successivo lo stava baciando, le labbra premute contro le sue con una disperazione disarmante. La mano che tanto teneramente gli aveva accarezzato i capelli scese a cingerlo alla vita, aggrappandosi ai suoi fianchi con una forza tale che fece socchiudere la bocca a Itachi. Shisui ne approfittò subito di quella apertura, rese il bacio più intenso e bagnato, infilando la lingua in cerca della gemella. Itachi rabbrividì alla sensazione del muscolo umido che gli riempiva la bocca, che leccava le sue labbra e i denti. La sensazione accompagnata all’odore di Shisui, che non sentiva da così tanto – troppo – tempo, lo fece indurire all’istante.
Riaprì gli occhi, cercando di ricomporre la propria fermezza. Doveva farlo ora, prima che l’eccitazione prendesse possesso della sua mente e sbriciolasse la risoluzione che lo aveva portato fin lì. Inoltre Shisui in quel momento sembrava totalmente disarmato, in balia del bacio. Era vulnerabile, non poteva sperare in un momento migliore.
Attese solo qualche minuto, ricambiando il bacio e i gesti per non insospettirlo. In realtà si crogiolò nella sensazione, prendendone ogni momento come l’ultimo respiro. Ma capì che il momento era terminato quando Shisui spostò le mani dai suoi fianchi sul suo petto, partendo dalle clavicole per staccare i bottoni della blusa che indossava. Quello era il momento giusto.
Gli morse il labbro con forza e poi si allontanò lentamente dal viso dell’altro, lo sguardo vitreo. Shisui non lo rincorse, rimase paralizzato e abbassò lo sguardo sui proprio polsi improvvisamente ammanettati. Sulla catena erano impressi simboli di sigilli, posti per bloccare il chakra. Sembrava confuso di vederli.
Itachi si appoggiò al muro con stanchezza.
“Finiamola qui, Shisui” chiese.
Nel sentire il proprio nome, il nukenin alzò lo sguardo dalle manette che lo bloccavano e lo guardò in volto. Sorrise, ma quello stiramento di labbra era solo una pallida imitazione del vecchio e vero sorriso di Shisui. Non c’era nulla di giocoso in lui e i suoi occhi brillavano di una luce maniaca, che poteva aver acquisito solo dopo anni in mezzo alla feccia shinobi. Mise i brividi a Itachi.
“Oh, vuoi farlo così?” domandò con un tono di voce che era sporco quanto il suo sguardo, il suo sorriso.
Ma che fece tremare Itachi.
Cercò il proprio fiato per replicare, per fermarlo, mentre Shisui tornava vicino, le sue labbra questa volta sul suo collo. Itachi si vergognava ad offrirgli così spontaneamente quel punto vitale, fragile, sarebbe bastato così poco per ucciderlo. Appoggiò le mani sulle sue spalle e spinse con forza.
“Shisui, non fare resistenza. Ti sto riportando alla Foglia” disse con il tono saldo, nonostante il cuore che tremava.
Il cugino lo derise beffardo e, a dimostrazione di quanto lo stesse prendendo seriamente, lo afferrò per i fianchi e lo fece cadere sul letto vicino. Il materasso attutì la caduta di schiena, ma Itachi digrignò i denti al peso di Shisui su di lui.
“Certo” lo blandì, le mani che vagarono a infilarsi sotto i suoi abiti civili. “Esattamente come tutte le altre volte”.
Itachi contrasse lo sguardo. “No, questa volta per davvero”.
Sbuffò. “E cosa cambierebbe dalle altre volte?”
“Hai ferito Sasuke”.
Shisui si bloccò. Le sue mani si fermarono e alzò gli occhi a incontrare quelli dell’altro, le stesse iridi nere che si riflettevano le une sulle altre.
“Si era intromesso” disse, il tono molto più serio di un secondo prima.
“Feriresti anche me se mi intromettessi?”
Il silenzio durò a lungo mentre si fissavano, i visi ancora così vicini che i loro fiati si mescolavano. L’unico occhio di Shisui diventava più freddo man mano che il tempo passava. Poi la sua figura si sfaldò: divenne una macchia nera che si divise in tanti piccoli corvi dalle lucenti penne nere. Itachi riconobbe la tecnica che avevano inventato insieme e, libero dal peso che lo tratteneva sulla schiena, si mise seduto sul letto. Si guardò attorno, in attesa che Shisui comparisse ancora.
Sussultò quando la voce lo raggiunse proprio alle sue spalle.
“Dipende” disse. “Hai intenzione di catturare Naruto?”
Si voltò, trovando Shisui steso sull’altro lato del letto, le braccia sollevate mollemente dietro la testa. Non aveva le catene di sigilli, quello di prima doveva essere un clone e Itachi si maledì per esserci cascato così facilmente. L’unico occhio di Shisui era rivolto al soffitto sporco.
Quella domanda lo mise sull’attenti.
“È il jinchūriki del Kyūbi, è mio dovere come shinobi della Foglia riportarlo a casa”.
Fece una smorfia, l’occhio che si spostò a guardarlo con disprezzo. Quello sguardo lo ferì.
“Chiami casa una prigione dove tutti ti odiano e ti tengono a distanza, che aspettano solo il momento giusto per usarti come arma?”
Itachi arricciò il naso contrariato, quelle parole che suo malgrado affondarono nella mente. Ma accusò il colpo e replicò:
“Non sapevo che la sua condizione ti fosse così a cuore”.
Shisui contrasse le labbra, l’espressione che si fece molto più amara.
“No, l’ho ignorato come tutti gli altri” ammise. “L’ho capito dopo”.
Strisciò lentamente sul materasso, avvicinandosi alla figura distesa, lasciò lo stesso un po’ di spazio tra loro.
“Quando lo hai rapito” disse.
Io non l’ho rapito”.
Roteò gli occhi. “Va bene, allora quando ti ha seguito per abbandonare Konoha”.
Rise, apertamente. “No, non è me che ha seguito”.
Quella sottolineatura gli mise i brividi sulle braccia, ma la sua mente lavorò velocissima. Conosceva a memoria i rapporti sulla scomparsa di Shisui, sul suo tradimento. Itachi stesso c’era quando, per scappare da lui e gli altri ANBU, Shisui si era gettato nel fiume Naka ed era sparito a metà del salto, come se l’aria lo avesse inghiottito nel nulla. Tutti pensavano si fosse trattato di uno shunshin particolarmente riuscito, ma in quel momento a Itachi venne in mente quello che avevano descritto le pattuglie degli Inuzuka. Quella sera non c’era solo l’odore di Shisui e Naruto alle porte di Konoha, ce n’era un terzo: uno sconosciuto, che sapeva di conifere, cenere… ma che sembrava quasi sintetico.
Un terzo uomo, un complice.
Gli occhi di Itachi si acuirono, consapevole che si trattava della persona che aveva salvato Shisui dal suo salto suicida, la persona che aveva interesse nel rapire il jinchūriki.
“Chi?” chiese duro, inflessibile.
Shisui allargò il sorriso, uno stregatto inquietante con il suo unico occhio brillante. Si mise a sedere mentre una risata roca strisciava fuori dalla sua gola, con il suo gesto cancellò tutta la poca distanza che Itachi aveva tentato di mettere tra loro. Lo fronteggiò viso a viso, i loro nasi che si sfiorarono.
L’espressione folle lo spaventò, si preparò a combattere.
“Itachi…” mormorò, “lo ricordi ancora il nostro sogno? Il tuo sogno? Diventare lo shinobi più forte e in grado di decidere la guerra e la pace?”
Itachi annuì con un cenno meditabondo. Quello era ancora il suo sogno, il suo obiettivo e – sebbene Shisui fosse l’unico a conoscerlo fino in fondo – finalmente si stava davvero avvicinando nel compierlo. Ma il tono folle, affrettato e un po’ esaltato con cui aveva parlato lo mise in allarme. I suoi muscoli si irrigidirono in automatico, come se si trovasse prossimo a uno scontro.
“Lo ricordo” rispose, mantenendo la sua voce quieta.
Il sorriso di Shisui si fece ancora più folle.
“E se ti dicessi che esistono già delle persone così? Shinobi con così tanto potere da essere dei, in grado di poter avere la gestione completa della guerra”.
Itachi si turbò ancor di più, era sicuro non stesse facendo riferimento ai Kage delle Cinque Nazioni Ninja.
“Dubiterei della loro esistenza, altrimenti lo starebbero già facendo” commentò placido.
“Il progetto è ancora in fase di sviluppo”.
“E questo progetto consiste nel rubare i Jinchūriki ai villaggi?”
Shisui alzò gli occhi al cielo, visibilmente esasperato.
“Non rubare, non sono oggetti che si possono rubare” ringhiò. “Naruto è venuto con noi perché lo voleva”.
“Avete manipolato un bambino” insistette.
“No, gli abbiamo detto la verità e lui ha scelto”.
Questo confermava il rapporto di Kakashi, dove presentava il bambino consapevole della sua situazione… Ed era stato qualcuno a rivelarglielo e solo qualcuno interno a Konoha poteva averlo fatto. Ma non Shisui, visto che aveva ammesso di essersi interessato al Jinchūriki dopo la fuga. Chi altro aveva tradito in quel modo il villaggio? Oscurò lo sguardo, sempre più turbato da quello che scopriva.
“Voi chi?”
Shisui tornò a sorridere inquietante. “Una nuova alba per il mondo”.
“Chi sono questi dei che hai nominato?” insistette.
“I mostri che i villaggi hanno creato”.
Le risposte sibilline gli diedero i nervi, strinse le mani sulla stoffa del letto per resistere all’impulso di attaccarlo e trascinarlo con la forza a casa. Combattere con Shisui non era facile, più di una volta era stato sconfitto dal cugino, doveva giocare in astuzia e pensare, restare lucido. Doveva avere più informazioni possibili.
“È per controllare quei mostri che hai rubato il Rotolo Proibito?”
La faccia del più grande si fece indifferente. “Non so di che parli. Non ho rubato nulla”.
“No, tu no. Ma Mizuki per tuo conto sì”.
Shisui mantenne l’espressione per molti secondi, guardandolo quasi senza sbattere le palpebre, ma Itachi non demorse e non distolse lo sguardo. Sapeva che era opera sua e sapeva anche perché lo aveva fatto, gli serviva solo una conferma.
E quella arrivò, quando alla fine Shisui voltò il viso e ghignò. “Beccato”.
Forse in cuor suo aveva sperato continuasse a negare, perché quell’ammissione gli appesantì il cuore e ostruì la gola. Shisui aveva abbandonato Konoha, ma in quei quattro anni non aveva mai fatto nulla contro il villaggio… quella presa di posizione lo segnava come insalvabile, nessuno del Consiglio lo avrebbe più perdonato.
“Volete liberare il Kyūbi…” mormorò incredulo.
“No!” contraddisse con forza. “Vogliamo solo dare a Naruto il potere necessario per difendersi”.
“Quel rotolo contiene il sigillo che gli impose lo Yondaime. Volete capire come toglierglielo”.
“Migliorarlo” corresse digrignando i denti.
A Itachi stava venendo la nausea. I Bijū garantivano l’equilibrio tra nazioni, erano un monito che scoraggiava i villaggi ad attaccarsi direttamente fra loro. Fino a quel momento Konoha aveva fatto un buon lavoro a nascondere di aver perso il proprio, ma se volevano davvero che Naruto iniziasse a usare il potere del Kyūbi presto le voci sarebbero corse… Konoha sarebbe stata attaccata, privata com’era della sua più grande arma difensiva.
“Perché?” domandò a fatica.
“Perché voglio la pace, ‘Tachi. È quello che vuoi anche tu, era il tuo sogno”.
“L’unica pace possibile è con Konoha”.
Shisui derise la sua convinzione. Un suono stridulo e sgraziato che gli fece accapponare la pelle. Era già successo che nei loro incontri clandestini si parlassero, ovviamente, ma solitamente Shisui aveva evaso ogni sua domanda, rispondendo con prese in giro e cambiando argomento. Era la prima volta che si parlavano davvero ed era terribile quello che stava venendo a scoprire.
“Konoha è corrotta, come tutti i villaggi. Non potrà mai esistere la vera pace con questo sistema shinobi”.
“Fai gli stessi discorsi che Madara fece a suo tempo” protestò, volendogli ricordare che cosa era poi successo al vecchio capo clan, ma si interruppe vedendo lo sguardo di Shisui illuminarsi.
“Forse è stato lui ad aprirmi gli occhi”.
Itachi rimase con la bocca socchiusa, come colto da una realizzazione che non era sicuro di aver compreso pienamente. La sua portata sarebbe stata troppo vasta e Madara era stato ucciso dallo Shodaime. No, le parole di Shisui dovevano essere state apposta ingannevole per confonderlo. Tentò di riprendersi, la mente analitica che veloce cercava di tratte conclusioni e risultati.
Un ammiratore di Madara, forse? Un altro Uchiha? Non c’erano Uchiha traditori oltre Shisui, non esistevano e basta.
Prese un lungo sospiro dal naso. “E come te li ha aperti?”
“Mi ha mostrato il marcio di Konoha. Quello che sapevo già esistere, ma che ho ignorato. Lo stesso che stai ignorando tu ora”.
“E questo quando sarebbe successo? Da quando progettavi di tradirmi?” domandò, provando a spostare l’attenzione su un piano più personale per farlo parlare.
Itachi voleva ottenere di più, cominciava a essere esasperato da queste mezze risposte. Anche se stava ottenendo informazioni, Shisui era comunque abile nel nascondere chi ci fosse dietro al gruppo a cui si era unito. Non poteva andare avanti solo per supposizioni, doveva fargli fare un passo falso.
“Ho deciso di andarmene il giorno in cui me ne sono andato” rispose addolcendo il tono. “Prima di allora il pensiero non mi aveva mai sfiorato. Sai che ti amo, che odia starti lontano”.
Itachi si morse la guancia, restando ferito da quella confessione nonostante la sua dolcezza.
“Ma te ne sei andato. Chi ti ha convinto a farlo?”
“Lo sai chi: Danzo!” sbottò.
Sorvolò su quell’accusa, conoscendo fin troppo bene il rancore che provava verso il vecchio consigliere visto che era stato lui a sventare il suo piano ai danni del villaggio.
“Ma sapevi con chi andare quando sei fuggito” insistette. Indurì lo sguardo. “Qualcun altro doveva averti messo la pulce nell’orecchio, lo stesso che ora tiene te e Naruto”.
Shisui sorrise. “Solo un bravo ragazzo, un vecchio amico. Vediamo le cose dalla stessa prospettiva” rise picchiandosi la benda che nascondeva l’occhio mancante, come a fare una battuta.
“E chi sarebbe?”
“Nessuno”. Allargò il sorriso. “È così che ti risponderebbe”.
“E tu come mi risponderesti?”
“Che è meglio per te non ficcarci il naso, non sono affari tuoi”.
Qualcosa dentro di lui ruggì a quella frase brusca. Chiuse gli occhi per dominarsi e faticò a mantenere la voce salda.
“Sono affari miei, visto che ti ha portato via da me”.
Shisui gli prese la mano. Sussultò e tornò a guardarlo, l’occhio del cugino era dolce e pieno di desiderio.
“Vieni con me, allora” mormorò e per un momento gli sembrò lo stesse supplicando.
Itachi provò l’impulso di strappare la mano, ma rimase nella sua presa gentile. Shisui intrecciò le loro dita, accarezzando nel frattempo il dorso, i tendini in rilievo e i calli.
“Vieni con me” ripeté. “Lasciamo tutto questo, insieme noi due non dovremmo temere nulla”.
Itachi corrucciò lo sguardo. “Non posso”.
Si aspettava quella reazione, ma l’infiammarsi dell’occhio di rosso fu comunque violento e la sua risposta risultò aspra alle orecchie.
“Perché no?!”
“Sasuke” mormorò senza aggiungere altro.
La risposta sembrò acquietare Shisui. Sapeva da sempre quanto il fratellino fosse importante per lui, che sarebbe venuto sempre prima di qualsiasi cosa. Forse sapere che era più per quello che per la fedeltà a Konoha era quasi rassicurante. Certe cose non cambiavano mai.
“Potrebbe venire anche lui” propose e c’era davvero una nota speranzosa nella sua voce. “Farebbe compagnia a Naruto”.
Scosse la testa. “No, Shisui. No. Non verrò mai con te”.
Lasciò andare la sua mano e Itachi sentì uno strano sentimento di vuoto, lo stesso vuoto che vedeva ora nello sguardo di Shisui. Ma dovevano essere realistici, Itachi era uno shinobi di Konoha e non l’avrebbe mai tradita.
E aveva una missione.
“Chi sono i tuoi alleati, Shisui?” domandò senza giri di parole.
La domanda risuonò fin troppo tranquilla nel silenzio creato, ma Shisui reagì brusco. Si alzò da letto e iniziò a camminare per la stanza, gesticolando con un braccio.
“All’inferno. Te l’ho già detto: mostri che avete creato, proprio come me”.
“Nukenin, quindi”.
Non era una vera sorpresa, ma la sua costatazione sembrò far infuriare il più grande. Ebbe quasi la sensazione che nella rabbia i ricci si gonfiassero ancor di più.
“Comodo chiamarci così. Ma siamo solo armi che avete gettato via una volta rotte!”
Itachi sentì a sua volta la rabbia risalire per la gola, la frustrazione e l’indignazione scorrere per le vene e i percorsi di chakra. Per quell’accusa faticò a trattenersi dal no mostrare lo sharingan.
“No, non ti abbiamo gettato via” disse e si accorse del rancore nella sua voce troppo tardi, ma non si fermò. “Sei tu che ci hai abbandonati!”.
“Non avevo scelta, mi stavate dando la caccia! Danzo mi ha strappato l’occhio!” sbraitò indicandosi l’orbita vuota nascosta dalla benda.
“Perché tu l’hai attaccato”.
“Io non l’ho fatto” gridò, la mano che si aggrappò al viso come a nascondere il lato sfregiato. “Stavo cercando di risolvere le cose, ma Danzo voleva che facessi a modo suo”.
“Volevi metterlo sotto genjutsu con Amatsukami” gli ricordò furioso che continuasse a negare la sua colpevolezza.
“No, sarebbe stato tuo padre quello a finire sotto genjutsu!”
Lo guardò incredulo. “E questo come dovrebbe farmi sentire meglio?!”
“Preferivi la soluzione di Danzo? Voleva sterminare il clan!”
“No” lo contraddisse con la voce spezzata. “Lui ha evitato che avvenisse la strage, ha salvato il clan e il villaggio”.
Shisui si bloccò e lo guardò. Il suo sharingan brillava ancora, con i tomoe che roteavano così veloci da sembrare impazzati. Alla fine stirò le labbra in un sorriso beffardo.
“Stai scherzando. Quel vecchio ci odia”.
Scosse la testa. “No, era solo preoccupato per il villaggio. Ma ha trovato la soluzione…”
L’espressione scettica e sprezzante del ragazzo più grande dimostrava quanto poco ci credesse, quindi Itachi prese fiato e gliela disse prima che potesse interromperlo. Ma man mano che parlava, la reazione di Shisui alla soluzione trovata fu di evidente disgusto. Impallidì e sgranò l’occhio, guardandolo incredulo, il gelo impresso sulla sua bocca socchiusa; lo sconvolgimento era tale che lo guardò in silenzio anche quando finì.
“Tu… stai scherzando” disse alla fine, il tono raggelato. “Non hai accettato, non…”
“L’ho fatto” disse, suo malgrado ferito da quell’atteggiamento.
Non si aspettò di vedere Shisui consumare lo spazio che aveva messo tra loro e tornare sul letto, così velocemente che credette avesse usato uno shunshin. Lo prese per le mani, quasi strattonandolo.
“No!” disse ed era disperato. “Itachi, che cos’hai fatto? Perché hai accettato?”
“Perché era l’unica soluzione. Abbiamo fermato il colpo di stato senza una goccia di sangue” gli fece presente, poi aggiunse con un sorriso triste. “Alla fine anche in passato i problemi si risolvevano così, no?”
“Perché, ‘Tachi?” ripeté Shisui come se non lo avesse sentito. “Perché tu?”
“Sono il figlio del capoclan” replicò placido. “O io, o Sasuke. Meglio io”.
Scosse la testa, come se stesse cercando di cacciare via quel pensiero.
“No, zia Mikoto non può aver accettato… sei suo figlio!”
“Va bene”. Il tono calmo era un contrasto stridente contro le proteste disperate. “Il sacrificio di qualcuno nell’ombra per salvare molti. È questo che significa essere shinobi, non è quello in cui credevi?”
La ferocia tornò nel viso di Shisui, strinse con forza le mani fino a fargli male.
“Il mondo shinobi è malato” ringhiò. “Credo in questo adesso, che l’unico modo per aggiustarlo sia distruggerlo. Così feccia come Danzo smetterà di esistere. Non ti rendi conto che vuole solo usarti?!”
“E va bene” proclamò. “Farò quel che devo per salvare il villaggio e il clan”.
“Anche combattermi?” lo sfidò.
Si fissarono in un silenzio teso e pesante. Itachi aveva la risposta sulla punta della lingua, del resto era venuto fin lì con un obiettivo preciso ed era da prima che cercava di fargli capire la sua intenzione. Shisui non lo aveva preso sul serio, ma ora lo stava facendo e dirlo avrebbe avuto molta più importanza. Avrebbe segnato una linea e la sentiva già come distruggeva il suo cuore.
“Sì”.
Shisui lasciò andare le sue mani e distolse lo sguardo. Si aspettava dicesse altro, invece rimase in silenzio a mostrargli il profilo. A guardarlo Itachi si sentì male, i suoi occhi bevevano ogni lineamento con avidità consapevole che non ci sarebbero stati altri incontri. Aveva appena segnato una linea.
Una linea che avrebbe dovuto marcare molto tempo prima. Forse avrebbe fatto meno male, si sentiva sanguinare fin dentro il profondo.
Eppure, nonostante il suo dolore si sorprese nel vedere Shisui arricciare le labbra e poi scoppiare a ridere. Freddo, folle e spaventoso, rizzò i peli sulla nuca di Itachi. Percepiva il chakra ribollire nell’altro, la sua forza che vibrava sottopelle spaventosa e potente. Stava per attaccare, ma la risata ormai disperata lo destabilizzò abbastanza da non riuscire a reagire in tempo. Le successive parole di Shisui non fecero che congelarlo ancor di più.
“Va bene, sì… l’ho sempre saputo, in fondo”. Alzò il viso e Itachi trattenne il fiato nel vedere la scia di lacrime sulla guancia dell’occhio sano. “Non eri qui per me. Hai sempre solo voluto incontrarmi per avere informazioni, usarmi. Forse uccidermi?”
Lo guardò sconvolto. “Shisui…”
“Mi hai mentito quando hai detto che mi amavi?”
Itachi sgranò gli occhi. “No!” protestò. “Io ti amo!”
Non sapeva cosa si aspettava nel dirlo, forse avrebbe dovuto mentire e basta… Shisui non cambiò la sua espressione, lo guardò sempre più disperato e rassegnato.
“Capisco, quindi è questo che ti ferma. Per questo non sei mai riuscito a uccidermi”.
La disperazione stava cominciando a macchiare anche Itachi. Voleva gridargli che stava fraintendendo, mai una sola volta Danzo gli aveva ordinato di assassinare Shisui, il suo compito era solo tenere traccia dei suoi movimenti e obiettivi.
“Non ti ucciderei mai” gli sfuggì.
Sussultò nel sentire una mano sfiorargli la guancia. Era rimasto così fisso sul volto di Shisui da perdere i movimenti delle sue mani.
“Questo è un problema per il migliore shinobi di Konoha…” considerò Shisui, la voce dolce. “Rimediamo”.
Itachi sgranò gli occhi, accorgendosi perché finalmente stesse richiamando così tanto chakra. I tomoe continuarono a ruotare nell’iride vermiglia fino a mostrare una figura geometrica.
“Shisui, no…!” supplicò.
Amatsukami”.
 
 
 
 
Oddio guardate chi è tornata!
In realtà nemmeno io ci speravo più, ma per questo capitolo mi aveva preso un blocco dello scrittore assurdo che non riuscivo a superare. Ogni volta che aprivo il documento finivo per non scrivere neanche una parole, restava fermo a metà. Alla fine oggi mi sono imposta di farlo e ho deciso di fare diversamente da come programmato. Per dirvi avevo in mente una scena nsfw qui, ma nada, non riuscivo proprio a scriverla RIP
Anche il finale non mi convince, molto melodrammatica. Ma in fondo gli Uchiha sono melodrammatici, devono fare le reginette del dramma appena possono quindi in fondo ci sta (e non voglio rischiare di entrare in un altro blocco per cambiarlo, già).
Buone notizie? Il prossimo capitolo è un po’ scritto (anche se è immenso) ed è incentrato su Obito e Naruto, che come sapete non ho problemi a scrivere di quei due. Forse riuscirò a farcela ;___; ma non voglio darvi false speranze.
Spero che qualcuno sia rimasto fino a qui. E nel caso vi/ti ringrazio di cuore T_T
Un bacio!

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Voglioungufo