Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: zorrorosso    16/06/2021    1 recensioni
la mia rivisitazione personale delle avventure di D’Artagnan in capitoli liberamente ispirati alle avventure dell’anime e alle novelle (e un po’ di tutto).
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Duca di Buckingam, Porthos
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

Parte 2

 

Al ricevimento di Richelieu


“Un tempo ormai lontano, persi l’amore per mano di un assassino. Una volta vendicato il mio amore decisi di difendere i valori della giustizia e diventare moschettiere. Fui ripudiata dai D’Herblay, raccomandata dai miei padrini che però ora hanno perso i favori di Corte. Non ho mai trovato il bisogno di tornare indietro, tuttavia adesso...”- Aramis si interruppe.

 

“...Ho bisogno di tempo per pensare...”- continuò in un sospiro.

 

La Regina la osservò con avida attenzione.

 

“Potreste rimanere a Corte per molto più tempo...”- disse sottovoce.

 

“Dopotutto il vostro amore adesso è defunto e siete sola al mondo, non trovo nulla di sbagliato nel desiderio del vostro cuore di amare ancora e tornare a vivere... Che cosa saremmo senza i nostri sentimenti?”- continuò lei, senza mai togliere gli occhi dal suo corpo quasi nudo. 

In fondo non era nient’altro che un altro suddito, un asso nella manica in quel gioco di politiche e ripicche: la sovrana aveva un piano.

 

“Siete mai stata con un uomo?”- chiese sorridendo.

 

Aramis arrossì. L’aria si fece più fredda.

 

“Non credo siano affari che devo riportare a Sua Altezza!” - disse stringendo le gambe e riportando la camicia bagnata sul suo petto.

 

“Siete mai stata con una donna?” - la Regina si accomodò di fronte a lei.

 

“Beh c’è chi crede che Madame de Chevreuse...”

 

La Regina abbozzò una smorfia.

 

“Madame de Chevreuse era il nome usato da Marguerite de Valois prima, e da Marie de Medici poi, per descrivere il Salon delle Regine e trattare in segreto della Querelle des Femmes. Ed altri affari. Non sapevo ne facevate parte, ma ora ne presumo forse il perchè...”

 

“Anche voi avete mandato parecchie volte Constance al Salon con lettere e messaggi... Io stessa sono stata a colloquio diverse volte con la Regina Madre...”- balbettò Aramis nell’imbarazzo di quel momento.

 

La Regina poggiò la mano sulle ginocchia di Aramis e avanzò verso di lei ma, con una rapidità felina, lei le prese il braccio e lo portò indietro sulle sue gonne. Per quanto oramai si capisse cosa ci fosse sopra, alla Regina non ancora fu concesso di sapere cosa ci fosse sotto.

 

“Non sapevo, davvero. Mi avete colto di sorpresa e vi devo comunque un favore. Se le cose stanno così, lasciatevi adornare da Constance, troveremo il modo di farvi ritornare una donna!”- la donna prese una pausa.

 

“Ho bisogno di una guardia personale addestrata come voi a corte. Potreste vivere qui come dama di compagnia tutto il tempo che volete, esattamente come lo eravate un tempo come moschettiere!” - continuò come se nulla fosse successo.

 

In quel momento, Aramis pensò di aver commesso un errore nel chiedere il suo aiuto.

 

“Non credo di voler tornare ad essere per sempre una donna... Vi prego, lasciatemi riposare e sostare solo per qualche giorno a Corte, da sola, in modo da purificare i miei pensieri e ritornare ad essere me stessa... Certi desideri mi affliggono, ma spariranno. Non trovo nulla di male in quello che sono stata questi ultimi anni. Un amore, una passione, non farebbe che creare ulteriori problemi...”

 

“Una donna dovrebbe vivere il privilegio dell’amore e delle ricche vesti! Dovreste dimenticarvi di questo episodio vissuto come un rimorso, ed invece, trarre da ciò solo un piacevole rimpianto!”- ribadì la Regina alla giovane donna.

 

 “Una parte di me vorrebbe solo che lui fosse attratto da me, allo stesso modo in cui io lo sono io di lui...”- trapelò lei, involontariamente.

 

A quelle parole, la Regina capì che i suoi interessi sentimentali non erano per il genere femminile. Raddrizzó la schiena, aggiustò il corsetto e riorganizzò le sue intenzioni.

 

Nelle azioni della Regina, non c’era vero e proprio desiderio nelle sue azioni, più di un accattivante curiosità: aveva visto certe statue, sentito voci, di persone con il suo stesso bel volto, le sue stesse ampie curve, ma sotto...

 

“Innanzi tutto dovreste cercare di avvicinarlo, allora...”- ribattè la sovrana, guardando in basso. 

 

Tuttavia, nulla si mosse.

 

“Però ricordatevi che siete voi la donna! Non potete permettervi di corteggiarlo! Né di fare il primo passo! Sono gli uomini che devono prendere sempre l’iniziativa! E poi, quando arrivano...”- continuò la Regina, fissando sempre lo stesso punto. 

 

Nuovamente, nulla si mosse.

 

“...Seppure non è proibito aiutarli! Potrebbe cadervi qualcosa, essere costretta ad abbassarvi... Certe cose potrebbero... Scivolare.”- disse lei, in uno sguardo che provocò in Aramis soltanto ulteriore imbarazzo.

 

“No! Non ne ho la più pallida idea! Non capisco di cosa state parlando!”- esclamò preoccupata la giovane donna, guardando verso la porta e sfregandosi le mani sulle gambe pronta a scappare via, ma la Regina si alzò e le bloccò la strada.

 

A quel tentativo di fuga, la Regina ottenne la vista che stava aspettando. Notò la presenza di cose, l’assenza di altre, ed agì di conseguenza.

 

“Mi spiace per voi, Aramis, voi rimarrete qui e vi insegnerò a comportarvi come una vera dama: dopotutto siete voi che avete chiesto il nostro aiuto e consiglio! Avrete il permesso di alloggiare qui, a patto che riuscirete ad essere e comportarvi come la nobildonna che siete! Non potete tirarvi indietro proprio ora!”- disse lei allontanandosi e chiedendo a Constance di occuparsi del resto.

 

***

 

L’alba arrivò di soppiatto e, con l'uniforme bagnata, portò via gli sforzi di tanti anni. 

Le fasciature usate per sostenere e modificare il suo corpo non c’erano più: al loro posto, con un vento caldo e l’odore delle rose, emersero le chiare e sfarzose vesti da donna, così tanto odiate in gioventù. 

 

Durante la giornata, Aramis, che per tanti anni si era comportata e vestita sempre da uomo, cercava di respirare, a suo malgrado, in un rigidissimo corsetto. Fece di tutto pur di non inciampare, in un ampio vestito azzurro e turchese, una delle tante costosissime proprietà concesse dalla Regina. 

 

Tuttavia, una volta che le stecche cominciarono ad adattarsi al suo corpo, la giovane donna cominciò a prendere sospiri meno affannati, mentre la rabbia e l’irritazione della sorpresa cominciarono a dissiparsi lentamente nei suoi occhi. In fondo, Constance aveva fatto del suo meglio, almeno nella ricerca curata di vesti e gioielli. 

 

Specialmente quella mattina, Constance aveva ricevuto ordine dalla Regina di vestire la giovane donna con ricchi abiti e decorarla, se possibile, ancora di più di quanto non avesse fatto il giorno prima: bianco, belletto e i capelli acconciati nelle perle migliori. Aramis non sembrava affatto il combattente del giorno prima.

 

Tutto ciò avrebbe richiesto tempo, forse ancora più tempo. 

 

In precedenza, Aramis aveva accennato del suo passato e di essere stata dimenticata dalla sua famiglia quando, fatta richiesta per il suo ritorno nel casato dei D’Herblay, scappò in veste di sacerdote, aiutata dal suo padrino. Constance cercò di assemblare i pezzi di quella lontana conversazione. baronessa

 

“Dunque, Baronessa D’Herblay... Renée, giusto?”-  chiese Constance.

 

“Giusto...”- disse la giovane con la voce strozzata, non sentiva pronunciare quel nome da quasi due lustri.

 

“Renée...”- Aramis non rispose.

 

“René!”- la giovane non si voltò, distratta com’era dal riflesso della sua stessa irriconoscibile immagine.

 

“Aramis!”- solo in quel momento la dama si voltò e la ragazza capì subito che c’era ancora molta strada da fare.

 

“Non posso chiamarvi con il vostro nome di battaglia a Corte! Renée!” 

 

“Vediamo cosa possiamo fare con le vostre maniere...” - disse Constance dispiegando le gonne in un ampio inchino, per poi porle delicatamente la mano.

 

Aramis, automaticamente, si inchinò e le prese la mano, alla stessa maniera di come avrebbe fatto con un cavaliere.

 

“Haha! No no! Dovete solo dispiegare le gonne e chinare la testa, altrimenti le altre dame e gli altri cavalieri vi prenderanno in giro!”- ridacchiò la Regina assistendo divertita dalla scena.

 

 “Devo ammettere, Baronessa D’Herblay siete un’allieva ammirabile!”- continuò la sovrana battendo le mani con un sorriso soddisfatto. 

 

“Vorrei proprio vedere i nostri insegnamenti messi in pratica il più in fretta possibile!”.

 

 Aramis sgranò gli occhi con imbarazzo e si inchinò dicendo: “Maestà, mentite!”.

 

Anche se gli sguardi delle due donne davano conferma ai pensieri della giovane, la Regina non rispose. 

 

Piuttosto sorrise di nuovo. In un sorriso bene allenato e altrettanto forzato.

 

“Baronessa: è arrivato il mio turno di rivelarvi una confidenza”- disse la Regina Anna.

 

“Già sapete, Renée, i trascorsi del Cardinale Richelieu nei miei confronti. Sua eminenza sta ancora cercando di spodestarmi in modo da porre la Francia in condizione di ricercare nuove alleanze internazionali più potenti o convenienti di quella spagnola. Tuttavia non è suo desiderio creare attriti con la Spagna e questo lo fa temporeggiare, cercare alleanze favorevoli, interne ed esterne al Regno. Il Cardinale de Richelieu ha organizzato un ricevimento privato per questo pomeriggio, un ricevimento di controllo sui suoi fidati.”- disse cambiando improvvisamente espressione in volto.

 

“Non ha invitato neppure Sua Maestà il Re!”- la sovrana congiunse le mani nervosamente.

 

“Che cosa posso fare per voi?”- chiese Aramis.

 

“È giunto il momento mettere in pratica le maniere che Constance ha cercato di ricordarvi. Vorrei che risarciste immediatamente questa vostra permanenza mettendo in pratica gli insegnamenti di Constance e le vostre abilità di spionaggio ed esperto combattente, per cercare di capire quali nuovi complotti stia tramando e verso quali alleanze Richelieu si sia orientato al momento. Nessuno a Corte vi conosce, potrete passare tranquillamente come una delle dame di Corte, nessuno si curerà veramente della vostra presenza”.

 

Anche non sentendosi a proprio agio in quelle scomode vesti, Aramis non contestò gli ordini reali appena ricevuti:  annuì trattenendo l’inchino ed aspettò la carrozza che di lì a poco l’avrebbe portata alla residenza del Cardinale. 

 

Per quanto i modi e i comandi della Regina Anna non fossero del tutto pertinenti con le sue stesse idee, al pari di Athos e Porthos, non aveva mai trovato in Richelieu un governatore affidabile. 

 

Il loro odio comune contro quella personalità era una delle tante cose che li aveva portati a vivere nella stessa dimora, a combattere insieme ed essere amici. Il disprezzo per Richelieu era più potente della stretta di qualsiasi corsetto, più alto di qualunque tacco e più velenoso di qualsiasi ceruse.  

 

Per quanto fosse indipendente dai vezzi di Corte, ora non avrebbe voluto altro che obbedire, anche solo per trovare uno dei suoi punti deboli ed avere una posizione di vantaggio su Richelieu.

 

Lo strano ricevimento nel quale si era appena infiltrata era alquanto modesto, ed i rispettivi invitati, per la maggioranza nobili stranieri, erano appartati in piccoli gruppetti di non più di tre o quattro persone, che conversavano tra di loro a bassa voce. 

 

Lo stesso Cardinale, chiamava uno ad uno gli invitati ufficiali, distogliendo amichevolmente lo sguardo da quelli ufficiosi, non più di uno o due alla volta.

Come altre dame nobili presenti nella sala, anche Aramis, coprendosi con un leggero ventaglio e girovagando nell’ampia sala, tra un gruppetto e l’altro, era riuscita a passare inosservata, ma i vari invitati non sembravano lasciar trapelare nessun tipo di complotto: la quasi totalità desiderava un colloquio personale. 

 

Con quegli invitati, il Cardinale Richelieu sembrava alla ricerca di un articolato sistema di alleanze con alcuni dei piccoli regni e ducati di confine, nulla che facesse però pensare di abbandonare l’attuale, però critica, alleanza Spagnola.

 

Cercò presto, come molti degli invitati francesi, di distendere gli imbarazzi allontanandosi dalla sala principale per raggiungere i giardini, annoiata e quasi delusa nel fatto di ritornare a corte senza le informazioni che la Regina le aveva espressamente richiesto.

 

“Oh Richelieu, Richelieu... Questi ricevimenti così noiosi... Questi vini imbevibili...”- sospirò ironicamente un uomo mascherato al suo fianco, che la sorprese assorta nelle sue preoccupazioni.

 Alto, i capelli leggermente più lunghi, di un castano dorato, bello ed arrogante: il Duca di Buckingham era nuovamente tornato in Francia! I suoi occhi grigi di un cielo in tempesta, proiettavano un ardore che lei ben ricordava.

 

“Voi?!”- si lasciò sfuggire Aramis, ricordandosi dei fin troppi eventi, più o meno pubblici, legati a quel personaggio così ambivalente e promiscuo sia in campo politico che in quello sentimentale.

 

“Davvero? Continuate pure, mia cara...”

 

“Avete proprio ragione. Questa riserva di vini è veramente terribile... “- disse lei, facendo finta di pulirsi una manica con il fazzoletto in modo che questo scivolasse a terra.

 

“È possibile che il vostro volto mi sia familiare, mademoiselle?”- disse lui portandolo delicatamente e baciandole la mano. 

 

Lei pensò che di solito era quello che usavano fare le dame per ottenere vicinanza ed era una strategia ammirabile. Sicuramente meglio di sfoderare il rapière o il pugnale, prendere qualcuno per il collo della camicia e minacciare qualcun altro di morte.

 

Non c’era dubbio: l’uomo che sperava fosse morto tra le fiamme della Torre di Londra, era in realtà vivo e vegeto e probabilmente pronto ad una vendetta contro di lei e gli altri moschettieri.

 

“No, sicuramente mi state confondendo per qualcun’altra!”- si affrettò a smentire lei, che ben si ricordava di chi era e di chi fosse stato in precedenza il Duca di Buckingham.

 

Rabbrividì alla visione di tanti anni prima, quando i moschettieri erano un ordine governato direttamente dal Re, Aramis aiutò il Duca a fuggire da Parigi in veste non ufficiale, ospitandolo nella sua dimora.

 

Allora la situazione era molto diversa: l’uomo sembrava sinceramente ammaliato dalla Regina, preso dalla follia di quell’amore impossibile, che avrebbe potuto compromettere anche le politiche reali. 

 

Oltretutto aveva ottenuto in passato la raccomandazione da molte persone di loro conoscenza. 

 

Ammirando quel forte sentimento che svarcava qualsiasi confine politico e sociale, pensò che aiutarlo fosse non solo dovere nei confronti del suo padrino, ma anche una delle più nobili conclusioni di quella storia d’amore così travagliata.

 

Ingenuamente, non avrebbe mai potuto prevedere l’ordine di eventi capitati proprio come conseguenza a quel semplice favore di tanti anni prima: l’uomo sarebbe tornato, complicando questa volta la posizione della Regina Anna con i fatti della collana e compromettendo una delicata situazione politica. 

 

Dopo quel discorso alla Torre di Londra, la fuga e i fatti di Beaugency, nel profondo del suo cuore si aspettava che quell’uomo fosse finalmente morto, per lo meno drammaticamente declassato, privato del potere con il quale aveva tentato di privare la sua stessa libertà e quella dei suoi amici.

 

“Noto che il vostro francese é molto esperto, monsieur, posso sapere il motivo del vostro colloquio presso il Cardinale?”

 

“Sono venuto in cerca di un... Amico. Speravo che Richelieu potesse aiutarmi a trovarlo. Parliamo di voi piuttosto, quale motivo vi spinge ad un ricevimento tanto noioso?”

 

“Il vostro fascino straniero! Vi prego di non riferirmi se una dama già vi accompagna”- rispose la giovane dama abbassando lo sguardo, non dimostrando comunque imbarazzo.

 

“La vostra bellezza è così abbagliante, che se mai ce ne fosse stata una in passato, ora non sarei più in grado di guardarla...”- disse lui quasi annusando l’aria che le fluttuava attorno.

 

“Richelieu dovrebbe organizzare un grande ballo reale, con danze e lunghi festeggiamenti e voi dovreste essere tra gli invitati di quel ricevimento, non di questo! Una lunga festività che duri sia di giorno, che di notte...”- concluse lui sospirando e cercando attentamente il suo sguardo, mentre sorseggiava il vino chiaro in un bicchiere di cristallo.

 

La giovane avrebbe voluto saperne di più e fermarlo, con lo scopo di rimediare a quell’errore commesso in passato, ma al momento lavorava in incognito e questo non le era possibile. Come riferire ai suoi compagni moschettieri che il Duca era ancora vivo? 

 

E se quell’uomo non ardeva ancora tra le fiamme dell’inferno, avrebbe potuto anche Milady essere ancora al suo servizio? Non erano certo informazioni che sarebbe stata in grado di riferire così tanto facilmente alla Regina.

 

Il mattino seguente, ancora in vesti da notte, Aramis si affrettò nelle stanze della Regina Anna: “Mi dispiace. Non sono riuscita a recuperare nessun tipo di informazione certa dal ricevimento di ieri sera. Tuttavia, alcune delle voci che girano a palazzo, sembrerebbero fondate!”- disse immediatamente.

 

“Che tipo di voci?”- chiese la sovrana.

 

“Le flotte Inglesi potrebbero davvero essere alle porte del regno, pronte ad attaccare”.

 

“Allora è il caso di avvertire immediatamente Sua Maestà il Re!”- si allarmò lei.

 

“No! Potrebbe esserci ancora la possibilità di sventare attacco del genere internamente! Quello che vi ho appena riferito, rimanga tra di noi. Il Cardinale sarà sicuramente al corrente di tutti quei dettagli che noi stesse ignoriamo!”- Si affrettò a rispondere Aramis.

 

“Se solo riuscissi a contattare i miei compagni...”- continuò alzandosi e congedandosi velocemente.

 
  
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