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Autore: Ahiryn    17/06/2021    5 recensioni
Kieran Reed è un soldato con poche certezze nella vita, ma nessuna più ragionevole del: “mai fidarsi di Silas Vaukhram”. Non ha vissuto gli ultimi sette anni della sua vita a dare la caccia a quel bastardo per divertimento personale. Non lo ha trascinato di fronte alla giustizia sperando di cambiare idea. Nossignore. Ha fatto tutto questo per rimediare a un errore, il fatale errore di essersi fidato. Perché Silas è un traditore, un assassino, un bugiardo e la persona di cui più diffida al mondo.
Sfortunatamente è anche la sua unica speranza.

*steampunk / enemies to lovers*
[Rating arancione ma salirà a rosso più avanti]
~ Aggiornamento ogni Domenica - Lunedì ~
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Il Gufo

VII





 


Kieran rimase immobile a osservare il corpo di John a terra, il piccolo tappeto ornato assorbiva il sangue come una spugna. La valigetta era a accanto a lui, chiusa.
Silas si stava dirigendo verso il secondo uomo, Frederick, e non sembrava intenzionato a fermarsi.
Lo raggiunse in due falcate e gli assestò un pugno in faccia. Silas barcollò indietro, ma non cadde e Kieran gli strappò il pugnale dalla mano.
– Che cos’hai fatto? – urlò mentre guardava il cadavere in terra.
Silas sollevò il viso ammaccato e tirò i capelli indietro. – Era feccia e lo sai. Ci aveva scoperto, andava fatto o avrebbe avvertito la sua Gilda.
– Ci ha scoperto perché tu li hai condotti da noi! – gridò e lo afferrò per un braccio. – Sei completamente pazzo, lo hai ucciso a sangue freddo.
– Voleva farmi a pezzettini, o mi sbaglio?
Kieran sentiva il fiato correre dietro ai suoi pensieri, ma era troppo agitato. Il treno stava rallentando e le urla continuavano a crescere, così la puzza di fumo.
– Dobbiamo uccidere anche l’altro, sa troppo.
– No! – ringhiò e lo spintonò indietro. – Non uccideremo nessun altro.
Silas rovesciò la testa, irritato. – Potrebbe essere la Legione ad aver attaccato il treno, ma a prescindere da quello se lo lasci in vita scopriranno che sei con me. Il vecchio deve morire.
Kieran tremava di rabbia. – Avevi pensato tutto dall’inizio, vero? Per questo hai rubato la collana della ragazza?
Gli sorrise. – L’ho rubata perché mi piaceva e avevo bisogno che perdesse i sensi per rubargliela. Sapevo che sarebbero venuti a cercarla, sapevo che questo ti avrebbe messo in difficoltà e speravo che avrebbero fermato il treno per un’ispezione. Invece hanno soltanto cercato di corromperti. Così prevedibili e noiosi. Per me puoi anche lasciarlo in vita, sei tu che perderai tutto d’altronde.
Kieran guardò Frederick, svenuto fra i vetri vicino al divanetto. Sanguinava dalla testa, ma respirava. Qualcuno urlò aiuto dal corridoio, da qualche parte risuonò un colpo di pistola.
No, ancora questa linea non l’ho varcata. Non posso varcarla. Ma se lo lascio in vita…
– Se non ci riesci, posso farlo io – gli concesse Silas. – Così non dovrai sporcarti le mani. Consideralo un favore personale per avermi fatto evadere.
– Smettila – mormorò Kieran portandosi una mano alla testa.
– Sei un soldato, uccidi anche tu. Hai ucciso fate, hai ucciso Discendenti e hai ucciso umani che li aiutavano, perché questa scena?
Tentò di calmarsi, ma ottenne soltanto d’infuriarsi ancora di più. Lo tirò avanti per la blusa insanguinata. – Quello era dovere! Erano fate impazzite che avevano sterminato decine di persone. Era su un campo di battaglia. Questo è soltanto un omicidio!
Silas non sembrava smosso dalle sue parole. – Uccidere quindi è giusto soltanto a determinate condizioni? Comodo così.
Aveva perso il controllo fin troppo in fretta. Quanto ci era voluto perché Silas facesse la prima vittima? Tre giorni? Come aveva potuto lasciare che ciò accadesse?
– Il tempo stringe – lo incalzò Silas. – Crederanno che siano morti nell’attacco. Nessuno li ricondurrà a te.
Come a rimarcare quella frase, rimbombarono altri spari in lontananza.
Kieran aprì la cabina con uno scatto e spinse Silas nel corridoio. Prese fiato e strinse una mano a pugno, portandosela vicino alla bocca come se volesse dargli un altro pugno; invece richiuse la porta a chiave dietro di sé. – Non lo ucciderai.
Silas scrollò la testa.
– Come preferisci, Campione.
 
*
 
Il corridoio era un tappeto di vetri per i lampadari crollati. Alcune persone correvano ancora verso la punta del treno, un paio di domestici li urtarono violentemente per scansarli. Qualsiasi cosa fosse successa sembrava provenire dalla coda.
Kieran aveva la spada in una mano e la pistola carica nella cinta, e guardava verso l’ingresso della carrozza letti. – Pensi davvero che sia la Legione?
– Sì.
– Hanno saputo presto della tua evasione – e un sorriso macabro gli attraversò il viso. – Visto che non posso uccidere te per quello che hai appena fatto, posso sempre sfogarmi con loro. Non gioire troppo presto, Silas, i tuoi compagni non ti aiuteranno.
Silas rimase in silenzio per qualche secondo, meditabondo.
Sono qui per aiutarmi?
Voleva crederci, voleva crederci con tutto sé stesso, ma temeva che la risposta fosse diversa. Non voleva scoprirla, perché avrebbe significato essere davvero solo. Avrebbe avuto nemici ovunque e riconquistare la fiducia e la stima di Cavana sarebbe stato… molto arduo. E lui era già piuttosto stanco. La sua unica speranza era che ci fosse anche il Gufo. Drake non lo avrebbe lasciato morire.
– Ti uccideranno, Reed.
Si voltò a guardarlo con occhi febbricitanti. – Moriresti anche tu, perciò sarà meglio di no, non credi?
Il vincolo era davvero un problema. Ne erano a conoscenza? D’altronde come avevano fatto a sapere così presto della sua evasione? Avevano poche spie, Kieran inoltre aveva mentito al Generale sulla direzione che avrebbe preso. Nessuno sapeva che fossero a bordo di quel treno.
Forse avevano visto Kieran imbarcarsi, ma questo avrebbe significato che lo stavano spiando già da tempo.
Se lo stavano spiando, sapranno del vincolo?
Kieran avanzò per il corridoio fra le luci intermittenti, poi afferrò una domestica che stava fuggendo con un braccio insanguinato. – Cos’è accaduto?
– Terroristi! Erano nascosti all’interno della carrozza merci. Hanno fatto esplodere un vagone per far entrare i loro compagni a bordo. Ci stiamo barricando verso la punta mentre aspettiamo il Ferro e i gendarmi.
– Quanti sono? – domandò col tono improvvisamente d’acciaio.
La poverina tremava. – N– non lo so, credo una decina!
Troppi. Pensò Silas con fredda calma.
Kieran non poteva sperare di tenergli testa. Il suo forte erano le creature fatate o i Discendenti, ma da solo non avrebbe potuto gestire così tanti uomini.
– Dove sono le guardie del treno? E i due guerrieri di Ferro?
– Sono corsi a fermarli, ma non sono ancora tornati… con loro ci sono due Mascherati della Legione – balbettò terrorizzata.
Di bene in meglio.
Silas cominciò a sudare freddo. Chi aveva mandato? Charlotte? Drake? Sperava davvero non Red, era il più ingestibile e aveva un odio spiccato nei suoi confronti. In ogni caso spedire non uno, ma due ufficiali della Legione ad assaltare il treno su cui viaggiava era un’azione talmente sconsiderata, talmente aggressiva che… beh si sentiva quasi lusingato. Di certo dopo la disfatta delle Steppe volevano lanciare un messaggio forte contro il Consiglio, ma sapevano davvero che lui era a bordo?
Kieran non aveva preso bene la notizia, il suo incarnato già pallido era diventato ancora più esangue. Sapeva che le guardie non avrebbero fatto ritorno.
Ormai era conoscenza comune che i Mascherati della Legione, i comandanti, come lui, fossero tutti mezzosangue delle fate. Erano utilizzatori di magia capaci e addestrati. E contro la magia le speranze di uno scontro equo calavano sempre a picco.
– Dodici contro uno? E due comandanti. Sei ancora certo di volerti sfogare con loro?
Il treno si era fermato e i rumori dei pistoni della locomotiva, delle bielle e delle ruote motrici erano scomparsi. Si udivano soltanto alcune grida, sporadici colpi di pistola e passi al piano superiore del treno.
Silas cominciò a riflettere sulle procedure. Forse erano già stati spediti guerrieri di Ferro dalla cittadina più vicina, mentre i pochi a bordo erano stati uccisi nell’esplosione. Attacchi così deliberati andavano raramente a buon fine, i rinforzi erano rapidi ad arrivare e le rapine richiedevano troppo tempo. Ma uccidere un bersaglio così importante o portarlo via poteva essere un’azione più rapida.
Kieran s’incamminò per il corridoio, schivando le persone spaventate che lo oltrepassavano. Silas sbatté le palpebre e lo seguì.
– Dove stai andando?
– Le guardie avranno bisogno di man forte.
– Per le fate, sai benissimo che sono morte.
Non lo ascoltò e proseguì contro i pochi che fuggivano dalla parte opposta. Silas afferrò uno dei vetri lunghi spezzati dei lampadari e lo soppesò.
– Avanti, fai il bravo Reed. Sapevi fin dall’inizio che era un piano sciocco e ora sei circondato. Hai due ufficiali della Legione che stanno venendo qui con non si sa quanti sottoposti, hai me dall’altra parte e sei solo.
Si voltò a guardarlo e osservò il vetro. – Non puoi uccidermi senza morire.
– Esistono cose peggiori della morte. Chiedi a chi è tornato dopo decenni di torture delle fate, la mente un colabrodo senza più compattezza. Lasciami parlare con loro e farò in modo che questa non sia la tua sorte.
Kieran aveva uno sguardo pericoloso. – Sai benissimo che piuttosto che cadere nelle loro mani e farti fuggire, mi toglierei la vita qui e ora.
Lo avrebbe fatto? Non sapeva dirlo con certezza, Kieran era imprevedibile a volte. Doveva guadagnare tempo, soprattutto perché non aveva idea di quale fosse il piano della Legione in quel momento.
Questa è l’ultima possibilità che ti concedo, Silas. Non deludermi.
Cavana aveva detto quelle parole, ma forse c’era un modo per rientrare nelle sue grazie. Non avrebbe di certo assaltato un treno solo per ucciderlo, no? Doveva convincerla a pensare al quadro generale: l’impatto che avrebbe avuto il ritorno della Falena sulla Gardenia, l’umiliazione per il Ferro e il Consiglio. Certo avrebbe dovuto inventarsi qualcosa per convincerli a lasciare Kieran in vita se voleva sopravvivere, ma poteva persuaderli a lasciargli tenere un giocattolo personale. L’idea non gli dispiaceva neanche troppo. Se avesse avuto molto tempo a disposizione forse avrebbe potuto spezzare quella sua cieca ubbidienza. Non avrebbe mai pensato a una simile possibilità fino a qualche mese fa, ma Kieran aveva alzato la testa per la prima volta contro il Consiglio. Doveva pur significare qualcosa.
Kieran ignorò le sue elucubrazioni con sdegno perché ricominciò a camminare.
– Non hai sentito quello che ho detto?
– Ho sentito. Ti sto ignorando.
Silas incespicò per seguirlo, irritato. – Vuoi darti una calmata?
– No.
Perché cercare di non farci ammazzare quando questo qui vuole così tanto morire?
Ci fu un’altra scossa per il treno, un ragazzo che stava correndo inciampò e Kieran lo afferrò al volo.
– Stanno arrivando!
– Vai verso la punta. Ci sono altri dietro di te?
Scosse la testa. – Sono morti o sono fuggiti fuori dal treno.
Il volto di Kieran s’incupì. Silas sentì la preoccupazione crescere. Ci sarebbero state ripercussioni molto gravi. Avevano assaltato treni, ma al nord, dove il controllo dei guerrieri di Ferro era più sfiancato. A pochi giorni dalla capitale sembrava molto più rischioso.
– Li blocchiamo noi, tu vai.
Silas si scansò per lasciar passare il ragazzo e guardò Kieran come se fosse impazzito. – Credo tu abbia battuto la testa troppo forte.
Kieran era livido. – Questo è quello per cui hai tradito? Civili uccisi come bestie da macello? Nella coda non ci sono neanche i nobili e i gentiluomini che odi tanto, c’è la gente comune. Ma immagino che non t’importi, in fondo sei un aristocratico anche tu.
L’accusa lo punse sul vivo più di quanto avrebbe voluto. – Non sono più un nobile, hai scordato? Ammetto che l’attacco è stato… sciatto, dal mio punto di vista. Io avrei assaltato la punta, ma non è detto che siano tutti morti. La Legione non agisce così, non uccide indistintamente.
A meno che non ci fosse stato Red. Il Cinghiale era molto meno incline a lasciare sopravvissuti, Silas non aveva mai accettato i suoi metodi. La violenza indiscriminata non era il suo stile.
Kieran scosse la testa con un sorriso amaro. Il sangue si era indurito lungo la linea della mascella e non gocciolava più dalla ferita alla tempia. – Questa è tutta colpa tua. E mia. Queste persone stanno morendo perché ti ho fatto evadere – e si portò una mano al viso.
Non sopportava quella sua espressione spezzata, lo infastidiva. Era solo questione di tempo prima che la Legione arrivasse al loro corridoio, a quel punto Kieran sarebbe stato spacciato. Se anche li avessero risparmiati, Kieran sarebbe finito prigioniero e Cavana non ci sarebbe andata per il sottile con lui.
Quelli erano i suoi ultimi momenti di libertà, a prescindere da ciò che Silas pensasse o dicesse.
 – Rimuginare e piangersi addosso non serve a nulla. Per una volta hai scelto per te stesso, non pentirtene adesso. Non è un male.
Kieran lo guardò sconvolto. – Non è un male? Guarda dove mi ha portato!
– Ti ha portato ad andare contro un sistema malato.
– Finiscila. L’ho fatto per non crepare, non perché condivido le tue folli idee – replicò furioso.
Silas non sapeva neanche perché insistesse. Perché gli importasse. – Avresti potuto farti corrompere, soddisfare le richieste e i favori. Ma non lo hai fatto. Hai messo la tua idea di giustizia sopra la legge.
Kieran non sembrava disposto ad ascoltarlo. – Chiudi la bocca. Non parlare come se mi conoscessi.
– Lascia che me ne occupi io e farò in modo che ne usciremo vivi.
– Noi forse. E cosa mi dici di tutte le persone che sono morte?
Silas sospirò. – Che cosa ti aspettavi? La Legione ha dichiarato guerra al Consiglio e alle Gilde. Pensi che una guerra non abbia vittime? Pensi che la parte opposta non abbia fatto vittime?
– Un tempo ti importava delle vittime.
L’accusa gli arrivò come uno schiaffo in piena faccia. Strinse i pugni. – Sono certo che molti siano scappati. Lascia parlare me.
Kieran sembrava tormentato. – Non posso fidarmi di te, hai appena sgozzato un uomo perché ti ha provocato!
– L’ho fatto per proteggerci.
Kieran lasciò andare il respiro con una mezza risata. – A questo punto tanto non importa più nulla.
Continuò a camminare fino a raggiungere la carrozza ristorante, dove i tavoli erano rovesciati e le stoviglie riverse a terra fra mille cocci. Le luci avevano smesso di lampeggiare impazzite e si erano spente, anche i colpi di pistola sembravano essersi quietati. L’odore di polvere da sparo e un altro più chimico dell’esplosivo continuavano però a impregnare l’aria.
Kieran si fermò sull’entrata del vagone e puntò la pistola contro l’uomo che emerse dal fondo. Indossava un lungo cappotto di cuoio nero e una maschera inquietante a forma di gufo che lasciava scoperti solo due occhi verdi innaturali. I capelli lunghi erano legati in tante trecce scomposte e ricadevano alle sue spalle. Aveva un braccio sanguinante e un pezzo della maschera saltato via. Accanto a lui si affacciarono altre persone, vestite con abiti rozzi; un paio indossavano abiti da meccanici e saldatori, forse quelli che si erano infiltrati a bordo.
I soldati che militavano nella Legione erano spesso ex– operai, lavoratori o militari della gendarmeria che avevano disertato. Erano armati con strumenti rudimentali, ma un paio avevano imbracciato le baionette della sicurezza del treno. Dovevano averle prese dai cadaveri dei gendarmi.
– Drake – mormorò.
Soppresse un moto di gioia a vedere il Gufo. Erano passati pochi mesi, ma gli sembrava di non vedere Drake da molto più tempo. Il sollievo gli invase il petto come acqua fresca e quasi si vergognò per quel moto infantile di speranza che lo investì. Non era più un bambino, aveva smesso di esserlo molto prima del previsto, ma con Drake tornava a sentirsi così, le sue responsabilità e preoccupazioni si allentavano. Forse perché lo aveva tirato fuori dai guai di continuo, forse perché gli aveva detto “non preoccuparti, me ne occupo io” talmente tante volte che aveva perso il conto.
Gli era mancato e quando lo vide sentì le settimane di prigionia colpirlo con violenza, come se avesse trattenuto il fiato fino a quel momento.
Il sorriso gli morì quando vide accanto a lui un individuo mascherato che non conosceva. Indossava abiti variopinti e la maschera color bronzo aveva la forma di un rettile. Impiegò qualche secondo per capire chi fosse, ma la riconobbe dai capelli lunghi e annodati di un biondo vivo, dalle lievi squame che aveva sul collo, piccole come petali. Marion, l’attendente di Cavana. Doveva aver fatto carriera mentre lui era prigioniero, forse era il suo rimpiazzo.
Si sentì afferrare al braccio da Kieran, che osservava i nuovi arrivati con freddezza. Avvertì subito la punta del pugnale spingergli contro il fianco.
– Vuoi davvero portare avanti questo gioco? – sibilò.
Kieran non disse nulla, tenne il pugnale contro di lui e lo sguardo sui nemici.
– Non fate un altro passo – ordinò.
Drake e gli altri sembravano provati; erano feriti e avevano gli abiti sporchi di fuliggine. Marion sanguinava dal collo e gli occhi gialli li osservavano dalla maschera, ostili.
Silas non si mosse, ma sfoderò un sorriso. – Amico mio, è un piacere per gli occhi rivederti. Avete dato spettacolo vedo, un po’ sopra le righe per i miei gusti, ma approvo l’iniziativa.
Il Gufo lo guardò con occhi stupiti. Abbassò le lame ricurve di ossa che teneva fra le mani.
– Silas? Sei davvero tu?
Il genuino stupore dell’amico lo lasciò interdetto.
– In carne e ossa! Non siete qui per questo?
Una luce di paura gli illuminò gli occhi per un attimo. – No. Siamo qui per lui – e indicò Kieran con la lama. – Cavana lo vuole urgentemente. Vivo. Sono settimane che aspettiamo lasci Railia, ma non ha più intrapreso alcun viaggio. Lo stavamo tenendo d’occhio.
Silas mostrò tutta la sua confusione. Anche Kieran apparve sorpreso.
– Me? Da quando la Legione fa prigionieri? – ringhiò.
Drake non lo degnò neanche di uno sguardo e continuò a osservare Silas.
 Cavana voleva lanciare un messaggio forte e vendicarsi della disfatta inflitta dal Campione, ma perché prenderlo vivo? Perché non ucciderlo e basta?
– Perché lo vuole vivo?
Marion intervenne. La sua voce sottile era fastidiosa come nei suoi ricordi. – Non ti riguarda.
Il tono velenoso lo lasciò indifferente. Ricordava fin troppo bene il modo in cui cercava sempre di mettere Cavana contro di lui, provando a manipolarla. Non raccolse la provocazione, ma il tono baldanzoso lo insospettì.
 – Beh tanto meglio, ho dei piani per lui.
Kieran gli rivolse uno sguardo aggressivo e dubbioso. Spinse il pugnale contro il suo fianco e Silas gli lanciò un’occhiataccia.
Drake gli stava sorridendo, ma c'era qualcosa di inquieto nel suo sguardo. – Le nostre spie non erano più operative, quindi non abbiamo ricevuto più notizie su di te. Sono davvero felice che tu stia bene.
Silas abbozzò un sorriso più impacciato. Non sapeva esprimere il calore che quella frase gli suscitava.
Marion fece un passo avanti. – Andiamo via, il Ferro sarà qui a momenti e noi siamo già esausti. È strano, trovarti qui con lui – e lo squadrò da cima a fondo, – senza catene – aggiunse, sospettosa.
Erano uno di fianco all’altro e Silas non era legato né incatenato.
 – Abbiamo stretto un accordo per ora. Mi ha fatto evadere lui.
Kieran si voltò a guardarlo e fece per parlare, ma Silas gli lanciò un’occhiata eloquente.
Non parlare del vincolo.
Sperava davvero che quell’idiota non iniziasse a blaterare a proposito del vincolo, o tutto sarebbe degenerato molto in fretta.
Il Gufo sorrise appena e socchiuse gli occhi. – Il Campione ti ha fatto evadere? Le tue doti di persuasione non smettono mai di stupirmi, marmocchio.
– Che posso farci, sono un talento naturale – rispose, confortato dal nomignolo affettuoso. – Ho bisogno per ora che resti in vita, perciò gli ordini di Cavana capitano a pennello, legatelo e andiamocene via da questo rottame.
Si accorse solo in quel momento dello sguardo di Drake. Evitava di incrociare i suoi occhi. Quel dettaglio lo innervosì.
Spostò lo sguardo su Marion. – Ti hanno dato il mio posto, Marion?
– Sono la Salamandra adesso. No. Il Cinghiale ha preso il tuo posto. Io ho preso il suo.
Forse fu il tono con cui lo disse, ma Silas percepì più goliardia del solito. Marion non aveva mai mostrato simpatia nei suoi confronti, ma c’era una sfrontatezza nella sua voce che non gli piaceva.
– La Salamandra? – e lasciò uscire una risatina di scherno. – Altisonante. Spero che Cavana ti lasci tenere il titolo, dopo il mio ritorno intendo.
Marion sul momento non disse nulla, ma sfoderò un sorriso freddo. – Oh io credo proprio che lo farà. Ora muoviamoci.
Silas non si mosse. – Qualcosa ti diverte?
– Molte cose in effetti.
Guardò Drake. – C’è qualcosa che dovrei sapere?
Uno degli uomini sussurrò nell’orecchio del Gufo. Questo gli rispose a bassa voce e gli uomini sciamarono indietro, verso le carrozze della coda.
– Dopo parleremo. Adesso dobbiamo sbrigarci.
Kieran accanto a lui sembrava una statua di cera. Il temporeggiare di Silas gli stava facendo comodo e questo lo infastidiva, ma doveva prima accertarsi della situazione.
– Parlare? Non prendermi per idiota Drake, cosa succede? Perché quell’inetta è un ufficiale adesso?
Marion si sfilò la maschera e mostrò un volto giovane, alieno, gli zigomi lisci come pietre e il naso stretto e all’insù. Aveva un sorriso gongolante, come se si stesse divertendo più del solito.
– Red lo diceva che saresti riuscito a evadere. Magari scopandoti qualche carceriere. Ci è andato vicino – e guardò Kieran con strafottenza.
Kieran le restituì uno sguardo inebetito e impiegò qualche secondo per cogliere l’allusione.
– Come ti permetti – blaterò offeso.
Silas serrò i denti. – Sempre una persona di classe il nostro Cinghiale. Questo cos’ha a che fare con quel tuo sorriso del cazzo?
Marion scoprì i denti in quello che sembrava un ghigno. – Pensavi sul serio di poter tornare come se nulla fosse?
– Ora finiscila – sbottò Drake. – Prendete il Campione e andiamo via di qui.
Silas strinse gli occhi. – No, voglio sentire cos’ha da dire.
– Non è il momento adatto.
Si grattò un taglio sul braccio, doveva esserselo procurato con i cocci di vetro. – Io non vengo da nessuna fottuta parte finché non parlate.
Marion lasciò uscire un verso di disappunto. – Se ci tieni tanto, ti accontento: Cavana ti ha tolto il suo favore. Se torni, affronterai le conseguenze.
Silas sbatté le palpebre. – Cosa?
– Perché tre settimane fa una delle nostre basi è stata assaltata dai gendarmi? Come sapevano dell’ubicazione, del contenuto e del numero di affiliati? Inoltre ben due spie al nostro servizio sono state arrestate. Le due che ti hanno passato il pugnale in cella. Tutto questo non ti dice nulla?
Impietrì. La mortificazione gli invase lo sguardo. – Mi hanno picchiato e torturato, ma non ho mai parlato! Hanno usato la magia su di me per strapparmi quell’informazione e ho cercato di bloccare tutte le questioni più rilevanti e dirottarli su qualcosa di meno importante.
Il ricordo di quelle settimane gli riempì la mente, si sentiva nauseato soltanto a ripensarci.
– Non sarebbe successo se tu non ti fossi fatto prendere vivo. Ma dovevi fare di testa tua, vero? Il Cinghiale lo ha sempre detto a Cavana che eri una mina vagante. Abbiamo investito molto per consegnarti un pugnale con la necromagia proprio per fare sì che tu ti uccidessi e non rivelassi le nostre informazioni. Lo avevi in cella, ma non lo hai usato. Hai aspettato di essere in tribunale, dove chiunque avrebbe potuto fermarti.
Silas aveva i pugni serrati. – Era importante per me farlo in tribunale. Non volevo essere salvato, ma dovevo lanciare un messaggio! Era importante che loro vedessero, che capissero che piuttosto che dargli il mio corpo lo avrei distrutto.
Marion scosse la testa. – Perciò hai di nuovo messo quello che era importante per te di fronte alla causa. Questo è sempre stato il tuo problema, Vaukhram. Cavana e Drake sono stati davvero permissivi con te, ti hanno lasciato fare ciò che volevi, ma non poteva andare avanti per sempre. Hai disubbidito agli ordini, hai dirottato parte dei nostri uomini per le Steppe e hai perso. Ti sei fatto prendere vivo, hai rivelato informazioni preziose. Chiediamo al tuo nuovo amico, qui. Il Campione. Dimmi: i tuoi superiori cosa farebbero a un comandante che non solo ignora gli ordini, ma sabota in modo irreparabile la propria fazione?
Kieran sembrava senza parole, come se non si fosse aspettato di essere tirato in mezzo. Aprì la bocca e guardò Silas. Di risposta questi tenne gli occhi puntati su Drake, che invece non osava parlare.
– Allora?
– Cosa… cosa importa?
Marion fece un gesto stizzito. – Verrebbe processato per tradimento. Ed è quello che ti aspetta.
Silas non riusciva a parlare. Guardò Drake nella speranza di un suo intervento. – Hai idea di quello che mi hanno fatto in cella? Non avrei mai parlato se non avessero usato la magia.
Drake aveva uno sguardo afflitto. – Silas so tutto questo. E mi spezza il cuore. Sono certo che sia solo una formalità, Cavana ha un occhio di riguardo per te. Sei evaso, stai bene. Questo è l’importante, troveremo una soluzione. Lei ti tiene in gran conto.
No, non è vero.
Cavana aveva un occhio di riguardo per la sua magia, perché era potente, senza quella non aveva valore ai suoi occhi. Gli aveva già concesso una seconda possibilità, non gliene avrebbe garantita un’altra.
– Mi farà uccidere e lo sai.
Drake si sfilò la maschera, rivelando il volto sfregiato. Il naso aquilino era sormontato da due occhi verdi come giade, uno dei quali appariva spalancato per la bruciatura intorno alla parte destra del viso. Anche se erano separati da una manciata d’anni, era sempre sembrato molto più vecchio di lui, quel genere di vecchiaia che non è data dall’età, ma dalle tragedie, quella vecchiaia che corrode da dentro.
– Non avresti dovuto farti prendere vivo.
Le parole gli rimbombarono nelle orecchie come una seconda condanna. – Non avevo intenzione di farlo.
Kieran gli aveva risparmiato la vita arbitrariamente, non si aspettava di sopravvivere.
– Ho portato alla Legione decine di vittorie, con il mio ingresso la Legione ha iniziato a essere temuta e a fare proseliti ovunque. Ho fatto tutto ciò che Cavana mi ha chiesto, ma conta solo il fallimento? Non hanno valore le mie vittorie?
Marion finse un’occhiata annoiata. – Risparmiaci la retorica, Falena. Vieni con noi e affronta la giustizia della Legione. L’hai amministrata tu stesso molte volte, o mi sbaglio? Non lo hai ucciso proprio tu il precedente secondo in comando di Cavana?
Cercò di ignorarla e concentrarsi su Drake. Doveva convincerlo, doveva appellarsi a lui. – Sai che mi farà fuori. Non deve andare così.
Il Gufo s’infuriò e lasciò uscire un verso di frustrazione. – Non guardarmi così, moccioso. Credi che non abbia provato a intercedere con Cavana? Stavolta l’hai combinata troppo grossa, neanche io posso proteggerti.
– Allora lasciami andare via.
Kieran si girò verso di lui. – Cosa?
– Taci – borbottò. Tornò a rivolgersi a Drake. – Me ne andrò per la mia strada se non posso tornare.
Marion avanzò di un passo con una spada di ossa fra le mani. – Oh non credo proprio. Hai esaurito la tua utilità per la causa. Ma il tuo corpo la continuerà per te. Per la libertà: soldato nella vita, arma nella morte. Hai dimenticato il tuo giuramento?
Silas continuava a osservare Drake, ma questo socchiuse gli occhi. – Silas… sai ogni cosa della Legione, dalle nostre basi, ai nostri piani e il tuo corpo potrebbe essere un’arma potente nelle mani dei nostri nemici. Non hai la tua magia, giusto? Sei vulnerabile agli attacchi. Non possiamo lasciarti andare così, cerca di capire.
Ormai aveva colto il punto. Era una consapevolezza che non avrebbe voluto apprendere in quel momento o a quel modo.
A parti scambiate non avrebbe mai permesso a Cavana di mettere le mani su Drake. Era tutto ciò che gli rimaneva, non avevano legami di sangue, ma da quando sua sorella lo aveva affidato al Gufo, aveva sempre pensato a lui come a un fratello.
Puoi fidarti di lui, Silas. Soltanto di lui.
La voce di sua sorella gli giungeva distorta dal passato, materna, ma forse era soltanto la sua nostalgia, perché non era mai stata una donna molto premurosa. Gli aveva però donato un fratello, Drake, una persona su cui contare nei momenti di solitudine.
Per Drake però non era così. Prima di Silas c’era stato il dolore, c’era stata sua sorella e il loro amore, c’era stata la causa e la Legione. La sua fedeltà non avrebbe vacillato per salvarlo. Si fidava dei metodi della Legione e non avrebbe fatto eccezioni. Neanche per lui.
Ed è giusto così. Se non si trattasse di me, anch’io avrei ritenuto giusto punirmi. Me lo merito.
Sì, se lo meritava davvero. Il suo rancore per Kieran lo aveva acciecato, aveva gettato tutto alla malora per quel conflitto. Non si era ucciso perché sperava di uscirne vivo, aveva scelto di suicidarsi al processo per poter umiliare i Vaukhram un’ultima volta di fronte a tutti.
Nessuna di queste azioni era stata fatta per la Legione. Era stato tutto per sé stesso.
No, non tutto.
– Se Cavana mi avesse mandato i rinforzi, se avesse creduto nella riuscita della battaglia, la disfatta delle Steppe sarebbe stata una nostra vittoria. Invece continua a essere ossessionata dall’Araldo. È lei che ha perso di vista l’obbiettivo!
– Ora basta – lo interruppe Drake. – Dobbiamo muoverci. Vieni con noi.
Silas prese il respiro. – Drake – mormorò piano. – Mi sei rimasto solo tu, ho la Gardenia alle calcagna e non ho la mia magia.
– Stavolta no, marmocchio. Non posso tirarti fuori da guai. Se mi avessi dato ascolto non saremmo giunti a questo.
L’amarezza si tramutò in rabbia, una rabbia violenta come non la sentiva da molto tempo. Stava perdendo il controllo delle sue emozioni ed era qualcosa che non riusciva a gestire.
– Sei un ipocrita del cazzo, lo sai questo, vero? Hai fatto una promessa o mi sbaglio?
La voce gli uscì spezzata e si odiò per quel tono, perché Kieran lo stava guardando e non voleva mostrargli quella debolezza.
Drake strinse le mani sulle else delle due armi che stringeva in mano. – Sì. Ma ho fatto anche un giuramento alla Legione. La situazione è troppo delicata perché uno come te se ne vada in giro così. Conosci i nostri piani, le nostre strategie, i nostri nascondigli, e sei in compagnia del nemico come se non avesse sabotato i nostri piani innumerevoli volte.
La collera gli colorò il viso. – Non ho mai parlato! Mi hanno torturato e picchiato, mi hanno sputato addosso, mi hanno umiliato, ma non ho mai tradito la Legione! – urlò e quei due mesi di prigionia gli crollarono addosso come macigni. Le botte, gli sputi, le ossa rotte, il terrore di non uscirne vivo, del suo corpo smembrato e usato dai suoi nemici per nuocere alle persone che amava.
– Come potete pensare… – prese fiato perché era scosso, – come potete credere che io possa farvi questo?
Drake si massaggiò gli occhi. – Lo sai il perché. Se solo mi avessi dato retta tutto questo non sarebbe successo!
– Quindi hai intenzione di uccidermi a sangue freddo? Come se fossi un nemico e basta?
– No! – protestò il Gufo e il volto divenne una maschera di orrore. – Questo mai. Vi porteremo da Cavana entrambi. Sarà lei a decidere della tua sorte. Subirai un processo e sono certo che andrà tutto bene.
Un altro processo.
Non riusciva a crederci. Tutto quello era di un’ironia davvero crudele. Sapeva che Cavana aveva perso il senno da quando quel maledetto Araldo girava per la loro base, ma non pensava che si sarebbe giunto a quello.
Ha messo Drake contro di me.
Il Cinghiale, Marion e l’Araldo. Tre persone con cui si era sempre scontrato nelle decisioni della Legione. Avevano aspettato il suo primo scivolone e la sua assenza per avventarsi su di lui e screditarlo agli occhi di Cavana.
Il sangue gli ribolliva nelle vene. Se solo avesse avuto ancora la sua magia.
Indietreggiò di un passo. Non sarebbe morto lì, no, si rifiutava di accettarlo. Guardò verso Kieran, che non aveva proferito parola. Ricambiò il suo sguardo, anche se smarrito e confuso.
Sperò che quell’idiota ricordasse ancora i segni con le dita che avevano inventato all’Accademia per le missioni. Da dietro la schiena piegò l’indice e il medio nel tentativo di attirare la sua attenzione.
Kieran notò subito il gesto. Impiegò qualche secondo per prendere una decisione, ma alla fine fece un cenno impercettibile col capo.
– Silas vieni con noi, non c’è più tempo. Vuoi finire nelle mani del Consiglio? Così che possano usare il tuo corpo contro di noi?
Socchiuse gli occhi, stomacato. – Stai dicendo che mi concedi di scegliere il mio carnefice? Generoso da parte tua.
Kieran s’intromise. – Nessuno andrà da nessuna parte.
Drake gli rivolse uno sguardo circospetto. – Questo è il tuo giorno fortunato, Campione. Non morirai qui.
– Ora – mormorò Silas a voce inudibile.
Si lanciò indietro verso l’uscita della carrozza ristorante. Kieran si apprestò a seguirlo, ma si ritrovò la spada di Marion addosso. Parò il fendente con la spada e indietreggiò. La ragazza sussurrò qualcosa per evocare una magia e alcune rune brillarono sulla lama d’ossa. Aggrottò le sopracciglia per la fatica, mentre le rune apparivano e sparivano, deboli.
Le armi d’ossa dei Mascherati erano potenti artefatti magici, Silas preferiva il ferro, non apprezzava l’idea di servirsi delle ossa di persone come loro. Inoltre a contatto con le armi runiche dei guerrieri di Ferro la magia usciva indebolita; ed era proprio ciò che stava accadendo in quel momento.
Kieran la interruppe prima che potesse portare a termine l’incantesimo: usò la forza bruta per spezzare la sua difesa e con un calcio in pieno stomaco la gettò lontano da sé.
Corse fra le due porte scorrevoli. Chiuse la prima e uscì dalla seconda senza guardarsi indietro. Drake pronunciò qualcosa alle loro spalle e l’aria venne risucchiata verso il fondo.
Silas tenne la seconda porta con il suo peso. – Prendi tutto ciò che è infiammabile e i fiammiferi.
– Fai reggere a me la porta, tu sei…
– Sbrigati! Se entrano sei l’unico qui che ha una spada di ferro runico. Muoviti!
Kieran non se lo fece ripetere e corse per il corridoio a recuperare il necessario.
Silas avvertì il primo colpo alla porta, una scarica di vento devastante che quasi lo fece saltare indietro. Le porte scorrevoli avevano poco metallo, di norma il treno si sarebbe dovuto blindare, ma visto che l’aggressione era interna il conducente aveva preferito non farlo. Era stata una buona idea, o avrebbero fatto la fine del topo.
– Silas – tuonò una voce. – Così peggiori soltanto le cose.
– Va’ al diavolo Drake. E pensare che mia sorella mi disse di fidarmi soltanto di te. Povera sciocca.
Ci fu silenzio dall’altra parte. Voleva annientarlo, ma più di quello voleva fargli sentire rimorso. Era convinto di essere ormai immune a quel dolore, forse era presuntuoso pensare che il tradimento smettesse di fare male con il tempo.
– Sei un maledetto traditore – gli ringhiò mentre continuava a tenere la porta. – Credevo di poter contare su di te – e l’asprezza gli graffiò la voce.
– Ho lottato per farti avere una seconda possibilità quando hai voltato le spalle a tutti. Ho implorato Cavana e le ho offerto la mia vita. Ma tu hai deciso di fare di nuovo di testa tua e ora viaggi con il nemico. Devi affrontare le conseguenze, se non sei colpevole di nulla, Cavana ti risparmierà. Te lo prometto. Devi fidarti di me.
Socchiuse gli occhi e non rispose, mentre un secondo colpo devastante si schiantava contro la porta scorrevole. Sentì qualcosa spezzarsi nel legno.
Kieran tornò con tutto l’occorrente e il fiatone. – Ecco qui.
– Daremo fuoco a tutto ciò che non è ferro. Versa l’alcool sui tappeti e sulle sedie.
Ubbidì frettolosamente. – E come usciremo? La punta è blindata e le uscite sono chiuse. Senza contare che se anche troviamo un modo di lasciare il treno, ci inseguiranno.
Silas iniziò a riflettere. – Sai cosa c’è nella zona cargo?
Kieran ebbe un lampo. – Ho visto alcune vaporette e dei cavalli, se non hanno fatto troppi danni, qualcuna potrebbe essere intatta. Ma come le raggiungiamo?
Silas guardò verso l’alto e Kieran capì. – Il secondo piano potrebbe essere inagibile, ma può funzionare. C’è una scaletta più avanti.
Il terzo colpo mandò in frantumi la porta. Silas venne sbalzato via e i frammenti di legno e metallo gli ferirono gli occhi. Soppresse un grido quando avvertì un dolore lancinante al fianco e alla testa.
– Silas! – urlò Kieran e lo afferrò al volo.
Si tenne alla sua stretta, lo guardò impugnare i fiammiferi e accenderli insieme. Li lanciò sul pavimento pregno di alcool e iniziò a correre, trascinando Silas che si teneva in piedi con fatica.
Sentì una vampata bollente alle spalle e il crepitare del fuoco che iniziò a divorare ogni superficie cosparsa di liquore. Gettò un’occhiata indietro e le fiamme gli danzarono di fronte agli occhi feriti.
Un colpo di baionetta li sfiorò in mezzo al fuoco, Kieran sussultò, si schiacciò contro la parete e lo trascinò dietro senza smettere di sostenerlo.
– Fermatevi, non sparate! – gridò Drake sopra le fiamme.
Silas sentiva il sangue gocciolargli lungo il viso e faticava ad aprire gli occhi, gli bruciavano e vedeva alcune macchie sfocate. Il fumo gli riempiva i polmoni e il sudore gli aveva appiccicato i vestiti alla pelle. – Posso camminare, lasciami.
– Stai sanguinando.
Si staccò con una spinta e proseguirono per il corridoio. Le cabine erano quasi tutte aperte, i passeggeri erano fuggiti verso la punta senza curarsi di nulla.
– La valigetta… possiamo prenderla – mormorò Silas, ma le fitte alla testa interruppero le ultime sillabe con un lamento.
– Non possiamo tornare indietro.
 Trovarono la piccola scala a chiocciola in legno lucido che portava al piano superiore del treno. Silas iniziò a salire e gli scalini si sdoppiarono nella sua visuale. Tenne saldamente le mani sul corrimano di metallo e riuscì a raggiungere il corridoio del secondo piano, dove si trovavano gli alloggi del personale del treno.
Il tetto era molto più basso, entrambi furono costretti a incurvarsi; le cabine disseminate per il corridoio erano più che altro delle semplici cuccette. Non c’era più nessuno neanche in quella zona, erano tutti fuggiti avanti.
– Raggiungiamo il carro scorta, dietro la locomotiva – ansimò. – Da lì potremo salire sul tetto del treno. Perderanno tempo a cercarci e non sentiranno i nostri passi da sotto mentre raggiungiamo la coda.
Anche Kieran iniziava ad accusare la tensione. Guardava Silas come se non fosse sicuro di cosa stesse accadendo. Non che Silas potesse aiutarlo in quello, riusciva a malapena a mettere un passo dietro l’altro senza perdere i sensi.
 – Mi sembra una buona idea. Andiamo.
Corsero per il corridoio stretto e basso fino a raggiungere l’ingresso del carro scorta. Era l’unica carrozza scoperta, quella che conteneva i rifornimenti di carbone e acqua per il funzionamento della caldaia. Si trovava proprio prima della cabina di pilotaggio e della grossa locomotiva.
Era separata dalle altre carrozze grazie a una spessa porta metallica, chiusa con una manopola.
Alcuni singhiozzi spaventati li raggiunsero e Silas abbassò lo sguardo verso il pavimento; erano sopra le carrozze della punta. Sotto di loro dovevano essere stipati i passeggeri che si erano nascosti e barricati.
Kieran posò la spada e afferrò la manopola di ferro.
– Li troveranno? – domandò mentre iniziava a girarla con forza.
Silas ascoltò le voci sommesse dei passeggeri al piano inferiore. Molti dovevano essere scappati, non sarebbero mai entrati tutti nei primi vagoni.
– Cercano noi, ma sanno di avere poco tempo. Il Ferro sarà qui in una manciata di minuti. Non perderanno tempo con i civili.
 La porta metallica si aprì con un pesante cigolio. – E come sanno che non ci siamo nascosti proprio fra i civili?
Subito li investì una folata di vento gelido e Silas rabbrividì con quella misera blusa strappata che indossava. L’inverno sapeva essere davvero inclemente nelle pianure.
– Perché sanno che se aspetto qui arriverà il Ferro e mi riporterà in prigione. Dobbiamo andarcene prima che il Gufo ci raggiunga e prima che arrivino i tuoi compagni del Ferro.
– Ma…
– Possiamo parlarne dopo?
Uscirono e si richiusero la pesante porta alle spalle. Si trovavano su una piccola pedana di metallo che li separava dalle scorte di carbone esposte al vento. Accanto a loro una piccola scaletta inchiodata li avrebbe portati sui tetti dei vagoni.
– Ci siamo quasi. Sali prima tu.
Silas esitò; si sentiva malfermo, aveva un forte senso di nausea e vertigine. Annuì e iniziò ad arrampicarsi, le mani scivolose dal sudore non lo aiutarono nell’impresa.
Il vento freddo gli soffiava in viso senza sosta, tanto che il sangue cominciò ad asciugarsi sul viso e i capelli vennero strattonati indietro. Anche se il treno era fermo, la pianura era più ventosa che mai, gli alberi della macchia si agitavano furiosamente e le nuvole nel cielo scuro tuonavano. Si arrampicò anche Kieran e iniziarono a correre verso i vagoni finali.
Se fossero riusciti a raggiungere il bosco di Tarvenia, forse avrebbero potuto nascondersi, la Legione si sarebbe fermata. Quelle zone appartenevano alla Crisalide, non avrebbero oltrepassato i confini per commettere violenza.
Aveva il fiatone e la testa gli girava. Sentì Kieran tirarlo su per un braccio e spingerlo avanti.
– Reggiti a me.
– Non toccarmi.
– Smettila di fare l’idiota, moriremo entrambi se non mi ascolti. Capiranno presto che siamo fuggiti sopra le carrozze. Sei ferito, rischi di cadere dal treno. Mi sto solo salvando la vita, d’accordo?
Silas emise un rantolo che suonò come un ringhio. Accettò la mano di Kieran e si sostenne a lui.
Iniziarono a camminare velocemente sopra i vagoni, era questione di minuti prima che Drake domasse il fuoco e capisse dov’erano finiti.
Attraversarono tutte le carrozze senza mai fermarsi, diverse persone fuggivano dal treno a piedi, urlando. Kieran sembrava sollevato nel vedere così tanti passeggeri correre via, significava che molti nella coda erano ancora vivi.
Quando erano ormai vicino alla carrozza merci ci fu un’altra esplosione alle loro spalle. Kieran volò quasi via dal treno, cadde violentemente di schiena sul metallo scuro e afferrò una ringhiera.
Silas venne sbalzato a pochi passi dal vagone cargo, dove il metallo del treno era deformato per le esplosioni e aveva una voragine.        
Cercò di issarsi in piedi, ma iniziò a perdere conoscenza. Aveva provato a rimanere cosciente, ma la perdita di sangue e i frammenti di ferro nella sua carne annientarono la sua resistenza.
Morire così sarebbe davvero l’ultima delle beffe.
 
*
 
Quando riaprì gli occhi, sentì il vento strattonargli i capelli indietro. Cercò di mettere a fuoco, ma la sua vista sembrava difettosa, aveva alcune macchie nella sua visuale. Guardò il cielo notturno e la macchia che incombeva su di loro con le enormi schiere di alberi. Per secondo gli giunse il rumore del motore e della vaporetta, che sussultava sul terreno poco pratico della pianura e sputava fumo con qualche protesta.
Aveva le labbra secche ed era sdraiato sui sedili posteriori. Aveva un bendaggio rudimentale sul fianco.
Alzò il viso e vide Kieran guidare la vaporetta, seduto a cassetta. Aveva la maglia sulla schiena sporca di sangue e il collo sudato.
– Ci inseguono?
Si voltò con un sussulto e lo studiò con espressione preoccupata. – Non lo so, ma ci siamo quasi. Sei svenuto per… – tirò fuori l’orologio da taschino e imprecò quando si accorse che era spaccato, – beh per un bel po’. Come ti senti?
Si sentiva così male che a malapena riusciva a restare cosciente. – Non morirò – gracchiò.
– Hai bisogno di cure. Purtroppo non sono riuscito a prendere nulla. I soldi, i documenti, è andato tutto perduto – mormorò afflitto.
Silas aveva un po’ di soldi, quelli vinti a carte che aveva intascato, ma non erano molti e alcuni erano volati via quando era stato sbalzato.
– Pe ora pensiamo a scappare.
– Credi che si fermeranno?
Annuì. – Non sono così folli da provocare una fata antica. La Crisalide vieta la violenza nei suoi boschi.
– E noi? – domandò preoccupato Kieran. – Non rischiamo di provocarla?
Era una possibilità. – Basta che non entriamo con la vaporetta e ci comportiamo secondo le sue regole.
– Riposati, ti sveglio appena siamo arrivati.
Silas guardò indietro; la vaporetta era senza tettuccio e il freddo della notte gli mordeva la carne. Tremava di freddo, ma fu sollevato nel vedere che non avevano nessuno alle calcagna. Dovevano aver rinunciato per l’arrivo dei guerrieri di Ferro.
Il treno era ancora lì, immobile, un mostro nero mastodontico adagiato in mezzo alla pianura. Alcune spirali di fumo si levavano dalle carrozze, ma non riusciva a vedere altro. Chiuse gli occhi con una smorfia di dolore.
 – I miei occhi hanno qualcosa?
Kieran si voltò. – Sono molto rossi, sembra che siano esplosi alcuni capillari. Hai bisogno di cure o di un medico.
Lo silenziò con un gesto secco. – Pensa a guidare. Io me la caverò.
Non sembrava convinto, ma non disse nulla. Si stava trattenendo dal chiedergli diverse cose, poteva percepirlo, ma Silas non sarebbe stato in grado di rispondere in quel momento. Era rigido per il freddo e si strinse in un angolo. Guardò la ferita al fianco con stanchezza.
Drake gli aveva voltato le spalle. Cercò di pensare a qualche arguta frase sarcastica nella sua testa per rendere il tutto più accettabile, ma non gli sovvenne nulla di intelligente o confortante.
Non aveva più niente ormai. Persino quell’idiota di Kieran aveva qualcuno da cui tornare, degli amici, dei compagni. Chissà se il Geco era stato d’accordo con quella decisione, quando si trattava di discussioni era sempre dalla sua parte.
No. Basta.
Conosceva quel gioco della sua mente e non ci sarebbe cascato. Avrebbe potuto perdersi per ore a immaginare la reazione del Geco e fingere che si sarebbe arrabbiato per lui, e provare a figurarsi Drake che avrebbe chiesto scusa, pentendosi. Fin da piccolo era sempre stato fin troppo bravo con quel genere di illusioni e sogni, anche quando lo ferivano. Anche quando provava a immaginarsi i suoi genitori attanagliati da un improvviso senso di colpa, che gli chiedevano scusa e cambiavano, diventando persone amabili e affettuose.
Rovesciò la testa indietro, esausto. Era troppo grande per quel genere di conforto spicciolo.
Eppure continuava a rivivere il momento in cui Drake gli aveva avvolto quella coperta logora intorno al corpo, per confortarlo. Singhiozzava più forte di lui, aveva a malapena diciott’anni, mentre Silas era ancora dodicenne. Cercava di rincuorarlo per sua sorella, ma Silas aveva capito già all’ora che tentava di rincuorare sé stesso.
– Ascolta, quell’uomo…
– Non parlare – sussurrò Silas. – Lasciami in pace.
Si voltò a dargli le spalle. Kieran non proferì più parola.
 


Eccomi qui.
Ho pubblicato un pizzico più tardi, anche perché questo capitolo mi ha messo in ginocchio. E' stato molto frenetico e non trovavo un attimo per correggerlo, sono stata interrotta spesso, quindi penso che ci siano più refusi del solito ç__ç.
Però almeno sono successe molte cose importanti. Pure alla Legione sanno essere molto duri.
Spero non sia risultato troppo confuso, la scena e la situazione erano frenetiche e forse alcune cose le ho scritte in modo troppo precipitoso.

 

 
   
 
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